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LE CONCLUSIONI DEL MONTELLESE INCAZZATO

Montellese incazzatoMi pareva che la vicenda della campana come l’abbiamo vissuta quest’anno (2013) potesse essere conclusa con l’antico adagio:“Zi’ prè, tiene lo cappieddro stuorto!… Accussì adda jì!…”    Invece ci troviamo nella condizione di avere:a) un pericolo per l’incolumità pubblica (la campana appesa tramite ponte di ferro direttamente staffato sulle travi di cemento armato con un

asse per l’oscillazione che è troppo corto: può cadere la campana, può crollare il campanile),b) il varrecchione di quercia assolutamente “sanizzo” che avrebbe dovuto tornare alla sua funzione originale entro il mese di luglio ed, invece, sta ancora al piano terra del campanile,

c) un documento su carta intestata della ditta Giannattasio brevetti sas di Pontecagnano che è la base del preventivo dei lavori.

Se sui primi due punti non ritengo necessario di ripetermi, sul terzo sento l’obbligo civico e morale di condividerne con l’intera comunità la puntuale analisi.

Il documento è datato 18 marzo; ciò significa che è stato redatto poco tempo dopo il sopralluogo, ma stranamente si usa il verbo all’imperfetto quando si parla del “vecchio” batacchio (punto D), che si stima, forse ad occhio, essere di peso inferiore al 4% canonico (punto E) quando tutti sappiamo che pesa ben più di un quintale e cioè supera abbondantemente il 4% ed, infine, si parla di norme che “consentono” la sicurezza! (punto F).

Cosa si desume:

1)            La ditta, come si rileva dalla carta intestata, è specializzata in elettrificazione di campana (si tralasciano le altre capacità) perciò certamente NON competente per i lavori di manutenzione per un impianto predisposto per la suonata a mano; a motivo che la campana debba continuare ad essere suonata a mano vale la pena ricordare che a Montella esiste l’associazione “Campana si .. e sona” che raggruppa devoti legati alle tradizioni che da anni si impegnano a conservare l’antica usanza di suonare manualmente perché è un rito di devozione al SS Salvatore.

2)            Non si capisce con quali strumenti i tecnici della ditta abbiano potuto fare le misure su cui si basa la difformità del batacchio; avrebbero prima dovuto mettere a terra sia il batacchio che la campana e poi pesarli! (l’avevano già fatto??)

3)            L’uso di terminologia impropria lascia perplessi ulteriormente; di norme che “consentono” la sicurezza non è mai stato fatto cenno, né potrebbe essere fatto, in nessun manuale al mondo!

4)            Una parte del documento appare redatto in data certamente successiva, verosimilmente dopo l’effettuazione dei lavori, da personale non esperto ed incurante di celare il falso.

Le conclusioni:

                Si può ragionevolmente ipotizzare che il documento sia stato redatto in due momenti successivi; in particolare i primi tre punti e l’ultimo sembrano frutto del sopralluogo mentre gli altri devono essere stati scritti dopo la messa a terra del batacchio (uso dell’imperfetto e del termine “vecchio”).

Questa constatazione porta a concludere che il documento è mendace oppure è stato falsificato.

In effetti, considerata la tempistica dei vari avvenimenti (disappunto popolare, intervento presso il vescovo, intervento del sindaco, esposizione del documento), si può ragionevolmente sospettare che i responsabili del comitato abbiano indotto qualche rappresentante della ditta a fare una dichiarazione mendace oppure a falsificare un documento, il tutto finalizzato a coprire le loro scelte di elettrificazione dell’impianto fatte senza tener conto della storia del santuario, e, non ultimo, tentare di calmare la rivolta dei devoti.

I reati ravvisabili in tale condotta sono di una gravità estrema (corruzione, induzione al reato, connivenza) e certamente di competenza della magistratura civile.

Il coinvolgimento di tanta popolazione impone una soluzione rapida e giusta.

Renato De Simone

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