Scuole e maestri di tanto tempo fa, a Montella. di Nino Tiretta
Scuole e maestri di tanto tempo fa, a Montella. Tra i ricordi reconditi della mia infanzia quelli che ho, negli ultimi tempi, cercato di “riordinare” al meglio sono - senza dubbio alcuno - quelli correlati al periodo della mia frequenza della scuola elementare, vale a dire un periodo riferito agli anni 1945-1950, un periodo storico in cui, nella fase conclusiva della disastrosa e tragica seconda guerra mondiale, si “registrava”, a Montella, un servizio scolastico assai particolare e, come è ovvio, di molto differente dalla situazione attuale.
Fu esattamente il 1945, l’anno in cui, avendo compiuto i sei anni, rientravo nell’obbligo di frequenza scolastica e pertanto la mia iscrizione e frequenza alla prima classe avvenne a Piazzavano, presso una scuola elementare allocata, in quell'epoca, nella proprietà Scandone, subito dopo l’imbocco di quella stradina.
Ricordo che in quella “scuola” erano in funzione solo due classi di pari grado; esse occupavano due ampie stanze, intercomunicanti, inzeppate di banchi, addossati l’uno all'altro, con scarsissimo spazio tanto è che ci si muoveva a fatica, si era condannati a stare, durante le lezioni, sempre seduti, con poche possibilità di “girare” in quell’ ambiente di molto angusto, saturo e ammorbato (considerata la scarsa pratica di igiene personale di allora) da un puzzo acre e “pesante” derivante, per lo più, dai vestiti impregnati di sudore, sporchi e a lungo indossati.
In quel periodo le famiglie, insieme alla miseria e alle molte privazioni, erano – anche su sollecitazione propagandistica del “fascio” - numericamente “abbondanti”, “si facevano molti figli” per cui, la “popolazione scolastica” era molto, molto consistente e dunque varie erano le scuole funzionanti per l’assolvimento dell’obbligo scolastico di fascia elementare.
A Montella gli unici edifici scolastici erano stati costruiti in piena “era fascista” , nel periodo in cui era Podestà, l’avvocato Vincenzo Bruni il quale si adoperò per la costruzione, appunto di due edifici uno a Sorbo e l’altro a Garzano.
L’avvocato Bruni fu “podestà” dal 1937 al 1943; fu un buon amministratore e va ricordato perché attivo “protagonista” sia nella realizzazione dell’ ”Acquedotto Alto Calore” (1938) sia nella realizzazione di tutta la rete idrica urbana, sia nella sistemazione di Piazza Bartoli sia per l’istallazione – nella medesima piazza - della monumentale fontana che ancor oggi vi troneggia con il suo alto zampillo centrale e gli altri 8 con getto rivolto verso il centro.
Fu sempre per iniziativa dell’avvocato Bruni che furono inoltre istallate le 16 fontane pubbliche in paese, che fu ampliata sia l’attuale via del Corso e sia tutta l’attuale via Don Minzoni la quale, da stradina angusta, fu trasformata (per la precisione nel 1935) in un’ampia arteria stradale utile per l’accesso alla “parte storica” del paese, arteria – all'epoca - dotata, sulla parte sinistra scendendo, di un alto muro con bianche pietre calcaree, a vista.
Come ho già scritto in un mio precedente “articolo”, ricordo che - nel 1945 - sugli edifici di Sorbo e Garzano “confluiva” esclusivamente l’iscrizione degli alunni obbligati, residenti in quei due “casali” e nelle zone assai circonvicine; tutti gli altri ragazzi erano invece accolti in numerose altre sedi scolastiche che, in assenza di specifici edifici, erano obbligatoriamente collocate in case private, date in locazione al Comune e per lo più distribuite in varie sedi sparpagliate nella restante parte del paese.
Nelle mie trascorse estati montellesi, conversando, in Piazza, “all'ombra della teglia”, con i vecchi amici d’infanzia, abbiamo “ricostruito” la collocazione di quei lontani “poli scolastici” e cosi Michele De Simone e Salvatore Fierro (miei cari amici nonché “referenti storici” dei miei ricordi), da me interpellati per la stesura di questo scritto, mi hanno ricordato che, antecedentemente alla costruzione del già citato edificio scolastico, “a partire da Sorbo (giù giù verso il centro di Montella, ossia verso la piazza) vi erano diverse sedi scolastiche. Le prime due sedi erano proprio a Sorbo, anch'esse locate in case private: una nei pressi del vecchio ed ormai inesistente Ufficio Postale (vale a dire presso la casa Salvatore Addesso), l’altra, con due classi, nei pressi della chiesa di San Michele, nella proprietà del maestro Rubino.
Nel rione San Simeone c’era un’altra sede, posta nei pressi della chiesa di Sant'Antonio Abate, nelle adiacenze dell’abitazione dell'insegnante Rodolfo Moscariello.
Scendendo ancora verso la piazza un’altra sede era collocata nell'abitazione di “Mangiapezze”, nella proprietà di Filippo ed Angelo De Stefano.
Un’altra ancora, con due aule, funzionava, nella proprietà di Sepe Domenico, nelle immediate vicinanze di Casa Natellis e di via Serrabocca; un’altra invece funzionava nell'attuale via Filippo Bonavitacola, nella casa De Stefano, di fronte al “Bar Roberto” ed un’altra ancora, nell'attuale Via Fratelli Pascale, in un fabbricato vicino all'odierno “Bar Romano”.
Oltre a quella di “Piazzavano” in quel periodo un’altra “scuola” era ubicata, lungo l’attuale via del Corso, vicino al Palazzo Schiavo, di fronte alla Chiesa di S. Anna, una scuola questa che ho ben presente avendovi frequentato la classe seconda (in cui ebbi come maestro Salvatore Ciociola e poi altri supplenti di cui non ricordo i nomi), la classe terza (ancora con la maestra Carmelina Granese) e la classe quarta (con la maestra Graziella Nargi).
Le aule erano solo due di cui una posta al primo piano e la seconda in cima, all’ultimo piano, in una stanza ricavata da un sottotetto che affacciava appunto sulle case di Piazzavano e sul giardino della famiglia Schiavo.
A tutte queste va da ultimo aggiunta la funzionalità di altre due sedi.
La prima, anch'essa con due aule, era ubicata in fondo all'attuale via Don Minzoni, in adiacenza dell’allora “Scuola Media Parificata Comunale”, nell’ ex Palazzo Passaro, ove, nell'anno scolastico 1949/50, ho frequentato la quinta classe, avendo come insegnante il maestro Umberto Pace.
La seconda sede si trovava invece lungo il Corso Umberto, esattamente “Avanti Corte”, all'inizio di Via Gambone; anch'essa era collocata in una proprietà privata, adiacente alla proprietà Gambone ed accoglieva, come mi ha ricordato Italo Fierro, ben sei classi !
Negli anni ‘50, forse perché era aumentata la frequenza scolastica, furono “create” altre tre “scuole”: la prima allocata in due stanze reperite nel palazzo appartenuto poi a Salvatore De Stefano, di fronte al “Cinema Fierro”, la seconda a Garzano, per due classi, nella proprietà Vincenzo Bruni e la terza, alla Cisterna, nella casa Camuso ove hanno funzionato fino al 1962 due classi e ove hanno insegnato Carmelino Bettini e Carlo Ciociola.
Le classi erano molto numerose, erano classi tutte maschili o tutte femminili e certe scuole elementari avevano addirittura entrate distinte per uomini e per donne; proprio come si fa oggigiorno per i servizi igienici.
Pur avendo un balconcino o una finestra, le aule erano aule poco luminose, arredate (come ho già ricordato parlando della scuola di Piazzavano) con banchi in legno,, quelli “di una volta”, stravecchi, a due o più posti, spesso anche a ribalta, scomodissimi, di dimensioni non adatte alle nostre taglie, con buchi utili ad incastrarvi il calamaio in cui intingevamo i “pennini” delle nostre penne a cannuccia.
La cattedra, era collocata di fronte e molto a ridosso alle fila dei banchi; era in posizione rialzata, su una pedana sulla quale “troneggiava” l’insegnante.
C’erano pochi sussidi didattici: qualche alfabetiere mobile, qualche sgangherato pallottoliere, un traballante mappamondo e qualche carta geografica dell’Italia; era - sempre e comunque - presente una monumentale e pesante lavagna, in ardesia (posta alla destra della cattedra) e non mancava, come prezioso sussidio didattico, …………..il gesso.
Non c’era riscaldamento, si stava dunque al freddo, anche se qualche volta portavamo lo “scaldino”.
Questo aggeggio era fatto con una “boatta” (ossia una scatola di latta) bucata nel fondo, alla quale era legato un filo di ferro che serviva per il trasporto e per roteare lo scaldino, come un turibolo, per mantenere la brace accesa.
Non c’erano servizi igienici; per tal ragione, mentre le femminucce per lo più si “arrangiavano” nel buio dell’androne d’ingresso, noi maschietti andavamo, a …..…” fare la pipì” lungo i muri che facevano da recinzione a stradine poco frequentate, adiacenti alla sede scolastica oppure andavamo nelle “cupe” vale adire quelle stradine che, vicine ai casali, servivano da scolo delle acque nonché utili per deposito di immondizie e “provvidenziali” per certi bisogni fisiologici.
Bimbe e bimbi Indossavamo, tutti, grembiuli neri, con colletto bianco; la differenziazione tra maschietti e femminucce è subentrata in anni successivi, verso gli anni 50/60, anni in cui furono introdotti per i maschietti i grembiuli azzurri con colletto bianco e per le femminucce grembiuli interamente bianchi, immacolati, con fiocchi fatti con nastri che (di colore diverso a seconda della classe frequentata) ornavano i loro capelli oltre che il loro colletto.
Il nostro corredo scolastico era ridotto al minimo ed ispirato al risparmio.
Ricordo che In quel tempo (a differenza dei pesanti, stracolmi e “firmati” zaini e “zainetti” in uso ai giorni odierni) la maggior parte dei miei coetanei usava semplici ed economiche cartelle di “pezza”, a tracolla, fatte in casa.
La mia era una modesta cartella, piccola, di cartone pressato, con manico di stagno; conteneva solo un quaderno “a righi” e uno “a quadretti”, un sillabario e un astuccio in legno che fungeva da porta matita, penna e pennini perché, in quegli anni, scrivevamo usando l’inchiostro e ne avevamo sempre le dita sporche: sembrerebbe proprio assurdo ma era proprio così, per scrivere, nel 1945 e negli anni successivi, si usavano, per l’appunto: matita, penna a cannetta, pennini, inchiostro, calamaio e carta……….. assorbente !!!
Non esisteva, a quei tempi, il “servizio di trasporto scolastico” né v’era la consuetudine di essere “accompagnati”.
A scuola, sia per l’andata che per il ritorno a casa, eravamo “obbligati” ad essere autonomi.
In altri termini dovevamo badare a noi stessi direttamente e, dunque, eravamo investiti dalla necessità di saperci riguardare, di “filare dritto” e di non fare monellerie.
Ricordo che arrivavamo a scuola con molto anticipo per cui stanziavamo lungo la cancellata della Villa De Marco e per lo più, prima dell’ingresso in aula, noi maschi, giocavamo, in gruppi, alla “cavallina”, a ”tuzza a muro”, a “volta bottoni” o anche a “volta pennini” !!!
Eravamo ragazzi alquanto irrequieti anche se intimoriti da una serie di punizioni il cui elenco (come ho già ricordato in un’altra occasione) era quanto mai vario e fantasioso ed includeva (oltre all'uso, sistematico, fermo, inflessibile della cosiddetta “spalmata”) sonori ceffoni all'indirizzo del malcapitato, tirate d’ orecchie, “carocchie”, dolorosi pizzicotti nonché , se ti andava bene, lo stare dietro la lavagna, con la testa rivolta verso il muro; se andava male, l’imposizione di far inginocchiare il malcapitato su uno strato di ceci, di chicchi di granturco, di fagioli secchi o, peggio ancora, su “pretuccoli”.
La punizione più funesta era - senz'altro e comunque - quella dell’uso della “spalmata” sulle mani o sui glutei.
La “spalmata” era – come ho già ricordato in un’altra circostanza - un listello di legno, largo, levigato, pesante e, in sua alternativa, era contemplato anche l’uso di verghe di salice o di castagno fornite spesso dagli stessi alunni che, così facendo, pensavano di farla franca.
Era il simbolo di una scuola che praticava la punizione corporale come metodo educativo.
Alcuni maestri dell’epoca erano e sono rimasti famosi per la loro intransigenza e per l’alto numero di “spalmate” che, con evidente rabbia e accanimento, erano abituati ad infliggere.
Noi alunni ne eravamo letteralmente terrorizzati.
La figura dell’insegnante era, a quel tempo, una figura assai carismatica, autorevole e incisiva nella formazione e nell'educazione degli alunni tanto è che ognuno di noi, ricorda, per un “debito morale” e con vivacità, tutti gli insegnanti avuti nel corso della frequenza della scuola elementare, tutti noi, al di là dell’“epoca storica” di nascita, di appartenenza e di formazione!
Personalmente, nel corso dei cinque anni delle elementari, ricordo benissimo tutti i miei “maestri” e ricordo anche i tanti altri maestri che, riferiti a quel, periodo, insegnavano nelle altre scuole di Montella, ne ricordo ancora i visi e ricordo bene i loro nomi perché li incontravo spesso anche in circostanze “non scolastiche”.
Come già fatto in un’altra occasione, per onorane la memoria voglio (anche su proposta e sollecitazione dell’amico Gianni Cianciulli) ancora ricordare – sulle pagine della Rivista “Il Monte” – i nomi di quelle belle personalità in modo che i molti lettori possano riscontrarvi quello dei loro “lontani” maestri !
Ecco dunque un primo elenco “storico” che, nel dettaglio, ingloba, per esempio, la mitica maestra Pizza (che abitava a Piazzavano), il maestro Clemente Clemente (amministratore, all’epoca, anche del santuario del SSS. Salvatore), il maestro Riccardo Cianciulli (anche grande appassionato cacciatore), il maestro Antonio Marinari e, sua moglie, la maestra Floridea Moscariello, la maestra Antonietta Capone (che abitava in Piazza Bartoli), la maestra Nannina Sabatino (moglie del capostazione Mastroianni), il maestro Rodolfo Moscariello, la maestra Carmelina Granese, la maestra Graziella Nargi e suo fratello, il maestro Adolfo, il maestro Pasquale De Stefano, il maestro Rubino (poi divenuto Direttore Didattico), il maestro Paolo Moscariello, la moglie, maestra Alfonsina Rubino, la maestra Sandrina Moscariello, il maestro Raffaele Marano, il maestro Celestino De Simone e sua moglie Aida, il maestro Salvatore Ciociola (divenuto poi Provveditore agli studi di Varese), la maestra Anna Cozzolino, il maestro Sasà Marano e tanti altri ancora i cui nomi mi sfuggono.
A questo primo e “storico” elenco vanno opportunamente aggiunti altri tre distinti elenchi (uno riferito agli anni “50-60”, un altro agli anni “70-80” e il terzo agli anni ‘90 e all'anno 2000) che inglobano le susseguenti nuove leve di maestri, vale a dire elencazioni attraverso le quali è possibile “ricordare” e menzionare tutti gli insegnanti montellesi che, in varie “momenti” , rimpiazzando ed integrando i maestri pensionati, ne hanno continuato l’ azione educativa divenendo, nel loro ruolo, personalità altrettanto determinanti ed importanti per ciascun ragazzo montellese di quell’epoca e di quelle successive.
In definitiva, al di là della noia correlata al precedente e ai successivi elenchi, con queste elencazioni è mio intento, costituire, in concreto, un “Albo professionale dei maestri e delle maestre di Montella di una volta” allo scopo precipuo - per ricordare tutti gli insegnati montellesi perché (mi si perdoni il tono da libro “Cuore”) sono tutti presenti nei nostri ricordi, nei nostri pensieri e nei nostri …….cuori!
Ed ecco dunque che nell’elenco riferito al periodo degli anni “50-60”, vi andrebbero dunque inclusi: le maestre Fina Cianciulli, Giuseppina Gramaglia, Dello Buono Carmelina e Sisina De Simone; le maestre Maria e Armida Natellis, Liliana Fierro, Eleonora Mazzei, Pizzagalli Giuseppina e Concetta Garfagno; le maestre Iole Galante, Lina Vuotto, Liliana Crocetti, Pia Fierro e Marisa Fico; le maestre Edda Marinari, Angela Marano, Maura Altini, Elisa Colla; il maestro Domenico Cozzolino e sua moglie Saldutti Edda; i maestri Italo Fierro, Di Benedetto Carmine senior e Di Benedetto Carmine junior, Plinio Messina, Salvatore Di Genova e Carlo Ciociola (maestri quest’ultimi divenuti poi stimatissimi Direttori Didattici); i maestri Donato Marano, Umberto Pace, Carmelino Bettini, Pasqualino Schiavo, Ubaldo Garfagno, Luccio Marano, Giuseppe Vallario, Raffaele Addesso, Egidio Auriemma, Gino Bruni, Vincenzo De Stefano, Guido Volpe, Felice Granese, Salvatore Moscariello, i coniugi Vitale, insegnanti tutti questi impegnati nella funzionalità scolastica e in servizio nelle scuole montellesi dal lontano 1945 agli anni ’60.
Per l’elenco riferito agli anni “70-80” è di valido aiuto la foto, mostratami da Tullio Barbone, riferita ad un Collegio Docenti del 1976/77, qui riproposta e nella quali è possibile individuare e ricordare la maggioranza dei maestri che hanno insegnato nelle scuole di Montella nel periodo in argomento.
In questo elenco vanno dunque inclusi: Esterina Gramaglia, Ernesta De Simone, Carmelina Dello Buono, Anna Cozzolino; Graziella Nargi; Ines de Simone Palumbo; Clorinda Bonavitacola; Tullio Barbone; Damiano De Stefano; Angelo Cristofaro; Rubino Alfonsina; Assuntina Dello Buono; Angela Marano Sarni; Edda Germano De Simone; Angela Di Genoa Molinari; Licia De Simone; Fortunatina Dello Buono; Fierro Antonietta; Morvillo Carmela Cianciulli; Edda Saldutti,
Collegio Docenti 1976-77
Cozzolino; Armida Natellis; Fico Maria Luisa; Liliana Fornararo; Serafina De Simone; Fernando De Simone; Wilma De Simone Lauria; Valentina Capone; Fina Cianciulli; Mario Fusco; Antonio Moscariello; Francesco Marinari; Salvatore Gambone; il D.D. Carmine Di Benedetto; Amedeo Gramaglia; Salvatore Fierro; Pompilio De Simone; Domenico Cozzolino; Pasquale Gambone; Carlo Pavone Carmelino Bettini. Pur se in organico non erano presenti nella foto le insegnanti Sepe Anna Maria; Pia Sarni; Vistocco Salvatore; Lombardi Emma; Giuseppina Gramaglia; Flavia Gramaglia; De Stasio Concetta e De Rogatis Elvira.Per la compilazione dell’ultimo elenco - vale a dire quello che circoscrive il periodo dagli anni ‘90 al 2000 - mi sono avvalso della collaborazione di mio cognato Franco Marinari e di sua moglie Maria Del Sordo, i quali, anch'essi maestri, mi hanno - visionando alcuni gruppi fotografici - indicato i nominativi dei loro colleghi non omettendo di ricordare anche quelli che, da pendolari, provenivano da Avellino e da altri paesi irpini.
2017 : pensionamento del direttore didattico Rino Damiano
Senza “riportare” nominativi già inclusi nelle precedenti liste, questo ultimo elenco contempla, dunque: Campa Donata, Caprio Lucia, Celetta Angela, Clemente Pina, D’Amelio Nunzia, Danna Patrizia, De Ieso Letizia in Favale, De Stefano Bianca, De Stefano Raffaella, Del Giudice Nunzia, De Stefano Liliana, Di Genoa Vito, Di Paola Mirella, Famiglietti Silvana, Filippone Marcella, Fusco Michela, Garofalo Lucio, Grella Immacolata, De Simone Garofalo Clara, Iannazzone Iacoviello Enza, Lepore Tiziana, Losco Mirella, Mazzei Concetta, Molinari Angela, Moscariello Filomena, Palatucci Rita, Pascale Livia, Pichiarallo Teresa, Pizza Maria Rosaria , Primavera Michelina, Prizio Antonino, Roca Teresa, Stanco Giuliana, Trunvio Filomena, Urciuoli Antonella e Urciuoli Lina.
Per ricordare i docenti presenti negli ultimi 18 anni vengono qui proposte alcune foto nelle quali (soprattutto nella foto - scattata nel 2017 - in correlazione del pensionamento del direttore didattico Rino Damiano) sono riconoscibili i vari insegnati in servizio nel suddetto periodo, per cui ometto la compilazione di un ulteriore elenco, appunto, per il semplice fatto che esso non avrebbe “carattere storico” giacché sono persone appartenenti alla presente contemporaneità, noti ed ancora in piena attività. Lascio, dunque, la compilazione di quest’ultimo elenco a qualche amico volenteroso che, stando a Montella può farlo con facilità e meglio di me.
Ritornando alla situazione di edilizia scolastica c’ è da dire che nel secondo dopoguerra italiano, vale a dire negli anni ’60, in pieno miracolo economico italiano, a Montella, le condizioni delle scuole erano ancora insufficienti in quanto che – tra le tante negatività e carenze - persisteva la precaria e frammentaria distribuzione di molte sedi scolastiche allocate, in forma inadeguata, ancora presso abitazioni private.
Di contro, in quel clima di “boom economico”, caratterizzato da una forte crescita economica, la popolazione scolastica era costantemente in crescita per cui si poneva necessaria ed assolutamente non procrastinabili sia l’ampliamento degli edifici scolastici già esistenti sia la costruzione di un edificio nella parte “centrale” del paese.
Nel 1956 fu eletto sindaco l’ ing, Attilio Fierro e fu durante la sua l’amministrazione comunale che a Montella si ebbe un lunga fase di “ricostruzione” la quale assicurò al paese uno sviluppo urbanistico strutturale moderno e funzionale di cui oggi Montella benefica.
Con l’appoggio di molti Parlamentari, degli uomini di governo e della stessa D.C. furono – nell'arco di quella amministrazione - conseguite e di fatto realizzate molte opere tra cui, vanno ricordate: la sistemazione della pubblica illuminazione, la capillare sistemazione fognaria e la susseguente pavimentazione della delle strade del paese, l’installazione di idranti stradali, la costruzione - nell'attuale Piazza Giovanni Palatucci - di un Mercato Coperto (mai “aperto” e successivamente abbattuto all'epoca del dopo-terremoto), di un pubblico macello, di tre lavatoi e di un pubblico gabinetto sul ponte sul torrente Santa Maria, la costruzione di appartamenti INA-Casa e di appartamenti di Case Popolari, la costruzione della Caserma Forestale (nella attuale via Amm. Pelosi), la costruzione del Monumento ai Caduti, la costruzione delle strade Montella-Verteglia, Serino-Terminio, Stazione- Piediserra e Montella-Santuario SS. Salvatore nonché tante altre ed importati opere pubbliche.
Per l’azione scolastica l’amministrazione di Attilio Fierro, dal 1956 al 1964, statalizzò la Scuola Media, ottenne l’istituzione di un Liceo Scientifico e nel campo dell’edilizia scolastica realizzò la costruzione dell’edificio della Scuola Professionale, la sopraelevazione dell’edificio scolastico di Garzano e di Sorbo (realizzati, come già detto, in epoca fascista dal podestà Bruni) nonché la costruzione degli edifici di Tagliabosco e di “Stratola” e soprattutto fu costruito, sullo stesso stile degli edifici di Sarbo e di Garzano, un nuovo edificio scolastico a Fontana (nel 1958) e parallelamente fu progettata e realizzata (nel 1963) la “superba” e moderna costruzione dell’ edificio scolastico Centrale, in via don Minzoni.
Questa estate ho parlato con l’ing. Raffaele Ricciardelli che 1956 progettò, su incarico dell’Amministrazione Comunale di Montella, la realizzazione dell’edificio Centrale, rispetto agli altri più grande e spazioso giacché nel complesso doveva, anche se strutturato in due padiglioni collegati, essere abilitato al funzionamento di 20 aule ed inoltre, ad opera conclusa, doveva inglobare anche spazi per la mensa scolastica, per vari laboratori, per una palestra coperta, per gli uffici amministrativi, per la dirigenza nonché spazi per l’abitazione destinata al custode dell’intero complesso.
Parlandomene, con una evidente emozione, l’ ing, Ricciarelli mi ha anche ricordato che la “prima pietra” di quest’opera pubblica fu posta, nel 1960, alla presenza di varie, importati e celebri autorità civili e politiche, tra cui, Fiorentino Sullo, democristiano irpino, molto legato a Montella e all'epoca Ministro del Lavoro,.
La costruzione dell’edificio avvenne attraverso 10 “lotti” e il primo lotto fu eseguito dalla ditta Del Fante Ugo e comunque l’edificio entrò in uso nell'anno 1963 e fu inaugurato accogliendo tutte le classi che, come s’è enucleato in precedenza, erano state, fino ad allora, allocate - in forma frammentaria ed assolutamente precaria - presso tante e varie abitazioni private.
L’ing. Ricciarelli mi ha ricordato che l’ultimo lotto - il 10°- fu realizzato nel 1970 e riguardava la costruzione della palestra coperta la quale (secondo il suo parere) fu “frettolosamente e scelleratamente abbattuta nel 2014” !
La data di inaugurazione del 1963 mi è stata confermata dall'amico Arnaldo Chiaradonna giacché fu proprio in quell'anno che egli (dopo aver frequentato, con il maestro Carlo Ciociola, le precedenti classi elementari, a Garzano, presso la “Casa Camuso), completò il suo ciclo di scuola elementare per l’appunto presso l‘ “Edificio Centrale”.
Arnaldo mi ha anche evidenziato le differenze da lui riscontrate in questo suo passaggio di sede e mi ha innanzitutto rimarcato - rispetto alla precedente sede - la spaziosità e la gratificante luminosità delle aule, la confortevole disponibilità di banchi nuovi, l’uso stimolante di nuovi e vari sussidi didattici, la ricca, attrezzata e consistente biblioteca scolastica, il tepore (prima mai sperimentato) del riscaldamento con termosifoni nonché l’uso di servizi igienici adeguati e all'interno di una struttura scolastica.
Abitando, una volta, in via del Corso, dalle finestre della mia casa ho avuto modo di seguire la costruzione quell'edificio scolastico, un edificio importante che (senza nulla togliere alle altre costruzioni scolastiche) è senz'altro stato “il cuore” di tutto l’apparato educativo montellese.
Questo complesso scolastico è stato di fatto, da quel lontano 1963 ad oggi, l’edificio in cui si sono discusse iniziative e progettualità poliedriche, che interessavano sia l’organizzazione scolastica e sia comunità ad essa correlata, in altri termini, al suo interno, si sono articolate iniziative e svolti eventi estremamente importanti ed assai determinanti per la crescita e lo sviluppo culturale e sociale di Montella.
A tacer di tanti, tanti ed altrettanti importanti eventi ed iniziative in tale complesso “nacquero” gli Organi Collegiali” e si insediò – nel 1974 – il primo Consiglio di Circolo (presieduto dal dott. Ferruccio Apicella). In esso, (in virtù della Legge 820/1971) iniziò l’applicazione – solo nelle classi quinte – del cosiddetto Tempo Pieno; fu attuato (applicando la legge 517/1977) l’inserimento degli alunni in difficoltà in classi ordinarie; vi furono sperimentate e poi regolamentate le “classi aperte” e il correlativo svolgimento della attività integrative, ove (nel 1985) si procedette all'attuazione dei Nuovi Programmi per la Scuola Elementare, dove, dopo la sperimentazione dell’ organizzazione “Modulare” nel 1990, fu adottata la “pluralità dei Docenti” di cui uno “prevalente”.
In definitiva la realizzazione di quel complesso costituì la “cornice” e la base conclusiva per la funzionalità globale del servizio scolastico montellese che, come è noto, oggi, oltre alle scuole “materne ed elementari”, oltre alla “scuola media”, include un Istituto Tecnico Professionale e un Liceo Scientifico e di Scienze Umane, scuole tutte, per l’appunto ubicate, in ottime e funzionali strutture.
Un patrimonio strutturale nato e finalizzato alle esigenze di una popolazione scolastica che, come è noto, ha “sofferto”, ha subito ed è stato condizionato dagli indici alternanti di frequenza scolastica la quale, alta e consistente (degli anni negli anni 1946, 1947, 1948 e 1964) ha registrato, anche a Montella (più marcatamente dopo il 1976) una grossa flessione essenzialmente legata sia al fenomeno dell’emigrazione sia al calo della popolazione.
Di fatto, parallelamente all'andamento nazionale, anche a Montella la natalità – da quegli anni ’75-76 in poi - scese sotto “la linea di rimpiazzo” e fu che, soprattutto a decorrere dagli anni ’80, anche Montella “entrò nella fase di crescita zero” giacché la popolazione, da allora, cresce solo di poche decine di bambini all'anno.
Per la stesura del presente scritto ho dovuto “documentarmi” e, in relazione all'andamento demografico, Salvatore Bonavitacola, dell’Ufficio comunale di Montella mi ha fornito una tabella riassuntiva delle nascite registrate dal 1950 al 2000. Dal prospetto si evince chiaramente il calo demografico verificatosi in questo arco di trent’anni e specificatamente si rileva che in paese nell'anno 1950 erano nati 303 bambini e che il loro numero è progressivamente calato tanto è che nel 1955 i nati erano 257; nel 1965 erano 172, nell'anno 1995 erano 97 e nel 2000 i bambini registrati erano appena 75 !
Da questo, ahimè negativo ed oggettivo calo demografico si evince che (come mi ha gentilmente chiarito la “vicaria” Maria Rosaria Pizza) il “Circolo Didattico di Montella” - come è noto - diventò “Istituto Comprensivo Giovanni Palatucci dall'anno scolastico 2012-13, che il plesso di Garzano è stato chiuso a partire dall'anno scolastico 2001-02, che il plesso di Fontana è stato dismesso dall'anno scolastico 2003-04 e che il plesso di Sorbo è stato chiuso dall'anno scolastico 2006-07 in quanto che le ultime classi di quegli edifici sussistenti furono - di volta in volta e fino alla scomparsa della sezione - trasferite, al plesso “Centrale” Scandone il quale - nell'anno scolastico in corso - accoglie 269 alunni di scuola elementare (di classe prima, seconda, terza e quanta) mentre gli altri 65 alunni di classe quinta sono accolti nel plesso “Giulio Capone”.
Al di là della fin qui descritto mutamento numerico degli alunni frequentanti le scuole montellesi sono convinto che l’esperienza evolutiva e scolastica vissuta, soprattutto a livello di scuola primaria, resta, per ciascuna persona, anche oggi, una esperienza indelebile.
Senza alcun dubbio penso che ognuno, ripensando al proprio passato, non potrà mai e poi mai dimenticare il periodo delle “sua scuola elementare”; sempre ne ricorderà molti episodi, i compagni di frequenza nonché le amicizie e le conoscenze più rappresentative di quel periodo.
Soprattutto ricorderà sempre il suo maestro e la sua maestra e particolarmente, con la sua mentalità adulta, non potrà, poi, assolutamente disconoscere l’importanza e il ruolo prezioso che quei docenti hanno avuto nella propria “crescita”.
E’ per questo motivo dunque che ho indugiato a ricordare e citare nomi e persone e ho proposto “L’ Albo professionale dei maestri e delle maestre di Montella di una volta”, un albo in cui – ripeto - ciascuno possa individuare il nominativo del proprio maestro o maestra che - al di là di possibili severità e manchevolezze umane - sono persone che, alla lunga, poi si apprezzavano e alle quali, alla fin fine, si restava affezionati.
Come ho già scritto in un’altra occasione, ciascuno di noi - a ben riflettere - è quello che è, senz'altro per l’incidenza prioritaria e determinante della famiglia ma è tale anche per l’incidenza educativa e formativa degli insegnati che ci hanno “avuto in carico”, soprattutto nel percorso scolastico della scuola elementare.
E’ in quel periodo che abbiamo imparato a leggere, scrivere e …..”far di conto” e molto altro ancora!
Sono stati un maestro o una maestra che hanno alimentato e sviluppato le nostre intelligenze e le nostre curiosità; da essi abbiamo appreso metodi di studio, nozioni di tutti i generi, storie, conoscenze e tradizioni paesane, regionali, nazionali, universali.
Da essi abbiamo scoperto ed esercitato il senso della solidarietà, dell’onestà, del dovere, dell’ordine, della lealtà, del rispetto delle regole e tutti gli altri valori umani, civili e sociali che specificatamente, con differente misura, caratterizzano una certa generazione e una comunità intera.
Sono stati proprio loro a scoprire e valorizzare le nostre predisposizioni, a segnalarle alle stesse famiglie e, in certi casi, a sollecitare l’impegno verso studi ed attività successive
Si sa che nella generalità (assolutamente non in forma esclusiva) a noi montellesi è attribuita una “caratterialità” fatta dall'essere persone “toste”, orgogliose, con molta dignità ed orgoglio, non assoggettabili a soprusi, imposizioni e prevaricazioni; badiamo al “nostro” ma , nel contempo siamo disposti ad una generosità e disponibilità spesso illimitata; siamo tenaci, volenterosi; non eludiamo impegni e “fatiche”, quel che facciamo lo sappiamo fare bene tant’è che - soprattutto lontano da Montella - abbiamo apprezzamenti e soddisfazioni assai generalizzate, in qualsiasi impegno professionale da noi svolto; siamo legati al paese, alle sue montagne e alle sue lontane tradizioni e ci “consumiamo di nostalgia” nel caso ne siamo lontani; mostriamo spesso indifferenza per i compaesani ma siamo nel contempo disponibili a trattarli con magnifica familiarità se li troviamo in altri contesti; alterniamo il gusto dello “stare soli” con “il piacere della socializzazione e della compagnia”, insomma la nostra “montellesità” è un cocktail poliedrico il cui “sapore” conclusivo è quello di essere gente a volte rude ma operosa, seria, onesta, leale e generosa.
In tal senso sono convinto che l’essenzialità di quella “montellesità” è, nella sua sfera globale, costituita dalla qualità e dal tipo di influenza educativa che ciascuno (sia all'interno della propria famiglia e sia attraverso uno specifico percorso scolastico) ha ricevuto nell'infanzia e nell'età adolescenziale; sono convinto che ciò che siamo e soprattutto i valori a cui ispiriamo la nostra esistenza derivino in larghissima valenza dal rapporto empatico e formativo sperimentato nella prima e seconda infanzia, insomma per tantissime nostre positività individuali siamo - ripeto e concludo - di molto “debitori” nei confronti dei nostri lontani e iniziali insegnanti, quelli bravi, cari che abbiamo avuto, quelli appunto,……..di tanto tempo fa, a Montella.
Questo articolo è già stato pubblicato sul periodico "Il Monte"- Sezione "Storia" - Anno XV- n. 3 Settembre-Dicembre 2018
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Commenti 2
Grazie.il tuo lavoro mi ha riportato alla mia infanzia vissuta felicemente nella nostra cara Montella dove entrambi i miei genitori Marisa Fico e Carmelino Bettini hanno dedicato la loro vita all’insegnamento. Sono stati per me e i miei fratelli due splendidi esempi di onestà e senso del dovere e so che hanno riversato queste loro doti nel lavoro che tanto amavano.complimenti
LA MAESTRA LILIANA FIERRO LA MIA INSEGNANTE DI TERZA ELEMENTARE ANNO 1958 MOLTO CREATIVA DINAMICA E GENIALE