“SEL è un partito nato da poco, perciò abbiamo dovuto lavorare fervidamente, strutturandoci e organizzandoci nei territori per conquistare la fiducia della gente e ottenere una nostra rappresentanza. Un’operazione che è riuscita visti i risultati conseguiti, prima ancora che nelle politiche, nelle elezioni amministrative di piccoli e grandi centri. Finora la
nostra attività è stata principalmente «un’attività di resistenza», come l’ha definita il nostro coordinatore provinciale Raffaele Aurisicchio, perché abbiamo dovuto contrastare il rischio di essere schiacciati da forze politiche che avevano alle spalle la certezza di una loro rappresentatività amministrativa”. Così esordisce la coordinatrice Marialuisa Giannone del Circolo di Sel “Enrico Berlinguer” di Montella e continua dicendo “Uno sforzo ripagato con l’elezione dei nostri candidati che ci impone un nuovo sforzo: essere una forza politica ancora più operativa e più utile. Pertanto occorre continuare a lavorare per radicare la presenza di Sinistra Ecologia Libertà nel territorio. Una presenza attenta ai bisogni delle persone e del territorio, che dia voce concreta alle loro istanze e alle emergenze che è necessario affrontare e non rinviare. Certo il fatto di essere all’opposizione di questo governo rende ulteriormente più complicato il nostro impegno, ma non potevamo fare altra scelta. Avremmo tradito il nostro elettorato, noi stessi e soprattutto il programma politico che era la struttura portante della coalizione Italia Bene Comune. Abbiamo deciso di essere parte di una coalizione perché ne condividevamo il progetto politico, perché credevamo che potesse essere la strada del cambiamento e del rinnovamento di cui si avvertiva e si avverte, ora ancora di più, la necessità. Rispetto a tale progetto noi non abbiamo fatto alcun arretramento; chi è venuto meno agli impegni assunti con l’elettorato è stato piuttosto il PD che, in nome della responsabilità, ha scelto la strada delle larghe intese arrivando alla formazione di un governo con il PdL. Un’alleanza così trasversale non si era vista nemmeno negli anni d’oro della democrazia cristiana. A quale responsabilità fa appello un partito che brancola nel buio, dilaniato da divisioni interne così inconciliabili che rischiano di farlo implodere? Il congresso che si terrà nei prossimi mesi potrebbe dare una linea politica chiara e definitiva e far capire, finalmente, qual è il tipo di centro-sinistra che si vuole realizzare. Perché se l’idea, come qualcuno immagina, è quella di un unico grande contenitore che annulli le diversità, siamo molto lontani dalla nostra visione. Noi siamo una forza di sinistra all’interno del centro-sinistra perciò non sacrificheremo la nostra identità ideologica, la nostra storia politica e la nostra autonomia per essere assorbiti in un unico grande partito. Non possiamo tollerare di essere considerati una forza indispensabile solo quando il nostro peso risulta numericamente utile. Questo non è il nostro modo di fare politica. Abbiamo e rivendichiamo una nostra dignità, perciò siamo molto cauti di fronte agli accorati appelli alla responsabilità e all’unità del centro sinistra che, casualmente, avvengono con l’approssimarsi delle elezioni, politiche o amministrative che siano”. Giannone conclude dicendo “Fra meno di un anno in molti comuni dell’Irpinia, tra cui anche il nostro, si andrà al voto e bisogna cominciare a lavorare sin da ora sia perché non riaccada quanto avvenuto quattro anni fa sia perché bisogna offrire una alternativa concreta ad alcuni immaginabili scenari politici abbastanza raccapriccianti. È nostra intenzione lavorare su un progetto politico-amministrativo che possa essere condiviso e sostenuto non solo dai partiti di centro-sinistra, ma anche dalla gente comune, dalle persone di buon senso che avvertano la necessità di lavorare per rispondere alle urgenze e ai bisogni di un territorio e della sua popolazione. Se non escludiamo le occasioni di confronto e di dialogo con gli altri soggetti politici, escludiamo tassativamente, invece, la possibilità di essere coinvolti all’interno di giochi strategici di vecchio stampo democristiano o di essere parte integrante di paradossali alleanze trasversali. In entrambi casi diventeremmo responsabili di una spartizione di poteri e interessi politici ed economici che non hanno nulla a che vedere con la nostra storia”.
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