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Intervista a Luigi Fiorentino Capo di Gabinetto del MIUR

Il dottor Luigi Fiorentino, di origine irpina, è oggi Capo di Gabinetto del Ministero dell’istruzione.
La cultura giuridica e la successiva specializzazione in Diritto amministrativo ne hanno definito l’alto profilo professionale, tanto che nel 1996, dopo diversi corsi professionalizzanti e concorsi pubblici, fa ingresso al Ministero del tesoro (oggi Mef, Ministero dell’economia e delle finanze).
Dopo una lunga carriera nella Pubblica amministrazione, sia al Ministero dell’economia, sia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 2005 diviene l’Autorità Garante per la Concorrenza del Mercato, dove ricopre la carica sia di Capo di Gabinetto che di Segretario Generale.
Già dal 2011 ha rivestito l’incarico di Capo di Gabinetto al Ministero dell’istruzione, per poi ritornare in Presidenza del Consiglio come Capo di Gabinetto del Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie, nonché Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È stato inoltre Capo di Gabinetto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo, oltreché Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un profilo personale di rilievo, che attesta una grande esperienza nella Pubblica amministrazione centrale e un’importante conoscenza delle autorità indipendenti. Non solo, il dottor Fiorentino ha infatti sempre accostato l’intensa attività istituzionale all’attività di studio, collaborando fin da giovanissimo con il professor Sabino Cassese - tra i più prestigiosi giuristi italiani - sia in ambito universitario, sia partecipando all’attività di ricerca. Oggi, oltre ad essere docente di Management e politiche delle amministrazioni pubbliche, presso la School of Government della Luiss, è anche socio di IRPA, l’istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, fondato nel 2004 dal professor Cassese e i suoi allievi.
Non è semplice e non privo di emozioni, per due giovani, sostenere un dialogo con una figura di così alto livello nell’affrontare un tema tanto problematico e dibattuto, come la digitalizzazione nella pubblica amministrazione; e nemmeno è semplice il compito di cimentarsi, poi, nella scrittura, per riportare al lettore un punto di vista innovativo sul mondo che cambia intorno a noi, senza ingenerare qualche incomprensione.
Mi scuso per la premessa, sorta spontanea dinanzi ad una figura così prestigiosa, e, tuttavia, di fronte all’amministrativista autorevole e di ampie vedute di oggi, non posso fare a meno di percorrere a ritroso una carriera così brillante e di immaginare il dottor Fiorentino, fresco di studi giuridici della Federico II, neolaureato con il massimo dei voti, con i dubbi e le incertezze sul futuro come tanti giovani di oggi.
Il Capo di Gabinetto, con signorile comprensione, è entrato subito nel cuore dell’argomento, mettendo in evidenza i grandi problemi di fondo della Pubblica amministrazione, particolarmente accentuati con il lavoro a distanza e l’emergenza Covid-19, ossia: l’età anagrafica dei suoi dipendenti a cui non si è mai affiancata un’attività ordinaria e metodica di reclutamento e di ringiovanimento; la mancanza di formazione e aggiornamento digitale mentre il mondo era nel pieno della rivoluzione tecnologica; e, infine, il mantenimento di un assetto organizzativo “tradizionale” rispetto ad una conformazione esterna “multilivello”, e dunque decisamente più complessa.
«La Pubblica amministrazione ha affrontato la rivoluzione tecnologica con un personale che non sempre ha avuto la capacità di entrare in sintonia con le nuove tecnologie. Quest’ultime non sono solo un mero strumento ma, la loro comprensione e padronanza di utilizzo, presuppongono un necessario ripensamento degli assetti organizzativi».
Per cui, riepiloga il Capo di Gabinetto, «dopo l’età media elevata e l’assenza di metodico reclutamento, altra difficoltà preesistente nella PA, ed estremizzata dall’emergenza, è stata la carenza di skills adeguate, le uniche in grado di permettere un fraseggio con le tecnologie».
Il dottor Fiorentino non dimentica di porre l’attenzione sulla cornice in cui tutto questo si è svolto, ossia un sistema istituzionale eterogeneo, caratterizzato dalla cosiddetta multi-level governance.
«Per governance multilivello si intende un processo decisionale articolato, che riflette un'azione coordinata dell'Unione Europea e degli Stati Membri, passa per le regioni, e giunge fino alle autonomie locali, senza escludere la miriade di differenti istituti e organismi dotati di propria autonomia, come Asl, università e istituzioni scolastiche». Cornice che rende, dunque, il quadro istituzionale, già di per sé molteplice e articolato, ancora più complesso, e che proprio per questo motivo richiede attori poliedrici, in grado di comprendere e gestire la complessità.
«C’è bisogno di figure istituzionali diverse rispetto a quelle che ha avuto la Pubblica amministrazione fino ad ora. La prevalenza di cultura giuridica poteva essere un vantaggio quando la PA era di tipo gerarchico, con le tante periferie che dipendevano da un unico centro. Oggi questo approccio mono-disciplinare si è rivelato un limite per la governance multi-level, e la pandemia lo ha attestato. Un sistema istituzionale che si rispetti, per funzionare, deve essere sinergico, cioè i vari organi devono suonare lo stesso spartito. Per fare questo occorrono professionalità diverse, probabilmente più filosofi che giuristi, occorrono statistici, ingegneri gestionali e sociologi dell’organizzazione».
Dunque, quello che manca al nostro Stato, e alla PA, è l’apertura al mondo giovanile e ad una dimensione culturale diversificata, l’unica in grado di gestire un dialogo a più voci.
«Nessun atto è di competenza di un solo ente, ma si tratta di diverse funzioni di una pluralità di soggetti che, solo insieme, riescono ad erogare un determinato servizio», osserva, «e lo dimostrano le opere complesse come le bonifiche ambientali, il funzionamento del sistema sanitario durante una pandemia o, ancora, lo stesso sistema scolastico».
Per fare in modo che questo sincronismo istituzionale funzioni, per il dottor Fiorentino, sono necessarie una vision politica e la presenza di tanti «artigiani dell’amministrazione», che, grazie alla pluralità della professionalità, riescano ad accordare tra loro le diverse parti, «per gestire questa articolata istituzione in un mondo sempre più complesso ed interconnesso».
Solo in quest’ottica la tecnologia è un’opportunità. Mentre nella scuola gli strumenti tecnologici hanno rappresentato una modalità sostitutiva per erogare un servizio che si sarebbe, altresì, interrotto, nella PA le tecnologie devono, invece, rivoluzionare: «il Ministero è diviso in Dipartimenti, in Direzioni, in Segretariato Generale, in Gabinetto e così via…Ma ha senso oggi l’organizzazione ottocentesca a fronte della potenzialità delle tecnologie che, come tale, superano i livelli gerarchici?», chiede, retorico, il dottor Fiorentino, che guarda alle transazioni gerarchiche come strutture antiquate, superate dalla tecnologia.
«Le tecnologie devono aiutare a risolvere i problemi delle strutture e devono avere spazio e funzione rispetto all’obiettivo che si vuole raggiungere», è questo il passaggio importante che si deve compiere, ma sul quale ancora manca una grande riflessione.
«L’organizzazione è fondamentale nelle strutture organizzative dello Stato», sottolinea il Capo di Gabinetto, «deve tornare ad esserci un suo primato, insieme ad una “cura” dell’amministrazione, ossia una cultura in cui l’organizzazione è funzionale agli obiettivi che si vogliono raggiungere».
C’è ancora molto poco di tutto questo nel nostro Stato, la cui amministrazione, un po' invecchiata e dai tratti ottocenteschi, vive in una bolla incantata, cieca rispetto all’evoluzione tecnologia del mondo reale e sorda alle esigenze dei cittadini.
«Abbiamo dunque due mondi: uno reale, pervaso dal digitale, e quello parallelo di una pubblica amministrazione che va avanti con la testa volta all’indietro, come se il contesto non la riguardasse. «Invece», conclude il dottor Fiorentino, «dobbiamo far sì che non solo il contesto condizioni le PA, ma che l’uso consapevole delle tecnologie renda i servizi offerti al cittadino migliori, efficienti e meno onerosi».
Rimane da capire chi, e come, potrà accompagnare questo grande processo di cambiamento organizzativo e funzionale delle amministrazioni, tra giovani cultori di diverse discipline e formazione tecnologica, a cui sottende il rinvigorimento delle energie.

*Tratto dalla rubrica Techne – Progettare il futuro a cura di Roberta Bruno e Ugo Calvaruso

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Transizione Digitale Sostenibile delle Costruzioni di Dimitri Dello Buono

 -Le costruzioni hanno una vita e la loro vita dipende da come sono state concepite ma soprattutto da come si gestiscono e si manutengono.  Con il passare del tempo la tecnologia ci ha messo nelle condizioni di migliorare i materiali e ridurre gli sprechi. Obiettivo principale erano costi ridotti, velocità di esecuzione e miglioramento delle prestazioni.

Erroneamente si valuta una nuova costruzione nel momento in cui la si acquista ma solo poi si apprezza il vero valore ossia quando la si utilizza.

I materiali e le tecniche di costruzione cambiano quando vogliamo un risultato migliore. Avere una migliore resa in tutto il ciclo di vita richiede una spesa superiore all’acquisto che poi si recupera durante il suo utilizzo.

I materiali, poi, vanno smaltiti, gli scarti riciclati e i consumi necessari per la manutenzione e la gestione calcolati.

La transizione digitale, oggi, permette di conoscere cosa accade quando facciamo delle scelte progettuali. Possiamo quindi sapere come cambia la vita della nostra costruzione quando scegliamo un materiale al posto di un altro o se pensiamo a soluzioni che ci diano vantaggio alla lunga o nel breve ma che pagheremo poi.

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Palatucci, poliziotto servo di Dio, giusto fra le nazioni

Celebrato a Roma e altrove l’anniversario di Giovanni Palatucci (1909-1945) il questore di Fiume che aiutò gli ebrei e morì a Dachau il 10 febbraio 1945.
– Un cristiano coerente fino al sacrificio di sé. Oggi è accolto come giusto fra le nazioni e come Servo di Dio.
– Il 10 febbraio 1945, a soli 36 anni, il commissario Giovanni Palatucci morì di stenti nel campo di concentramento di Dachau (Germania) in cui fu deportato per aver salvato molti cittadini ebrei dai rastrellamenti.
– La sua figura è stata commemorata lo scorso 10 febbraio a Roma, dove è stata celebrata una messa, a cui ha partecipato il capo della Polizia Franco Gabrielli.
– Anche in altre città d’Italia il Poliziotto eroe è stato ricordato con diverse iniziative. Un modo per lasciare un segno indelebile alle generazioni future, affinché comprendano il valore di chi, in quegli anni bui, decise di non voltarsi dall’altra parte e di sacrificare la propria vita per salvarne altre.

Giovanni Palatucci (Montella-AV, 31 maggio 1909–Dachau, 10 febbraio 1945).
Poliziotto, servo di Dio, “giusto fra le nazioni”. Un cristiano coerente fino al sacrificio di sé.

♦ Laddove finisce il dovere inizia la santità: è ciò che ci ha fatto comprendere, con l’estremo sacrificio del martirio, Giovanni Palatucci, il poliziotto servo di Dio e “giusto fra le nazioni” di cui il 10 febbraio scorso è stato celebrato il settantaseiesimo anniversario della morte, avvenuta di stenti nel campo di concentramento tedesco di Dachau.
♦ In una intervista concessa all’inviato de L’Osservatore Romano, Raffaele Camposano, primo dirigente nonché direttore dell’Ufficio storico della Polizia di Stato, ha raccontato alcuni eventi della vita di Palatucci, già commissario di pubblica sicurezza e funzionario alla questura di Fiume, vittima della ferocia nazi-fascista.

1. La figura del servo di Dio Giovanni Palatucci rimanda immediatamente il pensiero al sacrificio. Chi era quest’uomo?

♦ Volendo sinteticamente definire Palatucci, direi che fu un “uomo coerente” con alle spalle un percorso interiore, vissuto con pienezza e consapevolezza, come uomo, poliziotto, patriota e cristiano. Blaise Pascal diceva che «è dall’uomo stesso che discendono il bene e il male, ed è arbitrio dell’uomo scegliere quale sentiero intraprendere».
♦ Palatucci seppe fare la scelta giusta al momento giusto, in piena libertà e volontà. Ciò è chiaramente evidente allorquando, presago, oramai, della sua fine imminente, mise a nudo la sua anima affermando: «Sono rimasto saldo nelle mie posizioni: per la Chiesa, per l’umanità, per la patria, perché questo è il dovere che m’impone la coscienza e la storia nel servizio del mio popolo, il più derelitto di tutti i popoli di questo mondo».

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Vibo, al parco delle Rimembranze il ricordo di Giovanni Palatucci

 

È stato ricordato anche a Vibo Valentia l’ex Questore di Fiume Giovanni Palatucci, scomparso il 10 febbraio 1945, all’età di 35 anni, nel campo di concentramento di Dachau. Questa mattina al parco delle Rimembranze si è svolta la cerimonia a cui hanno preso parte il sindaco di Vibo Valentia, il Questore Raffaele Gargiulo. Con loro anche l’assistente spirituale della Polizia di Stato Monsignor Enzo Varone ed una rappresentanza dell’Anps.

Nel corso della manifestazione è stato piantato un albero ed è stata apposta una targa di marmo. Il Questore ha ricordato la vita e l’operato del funzionario di Polizia, medaglia d’oro al merito civile, riconosciuto nel 1990 “Giusto tra le Nazioni”, distintosi per aver salvato circa 5.000 ebrei dalle persecuzioni razziali. La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Prefetto Francesco Zito, che ha ricordato l’alto valore del giovane Palatucci, suscitando grande emozione nei presenti, tra cui una discendente del Questore Palatucci che vive a Vibo Valentia.

Palatucci, prima Funzionario dell’Ufficio Stranieri, poi Questore facente funzioni, ha lavorato a Fiume fino al giorno della sua deportazione ad opera delle truppe tedesche.

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Sulmona intitola una targa all’eroe discusso

E' stata inaugurata in via Sallustio a Sulmona una lastra in pietra con su incisa un’iscrizione commemorativa, con cui l’amministrazione comunale vuole ricordare Giovanni Palatucci, vice commissario aggiunto di Fiume, morto nel campo di sterminio di Dachau il 10 febbraio 1945. La figura di Palatucci però è una delle più discusse in quanto gli è stato attribuito il merito di aver salvato migliaia di ebrei, tanto da essergli stato assegnato nel 1990 dallo Yad Vashem il riconoscimento “Giusto tra le Nazioni”, nel 1995 la Medaglia d’Oro al Merito Civile dello Stato italiano, mentre il 21 marzo 2000 il Vicariato di Roma ha emanato un Editto per l’apertura del processo di beatificazione. Meriti che nel corso degli anni sono stati mano a mano smontati dagli storici.

La vicenda Palatucci nasce in seguito alle pressioni dello zio Vescovo Giuseppe Maria Palatucci nel 1952, intervenuto nella battaglia legale della famiglia iniziata nel 1946 per ottenere una pensione di guerra che il governo italiano non voleva accordare (e che fu concessa nel 1953). Il vescovo scrisse al Ministero degli Interni che il nipote era meritevole di riconoscimento in quanto aveva salvato alcuni ebrei fiumani.

Sulla figura di Palatucci ha svolto un’importante ricerca il centro Primo Levi di New York grazie allo studio archivistico della storia della Questura di Fiume tra il 1938 e il 1945. Nella relazione del centro Primo Levi è scritto: “I due fascicoli di Palatucci mostrano che agì sempre sotto lo stretto controllo dei suoi superiori, il Prefetto Temistocle Testa e il Questore Vincenzo Genovese, da cui ricevette elogi, sostegno e promozioni. […]All’interno del sistema di terrore stabilito da Testa e Genovese fin dal 1938, Palatucci fu parte essenziale della macchina di applicazione delle leggi razziali in qualità di compilatore dei censimenti che dal 1938 al 1944 furono usati per la privazione dei diritti civili degli ebrei, la spoliazione dei loro beni, l’arresto e internamento, l’espulsione e infine, la deportazione nei campi di sterminio.”

VEDI ANCHE :Giovanni Palatucci l'ex Questore di Fiume che salvo migliaia di ebrei: Iniziativa ad Ascoli Piceno

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La Polizia di Stato ricorda Giovanni Palatucci, "Esempio di altruismo fino all'estremo sacrificio"

La cerimonia stamattina 10 febbraio. Fu questore di Fiume e morì nel 1945 nel campo di concentramento di Dachau. Vicino alla Questura di Cuneo, una targa in sua memoria

"Ricordiamo Giovanni Palatucci, ultimo questore di Fiume, 'Giusto fra le Nazioni', per aver salvato migliaia di ebrei dal genocidio. Un esempio di altruismo fino all'estremo sacrificio".

E' con queste parole che Nicola Parisi, questore di Cuneo, oggi (10 febbraio) ha voluto ricordare, insieme a tutta la Polizia di Stato, la figura di Giovanni Palatucci, ex questore di Fiume, nell'anniversario dalla sua morte, avvenuta nel 1945 nel campo di concentramento di Dachau.

Riconosciuto "Giusto tra le Nazioni" dallo Yad Vashem di Gerusalemme, viene poi insignito della Medaglia d'Oro al Valore Civile alla memoria dallo Stato italiano per aver salvato dal genocidio migliaia di ebrei.

Nell'ambito delle iniziative previste sul territorio nazionale, la Questura di Cuneo stamattina ha ricordato Palatucci con una breve cerimonia nei pressi dell'ingresso all'Ufficio Immigrazione, posizionando una targa in sua memoria sovrastata da un albero di ulivo stilizzato, simbolo di pace, salvezza e prosperità per le generazioni future.

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"Premio Bontà 2020" agli operatori sanitari impegnati nella lotta al Covid-19 ci sono anche i montellesi Fulvio Lenzi e Giuseppe Festa

Il Consiglio Direttivo Nazionale dell'Unione Nazionale Insigniti Al Merito della Repubblica Italiana (UNIMRI), ha deliberato di assegnare il "Premio Bontà 2020" ad alcuni suoi associati che sono stati impegnati in prima linea nelle strutture sanitarie, dal mese di gennaio 2020 contro l'emergenza Covid 19. Una vera e propria battaglia che continua ancora oggi, nonostante gli enormi rischi correlati alla pandemia in atto.

Il premio è stato assegnato a:
Comm. Dr. Gaetano Dipietro, Responsabile del 118 della Regione Puglia, iscritto nella Sezione di Bari
Comm. Maria Sterpeta Mennuni, Responsabile della Sezione AVIS di Barletta, iscritta nella Sezione di Barletta
Uff. Giuseppe Festa, Coordinatore regionale FRATRES Campania iscritto nella Sezione di Montella (AV),
Cav. Dr. Riccardo Saponara, Dirigente medico UOC di Neurologia presso l'Ospedale Maggiore di Crema (CR) iscritto nella Sezione di Pavia
Cav. Dr. Francesco Paolo Maffei, Responsabile del 118 della Centrale Operativa di Barletta, iscritto nella Sezione di Barletta
Cav. Fulvio Lenzi, Responsabile FRATRES di Montella iscritto nella Sezione di Montella
Gli attestati saranno consegnati personalmente dal Presidente nazionale Cav. Giovanni Porcaro, appena le disposizioni sanitarie lo permetteranno.

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Scelte le sedi vaccinali

Sono stati individuati i comuni sede dei Centri vaccinali anti-covid: Aft 1 (Cervinara e Altavilla), Aft 2 (Moschiano e Mugnano del Cardinale), Aft 3 (Montella e Sant’Angelo dei Lombardi), Aft 4 (Bisaccia e Lioni), Aft 5 (Avellino), Aft 6 (Mercogliano e Monteforte), Aft 7 ( Solofra e Montoro), Aft 9 (Montefalcione), Aft 10 (Grottaminarda e Mirabella Eclano), Aft 11 (Ariano Irpino), Aft 12 (Flumeri e Vallata).

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Salvatore Maio Racconta il suo coronavirus

Visto che mi giungono notizie non veritiere sul mio conto e sulla mia famiglia sono, mio malgrado, costretto a scrivere questo post che vi aggiorna sulla ns situazione Covid-19. Martedì 26 u.s. sono risultato positivo, mentre mia moglie negativa, così come i miei figli (se non li vedete in giro è perché osservano rigorosamente le prescrizioni del protocollo) e tutti gli altri miei “contatti montellesi” che hanno eseguito il tampone molecolare da mercoledì (26.01) pomeriggio in poi.. Inoltre, tutti negativi anche i tamponi eseguiti da miei contatti “forastieri” in campo lavorativo. Zecca sì, ma poco unTORE, a quanto sembra, anche se, voglio sottolineare che non si può e non si deve condannare nessuno.

Nonostante le generali attenzioni che ho sempre adottato, non mi capacito del mio contagio, ma mi rincuora, non poco, che non sia stato io la causa di ulteriore diffusione. Tanto dimostra, se ce ne fosse ulteriormente bisogno, che questo virus è subdolo, che non bisogna abbassare la guardia, che è indispensabile non lasciare niente al caso. La mia condizione di “fortunato asintomatico” facilita la vita da “isolato” che, seppur costretto all’interno, prima di un piccolo studio a casa, ora in una stanzetta al covid residence, la ritengo, ovviamente, molto meglio di una “sterile” camera di ospedale (pensiero di Catalano memoria). Ho avuto, quindi, anche l’opportunità di verificare direttamente il funzionamento di questa struttura che bene ha fatto l’Amministrazione Comunale, unitamente ai frati conventuali, a renderla utilizzabile da parte dell’ASL.

E’ un ulteriore servizio per i cittadini che, come me, ne hanno bisogno per le ristrettezze di spazi e di servizi delle loro abitazioni, o solo per la mai troppa precauzione. Non ci vogliono raccomandazioni, solo una giustificata richiesta del medico curante da girare all’ASL; devo dire che il personale di assistenza sanitaria è sempre presente, educato, disponibile...le camerette sono abbastanza confortevoli ed adeguate ai motivi della degenza, lettino armadio, comodino, scrivania, bagno singolo, acqua calda e riscaldamento, tv in spazio comune, pulizia, cambio letto due volte settimana, cibo dignitoso (..astenersi chi cerca hotel lusso/extralusso). In questo, l’essere escursionista ed orgoglioso montanaro mi ha aiutato nell’adattamento ma le condizioni sono logicamente molto più decorose neppure paragonabili...Non comprendo il motivo del suo sotto-utilizzo e spero non sia dovuto né alla diffidenza delle persone, né dal dover dividersi dalla famiglia, né lasciare abitudini consolidate; ricordo che la incolumità dei ns cari è prioritaria……

Poi c’è la possibilità di incontrare persone eccezionali – Grazia, 76 anni, è una di queste - non proprio fortunate come me; il suo dolore (la morte del marito da quattro giorni, il mese ed oltre di degenza sola senza vedere né il suo unico figlio, né altri familiari), anche al di la del Covid, ti porta a riflettere sulle sofferenze quotidiane di tante e sempre più persone sole, sulle troppe ingiustizie, sulla pochezza di tanti pseudo problemi per i quali perdiamo il senso delle cose e del vivere…Ieri, Grazia ha ricevuto il referto del suo tampone NEGATIVO, ha pianto di gioia e la commozione ha invaso me e gli operatori sanitari presenti che, da ANGELI quali sono, non le hanno mai fatto mancare l’assistenza, il sostegno morale e psicologico; oggi ha lasciato la struttura e potrà riabbracciare il figlio prima del suo ritorno in Svizzera…… La mia promessa, fatta a debita distanza e sempre in sicurezza, di fargli visita appena sarà possibile……….La solidarietà dovrebbe essere di prioritaria importanza ed imposta “per Legge” dallo stesso Stato, in modo da obbligareogni cittadino, per un periodo definito (es. 7/15 gg.), a servire “il Prossimo” che sia esso, aiuto ai sofferenti negli ospedali, ai bisognosi, agli ultimi, alle vittime di troppe ingiustizie. Obbligo retribuito in qualche modo dallo Stato o posto a carico delle persone in caso di reticenza….Dall’obbligo di leva all’OBBLIGO SOLIDALE, sarebbe segno di civiltà. Certo sarebbe auspicabile una società nella quale tutti vivessero con dignità ma, al momento, ciò resta solo una utopia per la quale, però, abbiamo l’obbligo di lottare, tenuto conto che le disuguaglianze e le ingiustizie, anche a causa di questo Covid, aumentano a dismisura. …..Ne approfitto per ringraziare tutti voi che non mi fate mancare il Vs piacevole supporto e di questo ve ne sono grato. Siamo al secondo tempo di una partita da vincere, la durata la decidiamo noi con i ns comportamenti, teniamo la guardia alta ed usiamo la giusta sensibilità del caso, il goal arriverà, eccome.😘

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Laurea Ilaria Marano

Tanti auguri a Ilaria Marano, figlia di Rosetta Capone e Salvatore Marano 'Tre Monti', cugina del nostro Daniele che oggi ha conseguito la laurea specialistica in SCIENZE DELLA VALUTAZIONE MOTORIO SPORTIVA E TECNICHE DI ANALISI E PROGETTAZIONE DELLO SPORT PER DISABILI. Ha discusso una tesi dal titolo "La formazione dell'allenatore per la gestione dei comportamenti problema nella scuola calcio"

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Laurea Maria Barbone

Congratulazioni a Maria Barbone figlia di Annamaria Carfagno e Giacinto Barbone .Laureata in Scienze dell'informazione Università di Salerno

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Intervista a Danilo Sesso andata in onda per la radio Live Social

In quest'intervista andata in onda per la radio Live Social, Danilo Sesso parla di psicologia dello sviluppo, dell'importanza del gioco in seduta e soprattutto del lavoro con i genitori!   Date un'occhiata per scoprire di cosa si occupa! https://www.danilosessopsicologo.com/ o richiedete direttamente un appuntamento al 375-5574222   mi trovate a Bergamo (BG)

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Messa in sicurezza del torrente Santa Maria Montella

Nonostante l’emergenza sanitaria, l Comune di Montella sta  lavorando senza sosta per avviare i tanti lavori pubblici programmati. In questi giorni hanno consegnato i lavori di “MESSA IN SICUREZZA DEL TORRENTE SANTA MARIA CON RIQUALIFICAZIONE CENTRO ABITATO - TRATTO A MONTE”, per un importo lavori di € 468.815,45 procedura aperta, ai sensi dell’articolo 60 del d.lgs. n. 50/2016 ss.mm.ii., per l’affidamento dei lavori di messa in sicurezza del Torrente Santa Maria con riqualificazione centro urbano – Tratto a valleScadenza: 25/06/2020 12:06
Regione: CAMPANIA
Importo: € 498.580,42
Ente appaltante: COMUNE DI MONTELLA

Esito di Gara:
Numero Partecipanti: 15
Percentuale Ribasso Vincente: 6,37%
Impresa Aggiudicatrice: LANCIERI SNC DEI F.LLI MARTINIELLO
S. OFANTINA SS 401, 13/C – 83045 – CALITRI (AV)

 

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Senza confini-Storia del commissario Palatucci" Giovedì 21 gennaio 2021 alle 23 circa su Rai2

"SENZA CONFINI - IL COMMISSARIO PALATUCCI"  nel ruolo di protagonista c'è SEBASTIANO SOMMA GIOVEDI' 21 GENNAIO 2021, ORE 23:15, RAIDUE liberamente ispirato alla vita e all'esempio morale di  GIOVANNI PALATUCCI, "Giusto tra le nazioni" (1990)  e Medaglia d'Oro al merito civile alla memoria (1995) dal 2004* il Vaticano lo ha proclamato "Servo di Dio"   *titolo attribuito al fedele cattolico di cui è stata iniziata la causa di beatificazione e canonizzazione

Il tv movie racconta la storia del giovane commissario di Polizia Giovanni Palatucci (1909-1945) che non si tirò indietro di fronte alle persecuzioni e ingiustizie naziste ma si adoperò in difesa degli ebrei. A Fiume (all’epoca città di confine italiana mentre oggi fa parte della Croazia), portò avanti una complessa opera di controllo e difesa degli ebrei dalle deportazioni. Accusato di cospirazione e intelligence con il nemico, Palatucci fu arrestato dai nazisti e deportato a Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945.

La fiction è interpretata, tra gli altri, da Sebastiano Somma, Chiara Caselli, Omero Antonutti, Sergio Fiorentini, Massimo Wertmüller, Mattia Sbragia, Mariano Rigillo.
Sceneggiatura di Angelo Pasquini. Regia di FABRIZIO COSTA.
Fotografia di Adolfo Troiani. Scenografia di Angelo Santucci.
Prodotto da Sacha Film Company (2001).

Nota: la programmazione del film tv "Senza confini - Storia del commissario Palatucci" era già prevista giov. 10 dicembre 2020 per celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, ricorrenza istituita nel 1950 durante il 317º meeting globale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Un’occasione per riflettere sull’importanza dei principi contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che, nel 1948, sancì universalmente i diritti che spettano all'essere umano, in risposta alle atrocità compiute durante la II Guerra Mondiale.

Aggiornamento tv: per ricordare il sacrificio di chi, in quegli anni bui, lottò contro le discriminazioni e la sopraffazione razziale, Rai Due comunica che riproporrà questo tv movie giovedì 21 gennaio prossimo, sempre in seconda serata, e in prossimità del "Giorno della Memoria", che ricorrerà il 27 gennaio 2021.

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L’impresa al tempo del ‘SARS-CoV-2’ di Giuseppe De Simone

Ultimi mesi del 2019, ti si presenta l’occasione, pieno di entusiasmo la cogli ed intraprendi un nuovo percorso che non sai bene dove ti porterà ma non vedi l’ora di scoprirlo: scegli di avviare una tua attività commerciale.
Inizialmente devi superare alcuni piccoli ostacoli legati alla burocrazia; sprezzante non ti spaventi.
Sbloccate le pratiche, avvii quei piccoli lavori che cominciano a dare forma al tuo sogno ed inizi a sentire che le tue idee si concretizzano. Cerchi di velocizzare tutti i processi, contatti artigiani, fornitori, banche, etc.
Immagini soluzioni per tutte quelle problematiche che prevedi si possano verificare nel normale processo di realizzazione della tua “impresa”.
Ad un certo punto, proprio mentre la tua organizzazione comincia a prendere realmente forma, arriva l’imprevisto che mai avresti ipotizzato, il problema per il quale non hai preventivamente immaginato la relativa soluzione; ti arriva addosso un imprevisto che diventa nemico, un nemico infame ed invisibile che stravolge le abitudini di tutti e segna la vita di alcuni; un nemico che minaccia di colpire proprio quello a cui tieni di più: la salute dei tuoi cari e la tua.
Cominci a guardarti intorno, i Tg diventano punti fermi delle tue giornate; cerchi di tenerti aggiornato ma ti comporti da spettatore, non sei ancora consapevole della reale gravità della situazione. Inconsciamente ti senti protetto tra le tue montagne e assisti a quello che succede nelle città, attraverso la televisione, come fosse questione “lontana”.
Col passare delle settimane prendi effettivamente coscienza di quello che sta accadendo nel Paese; vedi datori di lavoro che mettono i propri lavoratori in smart-working, altri che impongono le ferie, altri che chiudono la propria attività. Si susseguono i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che ti dicono cosa puoi ancora fare e cosa non più; ti viene vietato di andare dai nonni (potresti essere tu l’ignaro portatore dell’infame nemico invisibile).
La testa ti si riempie di dubbi, di paure, non sai come sia meglio procedere e quel futuro che eri impaziente di vivere diventa incerto e addirittura fonte di paura. Non sei un imprenditore navigato e non sai quale sia la scelta migliore da fare per la tua impresa, ti guardi intorno e cerchi di capire cosa fare anche in base a come si comporta chi ha più esperienza di te.
Poi rifletti: anche gli altri si trovano per la prima volta a dover affrontare una situazione mai verificatasi prima e allora pensi che quella scelta fatta dal tuo collega potrebbe non essere la migliore. Rimetti in dubbio tutto.
A quel punto ho iniziato a miscelare consapevolmente il concetto di “fare impresa” col “fare l’impresa”.
Credo che in questo periodo i datori di lavoro siano passati dal “fare impresa” al “fare l’impresa”.
Credo che l’impresa dei datori di lavoro sia stata quella di riuscire a non fermare il lavoro nonostante le condizioni di estrema emergenza in cui tutti ci siamo ritrovati.
Credo che l’impresa che stanno facendo gli imprenditori sia quella di tentare di non chiudere la propria azienda, continuando a lavorare nel rispetto delle regole, riconvertendo l’azienda stessa nel fare altro o nel riavviare le attività dopo le chiusure imposte.
Credo che l’impresa degli imprenditori sia quella di far lavorare i propri dipendenti salvaguardando la loro salute e la loro sicurezza e, di conseguenza, la salute della propria azienda.
Credo che l’impresa la fanno anche i lavoratori, i lavoratori che si prodigano per salvaguardare e difendere il loro posto di lavoro e, quindi, l’azienda; i lavoratori che non si tirano indietro, che non restano a casa pur avendone la possibilità ma si recano a lavoro ogni mattina.
Credo che gli imprenditori debbano fare la loro parte, debbano “fare l’impresa”.
Ci sono imprenditori che proprio non possono ma per tutti gli altri deve valere lo stesso intento: contribuire il più possibile.
Ora stiamo lottando e serve l’apporto di tutti quelli che possono darlo, bisogna cercare di onorare le scadenze mettendo il sistema in condizioni di ripartire quanto prima. Ognuno deve fare la propria parte, tutti dobbiamo concorrere affinché il nostro Paese “faccia l’impresa”, l’impresa di uscire dalla situazione attuale nel miglior modo possibile e quanto prima.
Ho potuto ammirare imprenditori che, facendo l’impresa, hanno continuato a fare impresa.
Imprenditori che sono riusciti a garantire il proseguimento delle attività lavorative (in un modo o nell’altro) e altri che hanno riorganizzato la propria azienda facendosi trovare pronti alla riapertura delle attività.
Tenaci. Valorosi. Eroi.
L’impresa viene fatta, per fortuna, anche in campi diversi dall’imprenditoria.
Penso all’impresa che compiono i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario, gli operatori di pubblica sicurezza, i volontari e tutti i quali sono esposti in prima linea nell’assistere e confortare chi viene colpito da questo male; non hanno mollato, non mollano e sono sicuro che non molleranno.
Per tutte quelle persone che non hanno abbandonato il proprio posto di combattimento, che non si sono tirate indietro, che non si sono messe al sicuro e che per mesi non hanno avuto contatti con le persone a loro care, ogni ringraziamento o riconoscimento sarà sempre non abbastanza.
Il braccio armato del Signore.
E poi ci sono loro: i ricercatori.
Queste persone che ci hanno dato prima la speranza e poi il miracolo di avere un vaccino in tempi tanto rapidi da non sembrare vero. Hanno acceso la luce in fondo al tunnel quando questo sembrava non terminare più.
Quindi, tanti hanno fatto e fanno la loro parte, e se pensi che tante persone lottano per il proprio futuro e per quello degli altri, impiegando tutte le loro forze ed energie anche trascurando a volte i propri affetti, non puoi che seguire questo esempio; allora ti fai forza e spazzi via i dubbi e le paure dalla tua mente. Devi fare come loro, devi combattere e credere in quello che fai. Lo devi fare per chi sta già combattendo, lo devi fare per chi ha creduto in te, per chi ti ha aiutato e supportato, lo devi fare per le persone con le quali hai preso impegni dando la tua parola, e lo devi fare per te stesso!
Abbiamo quindi deciso, anche in questo periodo funesto, di confermare la nostra scelta: facciamo l’impresa di fare impresa.
La nostra piccola attività il 18 Gennaio 2021 apre i battenti.
Sicuramente, rispetto a tanti colleghi, noi abbiamo dovuto affrontare difficoltà diverse, ma non certo meno impegnative; sono convinto che usciremo migliorati da questo periodo, con una consapevolezza diversa del noi stessi e del mondo in cui viviamo; a quel punto potremo iniziare di nuovo a guidare e a goderci consapevolmente il viaggio.
E’ doveroso, per me, fare dei ringraziamenti; tante persone sono state presenti (ognuna per come ha potuto), ne cito solo alcune:
Mia madre Maria Rosaria Moscariello: instancabile, umile e generosa
Mia sorella Onorina De Simone: testarda, caparbia ed intraprendente
Luana : confidente, consigliera impagabile, catalizzatrice del mio stress e delle mie insicurezze
Francesco Dello Buono : comprensivo e disponibile
Contento di quello che (nonostante tutto) siamo riusciti a fare, con speranza e fiducia auguro il meglio a TUTTI.
Facciamo la nostra parte.
Forza e Onore
Giuseppe

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Riapre a Montella in via Del Corso 94 la sezione di Sinistra Italiana.

Dopo alcuni anni di chiusura della sede, ma non di rinuncia all’impegno politico, Sinistra Italiana ha finalmente un luogo fisico nel centro del paese. Resta immutato il nome della sezione: “Enrico Berlinguer”, una guida e un faro per tutti i tesserati. In perfetta controtendenza rispetto a quello che è un orientamento nazionale alquanto diffuso, cioè la progressiva scomparsa delle sedi fisiche di partito dai territori, la sinistra montellese ha voluto trovare uno spazio dove potersi incontrare. Rimanendo fedele ad un proprio convincimento, ossia che la politica ha bisogno di confronto e di discussione e che questi possono e devono realizzarsi in un posto concreto, la sezione “E. Berlinguer” riapre le porte. Per ora, in realtà, ci si è limitati a preparare la sede. Nel pieno rispetto della normativa anti-covid tutti gli incontri e le riunioni tra i tesserati sono avvenuti e continuano ad avvenire a distanza, come è giusto che sia. Comunicare la riapertura della sede da parte nostra vuol esser un modo per dire ai nostri concittadini che siamo presenti, che continuiamo la nostra attività, che non è venuto meno il nostro impegno. Del resto la presenza di Sinistra Italiana nell’attuale amministrazione comunale con due rappresentanti è la prova concreta del nostro essere partecipi alla vita della comunità. Avere un presidio per la sinistra montellese è stato sempre essenziale, perché è la condizione di partenza per ragionare in termini politici. Avere una sede significa avere un luogo dove poter discutere, dove poter accogliere e ascoltare i cittadini, e, strano a dirsi di questi tempi, significa anche garantire una linea di continuità. In un momento storico così drammatico, caratterizzato da un disorientamento politico generale, per cui le forze partitiche sembrano sottrarsi alla discussione pubblica scomparendo dai luoghi fisici, la nostra sezione, nel suo piccolo, cerca di offrire un luogo di (ri)costruzione della politica. Certo non basta il luogo, occorrono soprattutto le persone, occorre cioè impegnarsi per contrastare concretamente l’allontanamento dei cittadini dalla partecipazione alla vita pubblica. Appena sarà possibile, daremo inizio a laboratori politici aperti a chiunque voglia offrire il proprio contributo per la crescita della nostra comunità. Inoltre, dopo il successo della iniziativa di questa estate di scambio di libri, pensiamo di organizzare una piccola biblioteca che possa essere vissuta come luogo di studio, di scambio, di confronto, di crescita. Queste sono solo alcune delle idee che abbiamo intenzione di realizzare. In attesa dell’apertura reale della sede, noi continuiamo la nostra attività a distanza, pertanto chiunque sia interessato o abbia il desiderio di trovare uno spazio di confronto e di discussione sarà il benvenuto nelle nostre assemblee.

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Consegna decreti di finanziamento Gal Irpinia Sannio

Quella che si chiude è una settima di grandi soddisfazioni per la struttura del GAL ATS AISL (Irpinia Sannio-Cilsi). Concluse le necessarie attività istruttorie, abbiamo provveduto a consegnare i decreti di finanziamento per € 1.400.000,00, sulla misura 7.5.1 ( Sostegno a investimenti di fruizione pubblica in infrastrutture ricreative e turistiche su piccola scala) alle amministrazioni comunali rientranti nell’area di azione del Gal.

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Laurea Annamaria Palatucci

Congratulazioni a Annamaria Palatucci figlia di Emiliano Palatucci ed Ermelinda Bellofatto, ha conseguito la laurea in Design della Comunicazione, allo IUAD di Napoli ( Accademia della moda ) .
In particolare la tesi si focalizava un progetto di city branding per la riqualificazione del territorio montellese

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Claudio Sica ....Buon 93° compleanno

Claudio Sica nato a Montella Provincia di Avellino il 9 gennaio del 1928 , già a due anni incomincia la sua avventura della vita, fu dimenticato in casa durante il terremoto del 1930, la madre se ne accorse solo dopo che erano fuggiti, perché ne mancava uno. Già dalla prima elementare quando tornava dalla scuola il padre lo voleva nel suo negozio prima di fare le lezioni che il maestro gli assegnava, crescendo, un bel giorno il padre chiama a raccolta i suoi.....CONTINUA

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Vaccino si, vaccini no o vaccino ni ? di Peppino Volpe

Il vaccino è un preparato che può essere costituito dal microorganismo dal quale ci si vuole proteggere (attenuato o ucciso) o da sue frazione proteiche o tossine opportunamente trattate, in grado di stimolare la risposta immunitaria ma non di provocarne la malattia. Contro il Coronavirus sono stati realizzati anche i vaccini a RNA , cioè piccoli segmenti di RNA messaggero che una volta che penetrano nelle nostre cellule (nel citoplasma), inducono la formazione della proteina spike che è sufficiente a stimolare la produzione di anticorpi.

L'mRNA del vaccino non entra nel nucleo delle cellule e quindi non puo' modificare il genoma e si degrada subito dopo la vaccinazione.Il pioniere dei vaccini fu Jenner il quale notò che iniettando nell'uomo l'innocuo vaiolo delle mucche (per questo vaccino) non provocava malattia nelle persone ma,anzi, le proteggeva dal temibilissimo vaiolo umano. Successivamente vari ricercatori sono passati alla storia per aver scoperto vaccini contro numerose malattie che flagellavano l'umanità.

Si può dire senza ombra di dubbio che la vaccinazione è tra le scoperte mediche che nella storia dell'umanità ha salvato più vite. Pensiamo al vaiolo, una malattia che nel corso del ventesimo secolo ha ucciso tra i 300 e i 500 milioni di persone, per poi sparire, grazie a una campagna di vaccinazione e l' OMS ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980. Ogni anno, le vaccinazioni prevengono circa 2,5 milioni di morti infantili da difterite tetano pertosse e morbillo. I vaccini oltre ad essere efficaci sono anche sicuri ,infatti causano una reazione avversa grave in meno di un caso su 1 milione di dosi somministrate. Per lo più si tratta di una grave reazione allergica che di solito rientra dopo poche ore senza conseguenze mortali. Gli effetti collaterali sono lievi e temporanei(dolore nel punto di inoculo,reazione infiammatoria locale,febbricola).

Non sono documentati decessi legati direttamente alla somministrazione di vaccini. Solo il morbillo, tanto per fare un esempio, causa un decesso ogni 2500 casi .Nella prima metà del '900 la mortalità infantile si aggirava intorno al 20- 30% mentre oggi, grazie soprattutto ai vaccini,si trova poco sopra il 3 per mille.
Eppure questi dati non riescono a rassicurare una parte della società che continua a nutrire dubbi e timori nei confronti della vaccinazione. Paradossalmente è proprio nei paesi occidentali, dove i vaccini hanno ottenuto i risultati più importanti, che emergono le maggiori resistenze, specie nella parte istruita e benestante della popolazione.
I movimenti anti-vaccinisti rappresentano una sparuta minoranza, ma hanno una grossa cassa di amplificazione grazie ad internet e ai social media. Gli argomenti portati a discredito delle vaccinazioni sono spesso completamente infondati ,infatti, tutti gli studi più recenti effettuati da esperti in tutto il mondo, compresa l'OMS,sono concordi sul fatto che non esiste alcuna associazione,al di là della rara casualità,tra l'utilizzo dei vaccini e l'insorgere di patologie come l'autismo o la sclerosi multipla. La possibile associazione tra autismo e vaccino trivalente ,era stata ipotizzata e pubblicata su un'importante rivista scientifica (LANCET) da un autore inglese (Wakefield) nel 1988. Il suo lavoro,però, si dimostrò una vera e propria frode scientifica al punto che l'autore venne radiato dall'ordine dei medici e la sua pubblicazione ritirata dalla prestigiosa rivista.
I NoVax hanno spesso puntato il dito sulla pericolosità del thimerosal composto contenente mercurio come conservante dei vaccini. La comunità scientifica ha escluso categoricamente questa evenienza, ma siccome si stava creando confusione e paura nell'opinione pubblica questa sostanza non è stata più usata dai primi anni del 2000.
Viene messo in discussione anche il numero di vaccini che vengono somministrati in un infante che ha ancora una immaturità del sistema immunitario. Ma anche questa tesi è stata smontata dagli immunologi , i quali sostengono che i neonati non vivono in una camera sterile o in una campana di vetro ma già alla nascita vengono a contatto con tantissimi germi che normalmente ci circondano.
E' stato anche ipotizzato che i vaccini possono essere la causa scatenante di allergie, ma anche questa tesi non è stata mai dimostrata. Per avere credibilità nelle branche mediche ci vogliono le prove(pubblicazioni su rivistescientifiche internazionali), in pratica, almeno che non vogliamo credere alle madonnine  che piangono o alle teorie strampalate di qualche cialtrone complottista che parla di modifiche al genoma , i vaccini non hanno mai ammazzato nessuno, anzi hanno salvato milioni di persone dalla morte o dalla disabilità. Bisogna seguire la ragione e non l'istinto ,lo diceva anche Dante 700 anni fa nel XXVI° canto dell'Inferno: “ Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza “( considerate la vostra natura: non siete fatti per vivere come bestie ma per seguire la virtu' e la conoscenza).
E' brutto parlare di soldi quando c'è gente che muore ma questa pandemia da covid 19 ha destabilizzato la vita di tutti noi e minato i sistemi economici di tutti gli stati industrializzati. Anche il sistema previdenziale è a rischio tenuta, dovendo pagare la cassa integrazione a tutti i lavoratori restati a casa per il lockdown e la malattia ai lavoratori in quarantena o ammalati. Sono i numeri che parlano da soli,in Italia ci sono stati 76000 morti con un bollettino da aggiornare quotidianamente e, per questo, non ci può essere spazio per i negazionisti.
Contro il covid manca ancora una terapia valida. Il plasma iperimmune, l'idrossiclorochina ed il remdesivir secondo i più recenti studi si sono dimostrati inefficaci. Per cui, in attesa degli anticorpi monoclonali o di qualche altro farmaco efficace l'unica arma che potrebbe farci tornare ad una vita normale è il vaccino.
Personalmente sono contrario all'obbligo giuridico della vaccinazione perchè viviamo in un altro ventennio e non sono accettabili i metodi persuasivi cinesi però, credo che dovrebbe esserci un obbligo morale perchè vaccinarsi significa non solo proteggere se stessi ma anche l'intera collettività.
Un individuo che non si vuole vaccinare deve essere libero di farlo, ma deve anche  assumersi le proprie responsabilità nei confronti della collettività che non è giusto che  continui a pagare i costosissimi ricoveri nelle terapie intensive (un paziente in ventilazione  meccanica ha un costo che varia dai 9 ai 22 mila euro)o le giornate di assenza dal lavoro solo perché si vuole negare l'evidenza. Un individuo che ha scelto di non vaccinarsi deve ,secondo me,anche continuare ad indossare la mascherina , mantenere la giusta distanza  fisica ed evitare assembramenti in luoghi chiusi (cinema, teatri, aerei ecc.ecc) .
Non tento neanche a cercare di convincere i no vax,dei quali però apprezzo la coerenza anche se come diceva Albert Einstein: «la misura dell'intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario» , ma i ni vax ( gli indecisi )non possono tentennare per molto tempo.

Capisco che si vuole aspettare per capire se il nuovo vaccino possa dare gravi effetti collaterali, ma i virus di solito non fanno sconti a nessuno e non si prendono pause di riflessioni come due fidanzatini alla prima litigata. L'imprevedibilità o la pura e semplice sfortuna non sono stati aboliti per decreto e come diceva Eduardo De Filippo: “credere alla  iella è da ignoranti ma non crederci porta male”.
Nel 1982 Nando Martellini chiuse la telecronaca della storica partita vinta dall'Italia contro la Germania gridando per 3 volte : “SIAMO CAMPIONI DEL MONDO” ed anch'io, con molta modestia ma con la stessa enfasi vi dico :”VACCINATEVI-VACCINATEVIVACCINATEVI”. 

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