La tela di San Francesco torna a Montella
Trafugata nel 1970 e ritenuta fino ad oggi irrimediabilmente perduta
Avellino- Lunedì 3 ottobre, alle ore 10, nel Convento S. Francesco a Folloni di Montella, nel corso della manifestazione Francesco d'Incanto, verrà illustrato il ritrovamento del S. Francesco in preghiera, una tela di Giuseppe di Guido, conosciuto come Maestro di Fontanarosa. Si tratta di uno tra i più grandi interpreti del Seicento naturalistico napoletano, trafugata nel 1970 e ritenuta fino ad oggi irrimediabilmente perduta.
L'opera apparteneva alla collezione artistica del Convento, quando fu rubata insieme ad altre opere d'arte tra cui argenti, candelieri e ceramiche. Per anni le indagini hanno cercato di recuperare la preziosa refurtiva che non era stata trovata, fin quando, lo scorso 28 maggio, la tela di S. Francesco è stata restituita da ignoti dinanzi al portone del Convento.
A ritrovarla di primo mattino stato Padre Agnello Stoia che ha subito interessato i frati della Comunità , i Carabinieri di Montella, la dottoressa Antonella Cucciniello della Soprintendenza per Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino. Sul posto successivamente giunta anche la Soprintendente, Maura Picciau che ha subito puntato l’attenzione sulla tutela ed il restauro dell'opera misteriosamente tornata a casa forse per un pentimento da parte di chi aveva compiuto il furto. Il restauro del S. Francesco in preghiera sarà , infatti, effettuato sotto legida della Soprintendenza.
Nell'occasione verranno presentati anche due importanti restauri effettuati dalla Soprintendenza Bsae di Salerno e Avellino, guidata da Maura Picciau. Si tratta del restauro della parete d'ambito del refettorio che affaccia sul chiostro del Museo, che documenta delle vicende edificatorie del complesso e l'Estasi di San Francesco della bottega di Francesco Solimena, un dipinto settecentesco ben noto ai frequentatori del Museo, una replica, ridotta nelle dimensioni, di un celebrato e più volte ripreso prototipo che va riconosciuto nell’esemplare, datato al 1705, custodito nella Gemäldegalerie di Dresda.
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