Spett.le Redazione, il nostro paese nel gruppo dei paesi più industrializzati del mondo, per più ragioni, si trova in serie diffocoltà economiche a cuasa dell'eccezionale crisi finanziaria mondiale iniziata ormai da alcuni anni negli Stati Uniti d'America. In Italia, ad esclusione delle materie prime, essenziali per le produzioni industriali abbiamo una grande quantità di altre
numerose risorse ed è principalmente su queste che dobbiamo concentrare i pochi capitali disponibili per gli investimenti in modo che si possa produrre lavoro e la massima ricchezza possibile. Prima fra tutte, e secondo me la più importante, è la risorsa umana, per l'elevato numero e grado di intelligenze che il nostro popolo può garantire, e qui entra in giuoco, la preparazione e la formazione dei giovani, cioè la scuola. Le grandi risorse naturali paesaggistiche, le città d'arte, l'archeologia, le specialità gastronomiche, ci possono far competere con le più belle e importanti offerte turistiche mondiali. E' immaginabile che il settore del turismo in Italia possa sostituire quasi completamente nell'economia del paese la non trascurabile flessione nel settore industriale. E ancora l'Italia per la sua varia configurazione può produrre nel settore dell'agricoltura, insieme all'industria alimentare, tantissime di quelle buone cose, che molti altri paesi ci invidiano e cercano continuamente di imitare. Non è possibile e nemmeno sostenibile che si continui a importare per il consumo interno, tutto ciò che la nostra agricoltura potrebbe produrre, anche questo per poter migliorare la situazione del lavoro là dove l'industria è in seria difficoltà. Attualmente, in quasi tutte le regioni ci sono casi di chiusura o di drastici ridimenzionamenti anche di grandi e grandissime industrie, esistenti da vari decenni. Le principali ragioni: Mancanza di competitività, costi elevati dell'energia, mancanza di investimenti stranieri dovuti alle leggi inadeguate esistenti in modo particolare quelle sul lavoro e sulla giustizia, ma anche per il fatto che nel tempo non siamo stati in grado o non abbiamo voluto capire quali erano i nostri problemi, come cabiava e verso dove andava il resto del mondo. Assistiamo a una deindustrializzazione continua, all'aumento costante della disoccupazione e di conseguenza all'impoverimento di una larga fascia di popolazione, specialmente nel nostro bel meridione. Tutto questo deprime ancora di più l'economia del paese, fa calare i consumi e provoca la mancanza di commesse alle aziende e la riduzione del lavoro. Mentre accogliamo e facciamo lavorare nelle attività che i nostri giovani non vorrebbero mai fare, gli immigrati provenienti dall'Africa, dall'Asia e dai paesi dell'Est Europa, sta ricominciando, specialmente dal Sud la fuga dei nostri giovani in cerca di lavoro e di un avvenire migliore in quei paesi dove la crisi non ha avuto quell'impatto negativo che ha avuto in Italia. Anche questa cosa è molto negativa e contribuisce ad aggravare la situazione, privando il paese delle migliori forze disponibili. Da tale situazione non potremmo uscirne facilmente, se non ci sarà quel radicale cambiamento necessario, che col nostro aiuto, chi incaricato di governare dovrà metterà in atto. E' importante che il benessere futuro sia programmato oggi, con scelte oculate e lungimiranti, da far valere nelle istanze della Comunità Europea a cui apparteniamo, cosa che secondo me i passati governi hanno trascurato di fare, tirando a campare, facendo pesare, a svantaggio della cosa comune, di più, gli interessi di partito e molte volte anche gli interessi personali. Questo è il primo motivo per cui un paese ricco di risorse, ma senza programmi precisi di sviluppo per il futuro, oggi si ritrova centinaia di migliaia di famiglie in povertà ed al limite della disperazione. Per poter eliminare questa piaga e star meglio tutti dovremmo cambiare molte cose, a partire dal nostro modo di pensare, esclusivamente italiano, sempre orientato all'individualismo e al menefreghismo. Un rinnovato e cordialissimo saluto a Voi tutti della Redazione. Graziano Casalini
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