Il film "Sbandato!" di Antero Morroni, del 1955, racconta la storia del protagonista Francesco Baldi, Questo personaggio, interpretato daL montellese Ubaldo Gramaglia, trova rifugio presso una famiglia contadina dopo aver disertato durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli altri interpreti principali includono Annalanda, Leo Denni, Gino Piacenti e Antonietta Valenti, in ruoli che danno vita ai personaggi coinvolti nel movimento di resistenza. A PRESTO TUTTA LA STORIA ILLUSTRATA
Il film "Sbandato", diretto da Antero Morroni nel 1955, è stato successivamente riscoperto e pubblicato sul sito montella.eu. Questa versione è stata adattata e riscritta fedelmente da Vittorio Sica, basandosi su un libro illustrato, che ha preservato la storia del protagonista Francesco Baldi, noto anche come Baldo da Montella. L'adattamento si è concentrato sulla fedeltà alla narrazione originale, mantenendo intatti i temi centrali della resistenza e del sacrificio che contraddistinguono il film, così come le relazioni complesse tra i personaggi e il contesto storico della Seconda Guerra Mondiale. La pubblicazione su montella.eu ha dato nuova visibilità al film, riportando l'attenzione su una pellicola che aveva avuto una distribuzione limitata e diffusa soprattutto in ambito provinciale, a Montella fu proiettato al Cinema Fierro per 7 giorni .
Ha 28 anni ed è già titolare di una Stella Michelin, si tratta dello Chef Antonio Lepore, talento campano originario di Montella. Quando si tratta di tradizioni la sua cucina non conosce confini. Antonio è lo chef del “Biohotel Hermitage” e “Stube Hermitage” di Madonna di Campiglio in Trentino e quest’ anno partecipa, da “stellato”, al prestigioso evento Ischia Safari presso il Parco Termale NEGOMBO. La sorella Laura lo supporta amorevolmente sostenendolo nelle sue performance in Italia ed all’ estero. Per chi volesse approfondire :
Vincenzo Battista, ex portiere e allenatore di calcio, è scomparso il 7 settembre, lasciando un grande vuoto nel mondo del calcio campano e in particolare nella comunità sportiva di Montella e Avellino. Nato nel 1948, Battista ha iniziato la sua carriera calcistica come portiere della squadra di calcio Felice Scandone di Montella, un club della provincia di Avellino, dove ha giocato dal 1969 al 1975. In quel periodo, divenne un punto di riferimento per la squadra, grazie alle sue capacità tecniche e al suo carisma. Gli appassionati locali lo ricordano come un portiere di grande talento, sempre pronto a dare il massimo per la squadra.
Dopo aver appeso i guanti al chiodo, Battista intraprese la carriera di allenatore, specializzandosi nel formare giovani portieri. Entrò nello staff dell'Unione Sportiva Avellino, dove ricoprì il ruolo di preparatore dei portieri. Fu in questo ambiente che si guadagnò il rispetto e l'affetto di colleghi e giocatori. Il suo contributo non passò inosservato, e Vittorio Sica, un dipendente dell'Unione Sportiva Avellino negli anni '90, lo ricorda con grande affetto. Sica descrive Battista come una persona stimata e apprezzata, sia a livello umano che professionale. Era un uomo di poche parole, ma di grande competenza e passione per il calcio, sempre disposto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno.
Durante la sua carriera, Vincenzo Battista non fu soltanto un allenatore dei portieri. In un momento particolarmente delicato per l'Unione Sportiva Avellino, nel corso degli anni '90, Battista si trovò a dover prendere le redini della squadra come allenatore ad interim, sostituendo il tecnico Giuseppe Papadopulo. Quel periodo fu complesso per la squadra, ma Battista, con la sua calma e il suo impegno, riuscì a gestire la transizione fino all’arrivo di Zbigniew Boniek, leggendario calciatore polacco, che assunse successivamente il comando della panchina.
L'episodio che mi accingo a descrivere è tratto da una storia vera, una " True Story ", secondo l' inglese imperante! Debbo sinceramente confessare che nella narrazione, per imprimere più vigoria ed interesse alla stessa, mi sono concesso il permesso di aggiungerle qualche innocente e perdonabile licenza fantasiosa! Verso la fine della nostra adolescenza, avevamo costituita una compagnia di cinque amici, che, con un incisivo acrostico, avevamo intitolata "VOLTICONBRAFI", con le iniziali dei cognomi di ciascuno di noi. Eravamo degli sfigati perdigiorno, "Vitelloni" ante litteram, temerari e spregiudicati, pronti ad arrecare qualche innocente e puerile scherzo alle cose e alle persone! Ci cercavamo in continuazione godevamo e ci avvantaggiavamo nello stare insieme! Di sera, un giorno sì e quasi un giorno sempre, andavamo a bisbocciare, a base di polpette al sugo (carne senza osso!), presso la Trattoria di Zia Carmela
Uscivamo, poi, alquanto alticci, per le vie del paese, scarsamente o per nulla illuminate, e, spesso, accompagnati dalle note di una incerta chitarra, "cantavamo", (o più spesso urlavamo) le serenate, un pò qui e un pò lì, perturbando e sconvolgendo il primo sonno di intere famiglie! Il momento topico, il "clou" della serata si scatenava quando, a sorpresa, qualcuno di noi si precipitava a suonare a distesa il campanello delle silenti e tranquille abitazioni! Allora, si assisteva ad uno scompigliato e disperato fuggi, fuggi generale! Che dire? Eravamo giovani, impudenti, sfrontati, impertinenti, ma ci sentivamo onnipotenti e padroni assoluti del mondo e della nostra vita, con baldanzosa supponenza e spregiudicata arroganza! Molti nostri coetanei ci invidiavano e tentavano di far parte della nostra "consorteria" che, a guisa di setta segreta esoterica, non ammetteva altri adepti! Uno di questi si chiamava " Pacchia ", e sarebbe operazione ardua ed inutile cercare il motivo di tale epiteto. Abitava nel rione Fontana ed era dotato di una voce baritonale. Amava la musica, le canzoni italiane, ma soprattutto quelle napoletane. Il problema, il motivo ostativo era costituito dal fatto che la sua voce era dissonante : su cinque note, ne mortificava almeno tre! Insomma era stonato come una vecchia campana ed inconsapevole cantava, cantava sempre ed in modo particolare a notte fonda! Quella volta, incominciava ad albeggiare, volle cimentarsi nell' esecuzione della canzone di " 'O surdato 'nnammurato", pezzo che prediligeva in modo maniacale! Ai suoi sconnessi acuti, vibrarono anche i vetri delle finestre! Nel cortiletto del vicino, tra i bipedi razzolanti, si aggirava anche una gagliarda e tronfia gallina PADOVANA, che, grata per le cure e le attenzioni prodigatele, ogni giorno deponeva un grosso uovo per il suo datore di lavoro! Che dirvi? Era forse una musicomene? Sta di fatto che, quando fu investita dall' ultimo strozzato, sconvolgente acuto del cantante, determinata decise di scendere in sciopero a tempo indeterminato e di "scacare", cioè di non fare più uova! Grande furono la delusione e la disperazione del padrone per il comportamento dispettoso, ma competente del volatile produttivo! Egli, con la testimonianza e la combutta delle famiglie del luogo lo denunziarono per continuo ed ossessivo disturbo della quiete pubblica! E fu così che il povero Pacchia fu internato in uno dei manicomi, allora aperti e funzionanti e di lui non si seppe più nulla! Montella, 6 settembre 2024
Mario Giannone (Montella, 10 aprile 1910 – Napoli, 24 maggio 1989) è stato un presbitero, scrittore e militare italiano. Biografia Padre Mario Giannone fu ordinato sacerdote nell'anno 1934. Laureatosi in Lettere diventò professore nel Liceo Filosofico dei Vocazionisti di Napoli insegnando Italiano e Latino. Si arruolò volontario quale tenente cappellano militare degli alpini della Julia partecipando alle campagne militari della Seconda guerra mondiale, prima in Grecia e successivamente in Russia con la 303ª Sezione di Sanità ove fu fatto prigioniero nella famosa battaglia del Don nel 1943. Ritornando in patria solo nel lontano 19 luglio 1946 dopo avverse vicissitudini, che trascrisse nel suo libro La tentazione di un prete, fu nominato cappellano del Mausoleo di Posillipo (NA). Per il suo impegno in Russia tra i prigionieri italiani fu decorato con la Medaglia di Guerra al Valor militare nonché Cavaliere dell'ordine della Repubblica Italiana. Morì a Napoli nel 1989.
La tentazione di un prete • 1987. La campagna di Russia sul fronte del Don vide come protagoniste ben undici divisioni italiane – il cosiddetto «Armir» 1942/1943. Più di duecento mila uomini tutti schierati sul fiume Don dopo la travolgente avanzata dei primi mesi di guerra, che vide i tedeschi vicino a Mosca al centro, e vicino a Leningrado a Nord, e attorno a Stalingrado a Sud. Al centro di questo schieramento c'era «l'Armir», attestata su tutta la sponda occidentale del Don. Alla nostra sinistra, sullo stesso fronte, c'era l'Armata ungherese e, alla nostra destra, l'Armata Rumena. Contro tutto questo fronte si scatenò in dicembre 1942 l'offensiva preponderante delle Armate Russe.
Insegnante di religione per tanti di noi, Parroco della chiesa di Santa Lucia, Rettore del Santuario del Santissimo Salvatore ... Don Eugenio non è più.
Nutella, arriva quella vegana: al posto del latte ceci e sciroppo di riso . Prodotta a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, debutta in Italia, Francia e Belgio - In questi giorni, sugli scaffali dei supermercati arriva la Nutella plant-based, la versione 100% vegetale della crema spalmabile di Ferrero. A 60 anni dal primo vasetto - era il 1964 quando la nuova crema a base di nocciole e cacao debuttava - l'azienda di Alba (Cuneo) porta sul mercato la nuova ricetta che risponde innanzitutto alla domanda di chi segue una dieta a prevalenza vegetale senza bandire le proteine animali, i cosiddetti flexitariani, che in Italia si stima siano 12,5 milioni. Ma parla anche a chi ha intolleranze al lattosio. Come la classica, anche questa versione è senza glutine ma in più è "certificata dalla Vegetarian Society come 'vegan approved'", strizzando l'occhio anche a chi ha abbracciato questo tipo di dieta. La nuova versione Nella nuova versione, che si distingue dalla classica per il tappo verde, dai sette ingredienti classici (zucchero, olio di palma, nocciole, latte scremato in polvere, cacao magro, emulsionanti: lecitine di soia, vanillina) scompare il latte. Al suo posto ingredienti di origine vegetale, come i ceci e lo sciroppo di riso, che la rendono adatta agli intolleranti, ma non a chi è allergico, avverte l'azienda, perché prodotta in uno stabilimento che il latte lo utilizza.
Frank Marano Morì durante la Prima Guerra Mondiale con la divisa Usa: la storia di un montellese - Francesco “Frank” Marano nacque a Montella, in provincia di Avellino, nel 1901 da papà Innocenzo e mamma Anna Maria. La sua famiglia emigrò alla ricerca del “sogno americano” ed arrivò negli Stati Uniti nel 1903. Qui si stabilì inizialmente a Philadelphia in Pennsylvania. Successivamente il giovane “Frank” trovò lavoro a Camden, nel New Jersey, presso la “Victor Talking Machine Company” (l’azienda produttrice di grammofoni e famosa per il logo raffigurante un cane intento ad ascoltare i suoni che provengono dalla tromba, la famosa «la voce del padrone» o “his master’s voice”)
Tutto sembrava andare per il meglio, poi lo scoppio della Prima Guerra Mondiale che, purtroppo, rovinò tutto. Frank fu chiamato alle armi e fu mandato, nel giugno del 1917, ad addestrarsi, “piastrina identificativa n. 2386848”, a Gettysburg in Pennsylvania. Fu assegnato alla 61° fanteria, Compagnia D, 5° Divisione.
Arrivò il Francia il 1 maggio del 1918. Il 12 settembre del 1918 con la 5° Divisione prese parte all’attacco di Saint-Mihiel. In coraggiosa azione oltre le linee nemiche rimase gravemente ferito. Morì il 15 ottobre del 1918 e la notizia della sua dipartita venne notificata nelle mani della povera madre. Questo il sacrificio che compì Francesco per onorare la divisa degli Stati Uniti.
Oggi Francesco “Frank” riposa nel “Holy Cross Cemetery” di Yeadon in Pennsylvania. Il suo nome è riportato da “Soldiers of the Great War – Fallen Pennsylvanians of World War I “ e da “World War I – Casualties of American Army Overseas”. Alla memoria gli venne assegnata anche la “Purple Heart”.
Successivamente alla sua morte, i genitori fecero ritorno in Italia, ma nel 1921 però Innocenzo ed Anna Maria tornarono negli Stati Uniti e giunsero ad “Ellis Island” sulla nave “Dante Alighieri”.
Aurelio Fierro TRIO JOICE Fragole e Cappellini Panzeri - Seracini) Orchestra diretta dal M°.FEDERICO BERGAMINI SANREMO ANNO 1958 Video trasmesso da Rai 1 il 28 agosto 2024 su Techetechetè
Era una serata d’estate a Montella, quando il cielo, ancora azzurro nonostante l'ora tarda, si preparava a cedere il passo alla notte. Le strade di Montella erano silenziose, interrotte solo dal fruscio delle foglie mosse da un vento leggero e dal lontano canto dei grilli. Ma quella sera non sarebbe stata come le altre: Roberto, un giovane di Montella, aveva deciso di fare una sorpresa alla sua promessa sposa, Denise. Roberto, uomo di grande cuore e con una passione per la musica, aveva organizzato tutto nei minimi dettagli. Con l'aiuto di alcuni amici musicisti, si era preparato per fare una serenata alla donna che presto avrebbe sposato. I musicisti portavano con sé strumenti che sembravano usciti da un'altra epoca: chitarre, mandolini, clarinetto e fisarmonica , tutti pronti a creare una melodia capace di incantare chiunque l'avesse udita.
Mentre il gruppo si avvicinava alla casa di Denise, l’aria era carica di un’attesa vibrante. Roberto, in pantaloncini corti con una maglietta rossa, il cuore che batteva forte nel petto, si fermò sotto la finestra della sua amata. Con un cenno del capo, diede il via alla musica. Le prime note si diffusero nell'aria, dolci e avvolgenti, accompagnate dalla sua voce che intonava una canzone d’amore, scelta appositamente per lei. “ Mena la funa e menela “ Le note si diffusero per le strade di Montella, e i vicini, attratti da quella melodia inaspettata, iniziarono ad affacciarsi alle finestre. Alcuni uscirono dalle case, curiosi di vedere chi fosse l’autore di quella serenata. Era un evento raro, qualcosa che ricordava i tempi passati, e per questo ancora più speciale. Le persone si scambiarono sorrisi complici, riconoscendo nella figura di Roberto l’innamorato che cantava per la sua Denise. Intanto, Denise era nella sua stanza, seduta sul bordo del letto, con il cuore che sembrava battere in sintonia con la musica. Sapeva che Roberto stava per arrivare, ma non immaginava una sorpresa così romantica.
Quando le note della chitarra si fecero più vicine, si alzò e andò alla finestra. Il suo cuore si riempì di emozione, e non poté fare a meno di sorridere. Ma la sorpresa non finiva lì. Mentre i musicisti continuavano a suonare e la melodia riempiva l’aria della notte, Roberto, senza smettere di cantare, prese una scala che aveva nascosto poco distante. Con passi decisi, cominciò a salire, avvicinandosi alla finestra della sua amata. Ogni passo era un gesto d’amore, e la gente che lo osservava tratteneva il fiato, quasi come se stesse assistendo a un momento magico. Denise, vedendo Roberto salire, si affacciò alla finestra con il cuore colmo di gioia. Quando finalmente Roberto fu di fronte a lei, i loro sguardi si incontrarono, e in quel momento sembrò che tutto il mondo intorno a loro si fosse fermato. La musica continuava, ma per loro esistevano solo i loro occhi, pieni d’amore e di promesse per il futuro. Con un gesto delicato, Roberto le porse un piccolo bouquet di fiori, che aveva nascosto, Denise, con le mani tremanti per l'emozione, lo prese e lo portò al viso per sentirne il profumo. Poi, senza dire una parola, allungò la mano verso di lui, invitandolo a raggiungerla dentro la casa. La musica si spense lentamente, e il piccolo pubblico di vicini che aveva assistito alla scena cominciò ad applaudire, felice per i due innamorati.
Quella notte a Montella, sotto un cielo stellato, Roberto e Denise insieme a tutti i suoi amici, parenti e vicinato iniziarono una cena con tante prelibatezze del luogo. Video di Riccardo Cianciulli Testo di Vittorio Sica Montella.eu
Domenica 25 agosto 2024 Santuario S Salvatore Messa e benedizione delle fioriere in memoria di Gianluca Fatale , i ringraziamnti della madre e la commozione di tutti.
Montella 25 agosto "Campana sì.. e sona.."è un gruppo di amici non formale uniti dalla passione per il Santuario del SS. Salvatore di Montella (AV) e la sua campana. oggi hanno suonato per Gianluca Fatale
A Gianfranco Clemente, un’icona dell’inclusione salita in cielo. di Damiano Rino de Stefano - Carissimo Gianfranco, la tua presenza “familiare” in mezzo a noi, nella comunità di Montella, è stata emblematica e rivoluzionaria. Hai lasciato un segno indelebile nelle menti e, soprattutto, nei cuori di tutti noi. Presenza discreta, mite e, ineffabilmente “attraente”; la rivoluzione silenziosa è stata incisiva – coinvolgente e popolare – hai contribuito efficacemente a superare ogni barriera e pregiudizio, con la tua storia, la tua vita. Il tuo modo è stato garbato – naturalmente – e incisivo – umanamente. Sei stato un dono del Signore che ora ti abbraccia in Paradiso, come ha evidenziato don Michele al tuo funerale. In chiesa per le esequie, hanno partecipato con palpabile commozione, in tantissimi – tuoi amici – la tua presenza fisica non è più tra noi, ma aleggia in ogni angolo dei luoghi che frequentavi abitualmente, nel centro cittadino. Ti immaginiamo, in particolare, davanti al club Napoli – San Francesco, sodalizio benemerito, i cui soci (oggi circa 300) ti hanno accolto Figlio – Fratello. Il club, fondato nel 2008, con gli auspici dei frati francescani (in particolare fra’ Roberto all’inizio e oggi fra’ Mario), ha avuto primo presidente Aurelio Dragonetti e, quindi, Fiorella Volpe, Salvatore Rizzo e attualmente Massimo Volpe. Anche altri club sportivi Inter e Juve hanno avuto riguardo, considerazione e affetto nei tuoi confronti. La Misericordia e il CENTRO DIALISI “S. Bartoli” hanno evidenziato pubblicamente di aver beneficiato della tua speciale amicizia. Anche noi dell’Autilia, per un certo periodo, caro Gianfranco, abbiamo condiviso con te le nostre attività e la tua persona era molto cara a tutti. È doveroso ricordare che l’associazionismo – con le sue opportunità di frequentazione assidua e condivisione dei vissuti, contribuisce a rinsaldare relazioni e costruire legami amicali, fondati sulla reciprocità e sul rispetto.
Carissimo Gianfranco, ti ricorderemo per sempre, TESTIMONE ESEMPLARE DI INCLUSIONE PRATICATA, realizzatasi per l’amicizia vera e sincera che ti hanno donato tante belle persone. Tutti avevano premure e attenzioni nei tuoi confronti, a tutti elargivi uno sguardo appagante, che rifletteva semplicità e autenticità. Hai gettato un seme importante per tutti, insieme e nel tuo ricordo dovremmo coltivarlo giorno per giorno. È il miglior modo per onorare la tua storia davvero speciale, una vera e propria favola dell’inclusione. Un pensiero affettuoso a tua madre, Maria, che ti ha accompagnato amorevolmente in ogni attimo della tua vita, inverando compiutamente il nostro meraviglioso detto FIGLIO MIO, IATO MIO. Damiano Rino de Stefano Montella, 21 ago. 24
Lucia Travaini, autrice di un'originale opera che arricchisce la nostra terra. Il tesoro di Montella, Napoli, Museo Nazionale Archeologico. Il tesoro è composto da 210 monete d’oro: 61 ducati di Venezia [2 Pietro Gradenigo (1289-1311), 4 Giovanni Soranzo (1312-1328), 16 Francesco Dandolo (1329-1339), 8 Bartolomeo Gradenigo (1339- 1342), 31 Andrea Dandolo (1343-1354)]; 89 fiorini di Firenze (1252/1260-1347), 59 imitazioni del fiorino prodotte in diverse zecche europee (si veda il sommario), 1 fiorino falso (breve notizia del tesoro in MEC 14, p. 419). La data di occultamento si fissa intorno al 1354, per la presenza di un fiorino di Carlo V di Valois Delfinato (1353-54, ante giugno 1354), 2 fiorini d’Orange 1350-54, 1 fiorino di Bolco di Schweidnitz c.1345-51; tutti i fiorini di Ungheria sono anteriori al 1353. E’ un tesoro unico per composizione e data, e offre importanti dati su diverse zecche, inclusi legamenti di conio per Firenze, Venezia e Ungheria. Il catalogo è preceduto da introduzioni storiche su tutte le zecche (Matteo Broggini, Hannes Lowagie, Roman Zaoral, e Borys Paszkiewicz).
24 anni fa, come oggi, si spegneva all’età di 77 anni Pade Silvio Stolfi, nativo di Avigliano (PZ) dove è sepolto. Per diversi anni visse a Montella nel Convento di San Francesco a Folloni. Padre Silvio era un predicatore d’altri tempi, amava il francescanesimo e le cose semplici. I suoi “fuochi”, per la festa di San Francesco, sono stati proverbiali come le sue prediche. Lo ricordiamo con grande affetto
Il bacino acquifero di Montella un patrimonio da preservare - Montella ha avuto la fortuna di avere sul proprio territorio uno dei bacini acquiferi più grandi e importanti d'Italia con sorgenti montane di acque purissime sufficienti ad alimentare l'approvvigionamento idrico di molti comuni irpini, fino ad integrare anche gli acquedotti di grandi città e dell'acquedotto Pugliese. Ad oggi per numerose ragioni, la situazione locale e nazionale della gestione della risorsa acqua, che per un referendum doveva diventare pubblica, lascia a desiderare. Dove è in mano pubblica a carattere consortile, come nel caso della Società Alto Calore abbiamo serie difficoltà economiche e gestionali dovute a mio avviso principalmente dal dover mantenere perfettamente funzionanti i siti di captazione, gli impianti di potabilizzazione, le vecchie ed obsolete reti distributive, la purificazione delle acque bianche e nere reflue.
Quando anche una delle suddette cose non rispondono ai requisiti ottimali per cui sono state progettate, si cade in incresciosi disservizi, con soventi, prolungate interruzioni della distribuzione e cosa ancor più grave, quando la mancata depurazione inquina o rischia di inquinare la falda e il grande fiume sotterraneo alimentato dalle numerosi inghiottitoi carsici esistenti nella zona. Le società pubbliche per l'acqua, a mio avviso hanno un difetto gestionale dovuto all'interferenza dei partiti politici, che cercano ognuno di nominare dirigenti di loro gradimento, spesso risultati non all'altezza dei compiti ad alto livello richiesti. In alcuni casi per ovviare a questo problema e a problemi economici dovuti ai grandi investimenti necessari, si sono costituite società miste pubbliche-private.
In altri casi si è disatteso il risultato del referendum, affidando ad alcune S.p.A. tutti i problemi gestionali dell'intero pacchetto acqua e anche di altri settori, quali la raccolta dei rifiuti, le reti di distribuzione del gas etc. Di conseguenza è logico che gli investitori privati, mettendo a disposizione i loro capitali, esigano dei lauti ritorni in interessi che nessuno potrà controllare. Gli scopi della gestione pubblica dovrebbero essere quelli di garantire degli ottimi servizi, con utili contenuti sufficienti a reperire le risorse necessarie, alla costruzione di nuovi impianti, al mantenimento, la manutenzione e la conduzione di tutto l'esistente. A mio avviso la situazione economica è il fattore più importante e oltretutto riguarda principalmente le tariffe da applicare agli utenti, che il sistema pubblico dovrebbe mantenere su livelli accettabili ed è per questo che i cittadini al referendum del 2011 preferirono il pubblico al privato. Alcune delle nostre amministrazioni, cercano di costituire delle società miste con prevalenza di capitali pubblici, sperando così di poter migliorare servizi e tariffe, non sappiamo se questa sarà una buona soluzione, sappiamo però che per dei comparti così complessi oltre ai capitali, servono bravissimi e onesti manager dirigenziali, staff tecnici di alto livello e strutture all'avanguardia. Parlando ora della situazione dell'approvvigionamento idrico e della depurazione delle acque reflue a Montella, l'attuale Amministrazione Comunale, con a capo il Sindaco Rino Rizieri Buonopane, che ricopre la carica di Presidente della Provincia di Avellino, dovrebbe, quale doppio azionista della Società Alto Calore, far sentire in seno alla stessa e con più determinazione quelle che sono le rimostranze dei cittadini montellesi, riguardo ai sempre più frequenti disservizi in merito.
Norristown agosto 2024 Processione annuale guidata dai membri di Holy Saviour Club . Dopo la processione tutti a pranzo all'interno del club, la sera tutti fuori la piazzetta per godere di tante squisite prelibatezze che ricordano Montella - montella.eu ringrazia Tom DiBello
È da un po' che sto valutando di rompere il mio silenzio. Visto il perseverare della latitanza e del silenzio dell'Ente comunale, nella sua espressione politica e tecnica, alle richieste dei residenti riguardo lo stato inaccettabile e il disagio prolungato dovuto all'abbattimento dei fabbricati in via Ciociola, ritengo necessario esprimermi. Questa è una storia di 44 anni di abbandono.
A 40 anni dalla fondazione della Misericordia di Montella vogliamo condividere con tutto il popolo montellese parte della sua storia. Solamente attraverso la divulgazione, che sia essa orale o scritta, la memoria storica continua a vivere e con essa la verità. Proteggiamola. Chi scrive sono i testimoni attivi della realtà dei fatti narrati. Fatti che ora vi raccontiamo attraverso questa lettera aperta.
Novembre del 1983: ad Avellino nasceva una bambina di Montella con una rara malformazione all’esofago (atresia esofagea). Le mancava il tratto di collegamento che dalla trachea arrivava allo stomaco, la piccola non era in grado di alimentarsi.
A poche ore dalla sua nascita venne trasferita d’urgenza all’Ospedale Pediatrico Santo Bono di Napoli. Passano i mesi e alla piccola non veniva data alcuna speranza di sopravvivenza; nel frattempo le era stato applicato un tubicino direttamente allo stomaco dal quale si iniettavano gli alimenti minimi per tenerla in vita.
A circa sei mesi il peso della neonata era costantemente in diminuzione. Si attendeva il decesso da un momento all’altro. I genitori tentarono di mettersi in contatto con una prestigiosa Università Inglese, dove, da alcune notizie ricevute si presumeva potessero aiutarli: inviarono a Londra una lettera scritta a mano da un noto e stimato insegnante di inglese di Montella. Purtroppo nessuna risposta arrivò.