QUANDO SAN FRANCESCO VENNE A MONTELLA Di Carmine Dello Buono
Già nel primo articolo su Montella qui su Irpinia World, e anche successivamente, vi ho citato il Santuario di San Francesco a Folloni. Insieme al Santuario del Santissimo Salvatore (di cui vi ho parlato in un altro articolo che potete leggere cliccando qui) costituiscono i nostri emblemi e i capisaldi della nostra fede e di buona parte della valle del Calore e dell’alta Irpinia.
da Irpinia World
Quello che però pochi sanno e che pochissimi immaginano è che il Santuario di San Francesco a Folloni fu fondato proprio dal Santo di Assisi. Oggi scendiamo a Folloni e ripercorriamo la storia ed i miracoli che fecero erigere qui a Montella una chiesa, poi un’altra, e poi un’altra ancora che è divenuta santuario, dedicato al Patrono d’Italia.
SAN FRANCESCO A MONTELLA
Nell’inverno tra il 1221 e il 1222 San Francesco (ovviamente non ancora Santo) si stava recando in pellegrinaggio alla grotta di San Michele (quello che è oggi il Santuario di San Michele sul Gargano) con un piccolo seguito di frati. Fece tappa a Montella dove decise di passare la notte. Si recarono al castello (di cui vi ho parlato nell’articolo che potete leggere cliccando qui) ma il conte non era a casa e il castellano non era autorizzato ad ospitare. Francesco e i “frati” scesero così a valle e si inoltrarono nel bosco di Folloni. Arrivò la notte, una notte gelida, e i ragazzi si ripararono sotto un leccio. La mattina dopo, nello svegliarsi, notarono stupiti che durante la notte c’era stata una nevicata. La neve però non aveva coperto l’albero né tantomeno i futuri frati e il futuro Santo, i quali non avevano patito neanche il freddo.
I RIFERIMENTI STORICI E LA TRADIZIONE ORALE
Ora voi potreste pensare, anche giustamente, che quello che vi ho raccontato sia una leggenda o la favola di un miracolo di dubbia provenienza. Fortunatamente la storia ci ha fornito dei riferimenti a quanto vi ho detto. Tra il 1625 e il 1654 il frate Irlandese Luke Wadding scrive gli Annales Minorum, e leggiamo: “Nevicò abbondantemente quella notte, ma non cadde la neve sopra quell’albero, né dove i frati riposavano. Alcuni uomini che alle prime luci dell’alba passavano di là, attribuendo il fatto a un miracolo, riconobbero l’uomo di Dio e andarono a riferire l’accaduto al signore di Montella”.
Non solo, Tommaso da Celano fu il primo biografo di San Francesco e tra il 1250 e il 1253 scrive il Tractatus de miraculis. Nel suo scritto racconta il miracolo del risveglio della morta di Montemarano.
Questo miracolo fu poi riprodotto da Giotto nella basilica superiore di Assisi. Tra poco ve ne parlo.
Fonte: Wikipedia
Ancora, gli scavi effettuati alla fine degli anni 90 nel museo e nel chiostro hanno dimostrato come nei primi decenni del XIII secolo fosse avvenuta la fondazione del primitivo convento.
GLI ALTRI MIRACOLI DI SAN FRANCESCO A MONTELLA
Così Francesco, prima di ripartire per la Puglia, decise di lasciare a Montella un paio di frati a costruire un convento e a predicare. I ragazzi si insediarono in un rudere che divenne un romitorio e l’anno seguente accolsero Francesco, che ovviamente stava tornando dalla Puglia sullo stesso percorso. Il futuro Santo trovò i frati e alcuni montellesi intenti nella costruzione e palesemente affaticati e assetati. L’acqua del vicino fiume Calore era in quel periodo torbida (come vi ho raccontato nell’articolo sulle sorgenti del fiume). Francesco operò di nuovo facendo sgorgare acqua fresca e limpida. Successivamente fu eretta una fontana, la fontana del miracolo, che ha oggi necessità di essere recuperata.
Costruito il convento la fede richiamò credenti dai comuni limitrofi. Nel 1224 si compì il miracolo del sacco, ma di questo prodigio, della reliquia e della storia travagliata del sacco vi racconterò in un altro articolo. Nel 1226 si racconta che una donna di Montemarano fosse morta “senza il conforto della confessione”. Durante il suo funerale si svegliò chiedendo un confessore e che San Francesco, nel sonno, le avesse parlato per darle questa possibilità. Ricevuta l’assoluzione la donna si riaddormento per riposare in pace.
IL PRIMO CONVENTO E LA CHIESA
Immaginate quindi dopo questi eventi quanto fosse richiesto dai fedeli poter pregare in quel luogo. I frati avevano costruito un romitorio dove sappiamo ci fosse anche una chiesa. Ben presto divenne piccola e nel ‘500 ne fu costruita un’altra più capiente che oggi possiamo identificare con buona parte del chiostro. In questa chiesa si entrava dalla stessa porta che oggi dà accesso al chiostro e aveva a destra il campanile. In fondo alla chiesa, addossato al muro, c’era l’altare costruito nel punto esatto dove sorgeva il leccio del miracolo. La parete sinistra era sostanzialmente libera, mentre a destra vi erano 9 cappelle tra cui quella della municipalità e della famiglia Cavaniglia.
La chiesa, come la precedente era intitolata all’”Annunciata”, Maria Annunziata (non poteva ovviamente essere dedicata a San Francesco che era ancora in vita quando si fondò l’insediamento). Questa chiesa fu danneggiata dal terremoto del 1732 e divenne il secondo chiostro del convento. Fu costruita così quella che oggi vediamo. Non è semplice, ma queste immagini (cortesia della Pro Loco “Montella – Alto Calore” e dell’Archivio di Stato di Avellino) vi possono aiutare a capire. In verde vedete la chiesa del ‘500, in rosso la chiesa attuale, in giallo l’area dell’antico romitorio e il quadrato blu/viola è il campanile. Ma di tutto questo vi parlerò in un altro articolo.
PLATEA DEL 1740 CHIESA ANNUNCIATA DEL 500 E DEL CONVENTO DI S. FRANCESCO
PIANTA S. FRANCESCO A FOLLONI DEL 700
Platea del 1740 della chiesa dell'Annunciata del 500 e del convento di San Francesco a Follonii
L’Irpinia è terra di fede, miracoli, Santi, chiese e Santuari. Su Irpinia World cerchiamo di raccontarvi anche questo. Cercate altri articoli come questo nel blog.
AUTORE
Carmine Dello Buono
Sono Carmine, sono irpino e ne sono orgoglioso. Mi ritengo fortunato ad essere cresciuto a Montella. La mia fortuna è stata la mia famiglia, una famiglia radicata e sicura del proprio retaggio che mi ha trasmesso educazione, valori e rispetto, oltre che a tradizioni e consapevolezza del territorio e delle persone che ne creano la comunità. Negli anni ho potuto viaggiare, scoprire, vedere e visitare il mondo. Toccare le sue culture, ascoltare le lingue e le storie della gente. Ho fatto tesoro di questo, ne ho fatto esperienza e le ho riportate a casa. Sono cresciuto dando il mio contributo in qualunque modo possibile. Nel mio comune mi sono impegnato in ogni modo possibile. Ho partecipato e partecipo a diverse associazioni che vanno dal culturale al recupero del dialetto e del folklore, al teatro vernacolare; il forum dei Giovani; attività, comitati, organizzazioni, progetti, pubblicazioni ed eventi di ogni genere e natura; sono donatore di sangue del Gruppo Fratres all’UDR di Montella; sono guida culturale locale per la ProLoco “Montella Alto-Calore”; sono volontario FAI Giovani della delegazione di Avellino.
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