dal «corriere della sera»
Marron glacé a peso d'oro Insetto killer distrugge le castagne Da Montella Lorenzo Vestuto: «Il bilancio è disastroso Raccolti fermi a 40 quintali su una media di 300 l'anno» MILANO — Castagnaccio razionato, marron glacé proibitivi, e perfino il cartoccio di caldarroste potrebbe costare di più. Un insetto killer proveniente dalla Cina ha minato gli alberi di castagne che punteggiano numerosi boschi delle regioni italiane compromettendo la raccolta di queste settimane. Ancora: complici le bizzarrie climatiche — un luglio freddo, un agosto caldo e gli sbalzi di temperatura a settembre
— la produzione del 2011 è letteralmente crollata. Meno 50 per cento, stima la Coldiretti. Se negli ultimi cinque anni, in Italia le 34.160 imprese agricole censite (780.000 ettari di castagneti) producevano mediamente 60mila tonnellate di castagne, quest'anno la stima è di 30mila. Per non parlare dei prezzi: 1,4 euro al chilo alla produzione, 2,60 all'ingrosso, 5 al dettaglio. In attesa che l'antidoto debelli il cinipide (con un altro insetto, il Torymus sinensis, si è avviata una capillare guerra biologica), la situazione è disastrosa. «Una sciagura», conferma Lorenzo Vestuto, artigiano di Montella (Avellino), uno dei dodici distretti della castagna che, tra Dop e Igp, hanno ottenuto il riconoscimento europeo. L'imprenditore lamenta una bilancio ben più grave di quello indicato dalla Coldiretti. «Sono proprietario di alcuni fondi — spiega — ma, poiché il raccolto è insufficiente per il mio prodotto lavorato (marron glacé, castagne secche, creme di marroni), mi avvalgo di alcuni conferitori della zona. Dai quali ero solito acquistare circa 300/350 quintali di castagne. Quest'anno, sono fermo a 40». Vestuto completa il quadro raccontando di un'economia duramente colpita: «Nei dieci comuni dell'area Igp di Montella, moltissime famiglie posseggono almeno un castagneto, dal quale, ogni stagione, ricavano un gruzzolo che aggiusta il bilancio familiare. Oggi ridimensionato. Senza contare la scure sull'indotto. Prenda il mio caso: gli 8/12 dipendenti stagionali sono scesi a 4». La crisi del marron glacé — chiamiamola così — porta sotto i riflettori un frutto/simbolo dell'economia povera, riscoperto in anni recenti con la valorizzazione dei giacimenti gastronomici del nostro territorio. Consideriamo che l'albero del pane di antica memoria, in Italia, registrò la massima produzione nel 1911, con 829.000 tonnellate di castagne. «Pari all'intera produzione mondiale dell'epoca», sottolinea Coldiretti. Nel tempo, è andata calando, anche se le castagne (di cui si conoscono 100 varietà, le migliori in Toscana, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Campania, ) sono rimaste nelle abitudini alimentari italiane. In stagione, fioriscono le sagre con annessi menù: paste, zuppe, dolci. Mentre gli chef e i maestri pasticceri stanno riscoprendo il lato gourmet della castagna. Resistono piatti e dessert della tradizione (tacchino ripieno di castagne, castagnaccio, Montblanc, per citare qualche esempio)ma avanzano preparazioni gastronomiche raffinate e nuovi usi. Dario Loison, che si è imposto con i suoi panettoni classici e ripieni di frutta candita selezionata (li sforna a Vicenza e non a Milano), fa notare che «il panettone ai marron glacé è apprezzato dai palati più esigenti. Costa il 15 per cento in più e la produzione è limitata». «Al momento, non ho problemi di reperimento di materia prima — precisa —. I tempi e il procedimento di lavorazione prevedono l'uso delle castagne raccolte nella passata stagione». Al contrario di Vincenzo Vestuto. «Da qualche tempo collaboro con lo chef Davide Oldani — afferma —. Io gli fornisco la materia prima e lui mi dà nuove ricette e alcune dritte per aromatizzare i miei marron glacé. Prodotti con castagne fresche, ogni stagione. Che dire? Aspetto tempi migliori». Marisa Fumagalli 24 ottobre 2011 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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