Caro Vittorio mi hai chiesto affettuosamente che ne penso delle castagne quest'anno..., pardon, di quest'anno, e là per là non ti ho saputo dire niente preso come si suol dire all'...intrasatta! Anche perchè in materia non sono esperto, nè castanicoltore...Però subito dopo mi son ricreduto perchè indirettamente mi hai risvegliato dalla cenere dove cevàva, una girandola di ricordi...scoppiettanti, meglio ti direi trìcchi tràcchi, perchè non solo belli e colorati, ma alcuni
anche decisamente amari e brutti sui quali non riesco tutt'ora alla vecchiaia a stendere un velo smorzante! Vabbuò, ma questi so' cavoli mia! E, caro Vittorio ti posso dare una risposta, tipo mio, puramente... coreografica (come dici tu riguardo alle mie letterine) memoriale-nostalgico-rievocativa senza scadere nel compiacimento decadentistico componente nostrana che sinceramente... mi fa schifo. Lungo la strada di Sotto l'Angelo scendeva la costa del Montesorbo dove c'era una terra dal nome scomparso (ci conteremo su una, massimo due mani noi che lo ricordiamo): la Scavata. Le zie tenevano un piccolo castagneto, pure mio padre Andrea teneva vicino un piccolo pastino. Era il mio "giardino incantato". Aspettavo con ansia i primi di ottobre, e quando scendevo alla scuola media -che potevo tenere? 11-12 anni- prendevo sempre la Via di Sotto l'Angelo e davo furtive apprensivesbirciate dalla strada nel campo oltre il muretto basso, che bastava un zompo ed eri dentro, per scoprire con il cuore il gola il primo palpito di rossore dalla bocca spinosa dei ricci gialli rigonfi caduti! Le prime castagne! Erano bellissime! Altro che "oro rosso" come il logoro volgare giornalistico strombazza e rompe da anni...erano palle brillanti di rubino! Io avvertivo, davo gioioso allarme e la Zia Elisa non aspettava altro pure lei, con la sua borsa grande bella di pelle intrecciata tipo sporta, scendeva lentamente, già anziana e di fronte a quello spettacolo le brillavano gli occhi. Erano quattro alberi grandi, ma ne portavano che ne portavano, una "cornucopia", ed erano grandi, "varòle" spettacolari! Voi mi direte scherzi della nostalgia, sarà ma vi assicuro che così belle e lucenti non ne ho viste più! Sarà che il ricordo abbellisce e lucida? Mah. Quelle che cadevano da un albero più piccolo, erano favolose...Scendeva pure papà col fuciletto, una doppietta calibro 36, un gingillo, che fine avrà fatto? Mah...E con quello mi iniziò ai sacri misteri venatori! Nel fitto boschetto di "cerze" a fianco, riposta pure di beccaccia, odoroso di menta e ginestre appassite, riportai il mio primo trofeo! Un povero "malevìzzo" che ebbe la disavventura di allinearsi col mio avido mirino, cchiàààà cadde dall'albero un batuffolo pesante...Che orrore a pensare! Che mi aveva fatto quel piccolo pennuto qualche attimo prima frullante di vitalità!? Ahhh matta bestialità dantesca! Mah conversione postuma animalista (i cacciatori impentiti diranno ...animalesca!)...Poi si faceva la festa a fine raccolta verso gli ultimi giorni di ottobre tutti quanti sullo spiazzo dell'aia delle zie. Che magnificenza quell'aia! E chi te la dà più! Ruspata via come mezza Montella, insieme alla mitica "Scavata"!? Spazzata via con il favoloso "Panno" più sopra, dove è volata al vento la nostra gioventù...quando??? Eh...è 'na parola! Che bel rito la "varolàta" (non la “varolera” Ernè, che era un'altra cosa, come diceva un favoloso personaggio indimenticabile monumento di Sorbo!). Si prendeva un mucchio di fieno (l'aia ne era piena) lo si spargeva accortamente (mani dure esperte e...delicate: gesti da maestro!) su uno strato di castagne opportunamente 'ntaccate o con un morsetto da chi teneva buoni denti come quelli del Conte Ugolino, o col temperino...Poi si dava fuoco, il pennacchio di fumo si levava subito denso profumato lo sento ancora poi si espandeva con sciame di moscerini di cenere...Uno, "lo parsonale", con un ramoscello sottile intrecciava una crocetta e la infilava attento a non scottarsi sul mucchio di paglia fumante (poi se la annusava la mano come a godersi il profumo...al mio occhio non sfuggiva!). La festa coincideva con la caduta della croce divorata dalla vampa appena visibile che lavorava sotto come in una piccola carcara. Allora con un legnetto le si cacciava fuori e si acchiappavano per lo più con un gridolino di scottatura. Ma non vi dico...la dolcezza...E l'aia quanto era bella! Un esemplare raro di civiltà contadina, non lo dico a caso, era l'unica aia del paese con... un primo piano! In genere erano casupole col solo pianterreno! Dentro, sull'intonaco calcinato ricordo un disegno a matita, ma veramente artistico (uscito probabilmente dalle dita provette di mio cugino Ugo, ottimo disegnator) era un disegno esplosivo di vitalità, storico, rifletteva l'epoca: un balilla: un fiero soldato ritto e mussolinianamente impettito col tipico cappello, il moschetto in presentatarm, e l'altra mano che stringeva un libro (quello che forniva il Dux a piene mani alle scuole) e la scritta sotto in bella evidenza: Libro e moschetto, fascista perfetto! Ho visto stamattina su Facebbucche un bellissimo post di case coloniche lungo il torrente Fenestrelle di Avellino, di cui è stata proposta, molto meritoriamente, la preservazione e la valorizzazione come monumento storico di una civiltà estinta contadina! Ce n'è rimasto ancora qualche rudere prezioso a Montella, non sarebbe il caso che ci fosse un sussulto di civiltà sotto forma d'amore per il passato e di volontà di volerne conservare una traccia tangibile? Ecco caro Vittorio, che so io delle castagne...forse è poco importante ed interessante...e che me ne ...Basta che lo è per me...! Che ci posso fare! Bella la festa delle castagne l'anno scorso! Solo questo ti so dire...un avvenimento grandioso amici vicini e lontani si sono congratulati con me...Una sola cosa non mi spiegavo e non mi spiego: come mai in una penuria così devastante di castagne le vendevano ad un prezzo accessibile. D'accordo, magari le hanno prese pure all'estero, in Algeria in Marocco sulla catena dell'Atlante, ma mica i maomettani ce le davano ...gratis? Comunque ad occhio quest'anno ho notato che le cose dovrebbero andare meglio: "li cardilli" impallinano più numerosi e fitti i nostri castagni che l'anno scorso facevano una pena dell'anima pervasi d'un desertico squallore...non facevano manco ombra! Quanto all'esperto io lo conosco, è uno quam qui maxime, un conoscitor supremo, di cui ti indicherò il nome in privato, perchè, essendo lui molto riservato, potrebbe giustamente non gradire la..pubblicità! Posso dire solo che ai miei begli anni (dove scappati!?) è stato mio prof di matematica alla scuole media. Ciao Vittò e a tutti i malcapitati lettori!
Giuseppe Marano
Commenti offerti da CComment