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Montella, Capone ringrazia Biancardi a nome della comunità

Riceviamo e pubblichiamo - Incontro di lavoro, di analisi e ringraziamenti da parte dell'ex sindaco di Montella Ferruccio Capone e a nome degli ex amministratori e della comunità montellese. "Si ringrazia l’amico Presidente della Provincia Biancardi per la coerenza della promessa fatta nella visita ufficiale del Presidente Biancardi all’amministrazione Capone nella primavera scorsa del rifacimento di asfalti alla via G. Cianciulli e sulla SS 164 fino al prolungamento di via M. Cianciulli come di fatto si stanno completando in questi giorni. I lavori dovevano essere realizzati già prima delle elezioni amministrative di fine Maggio 2019, solo per problematiche di affidamento dei lavori furono sospesi ed oggi ripresi ed in completamento. Infatti la pavimentazione in corso dalla caserma CC, proseguirà fino alla seconda rotonda incrocio Villa De Marco, e non più fino al parcheggio M. Cianciulli, sulla quale strada l’ex amministrazione Capone ha lasciato due progetti esecutivi finanziati di riqualificazione che stranamente non vengono appaltati.

Va dato atto al Presidente Biancardi e al suo staff tecnico Ing. capo Antonio Marro, all’Ing. Raffaele della Fera e al geom. Antonio Aufiero responsabile della manutenzione dell’ex 164. Con il Presidente ed il suo staff si è discusso anche della inopportunità di demolire la rotonda di via Piedi Serra, approvata dagli stessi organi sovracomunali Provincia e Anas nel rispetto del CDS/92 non più di due anni fa, per la quale si confida nel sindaco preservare l’attuale sicurezza con la rotonda.

In merito è stato assicurato dal Presidente e dai tecnici della provincia che non ci sarà nessuna autorizzazione per la demolizione della rotonda, per ovvi motivi, soprattutto perché negli incroci dove esistono intersecazioni come quella di Piedi Serra con intersecazioni dei sensi di marcia vengono costruite le rotonde per dare sicurezza e funzionalità alla circolazione, tutt’al più si potrebbe ampliare e abbellire.

Sarebbe uno sconcio spendere soldi pubblici per ricreare le condizioni di un incrocio pericoloso con invasione delle direzioni di marcia, il Presidente suggerisce di spendere le somme per migliorie la stessa rotonda, migliorare la segnaletica urbana, sistemare i marciapiedi e la pavimentazione in generale.

Ci siamo confrontati sul ruolo strategico istituzionale della Provincia di coordinamento rispetto alla riforma dell’art. V della Costituzione, di maggiori poteri sulla concertazione di ogni proposta di sviluppo provinciale, nel rispetto del PTR e PTCP provinciale, per la quale la nostra alta valle del Calore è classificata A12, con destinazione e interesse territoriale prioritaria ambientale e naturalistica. Priorità appunto per l’ambiente, sorgenti, boschi, prodotti tipici: Castagna IGP, formaggi e carni podolici, porcini, tartufi, turismo naturalistico, enogastronomico ecc...

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Avviso Comune di Montella

Si avvisa la cittadinanza che il raccoglitore di olii esausti sito in "Piazzetta Palatucci" è stato posizionato in via Don Minzoni ( parcheggio adiacente la sede della Comunità Montana "

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Biodigestore, parla Giovanni Delli Bovi , da Il quotidiano del Sud - di Roberta Bruno

MONTELLA – Giovanni Delli Bovi, geologo tecnico e ambientale locale, che si è occupato di microzonazione sismica, piani di protezione civile e recentemente anche della bonifica di siti inquinati e di piani di caratterizzazione, rilascia un’intervista al Il Quotidiano del Sud sul tema del biodigestore, argomento di interesse per l’opinione pubblica di quei paesi che si sono candidati per ospitare l’impianto.
Il primo dubbio da sciogliere riguarda proprio l’impatto che ha un impianto di biodigestione.
«Il concetto di rischio zero non esiste» afferma l’esperto «Il rischio è il prodotto tra la pericolosità e la vulnerabilità di una classe di elementi a rischio, che possono essere: popolazione, immagine territoriale, falda acquifera etc. L’impatto nullo, dunque, si può avere solo non facendo alcun impianto».
Suolo, acqua e aria sono le matrici che presentano vulnerabilità a riguardo.
«L’area in cui si pensa di inserire questo impianto è l’area PIP di Baruso, luogo già vituperato nel tempo. L’ex bosco di Folloni, ossia la riserva di caccia dei Cavaniglia, aveva un pregio naturalistico e artistico senza uguali. Tuttavia, si decise di fare proprio lì l’area Pip, asportando il suolo per consentire l’urbanizzazione primaria per gli impianti di produzione che oggi sono completamente deserti. La cicatrice è visibile tutt’oggi, basta salire sul santuario del SS. Salvatore per rendersene conto».
«Un centimetro di quel suolo» continua Delli Bovi «per svilupparsi impiega dai 200 ai 400 anni, il suolo asportato uquivaleva a centomila anni di “azione sapiente” della natura che, tra erosioni, alluvioni del fiume Calore, materiale piroclastico delle eruzioni etc, aveva creato un terreno fertilissimo. Al di sotto di quel materasso alluvionale si trova una falda che alimenta la sorgente del Bagno della Regina, la quale ha una portata di quasi 1500 litri al secondo, e che dà da bere all’ambito territoriale dell’alta Irpinia e della Puglia» spiega il geologo.
«Già questo lascia intendere quanto il nostro contesto attuale goda di un equilibrio idrogeologico precario, e i cambiamenti climatici così repentini in atto impediscono la possibilità di fare programmi a lungo termine. Localizzare un impianto di biodigestione in un luogo così vulnerabile, consapevoli che a trenta metri scorre un mare d’acqua, non valutando o escludendo la possibilità di incidenti che possono derivare dalle zone di smistamento e stoccaggio del percolato o dalle vasche a tenuta stagna dove si fa il biogas è, quanto meno, azzardato» afferma.
«Non sono per un “no” preventivo, ma sostengo che sia errato parlare di “rischio zero”, quando ci sono interferenze chiare e una grande incompatibilità tra la vocazione del territorio e un impianto che produce fumi, miasmi e odori» continua il geologo.


«Solo il 50/60% del metano prodotto può essere utilizzato, mentre l’altra metà viene bruciata e il processo di combustione dipende dalla qualità del Forsu (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani) che viene introdotto, e se questi rifiuti non seguono una filiera certificata io non so cosa immetto nell’atmosfera né se sia dannoso, e se sia opportuno localizzarlo in un luogo così vicino alle abitazioni».
Quello che preoccupa però l’esperto è il silenzio della comunità scientifica locale: «Le rassicurazioni – afferma – dovrebbero provenire da coloro che conoscono il territorio perché ci lavorano da anni, non solo dall’amministrazione comunale che non ha competenze tecniche» e incalza «Lo sappiamo tutti che lì sotto ci sono le falde e scorre l’acqua che interessa la rete idrica, lo sappiamo tutti che ci passano 1500 litri al secondo che si dirigono al Bagno della Regina e che abbiamo emergenze naturalistiche più impellenti».
«Vorrei fare appello alla collettività: bisogna ristabilire uno spirito di comunità scevro da pregiudizi e libero di confrontarsi secondo coscienza e fiducia. Prima ancora delle risposte da avere è importante conoscere le domande da porre» conclude.

Roberta Bruno

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Scuole chiuse fino al 15 marzo

Scuole e atenei chiusi in tutta Italia fino al 15 marzo. E' la decisione presa dal governo annunciata nel corso della riunione coi ministri a palazzo Chigi. La misura sarà presa con un decreto in vigore da oggi e sarà a valere da domani, giovedì 5 marzo.

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Il nostro “Caciocavallo Podolico” nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali

Il Caciocavallo Podolico ottiene il riconoscimento del Ministero. Nell’elenco nazionale, è stato pubblicato sulla  Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio , finalmente  anche il caciocavallo podolico" „Il Sindaco Rino Rizieri Buonopane aveva fatto richiesta alla Regione Campania per iniziare un percorso a tutela di uno dei prodotti più rappresentativi dell'alta Irpinia. Un primo passo necessario per il riconoscimento teso a valorizzare e caratterizzare una produzione di eccellenza che appartiene alla storia del nostro territorio.“ Il 20 febbraio 2020 l'esito: il caciocavallo Podolico ha il suo marchio Pat, un'opportunità in più per le aziende locali che possono vantare una produzione di eccellenza. “

Formaggio tra i più nobili d’Italia, tanto da esser considerato il Grana Padano del Sud, il Caciocavallo Podolico raramente finisce in preparazioni culinarie, ma viene consumato da solo e a fine pasto. Ha forma panciuta di anfora sormontata da una pallina. Il suo nome deriva dal fatto che matura appeso e legato a coppie da una fune a cavallo di un asse o di un trave.

Cos'è il Caciocavallo Podolico?

Il podolico è la manifestazione più alta del caciocavallo. La pasta è di colore giallo paglierino, semidura e omogenea al tatto può avere un peso da 500 g a 8,10 chili. Il profumo di latte e di fieno è intenso, mentre la texture è leggermente granuloso e talvolta piccante. Si chiama podolico perché prodotto esclusivamente con il latte delle vacche della preziosa razza bovina chiamata "podolica", dal manto grigio e larghe corna. 

La razza podolica

Si alleva sugli Appennini, in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise Puglia. In quelle aree del centro Italia, il pascolo è povero per la mancanza di acqua, ma diversi allevatori con l'aiuto di Slow Food cercano di preservare questi animali. È considerata la più rustica tra le razze italiane, proviene dalla Podolia, una regione dell’Ucraina poi introdotta Italia dove, sull’Appennino Meridionale, ha trovato un habitat a lei congeniale diventando razza dominante nel nostro Paese.

Purtroppo oggi si è ridotta a circa 25.000 esemplari allevati allo stato brado o semibrada e va assolutamente salvaguardata, perché è un presidio del territorio. Gli animali vivono tutto l’anno all’aria aperta secondo i ritmi della transumanza: d’estate a 1200 metri tra le montagne, mentre d’inverno scendono a 400. La produzione di latte di questi animali è scarsa ma molto ricca di proteine e grassi.

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Montella – SATER 01-2020: rinviata l’esercitazione di Ricerca e Soccorso

Montella - La SATER 01-20, attività addestrativa organizzata dall’Aeronautica Militare tramite il Comando Operazioni Aeree (COA) di Poggio Renatico (FE) insieme al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), inizialmente programmata per il prossimo 3 marzo sui Piani di Verteglia in territorio di Montella (Avellino), è stata posticipata all’11 marzo (alternato: 12 marzo) a causa di previsioni meteorologiche sfavorevoli.

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Sul biodigestore si apre la polemica a Montella .........da Il quotidiano del sud

Capra, di Risorgimento socialista, sulle scelte dell'Amministrazione . Biodigestore si, biodigestore no, Si apre la discussione si apre la discussione nel comjune altoirpino, un confronto polemico che accende i riflettori sulla volontà da parte dell'Amministrazione di..........>>>>>continua

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Un messaggio di un montellese a Chico Forti per il suo compleanno

Le Iene hanno letto una lettera di Domenico di Montelle in una intervista telefonica con Chico Forti detenuto negli Stati Uniti.

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Antonio e Guido, le storie dei giovani irpini che " resistono>>

Uno lavora a Lodi e l'altro a Milano: famiglie in ansia ma restano qui - Le storie di chi torna, ma anche di chi resta e ha scelto di isolarsi in attesa che ci sia una fine dell’emergenza. Quelle che abbiamo raccolto tra i giovani irpini che lavorano in Lombardia. Due storie dall’Alta Irpinia, quelle che consegnano la responsabilità di chi ha scelto di non muoversi, lasciando anche in ansia le famiglie che vivono al Sud e continuando a lavorare.
Guido è un ragazzo che vive e lavora a Lodi e racconta la sua esperienza di questi giorni:
«Vedo persone che adottano precauzioni, ma non si sente la differenza rispetto a prima. La mia azienda è aperta, ma io avendo avuto una polmonite recentemente ho preferito mettermi in malattia e stare più riguardato. Tra sabato e domenica sembrava tutto normale, forse solo i supermercati molto affollati per via delle persone che facevano provviste di cibo».
Quando gli chiedo come sta vivendo e se sente la mancanza della famiglia, risponde:
«Stare chiusi in casa non è il massimo, fortunatamente la sera vedo un amico, lui sta andando a lavorare. C’è un po' di tensione, ma ci si fa forza pensando che sia poco più di un’influenza e che la mortalità riguarda persone anziane e già a rischio…Ovviamente preferisco non prenderla!» ride nervosamente.
«Per il resto cerco di vivere tranquillamente e di prendere le precauzioni dovute. I miei genitori mi hanno telefonato, sì, sono più preoccupati di me, forse mi vorrebbero vicino».
Antonio, invece, vive a Milano e lavora per una grande azienda che si è organizzata, per quanto possibile, con il telelavoro.
«Tutte le grandi aziende qui a Milano stanno facendo lavorare da casa, anche chi non poteva si è organizzato in questo modo. Cerco di fare una vita normale, esco ma evito posti affollati, vado al supermercato e faccio la spesa, ma senza frenesia! È vero che in giro ci sono meno persone del solito, ma la città non è fantasma. Gli scenari sono un po' surreali: persone che si coprono con le mascherine, supermercati affollati e carrelli pieni di provviste, facce tirate e preoccupate. Siamo tutti un po' increduli, ci si rende conto che è una situazione quasi storica che non abbiamo mai vissuto, un po' alla Milano di Manzoni! Ma personalmente non sono particolarmente agitato. Bisogna stare tranquilli e seguire quello che viene detto: non è certo una situazione piacevole, ma non una catastrofe!»
Anche al Nord è arrivata voce della grande confusione che si sta creando in Irpinia per via dei diversi casi di “irresponsabili ritorni” a casa, e commenta:
«Scegliere di tornare è stato un comportamento sbagliato: se non puoi allontanarti da un luogo devi attenerti. La paura fa sbagliare e si rischia di creare ancora più disagi e confusione». Anche a lui chiedo se la famiglia è preoccupata, e risponde: «Sì, mi hanno telefonato tutti, ma per dirmi di restare qui e non muovermi!» ride, e poi aggiunge: «Per chi lo vive da fuori sembra molto peggio di quello che è, almeno per il momento».
E sono tantissime le storie dei ragazzi che hanno scelto di non passare le giornate di festa del Carnevale con i propri familiari, proprio per evitare che ci possono essere problemi o addirittura l’isolamento per famiglie e loro stessi.
Roberta Bruno

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Campania - Chiusura straordinaria delle scuole dal 27 febbraio a tutto il 1° marzo.

Il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha firmato un’ordinanza che dispone la sospensione per tre giorni, a partire da domani 27 febbraio 2020, delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università della Campania per consentire interventi di disinfestazione straordinaria.

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IL CORONA VIRUS E I CINESI IN ITALIA - di Graziano Casalini

Il Corona Virus, la grande epidemia simile ad una influenza, ma molto più contagiosa delle solite influenze annuali, proveniente da una grande regione cinese, sta mettendo in apprensione tutto il mondo. I casi (qualche centinaio) fino ad oggi registrati in Italia, sono concentrati prevalentemente in due zone circoscritte della Lombardia e del Veneto e in poche unità sparse in altre diverse regioni. Gli esperti dicono che i contagiati dal virus, possono essere anche asintomatici, nei casi gravi si registrano febbri alte, difficoltà rspiratorie, polmoniti interstiziali, che negli anziani con altre patologie pregresse possono portare anche al decesso. Al momento questi casi sono contenuti e sempre riguardanti persone molto anziane. In una percentuale molto alta, il decorso del contagio si manifasta in forme lievi ed è facilmente superato come una normalissima influenza, tenendo presente che chi ne è colpito, dovrà rispettare comunque in ambiente protetto il periodo di quarantena prescritto dal personale medico. In quasi tutti i nostri paesi, si sono trasferite di recente, ma anche da diversi anni, famiglie di cinesi, oggi operanti nelle varie attività produttive, del commercio e della ristorazione. Molte di queste famiglie, nonostante le loro usanze e credenze diverse dalle nostre, si stanno, o si sono inserite abbastanza bene nel nostro paese. Esistono in Italia, e in particolare nella mia regione, la Toscana, ragazzi e giovani già di seconda generazione che parlano correttamente la nostra lingua anche nelle forme dialettali, che avrebbero tutti i titoli per avere la cittadinanza italiana. Questi contribuiscono all'economia del paese con numerose imprese, dando lavoro anche a nostri concittadini, purtroppo le leggi italiane, molto numerose, hanno delle maglie larghe e le imprese cinesi sono molto abili nello sfruttare questo sistema in qualche modo anomalo. Generalmente, le comunità cinesi, e in Toscana abbiamo la più numerosa addirittura d'Europa, quella di Prato, con trentamila e forse più persone, sono molto laboriose di altre comunità comprese le nostre. Ed è proprio a Prato, che i primi di febbraio, tutti i cinesi residenti davano vita ogni anno alla grande festa del loro capodanno, solo alcune centinaia tornavano nel loro paese per passare le festività con i famigliari rimasti in patria. Quest'anno molti sono partiti prima che scoppiasse l'epidemia, e alcuni hanno fatto in tempo a rientrare, usando l'accortezza di mettersi in qurantena volontaria, evitando eventuale contagi nella loro comunità, ma anche nei confronti dei pratesi. Altri trattenuti, dovranno rientrare e saranno accuratamente controllati. Come vedete in Toscana non siamo messi troppo bene, però niente allarmismi, ci sono stati pochissimi casi non gravi, dovuti a collegamenti non cinesi e con i focolai del nord italia. La paura che l'epidemia si allargasse anche da noi, ha portato la gente a correre nei centri commerciali a fare sconsideratamente, rifornimenti eccezionali di generi alimentari, nonostante le rassicurazioni delle principali catene distributive. Alcuni fra i peggiori razzisti, si sono permessi di allontanare e insultare, come appestati cittadini cinesi, molti dei quali probabilmente non andavano in Cina da anni, una vergogna inaudita. In queste occasioni, c'è anche chi cerca di speculare sui prezzi di vendita di mascherine protettive e disinfettanti, e chi si approfitta cercando di raggirare ignare persone anziane con tamponi a domicilio, per questi approfittatori, la legge dovrebbe prevedere il roddoppio della pena. Per voi del sud i rischi, per diverse ragioni, sono minori, comunque, visto come evolve l'epidemia, c'è solo da rispettare le disposizione emanate quasi giornalmente dalle istituzioni e sperare che a breve tutto si esaurisca.


Graziano Casalini
26 febbraio 2020

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Annullamento giornata di prevenzione Amdos 28.2.2020

Ordinanza n.1/24 Febbraio 2020 Regione Campania. Emergenza epidemiologica COVID-19.  Annullamento giornata di prevenzione Amdos 28.2.2020 Facendo seguito ai colloqui telefonici odierni con il Sindaco di Montella Dott. Buonopane Rizieri, per l’intervenuta ordinanza del Presidente della Regione Campania, che raccomanda ai Sindaci di evitare manifestazioni che comportino adunanze o assembramento di persone, data l’emergenza Coronavirus, si concorda nella decisione di annullare la giornata di prevenzione prevista, in Montella per Venerdì 28 Febbraio c.a..

Altresì si intendono annullate tutte le prenotazioni fatte che dovranno essere rifatte al prossimo ambulatorio la cui data sarà pubblicizzata appena sarà fissata.

Avv. Martina Maria Giuseppa
Presidente Amdos Alta Irpina

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Paura da virus, tra caccia all'untore e tentativi di truffe - dal Quotidiano del Sud di Roberta Bruno

MONTELLA – Nel paese Irpino la paura del contagio da CODIV-19 infesta più rapidamente del virus stesso. La giornata di ieri è trascorsa all’insegna di diffidenza e confusione, dopo che ha iniziato a circolare nel paese la voce di nuovi arrivi di “irresponsabili”, ossia di rifugiati che fuggono dalle zone limitrofe a quelle dei focolai.
“Il paese è piccolo e le voci girano in fretta” scrive un cittadino al sindaco Buonopane, chiedendosi, in buona fede, perché i soggetti che rientrano dal Nord, anziché rimanere prudentemente in casa, circolano “incoscientemente” tra bar, pub e supermercati.
Da egregio diplomatico quale è, il sindaco risponde che il caso in questione “non rientra nella casistica predisposta dal protocollo del Ministero”, sarebbe dunque questa la ragione che ha impedito qualsiasi provvedimento restrittivo. Una risposta ufficiale, però, da parte del Comune, non c’è stata.
Intanto, nel paese, un altro si improvvisa paparazzo e segnala prontamente gli spostamenti del presunto untore che, ignaro (forse), continua a godersi la giornata di sole in giro per il paese. Qualcun altro ancora, forse più fantasioso, racconta di averlo visto presentarsi ad un funerale, mettendo in fuga gli astanti e facendo storcere il naso ai parenti del compianto.
Whatsapp scotta e la confusione cresce, si cerca di fare mente locale per ricordare i compaesani al Nord e si inveisce sul loro ritorno, tanto che un ragazzo del luogo, che da due anni vive a Lodi, si è sentito in dovere di condividere la sua posizione pubblicamente su Facebook, al fine di rasserenare, non senza rimprovero, i compaesani: “purtroppo questa cosa ad alcune persone sta sfuggendo di mano e a causa della loro ignoranza si diffondono false voci in giro” scrive il giovane.
Ignoranza, tensione, timore o che sia una cosa è certa: la preoccupazione sale e si accompagna alla diffidenza nei confronti delle istituzioni, fenomeno che, se fuori controllo, può trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso, verso il quale la diplomazia servirà a poco.
Intanto anche in provincia di Avellino scoppia il caso della truffa telefonica con cui in particolare agli anziani vengono proposti test domiciliari, mai disposti. “Diversi comitati locali ci segnalano una truffa telefonica sui finti volontari della Croce Rossa che propongono test domiciliari sul Coronavirus. Vi informiamo che non è stato disposto alcun tipo di screening porta a porta e invitiamo tutti a fare attenzione”. Lo spiega la Croce Rossa in tweet precisando poi che eventuali “casi sospetti devono essere segnalati alle autorità competenti».

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Esercitazione di ricerca e soccorso il 3 marzo in campania – da IRPINIA24

Montella, ospiterà il primo importante evento addestrativo dell’anno - L’esercitazione è frutto della pianificazione da parte del “Rescue Coordination Center – RCC” del COA, ed ha lo scopo di sviluppare sinergie e migliorare costantemente tecniche e procedure per portare a termine qualsiasi missione di Ricerca e Soccorso ricompresa nella missione d’istituto, anche con l’apporto di assetti interforze, interministeriali o interagenzia. Oltre ad elicotteri dell’A.M. del 9° Stormo (Grazzanise – CE), del 72° Stormo (Frosinone) e dell’84° Centro SAR del 15° Stormo (Gioia del Colle – BA), prenderanno parte alla SATER anche Esercito Italiano, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e 118. Ciò a riprova del fatto che, quando l’A.M. è chiamata a coordinare gli assetti aerei militari destinati, in concorso, ad agire in situazioni d’emergenza, la conoscenza di mezzi e procedure condivise è indispensabile per assicurare rapidità, efficacia e sicurezza.Il CNSAS parteciperà con uomini e donne provenienti della Campania e dalle regioni limitrofe del Centro e Sud Italia.
Essi rappresenteranno il vero “collante” tra i diversi assetti ed equipaggi: gli operatori, altamente specializzati ad agire in ambiente montano, si addestreranno ad effettuare un’ampia gamma di operazioni quali imbarco e sbarco di personale e barelle, discesa e risalita con verricello. Al CNSAS verrà, inoltre, riservata la Direzione delle Operazioni a terra (DIREX Terrestre), mentre il personale RCC dell’A.M. avrà la responsabilità della Direzione delle Operazioni aeree (DIREX Aerea). Impegnativi scenari come quello del Parco Regionale Monti Picentini, rappresentano una sfida che tutti i partecipanti alla SATER 01-20 accettano con entusiasmo, avendo bene in mente il fine ultimo dell’addestramento di equipaggi e soccorritori: essere sempre pronti a salvaguardare la vita umana, ovunque essa sia in pericolo. Le attività con squadre di ricerca ed elicotteri avranno inizio nella mattinata del 3 marzo 2020 e proseguiranno fino dopo il calar del sole, con l’esecuzione di voli notturni che rappresentano una frazione estremamente qualificante dell’esercitazione.

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«Faccio l’architetto, per questo sono andato via». Pubblicato dal Quotidiano del sud

«Faccio l’architetto, per questo sono andato via». Risponde così Stefano Volpe, generazione 1988, quando gli chiedo cosa l’ha spinto a lasciare Montella e l’Irpinia. Anche Stefano infatti, come tanti altri, dopo essersi trasferito a Roma per frequentare l’università non è mai più tornato. Dopo la laurea, nel 2014, ha vissuto due mesi in Irlanda per perfezionare l’inglese, successivamente è rientrato a Roma per lavorare da Fuksas, il prestigioso studio di architettura internazionale con sedi a Roma, Parigi e Shenzen. Dopo tre anni, tuttavia, si è staccato dallo studio, preferendo un tipo di lavoro autonomo affiancato da diverse collaborazioni; una scelta importante per la crescita professionale e in linea con la figura emancipata dell’architetto.
Stefano, interlocutore attento, preparato ma molto riservato, concede un po' della sua intimità solo quando, forse vinto dalla nostalgia, lascia ridestare il ricordo di quei sogni dischiusi nell’infanzia, e racconta:
«La mia passione è nata a Montella, tra i cui vicoli e rioni da bambino mi sperdevo e disegnavo…»
È meraviglioso immaginare come un luogo, con i propri vicoli e quartieri e con la propria storia, possa nutrire un’identità, coltivandone i sogni e irrobustendone le passioni, mentre amaro è realizzare come esso diventi poi il motore di una forza centrifuga, che spinge le sue risorse sempre più al nord.
«Chi sa» aggiunge Stefano meditando «forse crescere negli anni successivi al terremoto mi ha fatto venir voglia di partecipare alla ricostruzione per vedere gli edifici completi, non più dissestati e fatiscenti».
Il tempo e la ricostruzione ci hanno però insegnato che decadente non è soltanto un edificio diroccato da un cataclisma, ma può definirsi tale anche uno di recente costruzione, quando questo viene “tirato su” senza arte, cultura e (perché no?) passione.
«Non si può pensare di costruire, o ricostruire, un palazzo senza un background culturale e storico e senza pensare al contesto in cui verrà inserito. Non solo, nel caso di una ricostruzione, non si può non contemplare in fase progettuale la destinazione dell’edificio» afferma Stefano, e racconta:
«Dopo il liceo ero indeciso tra architettura e restauro, non avevo mai visto lavorare un architetto, non sapevo bene neanche cosa facesse. Questo perché fare l’architetto non esiste più dalle nostre parti tranne qualche eccezione, come lo Studio Verderosa di Lioni. Si è venuta a creare nel tempo una figura ibrida, una sovrapposizione di ruoli tra quello dell’ingegnere e del geometra, che bene si è consolidata nelle nostre zone, nutrita dal generale disamore per la cultura dell’architettura e la mancanza di denaro».
Ascoltando Stefano si immagina l’architetto come un direttore d’orchestra, come colui che mediante il pensiero trasforma la materia in arte, che “vede” per primo e che per primo costruisce. L’etimologia antica del termine sottolinea il peso di questa figura e della sua scienza.
Quando Vitruvio, nel prezioso trattato sull’architettura, delinea la figura dell’architetto ne prescrive l’adesione ai precetti della poliumathìa, ossia la necessaria conoscenza di diverse discipline: dalla matematica alla geometria, per le forme, la perfezione e la bellezza; dall’astronomia alla teologia, perché tutto sia secondo armonia e “gradito agli dei”; dallo studio delle leggi del diritto a quelle empiriche, quali l’acustica, l’ottica, la fisica fino alla medicina e la meteorologia. Tutte le scienze offrono, dunque, preziosi dettagli che migliorano lo spazio e l’ambiente concepito per l’uomo.
«Non dimentichiamo che gli edifici sono pensati e costruiti per la vita dell’uomo, di cui lo spazio è l’elemento fondamentale» spiega Stefano «ed è proprio lo spazio il dominio dell’architetto».
«L’architettura organizza l’area comune: scuole, edifici, opere pubbliche. E può farlo proprio perché contiene in sé il background culturale per gestire gli spazi».
Non serve chiedere a Stefano se ha in mente qualche buon esempio di recupero e gestione di spazi pubblici a Montella perché, da appassionato qual è, fornisce da sé un vasto elenco di luoghi da recuperare. Persino la sua tesi di laurea ha avuto ad oggetto un importante castello della zona che cela tra le sue mura affreschi del Trecento. Si tratta di un lavoro dettagliato che prevede il recupero e la valorizzazione del sito, contemplando un tipo di fruizione moderna ed ambiziosa: «Ho immaginato il castello del Monte come un piccolo albergo fornito di centro Spa, che permetterebbe di recuperare sia la struttura in questione che la zona circostante e lo stesso monastero. A mio parere è un errore adibire quel sito a solo museo. Bisogna pensare alle cose che creino un reddito e, per la gestione di un bene del genere, solo un museo non è sostenibile».
Oltre al Monte anche palazzo Virnicchi rientra nella lista di Stefano:
«Un edificio antichissimo che è stato lasciato degradare nel tempo e nel disinteresse generale, non solo, nell’area che rimane oggi si pensa di farne un parcheggio!».
«In quel caso» spiega Stefano «non è pensabile ricostruire un rudere da zero, ma potrebbe crearsi un parco archeologico». Lo stesso pensiero vale per l’antico mulino ad acqua andato distrutto: «ricostruire equivale a creare un falso storico, un edificio moderno con le forme dell’antico. E poi, per quale destinazione? Credo sia opportuno consolidare quello che esiste ed immaginare un percorso all’aperto che contempli anche il vicino ponte romano. La qualità del turismo è fondamentale per le nostre zone, solo il turismo culturale può apportare davvero qualcosa al territorio, soprattutto se inquadrato in una rete di comuni e in un percorso culturale che impegni un visitatore a lungo».
Secondo Stefano migliorare i trasporti aiuterebbe già a trattenere giovani e professionisti «avere un collegamento rapido con Avellino e Napoli significherebbe cambiare la struttura sociale. I trasporti e la logistica sono fondamentali: ci fosse il treno non solo per la sagra!» esclama.
Due anni fa, in occasione del trentottesimo anniversario del terremoto, Stefano è stato organizzatore della mostra d’arte “Quasi quaranta”, tenutasi presso il castello dei Cavaniglia a Bagnoli Irpino.
«Eravamo sette ragazzi tra scultori, pittori e fotografi, ognuno dei quali ha parlato tramite l’arte. Per l’occasione abbiano fatto aprire il castello, che altrimenti sarebbe rimasto chiuso.
L’idea che abbiamo è quella di organizzare una Biennale di arte che ricordi il terremoto e quello che ha significato».
Come Stefano tanti altri giovani, che sono partiti e si sono affermati fuori, possono rappresentare per l’Irpinia una risorsa, attirare loro e lo sguardo giovane, professionale e appassionato che li caratterizza, significherebbe riportare dignità e futuro a questa terra.

Bruno Roberta

 

 

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COMUNICATO DEL SINDACO DI MONTELLA

Il Sindaco, sentite le Autorità Sanitarie e le forze dell'Ordine COMUNICA

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Il Sindaco di Montella tranquillizza sui rischi del sito. - Pubblicato dal Quotidiano del sud

Dopo la trasferta a Coidropo il Sindaco tranquillizza sui rischi del sito.. Per il contro e i risvolti tecnici si aprirà uno spazio di confronto nel prossimo consiglio comunale

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Comunicato Stampa - dei consiglieri di minoranza - MONTELLA DICE NO AL BIODIGESTORE

Nella giornata di mercoledì 12 febbraio c.a. i consiglieri di minoranza sono stati invitati dall’attuale Amministrazione a visitare un biodigestore in provincia di Udine, con precisione a Codroipo.   La minoranza si è resa disponibile, partecipando con una propria rappresentanza, a testimonianza che nessuna sorta di chiusura preconcettuale o “per partito preso” appartiene a questa minoranza.
All’indomani della visita e dopo un’attenta analisi dei “pro” e dei “contro” si è giunti ad esprimere un parere negativo sull’eventualità di insediare un biodigestore nel territorio del Comune di Montella.
La nostra è una iniziativa condivisa con cittadini, aziende e associazioni di tutela per la salute e rappresenta le istanze e gli interessi delle comunità di Montella. I nostri intenti non sono dettati da interessi politici, ma dal dovere morale di tutelare la salute dei nostri cittadini oltre che di salvaguardare l’immagine e la salubrità del nostro paese.
A questo proposito ci preme ricordare che Montella è natura, acqua, sorgenti naturali, fiumi, castagne e prodotti lattiero caseari di qualità. Montella è il primo paese italiano per la coltivazione della “Castagna di Montella I.G.P.” con la presenza della quasi totalità di aziende in agricoltura biologica. L’immagine del nostro Paese, quindi, non può e non dovrà mai in nessun modo essere avvicinata a un biodigestore o ai rifiuti perché ciò causerebbe un danno di immagine incalcolabile per il nostro territorio.
Una banale analisi costi/benefici farebbe emergere che ci ritroveremo di fronte solamente ad una riduzione della tariffa Tari, quindi parliamo di pochi spiccioli.
Il tutto, causerebbe l’aumento di produzione delle pericolose nanoparticelle dovute al trasporto della “materia prima” sia in ingresso ed in uscita (tanti camion percorrerebbero le strade del Comune dato il bacino di utenza).
Una “non attenta gestione” e “controlli superficiali” causerebbero seri problemi di produzione di “cattivi odori”, di immissione nell’aria di sostanze nocive e di smaltimento delle acque reflue.
L’opposizione si fa seriamente carico delle responsabilità e dei doveri di concorrere a realizzare un moderno e sostenibile Piano industriale dei rifiuti provinciale. Al contrario riteniamo che ci siano territori e zone molto più compatibili nella nostra verde Irpinia per ospitare un impianto di Biodigestore dei rifiuti.
Infine, cosa di non secondaria importanza, ci si chiede da chi verrebbe realizzato e gestito l’eventuale biodigestore. Da privati? dal Comune? O da un partenariato pubblico-privato?
Data l’importanza dell’argomento, quindi, siamo certi che questa Amministrazione, nella sede opportuna del Consiglio Comunale, vorrà avere con la minoranza un confronto serio per analizzare nel merito le problematiche derivanti dalla costruzione di un eventuale biodigestore nel nostro territorio comunale.

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L’amministrazione comunale di Montella in trasferta in Friuli-Venezia-Giulia per visitare un biodigestore

L’amministrazione comunale di Montella, insieme con il responsabile dell’ufficio tecnico e con il capogruppo di minoranza, si è recata a Codroipo (Udine) per conoscere da vicino un impianto di biodigestione e compostaggio. Manifestato all’ente d’ambito l’interesse ad ospitare un impianto per lo smaltimento del rifiuto organico, l’amministrazione, prima di prendere una decisione definitiva, ha ritenuto importante fare un sopralluogo presso uno dei tanti impianti presenti al nord Italia al fine di verificare direttamente il funzionamento e, soprattutto, il reale impatto ambientale e territoriale di un impianto di questo genere.
Molti sono i pregiudizi che ruotano attorno allo smaltimento dei rifiuti, derivanti prevalentemente da una dilagante disinformazione, ecco perché si è ritenuto opportuno approfondire innanzitutto la conoscenza diretta di un impianto che opera ormai da diversi anni e che, dal punto di vista progettuale, potrebbe essere un modello anche per Montella.
L’impianto di Codroipo copre un ambito di circa 200000 abitanti (50 comuni consorziati), lavora circa 30000 tonnellate annue di rifiuto organico e verde, produce un compost di buona qualità, utilizzato nei terreni agricoli limitrofi (nel raggio di circa 10 km), oltre che energia elettrica che potrebbe soddisfare il fabbisogno di circa 7000 cittadini. Dista poche centinaia di metri da due agriturismi e mette periodicamente a disposizione dei cittadini di Codroipo compost gratuito. Utilizza una tecnologia molto semplice, ma molto efficace soprattutto perché limita al minimo i potenziali malfunzionamenti dell’impianto.
In effetti, il sopralluogo ha dato modo all’amministrazione di constatare che vi è un impatto ambientale pressoché nullo dell’impianto, soprattutto in termini di esalazioni odorigene. Ad una distanza molto ravvicinata dalla lavorazione (poco più di un metro) del rifiuto organico e di quello verde, ma anche dal compost prodotto, l’odore è assolutamente blando ed accettabile.
Lo smaltimento del rifiuto organico è ormai una vera emergenza per la nostra regione, costretta a rivolgersi alle regioni del nord Italia, con costi esorbitanti (quasi il triplo, ad esempio, rispetto a quelli della zona del Friuli coperta dal digestore visitato). Lo ha evidenziato anche la Corte di Giustizia europea, che ha condannato la Campania al pagamento di una maxi sanzione da 20 milioni di euro, più 120mila euro al giorno di ammenda fino al completamento degli impianti di recupero dei rifiuti. La provincia di Avellino, in particolare, non potrà più prescindere dalla realizzazione di un impianto.
Ecco perché l’amministrazione Buonopane ha deciso di prendere in considerazione la possibilità di realizzare il biodigestore sul proprio territorio, avendo un’oggettiva idoneità sia rispetto alla posizione baricentrica nella provincia che alla viabilità, oltre che all’esistenza di un sito ottimale (l’area PIP del paese). Nel prossimo consiglio comunale ed in incontri successivi un potenziale progetto verrà sottoposto alla cittadinanza, con la quale l’amministrazione intende condividere un percorso di informazione e approfondimento che porterà ad una scelta finale.

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Montella: "noi giovani senza sede e senza voce" Pubblicato dal Quotidiano del sud

I disagi, i problemi,le attese dei ragazzi del forum - Il Forum dei giovani esprime i disagi e le difficoltà di una fascia importante della popolazione, spesso sottovalutata e inascoltata dalle amministrazioni comunali.  «Questa amministrazione» racconta Carmine Dello Buono, vice coordinatore del Forum, «ci ha riservato una consigliera con delega alle politiche giovanili che lavora nel Gal ed ha buona dimestichezza con fondi e finanziamenti. È proprio grazie al comune, infatti, che siamo rientrati nel distretto numero 6, composto da 16 comuni di cui Lioni capofila, ma la sede rimane il nostro problema principale».
Era estate quando al Forum dei giovani di Montella è stato comunicato il cambio di sede con “destinazione da designare”. Siamo in inverno inoltrato e il Forum non solo è ancora peregrino, ma i suoi “bagagli”, pronti da traslocare, sono rimasti accantonati in un corridoio del centro sociale (ultima sede del forum), segnalati alla meno peggio da un nastro rosso e bianco che contribuisce a rendere l’area ancora meno dignitosa di quanto già non fosse in precedenza.
C’è da dire che da quando l’associazione è stata istradata sono state prese in esame diverse soluzioni: da palazzo Bruni Roccia fino ad un posto nella casa comunale. Ipotesi, quest’ultime, rimaste vaga promessa dell’amministrazione e penosa speranza per giovani.
«Speriamo che, tolti di mezzo i diversi contenziosi, ci possa essere affidato il posto promesso nella casa comunale. Non ci sarebbe luogo migliore di quello per garantire confronto e dialogo tra le diverse organizzazioni comunali» conclude il vice coordinatore.
«Più volte abbiamo incontrato il consigliere delegato ai giovani e al turismo avv. Angela Marano, l’unico delegato del Comune che ci incontra, che ci ha sempre rassicurato sulla sede, ma siamo a febbraio e la sede non è mai arrivata» racconta Alessandro membro ordinario del Forum, e incalza: «Ci sono molte associazioni “fantasma” che hanno uno spazio, mentre il nostro Forum, importante per il ruolo attivo che svolge nel paese tra eventi e progetti per i giovani, no. Senza sede tutto diventa più difficile e la collaborazione dell’amministrazione con il nostro Forum un rapporto di facciata.
Sicuramente i problemi di un comune sono tanti, ma pare che le difficoltà che riguardano i giovani passino sempre in secondo piano, mentre non dovrebbe affatto essere così».
«La mancanza del lavoro fa parte di questi» afferma un altro «i ragazzi non hanno un euro in tasca e vanno via. Il paese si svuota, l’economia stagna e la gente non esce e non si incontra sia perché non motivata da alcuna iniziativa, sia perché priva della compagnia per cui vale la pena uscire ed organizzare qualcosa: è un circolo vizioso.
L’ideale sarebbe di dare almeno un piccolo centro di aggregazione».
Oltre a lamentare la mancanza di un punto di ritrovo ludico-sportivo, i giovani reclamano anche un luogo che garantisca un’offerta culturale: «La biblioteca, sprovvista anche dei testi più noti, non è aggiornata né tantomeno fornita. L’ambiente è freddo e il luogo ostile: nessuno desidera passarci ore di studio. Oltre alla sala fatiscente, manca un punto ristoro (o un semplice distributore di acqua e caffè) e andare bagno significa mettersi la giacca ed uscire dall’edificio. I giorni di apertura al pubblico e i relativi orari, che non coincidono con quelli di riferimento sul sito ufficiale del comune, sono scomodi e disagevoli per qualsiasi studente che cerchi un punto di ritrovo stabile e sicuro per dedicarsi allo studio».
«Quello che vorremmo come associazione giovanile è una maggiore considerazione e una maggiore fiducia da parte dell’amministrazione, proprio perché rappresentiamo la fascia giovanile di questo territorio. Non aver mai ricevuto fondi né tanto meno essere stati considerati dalle amministrazioni nei loro bilanci o nei loro progetti è una questione di estrema superficialità. Ancora non si comprende che noi giovani siamo le energie e il futuro di questa terra» afferma ancora Alessandro, e aggiunge «abbiamo visto partire molti membri del nostro Forum in questi anni e tanti attualmente sono in partenza. Stanno letteralmente scappando e pare che a nessuno interessi realmente. Cercare di dare forza e supporto a questa fascia così debole della popolazione è fondamentale e non può che essere una scelta politica».
L’ultimo ragazzo, membro attivo del Forum, che ha lasciato questo paese con un volo di sola andata per Londra, raccontano i giovani, ha 21 anni.
Alla domanda su cosa l’amministrazione locale promette di fare per i giovani Carmine risponde:
«Abbiamo avuto dal Comune la promessa di corsi di formazione per determinate professioni. Ma credo che quello che serva ai giovani sia una maggiore consapevolezza del luogo che abitano e delle caratteristiche del territorio.
I settori su cui puntare sono il raccolto agroalimentare e il turismo esperienziale.
Ma se nessuno informa e mette a disposizione gli strumenti per formare questi giovani insieme alle giuste conoscenze, come si può mai pensare di trattenerli ed impiegarli come risorse per il territorio?»
Per Carmine radicare il turismo nel territorio significa disporre quest’ultimo all’accoglienza, per la quale non è possibile improvvisare, ma va fatta formazione «sulla flora, sulla fauna, sulle acque e soprattutto sul rispetto che, fino ad ora, non è mai stato prestato. Bisognerebbe analizzare e pensare alle potenzialità di tipo artistico, paesaggistico e agroalimentare senza dimenticare quelle religiose».

Roberta Bruno

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