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CONSIDERAZIONI SU GIOVANNI PALATUCCI di Michele De Simone

palatucciGiovanni Palatucci santo o diavolo ? Negli anni tra il 1945 e il 1950 la politica montellese era molto accesa, in particolare durante le elezioni amministrative. Un valente e giovane avvocato, Salvatore Dragone, da poco abilitato all’esercizio della libera professione, essendosi candidato a consigliere comunale in una lista di destra, in un pubblico e lungo

discorso, parlò per la prima volta della vita del giovane Questore di Fiume Giovanni Palatucci. La sua oratoria calda e appassionata destò, per tutto il tempo per il quale si protrasse, l’attenzione di tanti montellesi anche perché l’argomento riguardava il salvataggio degli ebrei di Fiume. Ricordo che il giovane avvocato nel suo vibrante discorsoraccontava tra le altre cose anche di un magnifico pranzo offerto dal Palatucci agli sventurati nonché delle reiterate raccomandazioni a non screditare il comportamento della polizia italiana.

Da quel momento dell’eroe montellese non ho avuto più notizie, fin quando una sera, in uno stand allestito dal comune di Battipaglia nella villa comunale in occasione di un convegno sul revisionismo storico dell’unità d’Italia, si è intavolata una discussione sullo Schindler montellese Giovanni Palatucci. Gli argomenti della conversazione furono tanti e tante le lodi e per la verità non mi sono mai sentito cosi orgoglioso di essere montellese come in quella circostanza. A parlare di Giovanni furono una ventina di ebrei. Tutti orgogliosi di mostrare, durante i loro interventi, i numeri di matricola tatuati sui polsi dagli aguzzini tedeschi.

Dopo quindici anni da quella sera un giorno, navigando su Internet, mi capita di leggere un articolo del New York Times, ispirato a fonti dell’associazione ebraica Primo levi di New York, che scredita la figura serafica di Giovanni Palatucci e francamente la cosa mi ha un poco infastidito. Il giornale americano cita nuove testimonianze ricavate da archivi fino a qualche tempo fa ancora non accessibili.

Io però prima di esprimere il mio parere sulla vicenda attenderò che gli storici di tutte le fazioni politiche diano il loro giudizio. Una cosa però mi sento di chiedere ai rappresentanti della Comunità Ebraica Italiana: ma le testimonianze degli israeliti presenti al convegno di Battipaglia erano vere o false? E se sono false a quale scopo essi hanno mentito? Oppure, volendo essere più cattivi, mi viene da pensare che quelle persone non erano veri ebrei o addirittura erano degli ebrei pagati e quindi in malafede, ma pagati poi da chi?

Di quello che realmente rappresentasse la figura di Giovanni Palatucci non importava poi a molti, al di fuori della ristretta cerchia di quanti lo conobbero e divulgarono le sue gesta. Ma da quando Papa Eugenio Pacelli, poco stimato dagli ebrei o addirittura odiato, a conclusione della seconda fase di beatificazione, ha ricevuto il titolo di venerabile, annovera tra gli spiriti degli eletti, pare che si sia messo in moto un meccanismo perverso atto a screditare ogni atto da lui compiuto, e così di seguito, ad esempio, l'apertura a sua volta del processo di beatificazione anche per Giovanni Palatucci. Insomma gli ebrei (o una buona parte di essi) mirano ad infangare Pacelli con tutto quello che gli sta intorno: Palatucci, Perlaska etc...Largomento é molto vecchio: nacque quando Paolo VI^ propose la canditatura di Pacelli agli onori degli altari. Insomma questa posizione antipacelliana potrebbe aver travolto per forza d'inerzia nella sua irruenza, anche personaggi come Palatucci, vicini alla chiesa. Ma se egli era stato cosi cattivo, come mai si sono adoprati a farne un uomo cosi carismatico tanto da intitolargli frettolosamente strade e piazze? La verità forse è che, per impedire che Papa Pacelli venisse annoverato tra i santi, hanno voluto infangare la memoria di un eroe da loro stesso creato riaccendendo in tal modo le antiche rivalità tra cristiani ed ebrei. Cosi, faccio mia la frase del Foscolo nel criticare i romani: gli Ebrei, quando non sanno a chi combattere, conficcano le spade nelle loro viscere.

 

                                                                 Michele De Simone

 

      

 

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