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Supplica alla Madonna di Pompei

In questi tempi difficili ci sembra più che mai opportuno pubblicare il testo della Supplica alla Madonna di Pompei, chi vuole la reciti con noi.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.   O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie. Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono. O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.
Ave Maria
È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia! O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave Maria
Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti, Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
Ave Maria
Chiediamo la benedizione a Maria
Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l’amore tuo costante ed in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla Società umana. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario. O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comun…

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Montella, conferita la cittadinanza onoraria per Patrick Zaki

Il Consiglio comunale di Montella, all’unanimità, ha conferito la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki. La decisione votata dopo l’accorato intervento del Capogruppo di maggioranza, consigliere Salvatore Maio.

“Nessun atto è vano se contribuisce alla consapevolezza, alla crescita, alla volontà di poter avere diritti e libertà, lo insegna la nostra storia, lo hanno insegnato i partigiani che omaggiamo nella festa della Liberazione del 25 aprile, lo hanno insegnato i tanti Paesi che ci hanno aiutato a scacciare l’orda nazi-fascista, lo hanno insegnato i Padri Costituenti e tutti coloro che, negli anni, hanno creduto e lottato per una società più giusta e riconoscente di fondamentali e molteplici diritti civili, politici, sociali.

Al di là della provenienza, Patrick Zaki, 28 anni, è un ragazzo, uno studente come lo sono i nostri figli, come lo sono ragazzi italiani, armati soltanto di sogni ed ideali che troppo spesso ne dimentichiamo l’importanza. Patrick, senza nessuna accusa seria è detenuto nelle carceri egiziane dal 7 febbraio 2020 dove è stato picchiato e torturato con scariche elettriche; Patrick al pari dei nostri figli è cittadino del mondo, non possiamo, noi, voltare la faccia, non vedere, non sentire.

Noi abbiamo l’obbligo morale di essere presenti, lo dobbiamo alla nostra coscienza democratica, lo dobbiamo a Patrick, alla memoria del nOstro connazionale Giulio Regeni, 28 anni come Patrick, parimenti torturato e tragicamente ammazzato in quello stesso Stato. Parafrasando una locuzione latina, diciamo, oggi, “la cittadinanza ad uno, per onorarne cento.” E’ con queste premesse che rivolgiamo l’appello ad ogni componente la minoranza di questa Amministrazione, affinchè lo raccolgano e votare all’unanimità un SI’ convinto, senza se e senza ma. E’ vero che è un atto simbolico, ma ha una importantissima valenza sociologica/culturale, perché i diritti universali, come la libertà, sono per tutti, di tutti, non hanno colore politico, sono trasversali, e sono il frutto di una coscienza civile che dovrebbe essere insita in ognuno di noi, per la storia che ci ha reso cittadini liberi”.

DA ANTEPRIMA 24

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Consiglio Comunale 30 aprile 2021 ore 9.00 diretta streaming

Visto il T.U. delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, approvato con D. Lgs. 18 agosto 2000 n. 267;  Visto il vigente Statuto comunale; Visto il vigente Regolamento di Funzionamento del Consiglio Comunale;   

 

 

                                                       IL SINDACO  DISPONE

La convocazione del Consiglio Comunale, presso la Biblioteca Comunale in Piazza Bartoli, in sessione ordinaria, seduta pubblica, con le limitazioni imposte dalle disposizioni vigenti in materia di emergenza Covid-19, per il giorno 30 aprile 2021 alle ore 09:00 in prima convocazione e per il giorno 3 maggio 2021 alle ore 09:00 in seconda convocazione, per trattare il seguente ordine del g10rno:

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Montella “Maledetta”- 3° puntata Un montellese “cattivo”, Pasquale Bosco di Mario Garofalo

Un altro personaggio che con il suo operato, con la sua indole votata alla cattiveria, con la sua psiche malvagia e deviata, contribuì a corroborare e a diffondere la malafama di Montella come terra “maledetta”, fertile di crimini, di persone ostili, leste di mano e sempre pronte al misfatto, fu il montellese Pasquale Bosco.
L’epiteto di “mal paese” era stato coniato fin dal Seicento e si era andato maggiormente radicando, nell’opinione comune e nelle controversie con i paesi limitrofi (Cassano, Nusco, Montemarano, Bagnoli…), nel corso dell’Ottocento, soprattutto a causa dei briganti che infestavano i suoi monti e i suoi boschi –molti erano nativi del comune- e per la lunga teoria di delitti che in passato vi erano stati perpetrati, per vendette personali o per faide familiari. In realtà l’ambiente montellese non era affatto diverso da quello degli altri comuni irpini, e tuttavia la locuzione di paese –spauracchio,abitato da “mala gente” gli rimaneva appiccicato per lo più come pretestuosa manifestazione di rivalità campanilistica. Infine , fino alla prima metà del ‘900, era diventato uno stanco e retorico appellativo stereotipato e surrettizio.
Come le altre due figure già illustrate ( Fabio Goglia e Ciccio Pascale) anche Pasquale Bosco proveniva da famiglia ragguardevole, di buone tradizioni, con tanto di stemma gentilizio (albero diramato nel campo dello scudo montellese), ma si rivelò presto malapianta germinata da buon seme! Il suo bisnonno, Domenico, era stato apprezzato dottor fisico (chirurgo) e sindaco di Montella; suo nonno Cesare Bosco si era distinto a Napoli come valoroso principe del foro. Laureato in utroque iure, si acquistò gran fama di giurista, tanto da essere nominato dal re Carlo III di Borbone Regio Consigliere e dallo stesso monarca designato come istitutore del figlio (futuro re Ferdinando IV) : un incarico questo che, tuttavia, non potè di fatto esercitare, essendo venuto a morte nell’anno 1752, quando l’infante Ferdinando aveva appena un anno di vita. Erroneamente lo Scandone ne fissò, invece, il decesso nel 1755, implicitamente riconoscendone, forse per eccesso municipalistico, l’espletamento di quel prestigioso incarico per quattro anni.
Suo zio, il sacerdote e avvocato Alessandro Bosco, già vicario dell’arcivescovo di Napoli, verrà ricordato come uno dei più benemeriti cittadini di Montella. Alla sua morte (1765) con testamento olografo lasciò parte della sua eredità per l’istituzione, presso la parrocchia di San Nicola, del “Monte Bosco”, un ente con finalità caritative destinato a “distribuzione in elemosine, medicine, vestimenti per gli ignudi, e maritaggi a donzelle povere, avendo riguardo a quelle della sua parrocchia”, specialmente alle zitelle indigenti sovente costrette a finire nel precipizio della prostituzione. “Finchè fu amministrato –scrive Domenico Ciociola- secondo la volontà del fondatore fu il Monte un vero tesoro per tutti i poveri, ma più per quelli di Garzano, ma quando vi pose mano la [Commissione] Beneficienza ai poveri fu sostituito gravoso ratizzo”. In seguito, e per tutto l’Ottocento, il Monte venne soppiantato dalla Congrega della Carità, che “immemore dei benefici di Bosco” non fu immune da corruzioni e scandali.
Pasquale Bosco nacque a Montella da Gaetano nel 1750, nel palazzo avito (che passerà poi in proprietà della famiglia Capone) di rione Garzano. Fin da giovane studente aveva contrastato, insieme al padre e agli zii Domenico e Nicola (figli di Cesare) l’esecuzione delle volontà testamentarie del defunto zio Alessandro, impugnandone vanamente il testamento sia per la parte in cui si assegnava una cospicua parte dell’eredità all’erezione del Monte Bosco, sia per la parte successoria della casa di famiglia: cosi rivelando presto l’aspetto litigioso, egoistico e violento del suo carattere. Spostatosi a Napoli, seguì studi giuridici, ma non risulta che abbia mai conseguito il titolo accademico, nonostante millantasse in ogni occasione una sua “straordinaria” padronanza del diritto criminale. Entrato nella Guardia di Polizia di Stato, espletò il tirocinio professionale alla scuola del famigerato cagnotto Francesco Caccia. Acquistò bieca nomea di “cacciatore” e persecutore feroce di giacobini durante la congiura repubblicana del 1794, che –come è noto- presto scoperta ed abortita grazie ad interessate delazioni finì tragicamente, con carcerazioni e condanne a morte, tra cui quella del giovane avvocato di Montoro Vincenzo Galiani. Raggiunto il grado di Sovrintendente di Polizia e nominato per designazione regia deputato nella Giunta di Stato per le inquisizioni e processi dei rei di stato dal 1796 al 1798, espletò tali incarichi con una crudeltà ed uno zelo maniacale di persecuzione, portato ai limiti di un parossistico sadismo inquisitorio, che gli valse nell’ambiente partenopeo lo spregiativo e fosco appellativo di “terrore di Napoli”. Nella sua funzione di giudice accusatore applicò sempre con cieca e spietata pervicacia il metodo della intimidazione, della violenza fisica e psicologica, del sospetto e della sopraffazione. Trasse in arresto perfino il Reggente della Vicaria Luigi dei Medici, infondatamente sospettato di aver capeggiato la congiura. Il giacobino Giuseppe Albarelli, ex governatore di Nusco, che della sua conoscenza aveva fatto triste esperienza, in un suo memoriale difensivo pubblicato nel 1799 ne ha lasciato questo impietoso quanto icastico ritratto morale:
Pasquale Bosco era di un carattere originale; ricco per le sue rendite, ma povero perché spendea tutto per il tiranno; presuntuoso di sapere specialmente il codice criminale, ed è di una ignoranza statuaria; vanaglorioso, insultante, e poi adultore vile al segno che fa schifo; insomma un ambizioso senza misura ed una balordaggine illimitata, con una lingua estremamente bugiarda che facea deridersi da tutti. Ad un uomo di tal sorta dava Pignatelli a rivedere i processi delle cause, che strappava da’ tribunali collegiati, allorchè questo ministro di iniquità si cacciò in testa di fondere Napoli nel crogiuolo dell’empietà sua… Bosco diceva sovente che, se suo padre fosse stato vivo, egli lo avrebbe denunciato e carcerato.
che Benedetto Croce considerò il ritratto del “tipo di un satellite di polizia fanatico e disinteressato”. Vincenzo Cuoco, l’autore del Saggio storico sulla Rivoluzione di Napoli , scrisse che il nome di Bosco e quello dei tanti “scellerati” giudici di quei processi, “la giusta vendetta della posterità non deve permettere che cadano nell’oblio”.
Agli inizi del 1799, con i francesi di Napoleone alle porte di Napoli, ottusamente fedele alla monarchia e per sottrarsi a possibili ritorsioni da parte delle vittime dei suoi abusi e sevizie, seguì re Ferdinando in Sicilia.
Durante la breve stagione repubblicana del’99 si aggregò al raccogliticcio esercito sanfedista del cardinale Ruffo in Calabria, dove si industriò a procacciare fra i contadini proseliti antirivoluzionari. Durante la restaurazione borbonica il suo fanatismo legittimista ed anti giacobino venne formalmente premiato dal re, con la riconferma nella carica di Sovrintendente di Polizia e con un sostanzioso incremento stipendiale, al quale potè sommare anche una pensione annua ricavata dai beni confiscati dei rei di stato, a parziale risarcimento –sostenne- delle spese “di suo”, impiegate per la “buona causa”. Dopo un breve periodo di soggiorno in terra di Gesualdo, ove possedeva proprietà, tornato a Napoli si diede ad organizzare e capeggiare, con il subdolo beneplacito della regina Carolina, una congiura che aveva lo scopo di indurre la plebe partenopea al “massacro generale dei cosi detti amici de’francesi e degli indifferenti sino all’estirpazione totale delle famiglie”. Ma la orchestrata congiura (ignota al re) non andò in porto perché prontamente scoperta e bloccata dal capo della polizia Ferdinando Marulli, Duca d’Ascoli. Solo grazie all’intervento della regina ( che era stata connivente) il Nostro poté sottrarsi a più spiacevoli e gravi conseguenze.
Già giubilato con misero obolo mensile di ducati 25, dopo una brevissima detenzione, venne comunque confinato ai domiciliari a Gesualdo, “sotto pena di vita, tornando a Napoli, e confisca di beni, e con l’incarico al Preside per Bosco di invigilare sulla sua condotta e riscontrarne S.M settimanalmente”. Ma già quindici giorni dopo l’arrivo a Gesualdo, riuscì ad eludere la disaccorta vigilanza e poté raggiungere Montella. Nel paese natio cercò inutilmente di arruolare adepti alla causa antigiacobbina. Tentò, con poca fortuna, di riallacciare rapporti con alcuni vecchi elementi filo borbonici del paese, i quali, per prudente timore di compromissione, evitarono di incontrarlo e di frequentarlo, come risulta da alcune lettere di Giuseppe Capone al nipote Andrea Capone, esponenti di una famiglia da sempre amica dei Bosco. Tornato a Gesualdo e datosi alla macchia, venne infine catturato dalla colonna mobile del Gen. Arcovito. Trascinato a Napoli, il 3 Maggio 1806 sfilò incatenato insieme ad altri arrestati, per essere rinchiuso nelle carceri della Vicaria. Narra Carlo de Nicola, un cronista napoletano contemporaneo (legato a Montella per aver sposato una Pascale del luogo):
Tra i quali il conosciutissimo giudice di polizia D.Pasquale Bosco, che si è portato carico di catene su d’un somaro e camminava in mezzo ai più crudeli insulti che dai circostanti gli si facevano… Sarà giunto il termine dei giorni suoi; ma quante famiglie non hanno pianto per lui nel tempo del suo favore e dell’inquisizione di stato del 1799, non che della precedente del 1796 e 1797!
Nella prigione napoletana, presagendo la sua fine imminente, dettò testamento a favore della moglie Caterina Viscardi e, improle, in subordine del nipote Gennaro Bosco. In settembre, con altri detenuti politici ritenuti pericolosi, fu deportato in Piemonte nella gelida fortezza alpina di Fenestrelle. Ormai affranto e preda di un progressivo squilibrio mentale, psichicamente disturbato, sentitosi abbandonato anche dai beneficiati consorte e nipote, ritrattò il testamento e devolse tutti i suoi averi a certa Elisabetta Andriele, moglie del suo carceriere, che forse gli aveva dimostrato sentimenti di compassione o, più probabilmente, l’aveva circuito. Solo e derelitto, ostaggio della sua follia, si spense il 5 agosto 1810 all’età di anni sessanta.

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Buon anniversario a Claudio e Camilla Sica

Buon 68 ° Anniversario di matrimonio a Claudio e Camilla Sica sposati 68 anni fa il 23 aprile nella Basilica Minore dei Santi Filippo e Giacomo a Cortina d'Ampezzo .Un augurio affinché il vostro anniversario sia il rinnovo di una dolce promessa

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Consegna Borsa di studio” in memoria del prof. Aretino Volpe, preside. 17 aprile 2021

Sabato 17 aprile 2021, alle ore 10:30, a dieci anni dalla scomparsa del prof. Aretino Volpe, nell’Aula Magna a lui intitolata dell’Istituto R. D’Aquino di Montella, sarà consegnata agli alunni Barbone Federico, Desiderato Ludovica e Sabatino Mario della V A dell’Istituto R. D’Aquino di Montella per l’anno.scol. 2019/2020   la Borsa di studio in memoria  prof. Aretino Volpe, preside I familiari del Prof. Aretino Volpe, dal 2011, anno della sua dipartita, hanno istituito una Borsa di studio alla memoria, al fine per tramandarne il ricordo presso le nuove generazioni di alunni dell’Istituto di Istruzione Superiore “R. d’Aquino” di Montella e per ricordarlo nel modo più aderente ai valori che hanno contraddistinto il suo agire professionale ed umano.
La Borsa, destinata agli alunni delle classi quinte del Liceo Scientifico Statale “R. d’Aquino” di Montella che conseguono il miglior risultato scolastico nell’anno di riferimento, vuole ricordare il prof. Volpe agli studenti della Scuola di cui è stato per venti anni Docente di Italiano e Latino e poi, per altri dieci anni, Dirigente scolastico e nella quale ha impegnato le sue energie professionali e umane perché il Liceo Scientifico R. D’Aquino si affermasse come una scuola di qualità e d’innovazione, agenzia educativa autorevole e riferimento per le famiglie e per il territorio.
Il prof Aretino Volpe ha, infatti, sempre e fortemente creduto in una Scuola pubblica, inclusiva, democratica e nello stesso tempo meritocratica, che sapesse offrire opportunità educative a tutti ma anche capace di riconoscere i meritevoli e di premiarne il talento.
La sua azione è stata ampiamente riconosciuta dalla Scuola che nel 2011 gli ha intitolato l’Aula Magna.

Segui la cerimonia il diretta il 17 aprile su http://meet.google.com/wow-qwek-xqq

 

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Inizio refezione scuola dell'infanzia nella sede di Sorbo Montella

IL SERVIZIO DI REFEZIONE SCOLASTICA PER LA SCUOLA DELL'INFANZIA DI SORBO E DI CAMPO DEI PRETI NELLA SEDE DI SORBO AVRA' INIZIO A PARTIRE DAL 19 APRILE 2021 .Per la consegna  della ricevuta di versamento ed il ritiro del blocchetto mensa. L'utenza dovrà rivolgersi all'ufficio ragioneria 1° piano  della Casa Comunale ( Rag. Chieffo Ivonne ) nei giorni di lunedì e giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.30 alle ore 17.30

>VEDI L'AVVISO <

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Incendio in una abitazione di Montella

MONTELLA – Una squadra dei Vigili del Fuoco di Montella, è intervenuta intorno in via del Corso, per un incendio che vedeva coinvolto un’abitazione del posto. Le fiamme scaturite per un probabile surriscaldamento di una stufa dell’abitazione, sono state prontamente spente dai Caschi Rossi, i quali giunti sul posto hanno dovuto intervenire dall’interno con non poche difficoltà, ma salvando il resto dell’abitazione. Sul posto i Carabinieri della locale Compagnia, per i rilievi di loro competenza.

 

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Rimozione dei prefabbricati dello “Schito” e di “Campo dei Preti”.

Da qualche giorno abbiamo ripreso la rimozione dei prefabbricati dello “Schito” e di “Campo dei Preti”.
Un lavoro non facile da realizzare, anche rispetto ai fondi che questa amministrazione ha dovuto reperire.
Passo dopo passo però, ci avviamo a mettere fine ad una situazione che per troppi anni è stata trascurata. Negli ultimi anni e anche di recente , sono state tante le polemiche legate a questa vicenda, alcune condivisibili altre meno in quanto del tutto strumentali.
Certamente però, era un “problema”che andava risolto, guardando anche oltre le responsabilità di chi ha amministrato la nostra comunità negli anni passati.
Si tratta, ovviamente, di un primo step di intervento, con la speranza di poter a breve riqualificare definitivamente entrambe le aree, dando loro una destinazione utile oltre che decorosa.

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“La Canzone napoletana nel mondo” . Marisa Fierro, Discografica e moglie del noto Interprete Comm. Aurelio Fierro, oggi festeggia gli 88 Anni.

Marisa Fierro, donna da sempre impegnata nel sostenere e “guidare” l’attività artistica del noto Ing. Comm. Aurelio Fierro, Dirige una delle etichette discografiche più rappresentative nel mondo della Musica degli anni 60 e 70. Ha prodotto dischi non solo al Cofondatore Aurelio Fierro ma a Peppino Gagliardi, Tony Astarita, Gianfranco Funari, Mirna Dris, Gloria Christian, Enzo Del Forno, Mario Trevi, Mario Musella, altri.  

Signora Marisa, anzitutto AUGURI e ben ritrovata. Ci racconta il Suo primo incontro con l’amatissimo Comm. ?

E’ stato del tutto casuale. Ero con la mia amica Pina di Montella (AV) lo stesso paese dove abitava Aurelio, stavamo recandoci a pagare le tasse Universitarie, l’ultimo giorno perché io me ne ero dimenticata. Arrivati in Via Mezzocannone c’era un manifesto di Aurelio con i baffi (pensa che io odiavo i baffi ,,,) che annunciava un suo concerto avendo vinto una selezione per Voci nuove e doveva incidere per la Durium (all’epoca una importante casa discografica), la mia amica me lo fece notare con orgoglio dicendo che quel cantante era del suo stesso paese. Io gli dissi che mi era antipatico perché, come ho già detto, odiavo i baffi. Il destino volle che mentre aspettavamo la Metropolitana sopraggiunse proprio Aurelio e la mia amica me lo presentò.

Notai subito che era senza baffi e sinceramente più attraente, lui capi e sornione mi disse “Si, li ho tagliati …”. Fu subito simpatia per entrambi tanto che Aurelio chiese a Pina di anticiparsi nel rientro prendendo una Metro diversa dalla mia perché all’epoca la metro era diretta o mista ed io abitando al Vomero avrei preso quella successiva, quella con la fermata “diretta”. Restammo a parlare per ore tanto che rincasai tardi. Mi chiese se avessi il telefono ed io ero fra le poche famiglie che all’epoca a Napoli aveva il telefono, gli diedi il numero ma gli raccomandai di non chiamarmi perché avevo un padre severo. Ciò nonostante alle 24 e 05 chiamò. Mi precipitai a rispondere avendo intuito e col classico imbroglio di parlare ad una amica restammo a parlare a lungo e da quel momento ho provato per lui un amore indescrivibile che mi è stato corrisposto in toto.

Signora Fierro, che consiglio darebbe oggi ai giovani che intraprendono la carriera del Cantante ?

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Pasqua 2021 diretta dalla Chiesa Madre Montella la Santa Messa

Dalla Chiesa Madre Montella, Santa Messa in diretta su facebook montella.eu e su www.montella.eu  Riprese di Carmine Dello Buono     Regia di Vittorio Sica

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The legend of Kaira con Rosanna Gambone

THE LEGEND OF KAIRA ( VEDI IL FILMATO )Realizzato a settembre 2020 la regia è di Emanuela del Zompo. La storia tratta da un fumetto fantasy di Emanuela Del Zompo, parla della condizione della donna nella società. Diseguaglianza, violenza, sottomissione all'uomo sono argomenti che ripercorrono la storia.

Mi sono spesso chiesta cosa è cambiato nel corso della storia dell’umanità, circa la condizione della donna nella società. Sono giunta a conclusione che nonostante le lotte femministe, il diritto di voto, la donna nel lavoro o in politica, alcuni stereotipi sono sempre gli stessi e anche se è vero che lungo il corso dei secoli ci sono stati parecchi cambiamenti per il genere femminile, ancora tutt’oggi in epoca moderna, la donna riceve spesso un trattamento meno favorevole di quello riservato all’uomo. In questa storia fantasy che racconto attraverso un fumetto ho descritto tre epoche storiche: medioevo, rinascimento e giorni nostri. La protagonista è Kaira, una guerriera che attraverso un viaggio nel tempo combatte per il suo riscatto sociale e per il libero arbitrio. Ella vuole rappresentare le donne di ieri e di oggi, ma soprattutto cambiare il modo in cui la società ed il mondo odierno le considerano e le trattano. E per fare ciò si ribella al pensiero comune di come le donne sono state considerate nella storia. Sembra Utopia, ma la guerriera che è in ognuna di noi è ormai esplosa, non accetta più compromessi, mezze verità ma soprattutto rivendica la sua indipendenza, libertà da qualsiasi tipo di costrizione sia fisica che mentale. E’ ora che il destino delle donne cambi, che si riconosca l’errore umano che la costretta alla sottomissione, alla schiavitù, all’umiliazione e alla sua negazione di essere umano per essere sottoposto alla volontà altrui.

Kaira, come direbbe oggi Pirandello, è una, nessuna e centomila: il suo grido arriva nel mondo in un momento apocalittico che si sta ribellando a quegli schemi ormai saturi di antiche ideologie, per intraprendere un percorso nuovo, fausto ad una visione diversa ed innovativa, ma soprattutto Libera! A te lettore chiedo nell’intraprendere questa lettura di non soffermarti solo al puro aspetto visionario dei personaggi raccontati attraverso questo fantasy, ma di andare in profondità nella storia, cogliendo l’essenza di quel sotto testo che vuole comunicare un messaggio ben preciso al pubblico. Questo è appena un prologo della storia che mi prefiggo di raccontare che spero vi emozioni, ma soprattutto vi faccia riflettere sulla condizione della donna nel tempo. E se la storia ci ha sempre insegnato qualcosa, credo che questo fumetto possa essere uno strumento per imparare e trasmettere ancora una volta una nuova storia della donna che deve essere riscritta per un futuro migliore.

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Nasce il distretto “Castagna e Marrone della Campania”“

Un piano di interventi da 200 milioni di euro con la creazione di 5.000 posti di lavoro, con un piano triennale che coinvolga le aziende agricole castanicole della Campania, insieme alle aziende della filiera. Con questi obiettivi nasce il Distretto della Castagna e del Marrone della Campania, che si è costituito mettendo insieme produttori e mondo scientifico.

A guidare il Consorzio infatti è stato eletto il professor Antonio De Cristofaro, ordinario presso il dipartimento di Agraria dell’Università del Molise. Ad affiancarlo due vicepresidente Vincenzo Di Maio di Avellino e Franco Di Pippo di Roccamonfina (CE). Nel consiglio di amministrazione entrano Angelo Amore di Roccamonfina, Maurizio Grimaldi di Montella (AV), Ivan Tabano di Roccadaspide (SA), Giuseppe Russo di Fisciano (SA), Sabatino Ingino di Serino (AV), Abele De Luca di Serino (AV), Davide Della Porta di Ospedaletto d'Alpinolo (AV), Massimo Oricchio della cooperativa agricola del Cilento di Cuccaro Vetere (SA). Direttore del Consorzio è Roberto Mazzei.

“Il distretto della castagna – commenta Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e già presidente del comitato promotore – è l’unico che insiste su tutto il territorio campano. Coldiretti, con il suo staff tecnico, ha contribuito in maniera determinante alla realizzazione del percorso di riconoscimento, partito a giugno dello scorso anno.

È stato presentato un primo progetto di 22 milioni di euro al Ministero dell’Agricoltura che, dopo aver superato la prima griglia di selezione con esito positivo, ha da poco ottenuto l’approvazione con un primo stanziamento di 2,5 milioni di euro. Rilanciare la castanicoltura della Campania avrà un valore enorme non solo sul piano economico, ma anche sociale ed ambientale, per quello che rappresenta per le aree boschive”.

Il progetto del Distretto prevede interventi di manutenzione straordinaria ai castagneti, di ingegneria naturalistica, implementazione di tecniche di agricoltura di precisione, sistemi di irrigazione, attività di formazione e ricerca, attività di valorizzazione e promozione del prodotto sui mercati internazionali. Partecipano al progetto importanti aziende agricole ed agro industriali degli areali più rappresentativi: Montella, Serino, Roccamonfina, Cilento e Partenio.

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Laurea Paola Perrotta

Congratulazionoi a Gerardo Perrotta e Tina De Simone, per il conseguimento della figlia Paola la laurea in Chimica Industriale presso l'Università Federico Secondo di Napoli

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Montella 28 marzo Messa in diretta

DOMENICA 28 MARZO 2021 ORE 11.00 SANT MESSA IN DIRETTA DALLA CHIESA COLLEGGIATA DI SANTA MARIA  MONTELLA - celebra Don Franco Di Netta 
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Laurea Dello Buono Montella

Congratulazioni a Gianpaolo Delo Buono figlio di Bianca Palumbo e Alfonso Dello Buono laureato in Economia e commercio, corso triennale presso l'Università di Salerno Tesi in Storia Economica . La tesi ha trattato "L'industria nel salernitano nel ventennio fascista"

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Avviso di interruzione di energia lettrica

Il 25 marzo 2021 a Montella si interromperà l'energia elettrica dalle 9.00 alle 16.30. i comunichiamo che l'energia elettrica verrà interrotta per effettuare lavori sui nostri impianti. - Le vie interessate (intervalli dei civici "da" "a" raggruppati per pari e/o dispari) sono: 

v  don minzoni da 2 a 4d, da 8 a 12a, da 18 a 20a, da 28 a 34, 40, da 40/42 a 48, da 56 a 72b, da 76 a 78a, da 88 a 88i, 100, 108, da 1 a 9, 15, da 19 a 25, 31, 35, da 43 a 51, da 55 a 61, da 71 a 73, 77, 81, da 87 a 89, da 97 a 97a, sn, cant
v  veste da 2 a 8, da 12 a 16b, 22, 28, 32, da 38 a 42, 46, 52, 56, 1, da 9 a 13a, da 17 a 17a, da 19_ a 21c, da 31 a 33, 37, 43, da 53 a 53a, 61, da 65 a 67, da 73 a 73a, 999, sn
v  dietro corte da 6 a 10, da 16 a 20, 26, 30, 30d, da 34 a 36, 44, 46b, 50, 54, 1, da 5 a 9, 33, 43, 77, sn
pza bartoli da 16 a 24, 28, da 32 a 36, 1c, 13, da 19 a 25, 29, 29b, 37
v  bonavitacola 6, 12, 18, da 28 a 34, da 1 a 7, da 11 a 21, sn
v  serrabocca da 2 a 14, da 18 a 22, 1, 13, 23, sn, sn
v  palatucci g m 2b, da 6 a 6c, da 12 a 18a, 11, sn
v  s maria 4, da 8 a 10, 14, da 5 a 5d, sn
v  var verteglia 10, 10b, 24, 36, 50
v  cisterna 10, 20, 38, 71, sn
pza moscariello 2, 20, 3, 19
v  calzella carfagni 31
trv don minzoni 26, 25,
sn cso umberto i 7, sn
v  piediserra sn
v  bartoli 33, sn
con canalone 5, sn

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Laurea Silvio Di Genua

Congratulazioni a Silvio Di Genua e ai suoi genitori , il 15 marzo ha conseguito la laurea in lingue e culture straniere

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Montella Una vile aggressione di Floriana Guerriero

Era tornato nella sua Mantella dopo 19 anni per incontrare la donna che sarebbe dovuta diventare sua moglie. Quella tra Salvatore Recupido, 35 anni, e Incoronata Maio era nata come una relazione epistolare, uno scambio di fotografie e null'altro, ma il matrimonio era stato presto combinato. Per lei aveva lasciato Norristown in Pennsylvania dove viveva sua madre Filomena Fierro e dove sarebbe presto tornato, una volta concluso quell'affare. Ma nulla era andato come previsto. I due giovani non si erano piaciuti e il matrimonio era andato a monte. Salvato­re si era presto fidanzato con un'altra donna, Elvira Lanzetta di Nusco e quanto prima sarebbero dovuti convolare a nozze per poi fare ritorno in America.
Era stata sua zia, Palma Fierro, ad ospitarlo in casa du­rante il soggiorno a Montella. A lei Salvatore aveva consegnato 28 biglietti americani di diverso taglio e una moneta d'oro per poi farseli restituire il mattino del 22 novembre. Voleva cambiare quel denaro ma gli avevano offerto troppo poco, appena venti lire a dollaro, una miseria, e così aveva stabilito di partire il giorno successivo col treno delle 5.37 per Napoli. Avrebbe cambiato lì le banconote. Il mattino del 23 novembre 1923, verso le 4.30, era uscito di casa, dirigendosi alla sta­zione di Mantella. Pioveva a dirotto quella mattina, Sal­vatore non aveva con sé nessun' arma, in un porta­monete di pelle nero, chiuso da bottoni automatici, i 28 biglietti e la moneta d'oro, in un portabiglietti il pas­saporto e quattro banconote italiane da lire cento. Sotto il braccio un involto contenente delle camice affidategli dalla zia Filomena Marinari, perché le portasse ad un altro nipote, Michele Fusco, guardia di finanza a Napoli.
Qualche ora dopo, lungo la strada che conduceva alla stazione, in via Serra, lo avevano trovato cadavere. Era stato aggredito e ucciso con un colpo contundente alla regione temporale-occipitale destra, probabilmente prodotto dal cozzo di una scure, che gli aveva letteralmente fratturato le ossa craniche.

Gli inquirenti avevano pensato immediatamente al furto, la giacca sbottonata, le tasche dei pantaloni rivoltate, ad un occhiello del panciotto un frammento di catena, segno che qualcuno gli aveva strappato l’orologio d’oro. Gli aggressori gli avevano, inoltre, sottratto il portamonete con i dollari americani e il portabiglietti con 400 lire italiane
A non molta distanza era stato ritrovato l'involto con le camice, probabilmente abbandonato dagli assassini dopo averne controllato il contenuto. I periti avevano, inoltre, riscontrato sul suo corpo una lesione al lato sinistro della fronte, escoria­zioni ed ecchimosi sul lato destro della fronte, del lab­bro, sul dorso delle mani, al ginocchio, probabile frut­to di una colluttazione. Tra le ipotesi, quella che fosse stato colpito mentre era riverso al suolo o ancora men­tre veniva trattenuto dagli aggressori.
Lo stesso giorno del delitto venivano arrestati Antonio Serrabocca e Generoso Camuso.

Il primo, amico dell'ucciso, era stato con lui a Filadelfia, dove si era conquistato in breve tempo una pessima fama, accusato di essere tra gli affiliati del clan della Mano Nera. Ad inchiodarlo i testimoni che lo avevano visto, qualche giorno prima del delitto, in compagnia del Recupido.
Gli aveva chiesto insistentemente un prestito, ottenendo, però, solo dieci dollari, cinque dei quali aveva subito cambiato in lire presso la locale Banca Popolare. Al momento dell'arresto gli erano stati trovati in tasca dieci dollari. Quanto a Camuso, era conosciuto in paese come pericoloso criminale. La sua abitazione distava poco dalla casa del Recupido. L’accusa rivolta al Serrabbocca e al Camuso era stata quella di aver tramato insieme l'omicidio, sapendo che l'indomani Salvatore avrebbe dovuto recarsi a Napoli per cambiare il denaro americano. Poi le parole del giovanissimo testimone Rosario De Stefano di 12 anni, che due giorni dopo il delitto aveva raccontato ai carabinieri di aver visto e riconosciuto gli assassini del Recupido.


“Il mattino del 23. Alle 5, stavo ritornando a casa dalla Masseria, che ha in fitto mio padre insieme a mia sorella, quando arrivato poco distante dalla salita della Serra, vidi un uomo che camminava con un fagotto sotto il braccio e l’ombrello. Poco lontano lo seguiva un gruppo di 5 uomini tra questi riconobbi Antonio Serrabocca, Generoso Camuso e Francesco Bruno, continuai a camminare in fretta fino a raggiungere palazzo Capone. Qui passai vicino al vaccaio Antonio Carbone, intento, insieme al garzone Domenico Gambale, a mettere i collari alle vacche da vendere in Puglia.
Ad un tratto ricordo di aver udito un forte grido proveniente dalla zona di Passo Serra dove avevo avvistato l'uomo. Anche Carbone e Gambale dovettero udirlo ma non si mossero, continuando ad occuparsi delle vacche. Pioveva a dirotto ma c'era la luce della luna che rischiarava la nottata, ecco perché ho potuto riconoscere i tre aggressori>>. E proprio la sera prima si erano recati a casa sua la moglie e il figlio del Camuso, implorando di non raccontare nulla, fino ad arrivare a minacciarlo << Se dirai ciò non ti farò più camminare sulla terra». E alla fine le manette erano scattate anche per Gambale e Carbone, ritenuti complici nel delitto. A distanza di qualche tempo, Rosario ritrattava la sua versione, raccontando di essersi inventato tutto per paura di essere accusato del­l'omicidio. Non era bastato, però, ritrattare perché la sua testimonianza non fosse giudicata attendibile, sa colpire gli inquirenti erano stati infatti i riferimenti all’ombrello e al fagotto che Salvatore effet­tivamente portava con sé.
A mettere in discussione la versione di Rosario, erano stati gli stessi familiari, a cominciare dal padre e dalla so­rella che avevano raccontato come quella sera il ragazzo avesse dormito nella masseria, "uscendo a giorno fatto", molto tempo dopo l'ora del delitto. Probabile dunque che Rosario a­vesse ceduto a quel clima di minac­cia, più volte spaventato dai compae­sani per avere avuto il coraggio di raccontare quanto aveva visto.
I tre imputati, dal canto loro, avevano proclamato più volte la propria innocenza «Certamente - aveva spiegato il Serrabocca - avevo saputo che Salvatore doveva recarsi a Napoli. Avevo ottenuto da lui un piccolo prestito, i dieci dollari sequestrati. Quando ai cinque dollari che ha cambiato presso la banca posso giurare che erano miei >>Era stata la stessa Palma Fierro a riferire come più volte e in presenza di altri testimoni avesse sentito il nipote lamentarsi del prestito richiesto dal Serrabocca di cinque o seimila lire < Un giorno aveva raccontato che mentre era negli Stati Uniti, nel suo negozio, il Serrabocca stava addirittura per vibrargli un colpo di scure alle spalle. Scoperto con l'arma in pugno, aveva volto la cosa in scherzo. Altri testimoni avevano rivelato che il Serrabocca e il Recupido sarebbero, anzi, dovuti partire insieme. L’altra zia della vittima, Filomena Marinari alle ore 18.30, avendo veduto passare il Serrabocca davanti alla propria abitazione lo avevo chiamato più volte << Antò, se domani vai a Napoli, fammi il piacere di prenderti due camice che devo mandare a mio nipote. Se non vuoi portarle tu, di a mio nipote che se le venisse a prendere lui>>.
Se vuoi consegnarle a me – aveva risposto Serrabocca – me li puoi dare perché andrò a Napoli domani e se mi riesce di vedere questa sera Salvatore gli riferirò l’ambasciata. Quindi il Recupido era andato a trovare la zia e aveva ritirato le camice. Ma non aveva mai preso il treno per Napoli quella mattina del 23 novembre. Alle 6.30 si era recata al caffè di Carmela Milano e senza che nessuno glielo chiedesse, aveva cominciato a raccontare di essere stato alla stazione di Mantella ma di non avere fatto a tempo a prendere il treno per Napoli. Era stata la stessa Milano a sottolineare come il Serrabocca non fosse del suo solito umore «Appariva preoccupato, così gli chiesi che cosa avesse. Mi rispose di non sentirsi troppo bene. Bevve caffè, giocò a carte.
Appena apprese la notizia si recò sul luogo del delitto. A Roberto Ciardiello che gli aveva fatto notare come fosse pallido aveva risposto che era stanco poiché stato a lavorare alla stazione, a caricare un carretto di castagne». Nei giorni precedenti il delitto, inol­tre, più volte, si era recato al caffè della Milano affermando di dover partire per Napoli, senza però mai muoversi.
A confermare la sua versione la padrona di casa del Recupido che aveva sottolineato come Salvatore fosse uscito quando ormai era già giorno, alle 6.30, dicendo di volersi recare a prendere un caffè. Un alibi non mol­to diverso da quello del Camuso: «Quella mattina mi sono svegliato all'alba e sono uscita dalla mia abitazione intorno alle 6.30». Un alibi che però non lo scagionava completamente, se è vero che avrebbe potuto tranquillamente trovarsi in casa alle sei dopo aver com­piuto il delitto alle 5. Dalla sua abitazione, attraverso un giardino e poi scendendo degli scalini poteva raggiungere in breve tempo un terremo a pendio verso la strada che conduce a Cassano e poi tornare indietro. Quanto a Francesco Bruno, aveva riferito di non aver mai conosciuto il Recupido e di non sapere nulla della sua partenza per Napoli.
Altri due saranno, poi, i nomi che emergeranno nel corso delle indagini quello di Rocco Gambone e Tommaso Lambertini, sui quali non saranno mai raccolte prove sufficienti così come non sarà possibile dimostrare la complicità di Gambale e Carbone.
Sarà lo stesso fratello di Rocco Gambone, Nicola, ad avanzare dei sospetti su Rocco <Correva a più non posso. Diede un calcio la porta per fare presto. Ero già sveglia quel giorno poiché dovevo recarmi in montagna a fare legna. Lo stesso Andrea Gambone mi aveva raccontato di aver intravisto quella mattina, nel recarsi in piazza a prendere il caffè, Rocco scavalcare un muro e correre. Ricordo che la moglie del Nicola invitò il marito a tacere, dicendo che parlare in questo modo poteva essere pericoloso.
Da quel che mi risulta, Rocco possiede molto denaro, che non può che provenire da delitti e rapine, poiché non ha mai lavorato.
Lo vidi spesso in compagnia del Cefalo, come viene chia­mato il Serrabocca, passeggiare per via Fontana o starsene in una bettola>>. La sentenza della Corte d’Assise di Avellino del 5 agosto condannava Antonio Serrabocca a ventuno anni di reclusione e tre di vigilanza speciale. Il Camuso, il Bruno e gli altri imputati venivano, invece, assolti.

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