Il Tribunale di Pistoia ha condannato Poste Italiane a liquidare le ore svolte in più durante il contratto a termine. Le motivazioni: "La prestazione era nota alla datrice in virtù dei cartellini orologio e non è mai stata contestata". Il signor Pascale – spiegano gli avvocati Pennella e Bruno – , come migliaia di altri ragazzi in tutta Italia, era stato assunto con contratto a tempo determinato per 2 mesi ed addetto al centro smistamento di Pistoia. Poste, sia dinanzi all’Ispettorato del Lavoro e sia in giudizio, pur non potendo negare le ore di lavoro in più, si è sempre difesa assumendo che quelle ore non erano state ‘autorizzate’ e che, pertanto, il dipendente non avesse diritto al relativo pagamento. Il giudice del lavoro, dottor Emanuele Venzo, aderendo alla nostra tesi, ha invece ritenuto che vi fosse l’implicita autorizzazione del datore di lavoro alla esecuzione del lavoro straordinario, dal momento che, pur essendone senza dubbio alcuno a conoscenza, non ne ha mai impedito lo svolgimento".
Nel 2022 assunto da Poste Italiane con contratto a tempo determinato per servizi di consegna presso il centro recapito di Pistoia, come portalettere, con la speranza poi nel tempo di poter essere assunto con contratto a tempo indeterminato. Nei due mesi di servizio a Pistoia, aveva accumulato oltre 77 ore di lavoro straordinario, che non gli è mai stato pagato.
E così ha deciso di rivolgersi all’Ispettorato del Lavoro e infine al giudice del lavoro che, con la sentenza dello scorso 6 giugno, gli ha dato ragione. Così Poste Italiane, è stata condannata ad un risarcimento pari a 1.033 euro, oltre alle spese legali, in favore di Carmine Pascale, un giovane irpino che per un periodo di tempo ha lavorato proprio a Pistoia. Una battaglia, quella del portalettere a contratto, che i suoi avvocati Rocco Bruno e Gerarda Pennella di Avellino, definiscono emblematica.