Una protesi con le ali "Tratto da una storia vera " di Totoruccio Fierro
Rendo noto ai miei pazienti, affezionati, benevoli lettori che l'episodio che mi accingo a narrare non è frutto di una spigliata ed incontrollata fantasia, ma è assolutamente vero.
Mutuando uno dei tanti anglicismi, seguendo la moda imperante, è una True Story!
Ricorrere a questi termini, per me è un' operazione molto sofferta, ma necessaria per evitare di essere considerato una persona retrograda, retriva, conservatrice e al di fuori dei tempi!
Tralasciando questo lungo esordio, questo noioso preambolo, mi accingo a narrare il fatto, la vicenda!
Al nostro protagonista, alla nascita gli fu appioppato il nomignolo, il vezzeggiativo di 'Nduniuccio, per rispetto e come "sepponta", (essendo unico nipote) al nonno, il cui nome era, appunto, Antonio!
Crebbe circondato dall'affetto dei suoi familiari; frequentò con profitto la Scuola Elementare e quando si accingeva a sostenere l' esame di ammissione alla Scuola Media, fu convocato dal nonno, uomo d'altri tempi, tutto d' un pezzo, determinato, intransigente, alieno da concessioni o compromessi sul piano delle opinioni e dei comportamenti, proprietario di un latifondo, che, in modo bonario, sconsigliò il nipote dal proseguire il corso degli studi e di dedicarsi, invece, come unico erede, all' agricoltura, al lavoro dei campi com'era nella tradizione familiare.
Si rassegnò a poco a poco, trovando dopo anche conforto e convinzione nella lettura delle Georgiche di Publio Virgilio Marone, che nei lavori agricoli, a contatto con la Natura, vedeva il recupero pieno della felicità dell'uomo!
Si sposò, ebbe dei figli e, nonostante la sua età avanzata, tutti lo chiamavano ancora 'Nduniuccio!
Il tempo, l'età, le carie, la piorrea ecc., ecc. avevano operato cinicamente una sistematica e drammatica devastazione nella sua bocca, al punto tale che dei 32 denti gliene erano rimasti solo 3, conficcati, come estremo baluardo, nella gengiva inferiore!
Era ridotto, poveretto, a nutrirsi esclusivamente di brodini vari, passate e vellutate di erbe e sostanze diverse : insomma, più che masticare, inghiottiva, deglutiva...
A ragione di tale regime dietologico, era ridotto pelle ed ossa!
Ostinato, caparbio, testa dura, non accettava di porre rimedio a questa situazione, convinto com' era che era vittima di un bieco determinismo, di un truce fatalismo che lo avevano spinto a poco, a poco nelle braccia di un pessimismo... "cosmico"!
Frattanto, il suo stato di salute peggiorava di giorno in giorno e la moglie con l'ausilio dei figli, demolirono le sue pervicaci riserve mentali e lo affidarono alle cure e all'attenzione professionali di un solerte, capace e preparato Dentista.
Quest' ultimo, nel giro di alcune settimane, gli approntò le due protesi, superiore ed inferiore, che, quasi per incanto, gli cambiarono, in modo palingenetico, la sua vita!
Ora masticava, triturava di tutto : finanche la carne dura e cruda, non di un tenero agnello, ma della di lui madre, una pecora adulta, pronta per il macello!
Più volte si recò a far visita al dentista, fautore del suo recuperato stato fisico, per ringraziarlo con devozione e riconoscenza!
Ma la storia non finisce qui : se lo fosse, la sua trama risulterebbe dozzinale, ordinaria, mediocre, di poco pregio!
Allora, seguitemi, leggendo il suo epilogo!
Quel giorno, com' era solito, si recò alla sua campagna, dove, tra l'altro, si dedicava con cura maniacale, alla coltivazione di un ampio orto.
Era felice di non mancare a questo appuntamento giornaliero, perchè si sentiva appagato, lontano dalla complessa vita del paese, e a suo agio immerso nella natura, la cui semplice bellezza gli purificava la mente e restituiva più vigore al suo corpo!
Raccolse un grosso pomodoro, della varietà di Belmonte Calabro, e, dopo averlo tagliuzzato, lo condì solo con spicchi di cipolla, pizzichi di sale e origano : annaffiò la vivanda, tracannando mezzo litro di Aglianico del Vulture...
Si accostò, poi, al ruscelletto dove scorreva veloce un'acqua limpida, "azzurra e chiara" : si sdraiò sulla sua riva, sotto la densa e benefica ombra di un pioppo!
Estrasse dalla bocca la protesi superiore, la lavò con cura e la poggiò delicatamente su una larga foglia per farla asciugare al sole, i cui raggi la fecero di botto brillare e luccicare come una moneta d'oro, una pietra preziosa, una gemma di quarzo!...
A questo punto, rallento, prendo una pausa, recupero il fiato, perchè la narrazione diventa convulsa, frenetica : incomincio ad aver timore, ad aver paura...
Il fatto è che alla distanza di poche decine di metri da lui, appollaiata sul ramo di un alto pero, molleggiandosi ininterrottamente sulle zampette e alzando e abbassando senza sosta la sua lunga coda, nera e bluastra, c'era, spettatrice non invitata, una Gazza Ladra ( non quella di Gioacchino Rossini )!
Essa partì come un missile sparato da Cape Canaveral e facendo una picchiata ( degna di quelle dell' aviatore tedesco Manfred von Richthofen, il Barone Rosso, famoso per le sue vittorie durante la* Prima Guerra Mondiale ) planò rasentando il suolo e col suo duro becco, con la destrezza e voracità di un felino e l'agilità di un acrobata circense, acchiappò la protesi e, con la stessa velocità con cui era discesa, volò via, dileguandosi nella nitida altezza del cielo!
Che dire dello sfortunato
'Nduniuccio?
Rimase sbalordito, allibito, stupefatto, smarrito, incredulo : due pesantissime randellate assestate con vigore sulla sua testa l' avrebbero appagato molto di più!
Ripresosi, andò alla ricerca spasmodica, febbrile, affannosa dei suoi denti, nella viva speranza che la Pica-Pica, date le dimensioni del bottino sgraffignatogli, l' avesse potuto perdere durante il volo di ritirata...
Girovagò in lungo e largo, avanti e indietro, di qua, di là, a destra, a sinistra, ma della sua dentatura neanche la minima...puzza!
Intanto, le prime ombre della sera calarono dense e beffarde sul luogo della rapina e l'infelice, affranto e sconsolato, se ne tornò mogio, mogio a casa sua, convinto che, come il
" cornuto e mazziato ", avrebbe dovuto sacrificare anche la cena!
Non oso dare un finale a questa storia vera ed incredibile, ma lascio a voi lettori, depositari di riconosciuta e responsabile autonomia, di adeguata sensibilità, di legittime aspettative, di immaginare e ipotizzare la sua concl
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