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DA Sergio Pizza Capogruppo de IL PATTO – terzo polo

Sergio Pizza-MontellaVecchio Regolamento Tarsu e costi di gestione dei rifiuti 

Dopo le recenti nevicate che hanno causato danni a tanti cittadini, ad imprese operanti sia nel settore artigianale e per di più in quello agricolo, i più sensibili alle difficoltà incontrate hanno dato o cercano di dare un proprio contributo per alleviare i disagi di tutte quelle persone che hanno subito un danno. In tale ottica, quale consigliere comunale ho condiviso il recente articolo della collega consigliera Emanuela Pizza che ha cercato di proporre un modesto aiuto ai tanti operatori del settore agricolo che non solo hanno già subito gravi danni all’attività castanicola (ricordo che nella scorsa annata agraria la maggior parte di loro non hanno prodotto un solo kg di castagne), ma anche a causa della neve perché molti di loro hanno subito un ulteriore colpo alla propria economia. Da noi si dice “ngoppa a ro cuotto è caruta l’acqua oddruta”. E allora

come non si può venire incontro a quei cittadini che si trovano costretti a pagare una tassa ingiusta e determinata da un regolamento comunale di vecchia data che orami è da definirsi obsoleto e fuori legge ?

Si proprio fuori legge per i motivi che appresso cercherò di esplicare malgrado la materia sia abbastanza corposa e intricata.

Per chi ha poca memoria ricordo che lo scrivente ha più volte sollevato, sin dall’insediamento dell’attuale consiglio comunale, l’argomento di mettere mano al nostro regolamento della Tarsu, redigendo un nuovo regolamento in conformità alle norme vigenti, proprio per evitare le tante ingiustizie che poi si sono verificate.

Ma purtroppo i nostri attuali e incapaci amministratori continuano a fare orecchio di mercante e brancolare nel buio più profondo cercando solo di fare cassa speculando su norme poco chiare del nostro regolamento che purtroppo è ancora vigente .

L’assessore Palmieri si vanta che hanno sottoscritto la convezione con il Cosmari per la cessione degli immobili ex Metal Coop. Dalla sua stipula sono oramai passati più di due anni senza avere, come invece doveva essere, alcun tipo di tornaconto per la collettività né tanto meno le agevolazioni tariffarie promesse ai cittadini sullo smaltimento dei rifiuti.

Dal titolo dell’articolo dell’assessore Palmieri pubblicato sul Corriere di venerdì scorso “Tutti devono pagare la Tarsu” sembra quasi che ha a che fare con un popolo di “furbi” o di “indisciplinati” o di “evasori”. Non tiene conto che i montellesi si ritengono un popolo fiero anche delle proprie origini, dei grandi lavoratori e dei disciplinati contribuenti.

Ma non è un popolo che può essere preso in giro e subire delle “lezioni” da chi non capisce o non vuole capire che la Tarsu è una seria problematica che investe tutte le famiglie togliendo loro cospicue risorse economiche in tempi di profonda crisi come questi.

Ma non mi limito solo a criticare un’attività amministrativa che orami è statica e non riesce a neppure a garantire l’ordinaria amministrazione.

Preliminarmente va detto che l’attuale procedura per il calcolo della Tarsu è ritenersi del tutto illegittima in quanto era corretto applicare la TIA. Questo, per quanto innanzi detto, non significa che i miei compaesani non devono pagare la tassa o meglio la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti per creare un ulteriore “buco” alle casse comunali. Le tasse o le tariffe devono essere giuste ed equilibrate in funzione del servizio che si da ai cittadini. Questo dovrebbe essere la stella polare di un buon amministratore.

Non si può cercare di fare cassa a tutti i costi, tassando e tartassando i singoli contribuenti senza tener conto che la TARSU considera solo le superfici senza tener conto del numero degli occupanti, della destinazione d’uso dei singoli ambienti, del reddito, ecc..

Oltre che mettere mano ed approvare un nuovo regolamento comunale per poter diminuire i costi è necessario migliorare la gestione e la raccolta differenziata che però è un capitolo a parte.

Da uno studio, anche sommario della materia, a livello comunale è possibile capire come agire anche con l’ausilio di tante pubblicazioni di esperti del settore e rendersi conto che la Tarsu è da ritenersi oramai superata.

Costringere coloro che operano nel settore agricolo a pagare la Tarsu sui locali agricoli che produrrebbero rifiuti speciali, come ad esempio gli essiccatoi delle castagne oppure le attività artigianali è, oltre che ingiusto, consentire o meglio legittimare lo sversamento di tali rifiuti speciali nei cassonetti dell’immondizia cosa che non è consentita dalla legge. E allora, tali attività, che di norma già smaltiscono i propri rifiuti magari con ditte specializzate, andrebbero completamente esentate.

         Nelle more della entrata in vigore del nuovo contributo unico sui Rifiuti e Servizi c.d. RES che dovrebbe decorrere dal 1.01.2013 (art. 14 del D.L. n. 201/2011 cosiddetto Salva Italia), cercherò di dare un mio contributo cercando di portare all’attenzione pubblica questa questione che è molto sentita perché tocca le tasche di tutti i cittadini.

Prima, però bisogna comprendere la differenza tra la Tarsu e la Tia.

Cos’è la TARSU?

La Tarsu è la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, applicata per pagare il servizio di raccolta e smaltimento dell’immondizia prodotta dalla comunità locale. E’ dovuta da chiunque occupi o detenga locali e/o aree scoperte a qualsiasi uso adibiti, esistenti nelle zone del territorio comunale in cui il servizio di raccolta dei rifiuti è istituito ed attivato o comunque reso in via continuativa. Il sistema di tassazione oggi in vigore prevede il pagamento del servizio sulla base della sola superficie dell’immobile. La tassa è corrisposta in base a tariffe prestabilite, dipendenti dall’uso dell’immobile (abitazione, locali commerciali, ecc.) come da delibera comunale, e si calcola moltiplicando il numero di metri quadrati dell’immobile per la tariffa prevista per la categoria di appartenenza. Resta inteso che i rifiuti speciali seguono una strada diversa.

Che cos'è la Tariffa Igiene Ambientale (TIA)?

La TIA sostituisce la vecchia TARSU introducendo sostanziali novità. Con l'applicazione della TIA si stabilisce l'obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di applicare ai contribuenti una forma di esborso per la gestione dei rifiuti che si avvicini il più possibile al pagamento per il reale utilizzo del servizio. La vecchia tassa TARSU è infatti commisurata unicamente sulla quantità di superficie occupata e non sulla produzione dei rifiuti. Con la Tarsu paga di più chi occupa una maggiore superficie tassabile indipendentemente dall'effettivo o presumibile conferimento di rifiuti. Il passaggio da tassa a tariffa porta pertanto ad una maggiore equità, ponendo al contempo più attenzione all’ambiente mirando ad una migliore differenziazione ed un maggiore recupero dei rifiuti.

Orbene, si capisce bene che, in attesa dell’entrata in vigore della nuova Res prevista dal decreto Salva Italia, è nostro interesse approvare un nuovo regolamento applicando i criteri della TIA per rendere più eque le imposte da versare. Per le utenze domestiche i criteri della TIA, diversamente dalla Tarsu, prevedono l’utilizzo di diverse categorie con l’obiettivo di cercare il più possibile, a parità di superficie occupata, di riconoscere in tariffa i livelli di produzione di rifiuti più equi.

Questo significa che la spesa da sostenere dal Comune verrebbe spalmata sugli utenti con maggiore equità. Il regolamento per l’applicazione della tariffa è per legge di competenza dei singoli Comuni. I nostri amministratori, invece, con lo spauracchio degli evasori o presunti tali preferiscono mantenere un vecchio regolamento che, nella sua ambiguità, ha il solo scopo di fare cassa a scapito di tanti cittadini che sono costretti a subire questa enorme ingiustizia.

In questa ottica vanno interpretate le sollecitazioni più volte sollevate anche in consiglio comunale per regolamentare al meglio la materia approvando un nuovo regolamento che tenga conto anche delle realtà locali. E’ classico l’esempio di coloro che hanno il sottotetto, o meglio lo “suppigno”, che sono costretti a pagare il doppio rispetto a chi ha il terrazzo di copertura oppure i proprietari degli essiccatoi delle castagne che sono costretti a pagare l’attuale Tarsu come se fosse una residenza. Per non dire ancora che il criterio adottato dal nostro Comune di sommare puramente e semplicemente le superfici nette delle abitazioni, senza tener conto della effettiva utilizzazione, come le cantine, le autorimesse e relative pertinenze, che per norma vanno notevolmente ridotte con i relativi coefficienti riduttivi, non è conforme alla legge perché, a partire dal 1° gennaio 2005 (art. 1, comma 340 della legge 311/2004), la superficie assoggettabile al tributo deve essere pari all’80% della superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento del D.P.R. 138/98 e dalla circolare A.T. n° 13 del 7.12.2005. In sostanza, con tale criterio normativo una residenza che per esempio attualmente viene calcolata di 200 mq, può scendere tranquillamente a poco più di 100 mq.

Senza voler insegnare niente a nessuno, quanto sopra vuole essere solo un anticipo di un argomento molto sentito e nella consapevolezza che non sono più accettabili i colpevoli ritardi dell’amministrazione comunale a regolamentare questa materia e mettere in atto tutti i necessari provvedimenti per diminuire le enormi spese che oggi siamo costretti a sopportare. Purtroppo, “mentre lo mierico storea lo malato se ne more” e nel frattempo come diceva Totò “e io pago”.

 

                                                                                       Sergio Pizza

                                                                       Capogruppo de IL PATTO – terzo polo.

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