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Cinipide del castagno.

cinipide-525x480Le conseguenze sono molto più gravi di quello che ci si aspettava.Siamo oramai a metà ottobre, ed in un silenzio assordante delle istituzioni locali, tutti i castanicoltori assistono quasi increduli a questa ennesima crisi che oramai ha coinvolto tutti gli operatori del settore con conseguenti ingenti perdite economiche.Anche il 2012 sarà ricordato come un anno molto difficile per le castagne. La produzione è oramai poca e scadente dove la causa maggiore va sicuramente imputata alla presenza del cinipide che sta danneggiando sia la produzione che lo stato vegetativo delle piante.L’andamento climatico dell’anno in corso, caratterizzato dal caldo torrido e dalle scarse precipitazione idriche, ha ridotto ulteriormente la capacità produttiva dei castagneti già provati dall’annata scorsa. La maturazione dei frutti è in ritardo e a sentire i castanicoltori locali si prevede che la produzione sarà inferiore di oltre l’80% rispetto al recente passato.

Molti esperti del settore ci dicono che per combattere il cinipide galligeno si prospetta una sola possibilità pratica di difesa dal pericoloso insetto che è basata sulla lotta biologica mediante l’introduzione e la diffusione nelle aree infette di Torymus sinensis, insetto imenottero calcidoideo che, parassitizzando le larve del cinipide, esercita  un’azione di controllo della sua presenza.

Molti concittadini, toccati direttamente dalla forte, crisi chiedono con ossessione di fare tutti gli sforzi possibili coinvolgendo tutte le istituzioni al fine di uscire quanto prima da questa peste che ha infestato le nostre montagne.

Anche questo anno, come mai nel passato dove i nostri castagneti venivano mantenuti come “giardini inglesi”, in molti hanno rinunciato addirittura a fare la pulizia con evidenti pericoli per gli incendi e nella consapevolezza che probabilmente molti castanicoltori dovranno trovare per forza di cose a tirare a campare magari cercando un lavoro alternativo o addirittura emigrando. Se le cose persisteranno in futuro molti castagneti verrebbero abbandonati con conseguenze imprevedibili anche sotto l’aspetto idrogeologico a causa dei possibili incendi.

Una tradizione, che andava avanti da generazioni e generazioni nei secoli passati, oggi viene messa in ginocchio.         

            Come piccolo produttore locale e come consigliere comunale dico che anche Montella deve far sentire la propria voce e per tale motivo chiedo a tutte le istituzioni e a tutti gli operatori del settore di fare il punto della situazione e stabilire il da farsi senza aspettare che sia troppo tardi. Occorre valutare l’impatto e l’efficacia dei lanci dell’antagonista principale del cinipide, il Torymus Sinensis, lanciati di recente. Ma in molti pensano che la lotta è impari dato che il cinipide si è oramai prodotto in milioni e milioni di esemplari difficilmente da sconfiggere in un periodo ragionevole.

Sarebbe necessario sviluppare ulteriormente una riflessione sulla lotta fitosanitaria al cinipide del castagno. Infatti, l'esperienza degli ultimi anni in castagneti sottoposti a trattamenti fitosanitari a fini sperimentali o per il controllo di imenotteri e lepidotteri fitofagi con prodotti autorizzati ha evidenziato una serie di vantaggi legati alla lotta chimica, in particolare un ridimensionamento delle infestazioni, una minore incidenza del calo di produzione e una riduzione delle infestazioni da fitofagi con un recupero economico di prodotto buono che ha in parte compensato il calo di produzione dovuto al cinipide. Pertanto, sarebbe necessario fare il punto sullo stato della castanicoltura locale all’indomani dell’avvio della lotta biologica, constatandone i limiti, poiché anche in presenza di una certa efficacia di questo metodo di lotta, affinché si abbia la stabilizzazione della popolazione del parassitoide e si generi un equilibrio con il Dryocosmus kuriphilus, sarebbero necessari almeno una ventina di anni, tempi geologici se confrontati con la velocità di evoluzione del mercato..

            Non si può più aspettare che i nostri problemi vengano risolti altrove. Bisogna essere uniti e affrontare questa peste facendo sentire la nostra voce e mettere in atto tutte le iniziative possibili al fine di uscire quanto prima da questa vera e propria emergenza che, purtroppo, è stata da molti sottovalutata.

                                                                                                   Sergio Pizza

                                                                       Capogruppo de IL PATTO – terzo polo.

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