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Mi presento e segnalo agli amici Montella.eu una scrittrice e i suoi libri (di Nino Tiretta)

Tiretta foto 01Sono Giovanni Tiretta e certamente per tantissimi amici di Montella.eu sono “un perfetto sconosciuto” mentre per altri, soprattutto miei coetanei, sono familiarmente conosciuto come “Nino Tiretta”. Dunque, attraverso queste successive ed essenziali connotazioni personali, specificatamente “mi presento” a quelli che, a tutt’oggi, con me non hanno alcuna familiarità. Sono nato nel 1939 e mi sento montellese “doc” giacché a Montella ho vissuto tutta la mia infanzia e tutta la mia gioventù, vale a dire i periodi più belli della mia vita. Mio padre, Gualtiero Tiretta, era maresciallo forestale, di origine veneta che venne, a Montella nel 1926 ove conobbe e sposò mia madre, Flora Ciociola che era sorella di Matteo Ciociola che ha gestito, con sua mogie zia Peppinella, il “sale e tabacchi” posto al

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Eraclito e il fiume (di Totoruccio Fierro)

eraclitoCome è noto, la caratteristica peculiare dell' uomo è la razionalità. Essa, lungo il corso della storia della filosofia, è stata identificata e fatta coincidere a volte con il pensiero e l'anima, altre volte con lo spirito e la mente, costituendosi come la precipua essenza, l'attribuzione più esaltante dell'umanità. 

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Natale del 3014 ( Racconto fantaspolitico tra serio e faceto) di Totoruccio Fierro

Natale futuro-04Oggi è venuto a trovarmi il mio caro amico Lett - Ha -1 di ritorno dal viaggio di ricognizione nella costellazione del Centauro, a 16 anni luce dalla nostra De - Mith - 86, del sistema bistellare Sirio. Di passaggio per Proxima, ha approfittato per fare visita a dei suoi lontanissimi parenti che vivono sul pianeta Terra e ad una allegra compagnia di amici con i quali

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Sei personaggi in cerca di... ricordi (1^ parte) di Totoruccio Fierro

 del

Nel mese di luglio del 1979, mio zio Luigi Fierro fece stampare un libriccino di appena 31 pagine, con i tipi Dragonetti,   che intitolai "Sei personaggi in cerca di...ricordi - Montella di un tempo nei ricordi di un figlio nostalgico", curandone anche la prefazione.

 

L'autore è nato a Montella nel lontano1919; conseguì il diploma di Ragioniere e nel 1951 emigrò negli Stati Uniti, stabilendosi nella cittadina di Paterson N.J.

 

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La stagione balneare di Totoruccio Fierro

Quando anticipavano le belle giornate, la nostra stagione balneare incominciava già' nella prima decade di Giugno e si protraeva spesso fino agli ultimi giorni di Agosto.


           Il gruppo dei bagnanti era composto da ragazzi e preadolescenti che abitavano lungo il tratto del Corso (oggi via Del Corso) che, dall'incrocio di via Don Minzoni, arrivava fino alla via San Mauro. Dell'allegra compagnia facevano parte anche i piu' intrepidi e coraggiosi compagni di via "Chiazzavano".


           Questo gruppo informale di pari contava dodici-tredici membri, senza un leader, senza suddivisioni di ceto, senza scale gerarchiche ,ma unito dagli stessi intenti, dalla stessa volonta',da un'amicizia piu' o meno sincera e disinteressata.
             Escludendo ogni preventiva intesa (non c'era il telefono, ne' you tube, ne' e-mail, ne' twitter, ne' face-book),ci raggruppavamo in modo del tutto spontaneo ed automatico nelle prime ore del pomeriggio e ci incamminavamo verso il fiume Calore.


             Scendevamo a ventaglio o in fila indiana lungo il Corso, che a quei tempi era una strada in terra battuta, con pochi tratti di marciapiedi, sprofondamenti e larghe buche, dove gli innumerevoli asini che rientravano al paese verso sera, non disdegnavano di lasciare le loro testimonianze solide e liquide!
             Tra battute, scherzi, resoconti sul cibo mangiato a pranzo, attraversavamo la piazza "re nanzi Corte", poi il largo dell'Ospizio che includeva, maestoso, il convento dei Frati Minori Conventuali, sede della caserma dei Carabinieri (che fu frettolosamente e inopinatamente demolito nella fase di emergenza susseguente al terremoto del 1980, su una scellerata decisione intrapresa da persone insensibili ed ottuse, incapaci di apprezzarne il valore storico-architettonico.
             Imboccavamo la via "re lo jumo" (oggi via ing. Cianciulli),che era più disastrata di quella del Corso, e sulla destra restavamo a guardare ammirati la casa in stile Liberty dell'avvocato Sapio De Marco, che isolata e circondata da ampio giardino verde, ci testimoniava dei suoi anni trascorsi negli Stati Uniti e più a valle la casa colonica con annesso "gratale " di proprietà "re Ronn’ Alisando Bosco".
             Intorno, intorno, ovunque girassimo lo sguardo, di altre abitazioni neanche il segno!
Attraversavamo il ponte romano, guardando i resti ancora evidenti dell'antico mulino comunale e piú a monte lo spettacoloso e spumeggiante rovinare delle acque del fiume lungo la "pelata".
             "Rafaele lo pesciaiuolo",l'unico autorizzato alla pesca delle trote per lunghi tratti del fiume, era convinto che, ai piedi della "pelata", ce n'erano di grossissime, dal peso di sei-sette chili e anche oltre: non era necessario mettere un freno alla sua fantasiosa diagnosi!
             Finalmente, attraverso uno stretto e ripido viottolo, "sbarcavamo" sulla riva destra del fiume, dove, a causa della magra propria dei mesi estivi, si formava uno spazioso greto, puntellato da bianche e tondeggianti pietre, levigate dalla lunga e frenetica azione dello scivolamento delle acque!
             Qui, ci spogliavamo in tutta fretta, restando in mutandine e slip (di costumi, neanche la più pallida idea!),mentre qualcuno non si vergognava di mostrarsi come natura...crea!
               D'altra parte, non si aggiravano occhi indiscreti, ne' presenze femminili (parlo degli anni a cavallo del 1940/1950 del secolo scorso ed i tabù erano tanti, le remore di ordine psicologico e le suddivisioni per sesso si determinavano in modo talmente ferreo ed automatico che finanche nelle chiese, gli uomini sedevano da una parte e le donne dall'altra!...).
               Guadavamo il fiume velocemente verso la riva sinistra e di fronte a noi, eccolo "L’urio re Chiuppito", che dovrebbe derivare dal lat. gurges che secondo il Georges significa profondità delle acque: dove ci si può bagnare; si potrebbe rendere,forzando l’italiano,: "Gorgo" di Pioppeto!
               Un'ansa più o meno larga del fiume, poco profonda, scura per l'ombra proiettata dai pioppi circostanti, ci ricordava lo Stige di dantesca memoria!
               Qui, l'acqua rallentava il suo frenetico corso a valle e, quasi stanca, si fermava addolcendosi sonnacchiosa!
               Il suo richiamo era più forte di quello della Sirena, ma restavamo, comunque, perplessi e timorosi a causa della temperatura dell'acqua!
               Ma c'era sempre Giacomino "re Chiazzavano" che faceva da apripista e da assaggiatore intrepido! Era un biondino magro come un "carpino", ma temerario e coraggioso: si tuffava (veramente,"spanzava" fragorosamente l'acqua),ma riemergeva fulmineo e guizzante e ci guardava atterrito e sconvolto, mentre sul suo volto olivastro si leggevano i segni inequivocabili dello shock termico subito dall'impatto!
               " Com'è l'acqua,"Giacomì"? E lui, imperterrito ma visibilmente intirizzito: " È "pisciazza!"
               Allora ,tutti nel gorgo a nuotare, a schizzare, a fare tuffi, a divertirci da pazzi, senza più pensare a quanto l'acqua fosse ghiacciata!
               Intanto, sul greto opposto, dove avevamo depositato i nostri vestiti, arrivavano, a poco a poco, i bagnanti adulti, cattivi e perniciosi, che si sdraiavano mollemente sulla "spiaggia" pietrosa e si crogiolavano come i ramarri e le lucertole sotto il caldo sole.
               Immobili e silenziosi, non ci degnavano nemmeno di uno sguardo!
               Ma noi sapevamo che era una tregua apparente e precaria; infatti, all'improvviso si lanciavano come furie su di noi e, con la crudeltà di un rapace, si facevano largo nel traffico del gorgo, "mpuzzandoci" a destra e sinistra e tenendoci sott'acqua fino all'asfissia: allora si assisteva ad un fuggi, fuggi generale, tra schizzi e capitomboli rovinosi!
               Riparavamo sulla "battigia" lasciata da loro e mettevamo ad asciugare i nostri "costumi", che molto spesso indossavamo ancora bagnati, per fare ritorno a casa.
               Molti montellesi hanno imparato a nuotare nel gorgo di Pioppeto, come in una sorta di piscina comunale: il mare per moltissimi era come l'Araba Fenice!
               Al di sopra del gorgo, molto spesso ci dissetavamo, sia perchê le acque erano "azzurre e chiare", sia perchè il detto sentenziava che "acqua corrente, vivi e non tremente"...
                 Nelle acque freddissime di Pioppeto ci immergevamo al ritmo di almeno due volte la settimana e a ben pensarci, forse, ma eliminerei il forse, le attuali sofferenze di dolori di natura artrosica e artritica, li stiamo pagando ora nell'età avanzata!
               Tra gli amici del gruppo, c'erano Nino Tiretta, Aurelio Conte, Peppo Branca, Aretino Volpe e Guiduccio Moscariello. Questi due ultimi sono scomparsi l'anno scorso e di loro conservo un imperituro ricordo e vibrante affetto: con loro se ne é andata anche una parte importante e significativa della mia fanciullezza...
                  Ringrazio chi avrà la pazienza di leggere questi miei ricordi che non vogliono essere né patetici ,né passatisti in modo peloso!
                                                                        

Alla prossima puntata
Totoruccio Fierro

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Tra chiese, palazzi storici e monumenti ecco cosa vedere nel comune di Montella (Avellino)

Tra chiese, palazzi storici e monumenti ecco cosa vedere nel comune di Montella in Provincia di Avellino

di Diana Cataldo

IL CONVENTO DI SAN FRANCESCO A FOLLONI A MONTELLA
Percorrendo un suggestivo viale di platani, si arriva al complesso monumentale di San Francesco a Folloni. Il suo primo nucleo risale al XIII secolo. Esso venne radicalmente trasformato tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI secolo, quando fu realizzato il bel chiostro che attualmente accoglie chi visita il Museo di San Francesco a Folloni. Superato il piccolo chiostrino cinquecentesco, ci si immette, poi, negli ampi corridoi del secondo chiostro, quello settecentesco,e nel grande refettorio. Nella sagrestia della chiesa, si ammira la tomba marmorea di Diego I Cavaniglia, signore di Montella, realizzata nel 1480 da Jacopo della Pila. Del 1783 sono invece gli splendidi mobili in noce con intarsi di acero bianco che ne tappezzano i muri. Nel corso degli anni Trenta del Settecento, la chiesa di San Francesco fu completamente ricostruita, decorata con stucchi di finissima fattura e arricchita da un monumentale organo a canne del 1740, collocato in controfacciata. Nel Museo Laboratorio (laboratorio di restauro della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici) del convento di San Francesco a Folloni, sono state raccolte molte opere d'arte recuperate dopo il terremoto del 1980. Il museo è meta annuale di più di cinquemila visitatori.

www.complessosanfrancescoafolloni.beniculturali.it


SANTUARIO DEL SANTISSIMO SALVATORE A MONTELLA
Negli spazi antistanti il Santuario è sistemato il pozzo in pietra da cui, miracolosamente, rampollò l’acqua nel 1779, mentre la comunità montellese era afflitta da una grave siccità. Fu in quell’occasione che si fece ingrandire l’antica chiesetta, commissionando anche una scultura in argento fuso e sbalzato, raffigurante il Salvatore, pregevolissima opera a tutta figura firmata dall’argentiere napoletano Pasquale D’Agostino.

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