La scuola media di San Rocco intitolata a Giovanni Palatucci
Una targa posta di fianco alla porta d'entrata dell'istituto ricorderà ai ragazzi e non solo, gli importanti valori espressi da questo eroe della Resistenza che salvò 6.500 ebrei
Numero di matricola 117.826, ma Giovanni Palaucci, il Giusto fra le Nazioni, ha lasciato nel cuore e nella memoria di ognuno di noi un grande dono che vivrà in eterno: l’amore. Non solo un numero, non solo un uomo, non solo un poliziotto, ma un eroe che deve essere di ispirazione in ogni momento della vita perché proprio la vita a lui è servita per aiutare la gente e per essere vicino al prossimo. Questo il messaggio emerso alla toccante cerimonia di intitolazione della Scuola Media di San Rocco Castagnaretta
che da oggi si chiamerà, con onore, "Giovanni Palatucci". Tanti ragazzi accompagnati dagli insegnanti, ma anche tante autorità a cominciare dal questore Ferdinando Palombi, promotore di questa intitolazione, del Prefetto Patrizia Impresa, dal dottor Nicola De Cristofaro in rappresentanza del Capo della Polizia Antonio Manganelli e tutte le rappresentanze civili e militari della Città. “Il testimone ora passa a voi – ha detto il sindaco Valmaggia rivolgendosi ai ragazzi - . Ora avete un riferimento nelle vostre aule che vi deve insegnare che siamo tutti uguali” Nel grande salone parrocchiale c’era anche René Mattalia, uno degli ultimi cuneesi sopravvissuti alle atrocità della deportazione, e la signora Annamaria Volpe, lontana parente di Giovanni Palatucci. Suggestivo l’accompagnamento musicale dei ragazzi della scuola media, l’Inno d’Italia “ascoltato con piacere e per la prima volta nella sua versione integrale“ come confessa il Questore Palombi e il ricordo del grande Eroe nelle parole preparate dagli alunni. Il tricolore che questa mattina era di fianco alla porta di ingresso della scuola è stato tolto scoprendo la targa benedetta anche dal parroco di San Rocco don Giuseppe. Un momento di preghiera per consacrare il momento solenne e rendere giustizia a Giovanni Palatucci consegnando il suo nome e la sua storia alle generazioni future per l’eternità.“Vogliono farci credere che il cuore sia solo un muscolo e ci vogliono impedire di fare quello che il cuore e la nostra religione ci dettano” diceva il poliziotto che ha salvato dal massacro 6.500 ebrei. Ora i ragazzi lo hanno capito, ma i “grandi”? Banale, forse si, ma troppo spesso e con superficialità si finge di dimenticarlo. Passata la cerimonia, certo, rimangono i problemi reali, quelli della scuola, quelli da affrontare quotidianamente e anche quelli troppo spesso dimenticati, ma l’invito è a seguire l’esempio scritto su quella targa, il futuro è di chi lo vuole e di chi lo saprà affrontare anche con il cuore.
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