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Comunicato stampa Montellalibera

ANTONIO ZIVIELLO (MONTELLALIBERA): LA SAGRA DELLA CASTAGNA NON DIVENTI LA SAGRA DEL PALLONCINO, MONTELLALIBERA AL FIANCO DEGLI STANDISTI MONTELLESI PENALIZZATI Ancora non ha avuto inizio la 37a edizione della Sagra della Castagna I.G.P. di Montella, evento cresciuto a dismisura per qualità, organizzazione e presenze durante i mandati delle Amministrazioni Capone, e già montano le polemiche per il nuovo corso.
A sostenerlo è l’ex vicesindaco di Montella, Antonio Ziviello, che, raccogliendo le istanze di tanti standisti e professionisti del settore, dichiara:

“Innanzitutto stiamo assistendo a costi di gestione ed organizzazione in alcuni casi inspiegabilmente triplicati, affidamenti dei servizi a ditte esterne, trascurando in buona parte le aziende ed i professionisti locali. E ultime due ciliegine sulla torta:
1) l’affidamento della gestione dei parcheggi a una ditta di Maglie (Lecce), con buona pace dei giovani e delle associazioni del territorio, pur tanto decantati ed illusi nella scorsa campagna elettorale;
2) la genialata della presenza delle giostre, che proprio nulla hanno a che vedere con lo sviluppo del territorio, con le tipicità locali e con la tipologia di evento che è la Sagra e che, invece, sottrarranno alla vera manifestazione tempo e risorse da parte dei visitatori”.
Quale forza politica fortemente radicata sul territorio e tra la gente comune, vigileremo e denunceremo sempre le storture amministrative che penalizzano fortemente i nostri concittadini e ci auguriamo soprattutto che un evento cresciuto tanto nel corso degli anni, fiore all’occhiello del nostro comprensorio, non venga snaturato e ridotto alla stregua di una Sagra del Palloncino, esclusivamente un bancomat per ditte e fornitori di servizi e intrattenimenti non di Montella”.

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Consiglio Comunale di Montella del 30 ottobre 2019

MERCOLEDI' 30 OTTOBRE  DIRETTA STREAMING SU Facebook montella.eu e su www.montella,eu

 

 

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Ci siamo......Da alcuni anni dall'idea di Michelangelo Chiaradonna"Ricostruiamo il mulino di Montella"

Il 24 gennaio 2014 montella.eu pubblicava questo articolo di Michelangelo Chiaradonna : Carissimi concittadini, Quanti di voi, hanno a casa propria appeso ad una parete almeno un dipinto raffigurante „lo Ponte re lo jumo" con relativo mulino e il SS Salvatore sullo sfondo? Nel corso dei secoli, i nostri avi prima e le ultime generazioni poi, hanno assistito all ´evoluzione di quell´angolo caratteristico tra i piú belli d´Irpinia.Rappresentato dal ponte della lavandaia e dal mulino comunale. Dove decine e decine di pittori, famosi e meno famosi, professionisti e dilettanti, piccoli e grandi ne hanno immortalato le varie stagioni nel corso dei decenni. Partendo dal dipinto piu´famoso e piu´antico, quello del Palizzi... voglio proporvi un revival visivo, sperando che la vostra memoria illumini i vostri ricordi di un passato non troppo lontano; sperando di innestare quella sensazione di entusiasmo che porta e ha portato l´umanitá nel corso dei milleni a realizzare opere che ancora oggi contempliamo.......>>>>>>leggi tutto e inviaci un commento con il tuo nome e cognome

Realizzazione in miniatura del Ponte romano detto "della lavandaia" e del mulino comunale, ormai da decenni solo un rudere.Con questa realizzazione si vuole promuovere l´iniziativa per la ricostruziione del mulino!!!

 

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Fai conoscere il tuo stand

La sagra della castagna è alle porte , montella.eu sarà presente con la diretta , ma soprattutto riprenderemo gli stand pre presentare i vari prodotti 

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L'APPELLO di Roberta Bruno - dal Quotidiano del sud

Il Piano di Zona non prevede il trasporto e lo studente non può frequentare i laboratori prescritti dal neuropsichiatra - Le ore di assistenza garantite non sono sufficienti. Basterebbe un pullmino per portarlo in città . Ermes è un ragazzo autistico di 13 anni, vive a Forino e ha bisogno di terapie adeguate.

Di qui la scelta del neuropsichiatra che lo segue di indirizzarlo verso i laboratori attivati a Bellizzi. Ma Ermes non sa come raggiungere ogni volta il centro, a tre chilometri da casa sua, né la sua famiglia è in condizioni di accompagnarlo. Dal Piano di Zona che gli garantisce appena sei ore di assistenza la precisazione che non è previsto alcun trasporto per fruire dei laboratori. Eppure basterebbe un pullmino messo a disposizione dal Comune di Forino o da qualche associazione per aiutarlo a stare meglio e non perdere i laboratori. 

FORINO – “Ogni famiglia colpita dall’autismo vive una tragedia”, Ermes è il messaggero degli dei, figlio di Zeus e della Pleiade Maia. Quest’ultima, bella e solitaria, viveva in solitudine in una caverna, il suo nome, che proviene dal comparativo latino maius-maior, (“maggiore”, “più grande”) allude a qualcosa di ineffabile, ed è per questo che era associata, nella sconfinata immaginazione antica, al misterioso quanto fondamentale simbolo della fecondità.
Seguendo la mitologia si scoprono le Pleiadi trasformate in costellazione; queste compaiono nel buio della notte per accompagnare con la propria luce i navigatori che si sentono persi nell’immensità del mare.
Ebbene, Ermes nasce da questa unione prolifica tra il re degli dei dell’Olimpo e la potenza generatrice di una protostella, che solitaria e straordinaria stringe in grembo il potere della creazione. E quale poteva mai essere il ruolo di Ermes se non quello di messaggero degli dei?
Colui che nasce fanciullo, e tale rimane, vola rapido da una parte all’altra, re del Logos e del pensiero egli è l’unico preposto alla discesa nell’Ade, guadagnando così l’epiteto di Psicopompo.
Ermes è raffigurato con il caduceo, un bastone costituito da due serpenti che si intrecciano fino a formare una spirale, paradossalmente poi confuso con quello di Asclepio, il simbolo che vediamo affisso nella croce delle insegne farmaceutiche e che impone l’equilibrio del pharmakon, che è al contempo cura e veleno. I serpenti rappresentano, dunque, l’equilibrio tra il bene e il male ed Ermes, garante e messaggero, ne ha il controllo, suscitando il rispetto di tutti gli altri.


L’incontro nel profondo di Ermes con Ade fa perdere però al primo la parte essenziale del suo “essere comunicazione”, quello con la vita reale. Così, chiuso dall’interno, il messaggero rimane incastrato, come un Teseo senza Arianna, nel labirinto interiore.
Ermes è un eterno bambino, rinchiuso in un corpo che continua a seguire le leggi della fisica nello spazio e nel tempo, ha tredici anni, potrebbe chiamarsi in tanti altri modi, anche femminili, ma per comodità continueremo a chiamarlo Ermes.
Ebbene, come tutti gli adolescenti della sua età va a scuola, ma per via delle sue caratteristiche non resiste a lungo seduto tra i banchi dell’aula.
Ha una famiglia sicuramente complicata alle spalle: Zeus non è sicuramente un padre perfetto, occupato spesso da altri impegni è talvolta istintivo e violento, mentre la madre, unica nel suo genere, è rinchiusa in una profonda solitudine. Ermes, poi, non riesce ad attribuire alle cose lo stesso valore che gli altri vi danno; che sia il denaro, consuetudini o comportamenti, lo spazio o il tempo. Ma riesce ad amare, ed ama, in una maniera tutta particolare, la musica.
Se le sue giornate, trascorse ormai lontano dal perduto mondo mitologico, siano per lui ricche o meno di eventi, noi non possiamo stabilirlo, eppure possiamo fare qualcosa affinché anche la sua vita trascorra dignitosamente, come quella degli altri umani.
“Ogni famiglia colpita dall’autismo vive una tragedia”: la bellezza della vita che germoglia si ferma, impalpabile, dietro una campana di spesso vetro. Le carezze non toccano e gli sguardi non congiungono, le speranze e i progetti gelano, come quei fiori nati in una primavera che sa ancora troppo di inverno.
Diagnosticato intorno ai due anni, l’autismo è una malattia del neurosviluppo che decreta l’impossibilità per i bambini colpiti di raggiungere uno stato sufficiente di autonomia, costringendoli, invece, a vivere in un contesto di vita protetto e facilitato.
Non si può guarire, ma si può unicamente migliorare la qualità di vita, sia dei bambini che delle famiglie.
Ma torniamo ad Ermes e alla sua di vita. Oltre alle poche ore che lo trattengono a scuola (solo due!) e le mattine impegnate in una terapia occupazionale in un centro diurno del salernitano (uno dei modi per occupare il tempo), si inseriscono nella sua quotidianità tutta speciale sei ore donate da un’operatrice che fa parte del piano zona di Forino, che ha come obbiettivo quello di fornire sostegno al bambino e allo stesso tempo alla famiglia.
Ma tutto ciò può davvero bastare affinché le mura domestiche non diventino una cella per tutti?
“Dall’autismo non si guarisce”, è una condanna. Eppure, la bellezza dell’umanità sta nella capacità di saper trasformare i verdetti in assoluzioni, continuando a fare, a sperare e lottare nella vita, affinché questa possa essere sempre bella e sopportabile, e soprattutto degna di essere vissuta.
A questo scopo l’impegno medico e sociale si incontrano, dando vita a cure alternative che non si riducono prettamente ai medicinali ma in “terapie occupazionali”, che lasciano esistere ed esprimere il bambino.
Il neuropsichiatra infantile prescrive così ad Ermes di frequentare i laboratori scolastici di Bellizzi, a soli tre Kilometri da Forino, fiducioso in un suo coinvolgimento e progresso.
Questi laboratori oltre che gratuiti sono particolari, i ragazzi che partecipano svolgono attività teatrali (in un vero teatro!) musicali, artistiche, ma anche motorie e di riflessione, come lo yoga e lo Qi-Gong. Si svolge un’attività di Parent-traning che forma e aggiorna i genitori facendoli diventare cooperatori di un percorso educativo delicato ed importante, offrendo a quest’ultimi anche uno sportello di psicologia solidale.
Tutte attività che sono necessarie, per tutti gli Ermes, se non a guarire, per lo meno ad iniziare a vivere.
Le persone che collaborano in questo istituto sono tutte specializzate RBT e sono esperte di sviluppo comportamentale e cognitivo.
Quello che tiene ancora lontano Ermes da questo mondo è la componente disumana che vive nella burocrazia, e che non può non considerare questo ragazzo se non come una pratica o un numero. Disumanità che si può contemplare e compatire (forse) nella frase: «Il Piano di Zona non lo prevede».
Il diniego non riguarda solo il trasporto di Ermes verso Bellizzi, ma colpisce e incide su altro: come la possibilità di apprendere e perpetuare quei comportamenti che appartengono a quella considerata da millenni un’unica cosa con la dignità umana, ossia le pratiche cognitivo-comportamentali più intime, come poter andare in bagno correttamente, mangiare usando la forchetta non mettendo il viso nel piatto al pari degli animali.
Quella frase e quel diniego non solo non fanno più di quel bambino una persona, ma gli impediscono quel lento apprendere che lo riconduce e riabilita all’esistenza.
In una vita fatta di dolorose attese, scandita da crisi epilettiche e psicotiche, e domata a suon di Moditen e Depot, perché spegnere, insieme ad Ermes, anche la nostra ultima fiamma di umanità?
Quanto costi questo diniego forse chi sta dietro una scrivania non lo sa e non potrà mai saperlo, ma lo sa bene chi paga il prezzo di una decisione presa arbitrariamente e superficialmente,
che sia la famiglia che vive tale dramma, che sia un volontario che a tale scopo si batte senza vedere riconosciuta un briciolo di solidarietà o di giustizia, o che, infine, sia Ermes stesso, a cui viene tolta, di nuovo, la possibilità di vivere ed esprimere se stesso.
In Irpinia di piccoli Ermes ce ne sono 291, e ognuno di loro aspetta, come scrive De Andrè sulle orme dell’Antologia di Spoon River, che “una morte pietosa lo strappi alla follia”.
È il caso di chiedersi se la follia non sia, invece, la nostra.

 

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Le castagne Malerba su Rai uno VIDEO

GIOVEDI ORE 07.45 LA DITTA MALERBA SU RAI UNO A "UNO MATTINA "

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Montella Buonopane convoca il Consiglio Comunale

L'assise in programma per il prossimo 30 ottobre - Dopo la richiesta, da parte della minoranza, della convocazione di un Consiglio Comunale straordinario sulla «presunta infiltrazione di orga­nizzazioni criminali all'interno del tessuto sociale ed economico montellese», il primo cittadino di Montella, Rino Buonopane, ha programmato l'assise per il prossimo 30 ottobre. Ricordiamo che, proprio gli stessi consiglieri di minoranza del comune altirpino, attraverso un comunicato stampa diffuso nel tardo pomeriggio di sabato scorso, «nell'interesse del bene comune e del buon nome della nostra cittadinanza», avevano richiesto al sindaco la convoca­zione straordinaria ed urgente di un Consiglio Comunale, «alfi­ne di discutere su fatti che a no­stro avviso, richiederebbero ben altro stile di responsabilità da parte dei rappresentanti istitu­zionali e politici locali».
Un consiglio comunale urgente che, fra l'altro, era stato già richiesto dal gruppo di oppo­sizione di Mantella ''Lista civica per il cambiamento", già un me­se fa. L'argomento di discussio­ne, però, in quel caso, era tutt'al­tro e a riguardava la chiusura dei plessi scolastici (per motivi di staticità) di Via Don Minzoni e Campo dei Preti.
L'assise si è, poi, svolto lo scor­so 3 ottobre presso la biblioteca comunale in seduta pubblica ed aperta.

DA "IL FATTO QUOTIDIANO"

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Castagna, la sagra sceglie i colori dell’autunno - di Roberta Bruno - dal Quotidiano del sud

MONTELLA. Dal legame con le radici al treno del paesaggio. Ieri la presentazione al Circolo della stampa - AVELLINO – Si è tenuta ieri la conferenza stampa di presentazione della 37esima sagra della castagna IGP di Montella. Presenti il sindaco Rizieri  Buonopane, l’assesso re con delega al turismo Angela Marano e l’assessore politiche agricole Emiliano
Gambone, a moderare Annibale Discepolo. Evento di qualità che indossa i colori autunnali, il rubino del vino, il verde dell’olio e il marrone che richiama alla terra, alle radici e al faticoso, ma dignitoso, compito di
raccogliere i suoi frutti. Novità di quest’anno il treno storico Avellino-Rocchetta, che partirà da Benevento, e che per i giorni 2 e 3 novembre giungerà fino a Montella. «La sagra è per noi occasione di promuovere il territorio - afferma il sindaco Buonopane due fine settimana che abbiamo a disposizione saranno sfruttati al meglio per organizzare il flusso turistico senza sovraffollamento.
Punteremo alla promozione culturale, con visite guidate al Convento di San Francesco, al Castello del Monte e al Santuario del SS. Salvatore, oltre che a quella naturale, con escursioni in montagna e nelle
aziende locali, grazie anche all’impegno delle associazioni. Stiamo, inoltre, dando vita ad un Comitato per il rifacimento del vecchio mulino, il recupero del luogo è un argomento caro a tutta la comunità montellese ». 

Tra mostre fotografiche, organizzate dal Forum dei Giovani, e le attenzioni dedicate ai bambini, non mancano le attenzioni alla qualità dei prodotti forniti, che saranno garantiti e accertati nella tracciabilità.
«Noi montellesi abbiamo la castagna nel sangue e nella tradizione» afferma Emiliano Gambone prima di spiegare le problematiche legate castagno e al territorio. «Il vero problema del castagno non è il cinipide, ma il cambiamento climatico. Quello, come tutti i parassiti, non attacca la pianta che lo tiene in vita, ma porta una diminuzione nella raccolta del frutto.

I cambiamenti del clima rappresentano invece un grande pericolo per l’intero castagno. La particolarità della nostra festa è che deriva dal rito della tradizione contadina e la nostra scommessa è questa: mantenere in vita la castagna per le generazioni future». Grande entusiasmo nelle parole dell’assessore Angela Marano, che elogia il lavoro svolto dalle associazioni locali, le quali si occuperanno della promozione del territorio non solo facendo scoprire le bellezze naturali, come l’Alto piano di Verteglia, ma promuovendo i luoghi di cultura e di culto. «L’attenzione al turismo - sottolinea Marano - sarà costante per tutto l’anno, in modo tale da mantenere acceso l’interesse per la nostra terra al di là u MONTELLA. Dal legame con le radici al treno del paesaggio. Ieri la presentazione al Circolo della stampa SUMMONTE Rivivono le antiche specialità Appuntamento oggi e domani a Summonte con la 37^ Sagra della Castagna dedicata ad uno dei prodotti più pregiati del territorio irpino.
Un viaggio nel segno della tradizione e delle ricette più genuine. Si inizia questo pomeriggio, alle ore 18, con l'apertura degli stand dolciari e gastronomici. Tantissime le specialità preparate dalle massaie summontesi a cui si affiancheranno le classiche caldarroste e ballotte, accompagnate da ottimo vino. Nè mancheranno musica e animazione.
Domenica alle ore 9,30 visite guida te al borgo e passeggiata nel castagneto e nei boschi e alle ore12 apertura stano gastronomici e festa nel centro fino a tarda notte.
LA SAGRA Volturara si mette in vetrina Musica, artigianato, tipicità, senza dimenticare le vie ferrate e di arrampicata. Sono gli ingredientidella 35esima edizione della "Festa della Castagna, del tartufo e del fungo porcino" in programma a Volturara stasera e domani.
Sono già centinaia, infatti, le roulotte e decine i pulman prenotati, a conferma della capacità di Volturara di essere un centro di attrazione Irpina sia per i prodotti di eccellenza, per le bellezze naturalistiche che per siti di interesse. Sarà l’occasione per andare alla scoperta del territorio, a partire dalle vie di arrampicata e ferrate. Da non perdere anche la tappa al Museo etnografico. 

Mongolfiere in aria Caldarroste dell’evento». Presente all’evento anche Pietro Mitrione, presidente dell’associazione In Loco Motivi, che insiste sull’importanza della comunicazione e dei trasporti in Irpinia.
L’Ofantina, l’unica arteria di collegamento di questa terra, è da oltre un anno con la viabilità interrotta per lavori.

A tal proposito il sindaco Buonopane afferma di aver ricevuto risposte positive dalla Provincia sulla messa in sicurezza della strada. La storica stazione ferroviaria di Montella è dunque pronta, per il 2 e 3  ovembre, ad accogliere turisti, curiosi e appassionati, assetati di cultura e affamati di bellezza.
Roberta Bruno

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COMUNICATO STAMPA - Consiglieri di minoranza del Cpomune di Montelòla

I consiglieri di minoranza del comune di Montella, a seguito delle notizie stampa relative alla presunta infilitrazione di organizzazioni criminali all'interno del tessuto sociale ed economico Montellese, nell'interesse del bene comune e del buon nome della nostra cittadinanza, chiedono al Sindaco la convocazione straordinaria ed urgente di un Consiglio Comunale al fine di discutere su fatti che a nostro avviso, richiederebbero ben altro stile di responsabilità da parte dei rappresentanti istituzionali e politici locali.
Montella, 19/10/2019

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Comunicato stampa "Montella libera "

FERRUCCIO CAPONE (MONTELLALIBERA): FINANZIAMENTO DELLE RETI IDRICHE A MONTELLA FRUTTO DI UN LAVORO INIZIATO NEL 2012 E CONCLUSO NEL MARZO 2019, NESSUN MERITO DELLA NUOVA AMMINISTRAZIONE

A proposito del finanziamento ottenuto per il riammodernamento delle reti idriche del Comune di Montella, è bene precisare che il contributo deriva dal lavoro delle giunte a guida MONTELLALIBERA che già nel 2012, quando il Sindaco Capone era vicepresidente dell’ATO Calore Irpino, avevano stilato un elenco di lavori da effettuare sulle reti acquedottistiche comunali, da inserire nel Piano d’Ambito.
Il procedimento è proseguito, poi, con il nuovo Ente Idrico Campano (EIC) che ha richiesto al Comune una lista degli interventi prioritari e infine nel marzo 2019 la Regione Campania ha individuato, tra gli altri, il Comune di Montella quale beneficiario del finanziamento di tali interventi per un importo di € 1.648.231,00.
Soddisfazione per il risultato viene espressa dall’ex Sindaco di Montella Ferruccio Capone, che dichiara:
“Mi sento di ringraziare per il lavoro profuso il Responsabile del Settore Tecnico Arch. Di Nardo, il Presidente dell’ATO Calore Irpino Prof. Colucci, l’EIC nelle figure del Presidente Dott. Mascolo, del Direttore Generale Prof. Belgiorno e del Responsabile del Distretto Ing. Montano, oltre al nostro concittadino Fulvio Bonavitacola per aver confermato l’impegno della Regione Campania nello stanziamento dei fondi. Oggi leggiamo dichiarazioni ambigue con le quali vengono timidamente profilati presunti meriti da parte dell’attuale amministrazione comunale, ma bisognerebbe, piuttosto, avere l’onestà intellettuale di ammettere chi ha lavorato per portare a casa questo ennesimo finanziamento per la nostra cittadina. Cari amministratori potete gonfiarvi il petto quando porterete nelle casse comunali fondi per nuovi progetti da voi presentati e in questo caso saremo ben lieti di applaudirvi. Per adesso e per molto tempo ancora godetevi i frutti del lavoro dell’Amministrazione Capone e siate più umili e garbati nel rappresentare correttamente la realtà alla cittadinanza”.

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Manzi: la mia vita nel segno dell’arte - di Roberta Bruno - dal Quotidiano del sud

Montellese di nascita, una sua creazione esposta agli Uffizi - Questa domenica racconto la storia unica e straordinaria di un grande artista, il maestro Antonio Manzi, irpino di nascita e Fiorentino di adozione. La mente è uno strumento sorprendente, raccoglie insieme immaginazione, sensibilità e forze dell’intelletto; un gioco sinergico, che tormenta gli animi di coloro che guardano negli occhi i mostri che la mente genera, la cui espressione si sublima spesso in arte.  Ne sono figure la scrittura e la musica, ma non solo. Chi plasma la materia, imprimendole una forma immortale è, come il Demiurgo platonico, un’Artista.
L’arte, espressione di un’idea, rappresenta il segno del passaggio sulla terra di uomini straordinari.
“Il genio è l’1% ispirazione e per il 99% sudore” scriveva Thomas Edison, una tra le più grandi menti dell’Ottocento, alludendo alla semplicità e alla naturalezza che le grandi opere suggeriscono a chi le contempla. Eppure, l’osservatore ignorerà sempre la fatica e il tormento celati dietro quelle opere.
Antonio Manzi nasce a Montella il 15 marzo 1953, discendente, in linea materna, dalla famiglia Marano, agricoltori locali, tra i quali, nella memoria dell’autore, personaggio rappresentativo sarà il nonno, che il Manzi rappresenterà in ritratto all’età di 12 anni. Disegno significativo per l’autore, in ogni linea del volto ed ogni ruga vi sono le radici di un forte castagno; negli occhi, provati dalla fatica, si distingue il tratto del lavoratore assiduo e onesto; si colgono nel ritratto le radici che legano l’artista alla terra nativa.
Antonio possiede già nel suo patrimonio genetico l’arte:
I suoi genitori sono abili nel muovere le mani. Eredita, forse, proprio dal padre orologiaio, pratico dei piccoli ingranaggi, l’attenzione ai particolari e alle minuzie, e l’ambizione alla perfezione dei dettagli; mentre, dalla madre sarta, la grande libertà nel creare la bellezza.
«Nel 1957 io e la mia famiglia ci siamo spostati a Lastra a Signa, cittadina a pochi Km da Firenze. I miei genitori si separarono presto; non fu facile sopperire soli alla mancanza, anche economica, di mio padre. Ero un bambino molto vivace ed espressivo, e gli anni della mia educazione in un collegio per bambini difficili furono decisivi, per me e per la mia arte.
Per dieci anni sono stato a contatto con un’impalcatura umana complessa, maturando fortemente, e forse precocemente, quell’espressione artistica che ha meravigliato Firenze fin dalla mia prima esposizione».
Si può collocare attorno ai 12 anni non solo la sua maturità artistica, ma anche la consapevolezza delle proprie capacità. «Alla domanda cosa vuoi fare da grande – racconta – risposi: “voglio fare il Manzi”. Iniziai così a disegnare sui tavoli in marmo di una trattoria della zona frequentata dai personaggi della Firenze “bene”. Fui notato e apprezzato, e a 19 anni esordì con la mia prima grande mostra alla Galleria Guelfa di Firenze, riscuotendo un successo straordinario sia in partecipazione che in vendita».
Il primo periodo dell’artista è “tormentato”, come testimoniano le stesse rappresentazioni che evidenziano dolore psicologico e grande sensibilità.
«“Disegni dei mostri”, mi dicevano in paese. E io rispondevo loro: “i miei mostri un giorno saranno Angeli”».
Così difatti è stato. Ammirevole il cammino di quel bambino che, da autodidatta nella magna Firenze artistica, attraversa un percorso difficile ma notevole, lottando, fin da giovanissimo, per la propria libertà e indipendenza.
«La mia arte, espressione artistica forte, si manifestava con personalità. Una scuola mi avrebbe certamente corrotto e deviato dalla mia poetica. Ho seguito il mio percorso liberamente e ottenendo giustizia esclusivamente per il mio merito. Ho assecondato in maniera spontanea e naturale la mia arte, le mie ispirazioni e i miei interessi: dalla pittura ad olio al disegno, dalle ceramiche ai bronzi e ai marmi, dalla grafite alle matite a punta. Ho conosciuto tutto seguendo la mia straordinaria libertà e curiosità, lontano da qualsiasi mercato. Mi sono sempre rifiutato di essere un operaio di pittura».
Nella vita dell’artista è memorabile l’anno 1997, quando venne incaricato della realizzazione delle “Quattro porte” in bronzo del Santuario del SS. Salvatore in Montella.
«Un benefattore aveva destinato 100 milioni per realizzare l’opera in bronzo. Impiegai quattro giorni per completare le porte. C’è una preziosa particolarità nel modo in cui ho scolpito l’Ultima Cena nel bronzo di quelle porte monumentali: a differenza della scuola tradizionale, che prevede la collocazione della scena in orizzontale, io l’ho posta verticalmente. Scelta unica nel suo genere, con una modellatura pulita e lontana dalla gestione accademica. I costi delle porte furono tali da superare la cifra dei cento milioni, e fui proprio io a donare il resto. I montellesi ne furono colpiti. Volevo contribuire, rendendo omaggio alle mie origini, a quella devozione. Ero certo che il SS. Salvatore proteggesse anche me e che avrebbe continuato a vegliare sulla mia salute e la mia arte. Così è stato, quelle porte hanno rappresentato l’apertura simbolica del mio percorso artistico».
Dal ‘97 in poi la carriera del Manzi è stata coronata da riconoscimenti unici e straordinari, di cui un’artista gode in vita raramente. Nel 2005 espone a Firenze nel Giardino di Boboli, per sei mesi, 40 opere, fra sculture in marmo, ceramiche, bronzi e graffiti; una mostra sorprendente che cattura l’attenzione internazionale.
«Già esporre nel Giardino di Boboli - commenta l’artista – significa toccare il cielo con un dito.
Ma nel 2007 ho avuto l’opportunità incredibile di esibire le mie opere a Campi Bisenzio nelle sale di Villa Rucellai, dove, a seguito delle 150 opere donate, è nato il Museo Antonio Manzi. Una soddisfazione incredibile avere un museo per le proprie creazioni, e da vivo!» commenta ridendo l’artista. «Questi riconoscimenti sono stati per me importanti, emozione indescrivibile essere profeta in patria due volte, a Montella e a Lastra a Signa».
Nel 2018 il museo è stato visitato dal direttore degli Uffizi, il quale ha insistito affinché entrassi anche io a far parte della Galleria degli Uffizi. Ho donato un autoritratto, e durante l’evento a Palazzo Pitti nella Sala Bianca, tra i sindaci presenti c’era il sindaco di Montella Ferruccio Capone, il quale fece un discorso splendido, consegnandomi successivamente le chiavi della città di Montella e facendomi dono della cittadinanza onoraria». È un orgoglio, per la comunità Montellese, entrare nel museo di un grande artista nato a Montella e che allo stesso tempo omaggi questa terra.
«Porto la bandiera di Montella ovunque e con orgoglio: non siamo eterni, ma possiamo lasciare un segno».
Degno di nota è il regalo da parte dell’artista alla comunità montellese, una possente scultura in bronzo, alta 5 metri, definita “Elogio al Migrante”.
«Quell’opera straordinaria è un riconoscimento per tutti i montellesi nel mondo, soprattutto per quelli che non ci sono più e che hanno pagato con la vita l’emigrazione. Penso che l’uomo sia fatto per aiutare l’uomo, è questo il messaggio profondo di quel monumento. Con esso i montellesi si sono fatti onore nel mondo e oggi più che mai è fondamentale ricordarlo. Arte e bellezza ne sono il segno eterno. L’uomo si eleva solo se opera nel bene e in comunione con l’altro, questo è il messaggio, mistico e terreno, che ho voluto donare a Montella da Irpino».
In questa opera maestosa ritornano i tratti antichi della prima opera, quelli del nonno, le cui possenti radici sostengono le generazioni protese verso l’alto.

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Buonopane: “Grati a Bonavitacola , ora tavolo con Alto calore per stabilire priorità e ottenere interventi rapidi"

Il Comune di Montella chiede un tavolo con l’Alto Calore per programmare i cantieri. Il Sindaco Rino Buonopane ringrazia pubblicamente il Vicepresidente della Giunta Regionale della Campania, Fulvio Bonavitacola per i fondi concessi all’Irpinia. Il trasferimento delle risorse ora consente di mettere in campo gli interventi necessari a ristrutturare le reti idriche nei punti più critici, in modo da abbattere progressivamente i livelli insostenibili di dispersione idrica. «La Regione Campania ha dato una concreta dimostrazione di voler rimediare all’ormai annoso problema della dispersione idrica, finanziando un numero significativo di interventi sulle reti in tantissimi comuni», ha dichiarato Buonopane. «Il Vice Presidente Bonavitacola ha mantenuto gli impegni assunti con i sindaci, che ora dovranno agire in sinergia con l’Alto Calore per entrare subito nel merito degli interventi e delle priorità», prosegue il Sindaco di Montella. «La nostra amministrazione ha giocato un ruolo significativo nel sensibilizzare i vertici regionali su una problematica per troppo tempo sottovalutata e la cui soluzione è stata sempre rinviata». Ora, «con 1,6 milioni di euro, Montella ha ottenuto un risultato straordinario, specie se si considera il livello di fatiscenza delle proprie reti idriche e l’urgenza di intervenire per contenere le perdite e i disagi ai cittadini». Pertanto, Buonopane rivolge il suo «grazie al Vice Presidente Bonavitacola, anche per aver preteso che nella delibera di finanziamento fosse inserito un richiamo alla Regione Puglia, che usufruisce delle nostre risorse idriche, affinché provveda anch’essa a rimediare alla dispersione delle sue reti. Non è accettabile che i pugliesi prendano la nostra acqua e non agiscano anche loro per ridurre dispersione e abusi».

Fiume Calore cascata Lavandaia – immagine pubblicata su sito web Alto Calore http//www.altocalore.eu/
Scarica l’elenco completo degli interventi, allegato B – Delibera della Giunta Regionale n. 443 del 24/09/2019) | Clicca qui

IL PROGRAMMA DELLA REGIONE CAMPANIA. Intervenendo dalla dispersione della risorsa idrica, l’obiettivo della Regione Campania è giungere poi alla riqualificazione della infrastruttura complessiva, che va ammodernata, rispondendo ad un obbligo che l’Unione Europea ha ricordato all’Italia per la Campania con la procedura d’infrazione. In questo quadro, l’Irpinia rappresenta il cuore del problema. Ha l’acqua, ma è costretta a sprecarla per lo stato degradato delle sue reti. Grazie ai fondi resi disponibili dal Patto Sud 2012/20, con la programmazione dei Fondi Strutturali 2021/27, il piano sarà operativo per iniziare a riorganizzare in maniera efficiente la distribuzione idrica sul territorio. Nel frattempo, occorre anche una rimodulazione delle fonti, in maniera da tutelare gli equilibri di rigenerazione delle falde, il cosiddetto deflusso minimo vitale. Per questo il Vicepresidente della Giunta Regionale Fulvio Bonavitacola punta a negoziati in sede ministeriale con il governo regionale pugliese, principale utente esterno delle sorgenti irpine.

 

 

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Ama: in prima linea in difesa del territorio - di Roberta Bruno - dal Quotidiano del sud

MONTELLA. L’appuntamento di avvicinamento al trekking, promosso dalla giovane associazione  Prenderà il via domani il progetto della giovane associazione AMA (Associazione Musica&Ambiente) con la giornata di avvicinamento al trekking e alla sicurezza in montagna. Una gita all’insegna della natura e della sostenibilità, adatta a tutti coloro che desiderano avvicinarsi, anche per la prima volta, al mondo delle escursioni in tranquillità, potendo contare sul sostegno di esperti come Alessandro De Cristoforo, capostazione del soccorso alpino e speleologico Campania.
AMA, fondata da giovani, è impegnata nella salvaguardia dei beni ambientali e naturali, oltre che nella promozione di attività musicali e ricreative.
«AMA è nata in modo spontaneo» racconta il vicepresidente Alessandro Di Nolfi: «I campeggi estivi sull’Altopiano di Verteglia sono il momento più aggregativo per i giovani della zona. Ci si ritrova tutti in montagna, si sta in comunità e a contatto con la natura, si fa musica, si discute e ci si entusiasma, finendo inevitabilmente per sognare sotto un bellissimo manto stellato».
Alessandro, laureato in architettura, ha occhi irraggiati dalla passione che arde solo in coloro che credono fortemente in qualcosa, la stessa che batte nei cuori giovani e impavidi, ma che viene educata dai ragazzi di questa associazione in funzione di lucide analisi e studi attenti, consci che passi falsi in questa terra di mezzo non possono più essere fatti.


«La nostra associazione si pone come obbiettivo quello dell’informazione, sensibilizzazione e dell’educazione al territorio, per rendere conoscibili e fruibili le bellezze delle nostre terre tramite incontri periodici ed escursioni. Vogliamo cambiare il modo in cui si guarda alla terra - aggiunge il presidente Gennaro Volpe - che la si rispetti come luogo da valorizzare e non più come un possedimento personale da sfruttare. Puntiamo in particolar modo sui giovani, perché sappiamo che hanno in mano il futuro di questo territorio e, allo stesso tempo, la terra potrebbe restituire loro il futuro. Non vogliamo farlo da soli, ma attraverso una rete di comunicazione che colleghi tutte le altre risorse locali, culturali e turistiche. Dialoghiamo con Maps Cassano, Ente Parco dei Monti Picentini, Comune di Montella, Soccorso alpino e speleologico Campania, Forum Lioni, Pro loco Alto Calore e altri enti locali che mirano all’interesse e al bene dell’area».

Non mancano critiche e perplessità che riguardano la gestione passata del Parco regionale dei Monti Picentini. La pigrizia e l’indolenza, unite alla mancanza di una conoscenza approfondita delle norme che tutelano il Parco, hanno portato, nel tempo, invece che ad una vigilanza sulla flora e sulla fauna del parco stesso, ad un loro completo abbandono.
«Quando si vuole svolgere un’attività o costruire qualcosa si tende, tra l’incertezza e la negligenza, a negare il permesso, anche a chi si muove nel rispetto della sostenibilità naturale del posto». È evidente che questo atteggiamento non porta alla salvaguardia del territorio, ma lo condanna paradossalmente ad un vero e proprio abbandono. La grave conseguenza di questa pratica si risolve nella consegna del nostro patrimonio naturale al “più forte”, ossia colui che, non interfacciandosi affatto con l’ente legittimo, si appropria arbitrariamente del territorio, forte della mancanza o dell’insufficienza di qualsiasi controllo. «Il riferimento a coloro che indiscriminatamente tagliano i faggi in luoghi e zone protette, che distruggono, bruciano e scacciano, appropriandosi di un bene che è di tutti, è evidente» prosegue il vicepresidente «insomma, crediamo sia l’ora di frenare il disinteresse dilagante dei più, giovani compresi, che legittima i pochi ad appropriarsene illecitamente, disincentivando prepotentemente qualsiasi iniziativa». Sono inclusi tra questi anche i gesti vandalici, segno ineludibile di un sentimento di dominio sui luoghi. «Tempo fa – raccontano i giovani di AMA - abbiamo realizzato una zona “riposo” fatta di panche e installazioni in legno, completamente sostenibile. Quest’area è stata, purtroppo, immediatamente vandalizzata e distrutta, a sfregio non solo del nostro lavoro e del nostro impegno ma, a ben guardare, soprattutto del territorio».
Il raduno è previsto per domani ore 10.00, presso l’Altopiano di Verteglia, punto di riferimento sarà il ristorante la Faja, per poi dirigersi verso le Ripe della Falconara.

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Giornate FAI d’Autunno 2019 a Montella, Cassano e Volturara

Sabato 12 e domenica 13 ottobre si rinnova il consueto appuntamento con il Fai. Gli apprendisti ciceroni dell'Istituto Rinaldo D'Aquino di Montella e Nusco e, dell'Istituto Comprensivo “Alessandro Di Meo” di Volturara Irpina, Montemarano, Castelvetere sul Calore guideranno i visitatori alle Sorgenti della Pollentina di Cassano Irpino, al Convento di San Francesco a Folloni e al Santuario del Santissimo Salvatore a Montella, e alle Bocche del Dragone a Volturara Irpina Di Redazione Nuova Irpinia -10 Ottobre 2019 - Una suggestiva immagine di San Francesco a Folloni
Si rinnova il consueto appuntamento con le giornate Fai d’Autunno, che nel prossimo week end punta alla riscoperta del patrimonio storico, architettonico e naturalistico dimenticato, con ben 700 siti in tutta Italia. Sabato 12 e domenica 13 ottobre, gli aspiranti ciceroni ingaggiati per la promozione di luoghi inaccessibili o poco valorizzati saranno soprattutto gli studenti delle scuole secondarie superiori, che avranno l’onere di accompagnare i visitatori alla riscoperta dei luoghi e adottarli simbolicamente come custodi del territorio. In provincia di Avellino sono ben quattro i siti promossi dal Fai- Fondo Ambiente Italiano- che saranno visitabili questo fine settimana: le sorgenti della Pollentina di Cassano Irpino, che rinnova la presenza nell’elenco dell’associazione, il Convento di San Francesco a Folloni e il Santuario del Santissimo Salvatore di Montella, e infine la Bocca del Dragone di Volturara Irpina. Appena più ad est si trova invece il percorso “Natura ed arte: passeggiata naturalistica presso i Laghi di Monticchio e Museo di Storia Naturale del Vulture” ad Atella, provincia di Potenza e al confine con l’Alta Irpinia. Di seguito le mete inserite nel calendario delle Giornate Fai d’Autunno in Irpinia.

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Lupo ucciso nelle campagne tra Bagnoli e Montella

Nella loro attività quotidiana di pattugliamento e perlustrazione dei boschi, una carcassa di lupo irpino maschio nel territorio che divide Montella e Bagnoli Irpino. Dalle immagini il lupo sembra essere stato vittima di un colpo d’arma da fuoco che sembra essere avvenuto da qualche giorno, visto lo stato avanzato di decomposizione dell’animale. Gli uomini dell’Ekoclub hanno subito avvertito i Carabinieri della Compagnia di Montella ed il Gruppo Forestale in modo da attivare subito la rimozione della carcassa.

Dalle immagini si evince che il tipo di lupo è quello irpino natio della zona e molto spesso avvistato in quello stesso territorio da passanti e dal personale dell’Ekoclub che perlustra la zona.

Toccherà quindi agli inquirenti dimostrare la causa che hanno scaturito la morte dell’esemplare ritrovato tra Montella e Bagnoli Irpino.

Nel periodo natalizio dell’anno scorso, fu ritrovato un esemplare di lupo morto sulla salita che porta al Santuario della Madonna di Montevergine e dopo le relative indagini si scoprì che l’esemplare era stato avvelenato.

Le analisi dell’istituto zooprofilattico avevano confermato le prime ipotesi, ossia che ci sia qualcuno che abbia collocato delle esche avvelenate lungo i sentieri che portano al Santuario della Madonna di Montevergine.

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“Ho scelto di partire per crescere” - di Roberta Bruno - dal Quotidiano del sud

Per Mauro l’esperienza in Romania, poi il lavoro come ingegnere a Modena - Mauro Granese, nato nel 1992, è un ingegnere informatico di origine montellese.

Curioso, sensibile e sempre alla ricerca di nuove conoscenze, Mauro si è allontanato da Montella per seguire i suoi studi e i suoi interessi.
«Forse il mio caso è anomalo» racconta Mauro «mi sono laureato di martedì, e il giovedì mattina era già a lavoro. Incravattato e impomatato, seduto presso l’ufficio consulenza di NetCom group a Napoli.
In due giorni la sua vita è cambiata di tanto, da studente a lavoratore. Ma ancora non poteva immaginare che nelle settimane successive sarebbe cambiata ancora di più.
«Dopo quindici giorni di lavoro come consulente, l’azienda ha proposto, a me e un altro ragazzo laureatosi con me, di andare in Romania come HMI (Human-Machine Interface) pre-integrator per la compagnia di ricerca avanzata Magneti Marelli».
Si spostano le aziende e, dietro queste, si spostano anche gli ingegneri. Per nove mesi, tra neve, freddo, ma tanto calore umano, Mauro ha fatto esperienza in una delle più importanti multinazionali italiane specializzata nella fornitura di prodotti e sistemi ad alta tecnologia per l'industria automobilistica, con sede in Transilvania.
«Il nostro ruolo nella società in Romania era, nello specifico, “HMI pre-integrator”, ossia integratori software per HMI. Fornivamo, inoltre, supporto, in quanto figure professionali complete, agli sviluppatori assunti e ancora non laureati».
Nonostante l’inverno rigido e le difficoltà relative alla lingua, Mauro ha trovato un ambiente giovane e accogliente, che, persino ora che è tornato in Italia e lavora in CNH industrial a Modena, ricorda con nostalgia: «In Romania l’ambiente lavorativo era molto giovane e leggero. Di italiani eravamo in 4 o 5, e si creava un rapporto stretto e molto particolare che, invece, qui a Modena è più blando e limitato. Quello che mi ha colpito in maniera particolare, una volta giunto qui in Emilia, è stato trovare tra i colleghi tanti ragazzi del Sud, ma nessuno o pochissimi della regione emiliana o del Nord-Italia. Rispetto a questa “stranezza” mi sono risposto che l’andare in via è in generale qualcosa di comune e generale; da Sud al Nord, dal Nord al Nord più profondo e all’estero, tutti si spostano o cercano qualcosa di altro o qualcosa di nuovo, soprattutto negli ultimi tempi».
Mauro, dal tono tranquillo e sicuro, mi spiega il suo condivisibile punto di vista sul fenomeno dell’emigrazione, fenomeno complesso e ricco di sfumature, tiene a specificare, ma per certi versi naturale.
«Ho avuto richieste di lavoro anche al Sud, ma dopo aver studiato tanto ho creduto non valesse la pena rimanere fisso ancora nello stesso posto. Quello che più mi interessa ora è fare esperienza il più possibile. Voglio vedere e conoscere nuove realtà, ambienti differenti rispetto a quelli in cui mi sono formato. Voglio crescere professionalmente, sperimentare e apprendere nuovi modi di lavorare e punti di vista differenti. Credo che lo stare a contatto con “la diversità” sia l’unico modo per predisporsi sul serio alla conoscenza. Quando lavoro, gomito a gomito, con persone che provengono da tutto il mondo, mi rendo conto del grande limite imposto dal rimanere chiuso ostinatamente nella propria realtà, senza sforzarsi mai a capire la prospettiva dell’altro».
«Il sistema economico di tipo capitalistico» continua a spiegare Mauro «e la conseguente globalizzazione hanno portato allo scambio di capitale umano, la cultura di massa spinge chiunque a spostarsi, oggi non si può più pensare di poter controllare questo flusso o, peggio ancora, limitarlo».
La strumentalizzazione e la semplificazione politica e culturale, di questo fenomeno molto vasto e complesso sono, secondo Mauro, i peggiori compagni per leggere la realtà, tramite i quali nella cultura popolare si addita facilmente “l’estraneo”. Il tono di Mauro si fa più domestico e familiare quando i commenti sull’emigrazione raggiungono anche il suo paese d’origine, Montella. Eppure, non manca qualche nota di dispiacere e sconforto:
«Quando torno al mio paese mi capita di non sapere con chi stare, perché tutti quelli che conoscono sono andati via!» ride, ma poi aggiunge più serio:
«Come dicevo, sono convinto che lasciare il proprio luogo di origine per spostarsi sia un qualcosa di naturale, quello che mi fa rabbia, o peggio tristezza, è stare ad ascoltare le storie di amici che sono stati costretti a partire da una necessità impellente. Quella di andare via, per me, è stata una scelta, ma io non riesco a pensarmi “fortunato” solo per questo! Guardando alla mia terra, e con ottimismo, dico che per i prossimi dieci anni sarà così, se non peggio.

Non solo per i mancati investimenti o la inesistente svolta nel turismo, ma perché sono convinto che per questa “svolta” bisogna essere pronti. Bisogna che ci sia formazione, educazione, mentalità differente e aperta per volere, prima ancora di affrontare, un vero cambiamento. Ci vogliono generazioni e generazioni per cambiare il modo di pensare e di guardare alle cose, generazioni!»
«È giusto che chi scelga di partire abbia la libertà di muoversi. Contrariamente è snervante capire che questa scelta per tanti non esiste, e quando lo dico non penso solo all’Irpinia. Questo malessere mondiale ti fa capire quanto la società abbia fallito.
C’è poco da essere felici in un momento storico come questo» conclude Mauro «l’unico pensiero di speranza, in questo momento così buio e infelice, è che la coscienza di massa inizi a cambiare, e forse sta evolvendo. Se è come credo, la possibilità che nel tempo le cose comincino a cambiare è allora possibile».

 

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“Nei piccoli la purezza di San Francesco” - di Roberta Bruno - dal Quotidiano del sud

La settimana di gioia e iniziative culturali per festeggiare il Santo di Assisi attraverso la manifestazione Francesco d’Incanto volge al termine. «La manifestazione ha alle spalle una lunga storia e un’antica tradizione, che di anno in anno
si è ampliata e allargata a  sempre nuove iniziative e attività, coinvolgendo nel tempo tutte le fasce della comunità, dai più piccoli ai più grandi» spiegano gli organizzatori di Francesco d’Incanto Paola Giannone, presidente del Comitato Festa di
San Francesco e padre Cirillo del Convento di San Francesco a Folloni.
Il tema di questa XXII edizione è “Tu sei Eterno Gaudio”, messaggio tratto dalle parole e dalle azioni del Santo.
«L’eterno gaudio – spiega padre Cirillo - è una gioia che non ha inizio, né fine, è eterna proprio perché nasce dalla pace e dalla gioia interiore che non deve essere adombrata dagli accadimenti, spesso tristi e infelici, della vita, ma che deve, al contrario, dare luce, illuminando il cammino interiore prima, e quello altrettanto tortuoso della vita esteriore poi».
«Proprio a questo tema spiega il presidente Paola Giannone sono state dedicate le giornate di festa e impegno » che, nella giornata di ieri, hanno visto protagonisti anche i bambini.
«La figura di San Francesco, come quella di Gesù, è vicina ai bambini. È proprio nei bambini che è possibile ritrovare quella fiducia pura, che conduce ad amare incondizionatamente e genuinamente Dio», afferma padre Paolo, guardiano del Convento e responsabile della manifestazione. «L’incon tro con Francesco significa semplicità e gioia» continua padre Paolo «Francesco è stato un matto, un giovane innamorato della vita e dei piaceri, il suo percorso, il suo cammino, interiore o meno, non è così distante da quello di qualsiasi giovane di oggi; tra turbamenti e crisi inevitabili della crescita. Il Convento di San Francesco oggi è un luogo aperto a tutta la comunità, tutti possono recarsi qui e concentrarsi sulla
riscoperta di qualcosa che è dentro di sé. Essere frate, come ci ha insegnato Francesco in primis, significa sentirsi fratello e mettersi a disposizione dell’altro, proprio come un fratello».
Mentre Padre Paolo spiega i progetti messi in opera per la realizzazione della felice “Insula Franciscana”, che
verrà inaugurata prossimamente, i bambini provenienti dalle scuole dei paesi dell’ Al ta Valle del Calore (Montella,
Nusco, Bagnoli, Cassano, Montemarano e Castelfranci) si riuniscono all’interno del Convento duecentesco, guidati dalle maestre e dagli organizzatori: non esistono più classi e scuole differenti, ma comunione, fusione e allegra confusione!
«L’idea di Padre Paolo di coinvolgere le scuole in questa iniziativa è molto importante per il territorio» commenta la maestra Michela, dell’Istituto comprensivo di Bagnoli, recentemente accorpatoa quello di Nusco.
«La leggenda del sacco di pane, per esempio, fa parte della tradizione culturale di tutti i paesi dell’Alta Valle del Calore. Addirittura, in tempo di guerra, un pezzo della stoffa del sacco veniva distribuito a tutti i soldati figli unici che andavano in guerra, in segno di protezione. È importante coltivare la tradizione, e ancor di più se diviene occasione di incontro e collaborazione con le scuole dei paesi vicini». Unità e comunità sono i temi attorno aimquali l’intera comunità di San Francesco opera. Dalla nascita di questa iniziativa sono stati, infatti, creati due importanti eventi: la “Fiaccola d’Assisi”, una marciaper la pace di 400 km, organizzata dall’Associazione Podistica Montellese, che va da Assisi a Montella, i cui corridori portano con sé una fiaccola accesa sulla tomba del santo; e la “Marcia della Fratellanza Senza Confini”, una
marcia che impegna sindaci e cittadini dell’Alta Valle del Calore dai propri paesi fino alla croce antistante del Convento.
Ogni paese, inoltre, a nrotazione, porterà di anno in anno in dono l’olio che servirà a tenere accesa la lampada che arde e illumina per l’intero anno dinnanzi al Conventodi san Francesco, in segno di pace, unità e comunione.
L’arrivo della marcia “Senza Confini” è prevista per oggi, alle 17.30, seguirà l’accensione della “Lampada dei Comuni”.
Dalle 18.30 animazione per bambini a cura diPeter Pan mentre alle 20.00 la serata inizierà con la decima edizione del Palio del Sacco.
Dalle 21.00 seguiranno spettacoli musicali degli Ex voto con musica popolare e quelli della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Alle 23.00 spettacolo di fuochi pirotecnici a cura di Fernando Mastromarino e, infine, Dj set a concludere la serata.
SS. Messe alle 7.30, 9.00 e 11.30 e, alle 18, la Messa della Solennità di San Francesco, presieduta dal vescovo
Pasquale Cascio,

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Il Sindaco incontra i genitori sul tema emergenza scolastica a Montella (03/10/2019)

Il Sindaco incontra i genitori sul tema emergenza scolastica a Montella (03/10/2019)
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La storia del Banco di Napoli nella Famiglia Buttiglio

Che cosa rappresentò il Banco di Napoli in Italia e nel mondo…, ”ai posteri l’ardua sentenza”! Che cosa rappresentò il Banco di Napoli nella Famiglia Buttiglio…, se avete la pazienza, di seguito ve lo racconterò! di Mario Buttiglio

La storia ha inizio in Montella nell’anno 1942.
Montella è un comune della provincia di Avellino situato a ridosso dei monti Pi-centini ad un’altezza di 580 m./s.l. con 7.677 abitanti e dista 39 km dal capoluo-go di provincia e 93 km da Napoli. Il suo territorio è prevalentemente montuoso e in conseguenza di tale configurazione geografica, nel corso dei secoli si sono an-date sviluppando tutte quelle attività connesse alla montagna, quali la pastorizia, le attività boschive e la coltivazione del castagno. Il castagno non è importante solo per il frutto in se stesso, ma anche per il legno e, soprattutto, è importante per la raccolta, la lavorazione e la conservazione delle castagne, operazioni queste in cui vengono impegnate tantissime persone e, si può dire che risolve, almeno in parte e per alcuni mesi dell’anno, il problema della disoccupazione venendo così a rappresentare una notevole fonte di reddito capace di creare molte opportunità di lavoro. La castanicoltura, infatti, rappresenta, ancora oggi, per molte aree in-terne della Campania, un'attività produttiva essenziale per le aziende agricole montane, che, nonostante le profonde modifiche, che le zone interne hanno subito negli ultimi decenni, viene a costituire una importante fonte di reddito, sia per co-loro che si dedicano a tempo pieno alla coltura ed alla successiva lavorazione del-le castagne, sia per coloro che si dedicano solo parzialmente o stagionalmente alla produzione, alla loro raccolta e lavorazione, integrando in modo significativo il reddito annuo; del resto, confrontando il reddito di questa cultura con i redditi che forniscono altre culture, la castanicoltura ne esce vincente. Un ruolo assai si-gnificativo, in questo specifico discorso, viene ad assumere la nostra cittadina che, per motivi morfologici e per le particolari proprietà organolettiche del terre-no, unitamente a fattori climatici, ha fatto sì che la coltivazione del castagno pre-senti delle caratteristiche pressoché uniche, fatto questo che ha determinato le condizioni affinché la"Castagna di Montella", unica nel suo genere, ha potuto ottenere il marchio DOC (D.M. 5.12.1987).
Grazie all’ abbondanza di pascoli fiorisce l’allevamento del bestiame, in partico-lare bovino, e sul posto sono presenti diversi caseifici, i cui prodotti ormai vanno ben oltre i confini campani e nazionali, esportati fino negli Stati Uniti ed in Ca-nada.
Montella ha dato i natali ad illustri personaggi: il Casato degli “d’Aquino” con il poeta Rinaldo ed il fratello San Tommaso; Sebastiano Bartoli, professore di anatomia all’Università di Napoli e per primo ebbe l’idea di utilizzare il termometro in medicina. L’elenco è incredibilmente lungo e desidero, solamente, ricordare il Dott. Giovanni Palatucci, "Soppresso a Dachau nel 1945. Medaglia d'oro ebraica. Una via di Tel Aviv e un bosco nei pressi di Gerusalemme portano il suo nome. Nel 1990 lo Yad Vashem lo giudica “Giusto tra le nazioni”.
Il 15 maggio 1995 lo Stato italiano gli ha conferito la Medaglia d'oro al merito civile con la seguente motivazione:
Medaglia d'oro al merito civile
«Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l'arresto e la deportazione. Fedele all'impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l'occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all'arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, ove sacrificava la giovane vita.»
— Dachau – 10 febbraio 1945.
Dopo questa doverosa descrizione del mio paese natio e luogo dove si snoda tut-ta la narrazione, senza altro indugio, mi accingo alla descrizione dell’originale vi-cenda.

Nei primi mesi del 1940, la Direzione del Banco di Napoli, presente in Avellino, dovendo effettuare in Montella alcune operazioni di incasso-cambiali, ritenne opportuno servirsi dello Studio Notarile del Dott. Ciociola Alfredo. Nello studio spesso era presente il genero del Notaio, il dott. Federico Buttiglio, nativo di Perugia e Medico Veterinario per la Condotta di Montella-Cassano Irpino.
Nel ’42, la Direzione del Banco di Napoli decise di aprire una Corrispondenza per poter effettuare, oltre gli incassi delle cambiali, alcuni pagamenti di piccoli contributi statali agli agricoltori locali. L’incarico fu conferito al Buttiglio, che assunse con piacere anche perché non si trattava di un impiego vero e proprio. La sede era ubicata in Piazza Bartoli. Dopo gli eventi bellici, la vita in paese pian piano si riprese dando vita a nuove attività. Negli anni 50 iniziò il flusso migratorio verso le nazioni limitrofe, rientrando da esse nel periodo natalizio o durante quello del ferragosto. Mensilmente, quindi, arrivarono in paese rimesse di denaro per sostenere le proprie famiglie. Seguirono anni di benessere e si aprirono negozi di oggettistica, di vendita di mobili e ferramenta ,di generi alimentari e macellerie ed anche l’industria del legname era fiorente con la presenza di due segherie a pieno ritmo. Anche un’industria triestina fece la sua parte, smistando il legname sia in Italia sia all’estero. Fu aperta anche un’amplia stazione di servizio AGIP. La Direzione del nostro Istituto, vista la nuova e crescente economia del paese decise di inaugurare una vera e propria “Rappresentanza”, ottenendo dalla Banca d’Italia la concessione di esclusività sulla piazza per 25 anni.
Nel frattempo anche la professione del Buttiglio richiedeva un impegno maggiore e, quindi, si rese necessario, nel gennaio del ’52, l’assunzione del giovane, G.M., diplomato in Ragioneria. In questo modo, il Buttiglio riuscì a gestire entrambi gli impegni in maniera egregia. Dopo tre anni, però, la Direzione conferì al giovane ragioniere l’incarico di reggere la Rappresentanza di Roccaraso e, nel contempo, suggerì al Buttiglio di valersi della collaborazione della propria figliola primogenita. La famiglia era composta di quattro figli, di cui tre femmine ed un maschio. Fu proprio così che iniziò l’alternarsi dei propri figlioli nella conduzione della Rappresentanza, nella funzione di Sostituti del Titolare. Luisa fu la prima ad essere assunta. Conseguita la Maturità Classica, si era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Napoli e nel ’60, laureatasi a pieni voti, partecipò al primo Bando di concorso di gruppo A, per l’assunzione di 20 Ispettrici di Polizia Femminile. Avendo superato brillantemente le prove, fu destinata alla Questura di Venezia.
Il 10 Ottobre 1961, Luisa raggiunse la sua destinazione. La seconda figliola, Angelina, occupò il posto vacante.
Anche lei, iscritta alla facoltà di Lettere Moderne, giornalmente dette la sua collaborazione nel lavoro bancario.
Nel febbraio 1962 Federico subì una rapina a mano armata ed in quell’occasione dimostrò il suo coraggio. Quando, infatti, nei giorni successivi fu catturato uno dei due banditi, non esitò al riconoscimento dello stesso ed a presentarsi in Tribunale per il giudizio.
Nel gennaio del ‘64 Angelina, dovendosi dedicare pienamente, all’insegnamento presso le Scuole Medie, lasciò l’incarico e, quindi, subentrò la sorella Giuseppina, anch’ella iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Il lavoro in banca si era sviluppato enormemente, in quanto i commercianti avevano adottato la vendita a rate con il pagamento tramite cambiali di piccolo importo. La raccolta di denaro in depositi fruttiferi era rilevante, nonostante la presenza di ben tre Uffici Postali. Gli stessi commercianti erano orgogliosi di essere correntisti del Banco di Napoli, perché, quando si recavano presso i grossisti per integrare le scorte, presentando il carnet degli assegni del Banco, non veniva loro richiesto nemmeno un documento d’identità. Era un biglietto di presentazione! Nel frattempo anch’io avevo conseguito la Maturità Classica nel ’63 e potevo all’occorrenza collaborare. Mi fu data la qualifica di “Coadiutore del Rappresentante”, in quanto avevo solo 18 anni ed a quei tempi la maggiore età era fissata a 21.
Il 20 Febbraio 1967 fui nominato Speciale Mandatario e mia sorella, Giuseppina, laureatasi in Giurisprudenza, si sposò ed andò a vivere a Napoli.
Nell’ Aprile del 1969 il dott. Buttiglio raggiunse il pensionamento per il servizio di Veterinario Condotto, svolto col massimo impegno e, sacrificando, a volte. anche le esigenze della famiglia. I Funzionari della Direzione Generale, incaricati di effettuare periodicamente verifiche a sorpresa, quando venivano a conoscenza della professione del Buttiglio e dell’alternarsi della propria figliolanza nel ruolo di Rappresentante, ne rimanevano meravigliati e nel contempo ne apprezzavano il lavoro svolto con scrupolosità ed impegno costante. A Napoli fu denominato: ” Il Veterinario Bancario o Il Bancario Veterinario”. Figura unica nella storia del Banco di Napoli!
Lavorai duramente, trattenendomi ogni giorno fino a tarda ora per poter svolgere tutti gli adempimenti. Erano quelli gli anni, in cui il tasso di interesse sui depositi vincolati divenne variabile, per cui ogni giorno si potevano acquisire nuovi clienti. Il mio carattere molto aperto e perché appartenente ad una famiglia molto stimata in paese per la serietà, faceva si che le persone più modeste entravano in Banca senza vergogna alcuna in quanto vi trovavano un compaesano loro disponibile, che usava il loro stesso linguaggio, non per ipocrisia, ma per rispetto del loro ceto. Alla fine degli anni ’60 ed inizio ’70 fu rinnovato l’Acquedotto Pugliese dell’Alto Calore che da Cassano Irpino raggiunge Foggia. I lavori colossali furono portati avanti dalla DALMINE Spa e per i pagamenti settimanali dei numerosi operai occorrevano compilare centinaia e centinaia di vaglia. Dopo la chiusura dell’esercizio, dovevo precompilare i vari moduli per poterli emettere l’indomani. Anche in quella occasione la Rappresentanza fu all’altezza della situazione, ricevendo i complimenti dall’Amministrazione della Ditta appaltatrice. Nel giro di pochi anni, la raccolta in depositi raggiunse livelli enormi, per cui, per il Regolamento del Banco, la figura del Rappresentante non poteva più gestire l’ingente giro di affari e, quindi, si rese necessario la trasformazione della stessa in Agenzia. Il 21 Giugno 1972, infatti, fu inaugurata la nuova sede e la nuova Agenzia. Fui assunto in qualità di Cassiere e la mattina del 4 ottobre dello stesso anno presi servizio presso la Filiale di Avellino. Tre anni dopo fui trasferito in Atripalda, dove subii due rapine a mano armata. Dopo la prima rapina dell’aprile del ‘75 la Direzione dispose di dotare l’Agenzia della cabina con il Metal detector. Nel novembre dell’’88, i malviventi, non potendo entrare in banca con le armi in pugno, pensarono bene di parcheggiare, la sera precedente, un “Maggiolino” della Wolkswagen dinanzi all’ufficio del Direttore. L’indomani verso le h. 11,00 entrarono in azione! Due rapinatori erano entrati regolarmente in banca ed appena la macchina ebbe sfondata la vetrata, si impossessarono delle armi, bloccarono la guardia e subito intimarono di mettere le mani in alto e rivolgersi verso il muro. Dare le spalle a dei malviventi armati non è cosa semplice! In quei frangenti pensai ai miei familiari e mi assalì un’ agghiacciante paura! Pensai subito di pregare ed, ad alta voce, incominciai a recitare le “Ave, o Maria”! Sentendo quella preghiera, sia i colleghi che i clienti si unirono anche loro a pregare in silenzio! Dopo alcuni momenti, alquanto concitati, i rapinatori fuggirono con un congruo bottino! A questo punto occorre fare una precisazione. Da quando ho preso servizio in questa Agenzia di Atripalda, per il mio carattere “molto alla mano”, i clienti, non potendomi chiamare confidenzialmente per nome, si rivolgevano a me con il saluto di “Don Mario”. Non potete immaginare quante battute partivano dai miei diletti colleghi! Ritorniamo ora all’episodio della rapina. Quando, ormai, era ritornata la calma e, già erano sopraggiunte le Forze dell’Ordine per iniziare le relative indagini, alla richiesta da parte di giornalista circa lo stato d’animo durante lo svolgersi dell’evento, un collega sentenziò tra l’altro: ”Paura? Don Mario celebrava Messa!”. Il giugno del ’90 ritornai in Filiale e mi congedai il 1° luglio del ’97, concludendo così la mia storia. Ritornando indietro nel tempo, quando la Famiglia Buttiglio era ancora al completo, ricordo le serate di fine d’anno trascorse a trascrivere con matita copiativa ed a tre copie tutti i saldi dei vari depositi( le dita dopo qualche ora rimanevano anchilosate!). Il lavoro si protraeva fino a notte inoltrata ed il brindisi del nuovo anno, a volte era anche rimandato. Ricordo anche che, un pomeriggio d’inverno, l’Ufficio Contabilità della Filiale richiese con urgenza un adempimento, che richiedeva del tempo per portarlo a termine e che l’indomani avrei dovuto spedire. Feci presente delle pessime condizioni del tempo e che di tanto in tanto veniva meno l’erogazione dell’energia elettrica. Erano giorni che nevicava ininterrottamente! Vana fu la mia precisazione! La Funzionaria, C.M., non volle sentire ragioni! A chiusura dell’esercizio del giorno, senza indugiare iniziai a compilare l’elaborato. Verso le 19,00 circa venne meno l’energia elettrica! Il freddo era pungente: senza riscaldamento ed al lume di una flebile candela! Nonostante tutto portai a termine l’adempimento e quando lasciai i locali del banco era verso le h. 22,30 e per la strada c’erano solo i lupi. Si, solo i lupi! In montagna, infatti, la neve era scesa in abbondanza già da diversi giorni, per cui, gli animali selvatici, non riuscendo più a procurarsi il cibo, furono costretti a scendere in paese. Mi armai di un bastone e con una indescrivibile paura riuscii a raggiungere la mia abitazione, che era alquanto distante e, fortunatamente, nella parte opposta rispetto al branco.
Potrei raccontare tanti altri episodi, ma…, se vi ho annoiato, beh, pazienza…! Non era nelle mie intenzioni!

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Una indimenticabile emozione (di Salvatore Cianciulli)

Anche la 16a edizione della Marcia della Pace va in archivio. I tantissimi "Grazie" che ci avete donato significano tutto per noi, sono la conferma che il nostro messaggio è stato accolto ed è arrivato dentro di voi. La Marcia della Pace è stata concepita nel 2004 da un gruppo di amici podisti. L'abbiamo alimentata, anno per anno, tra tante difficoltà, vista crescere ed affermarsi. Oggi che è quasi maggiorenne possiamo dire con certezza che non sappiamo chi di noi della vecchia guardia ci sarà il prossimo anno, ma che di sicuro ci sarà la 17a edizione, questo era il nostro sogno, e noi tutti la stiamo già aspettando. Al prossimo anno e GRAZIE per averci fatto vivere ancora una volta una indimenticabile emozione, perchè il nostro cuore si alimenta di emozioni. Salvatore Cianciulli

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