L’ amico Fritz di Totoruccio Fierro
Nel periodo della mia adolescenza, anni 50/60 del secolo scorso, per ascoltare la musica in generale ( canzoni, pezzi e arie liriche, sinfonie, ecc.), era un’impresa, ardua come quella di scalare una cima dell’ Himalaya o come quella che dovette affrontare il Paladino Orlando che perse la vita nella battaglia di Roncisvalle contro i Saraceni, dopo il tradimento di Gano di Maganza, nonostante la sua Durlindana e nonostante avesse chiesto aiuto a Carlo Magno soffiando nel suo Olifante fino a farsi scoppiare il sangue nelle orecchie! L’ascolto della musica era riservato a pochissimi, ai solo possessori di radio, giradischi e tv!
A casa di mio nonno, Tore Fierro, eravamo fortunati perché tenevamo una radio, chiusa in un grosso mobile di legno lucido e dotata di un giradischi; purtroppo non avevamo i dischi e la radio, ricevendo le sole Onde Medie, gracchiava e gracidava in modo continuo e assillante, martellando le orecchie di chi, paziente, cercava di ascoltarla!
Insomma, un vero disastro!
La buonanima di mio Padre, Carlo Gelsomino, ( che gestiva il Cinema e, dato i tempi difficili e per invogliare la gente, era costretto a vendere i biglietti d’ ingresso per la strada alle persone o al botteghino, poi imbobinava le pizze di celluloide del film e, infine, lo proiettava ) era anche lui affamato di musica, fino al punto da rubare, tagliando tre/quarto metri di pellicola di un film, dove nella colonna sonora era incisa la musica del Toreador della Carmen di Bizet, che riascoltava ogni volta che voleva, non esistendo allora, come dicevo, supporti elettronici e magnetici!
Allora, per ascoltare musica in genere, bisognava aspettare il Festival di San Remo, quello di Napoli e quella che trasmetteva la Rai-Tv : Canzonissima, Alto Gradimento, Festivalbar, ecc.
Un appuntamento importante e significativo era costituito dall’ arrivo dei complessi bandistici pugliesi in occasione delle feste paesane del SS. Salvatore e della Madonna delle Grazie.
Cittá di Bisceglie, Conversano, Giovinazzo e, soprattutto, Gioia del Colle erano e sono le bande musicali piú importanti dell’ intero panorama musicale italiano.
Esse si esibivano sui palchi allestiti al centro delle due piazze del nostro Comune.
Generalmente, erano costituite da 25 - 30 strumentisti, diretti dalla bacchetta di un Maestro dall’alto di un piedistallo. Esse in genere rispettavano il medesimo cerimoniale, prima di dare inizio all’esecuzione : i componenti si alzavano, battendo con le mani gli strumenti; il direttore salutava il pubblico con un inchino poi si girava di spalle e, battendo il leggio con la bacchetta, dava inizio alla prestazione con l’esecuzione dell’Inno d’Italia!
I brani che venivano eseguiti erano costituiti, per lo piú, dalle arie più famose della lirica italiana, canzoni napoletane, incalzanti marcette e sul tabellone esposto si leggevano i titoli degli stessi.
In genere, la gente poco incline e predisposta all’ ascolto della musica classica, passeggiava distratta, mentre sotto il palco si radunava il solito gruppetto degli intenditori e appassionati e, se tra esso si scorgeva la presenza di Emidio Grandis e del maestro di musica Antonio Pertuso, allora significava che il complesso bandistico era veramente all’altezza delle aspettative.
Il maestro Pertuso componeva musica sacra, insegnava musica e suonava l’organo delle varie chiese di Montella durante le varie funzioni religiose.
Si esibiva soprattutto sull’organo della Chiesa Madre ( Collegiata di Santa Maria del Piano ), sostenuto da una ricca architettura lignea, adorna di pitture e rilievi e possedeva una profonda e tremula voce baritonale che faceva scivolare a pioggia sulla sottostante navata, inondandola di intense note vibranti e palpitanti che filavano dritte nel cuore dei fedeli!
Ogni anno, dal 29 novembre al 7dicembre, in questa chiesa si celebra la novena dell’Immacolata Concezione.
La campana incomincia a suonare a distesa alle cinque del mattino e, incalzando sempre piú i suoi rintocchi, tenta di aprirsi un varco tra le tenebre ancora fitte e il freddo intenso di dicembre.
I fedeli si accomodavano sulle due lunghe file di banchi : su una tutti i maschi e sull’altra tutte le femmine!
Ricordo che all’epoca, nelle cappelle laterali di sinistra, addossati alle pareti e agli altari, si allineavano molti giovani che andavano, non tanto per seguire la funzione religiosa, quanto per vedere le ragazze che, di prima mattina, ma giá abbastanza civettuole e compiacenti, reggevano il filo!
Se qualche ragazzo, assai imprudente si azzardava ad andare verso l’abside, passando per le cappelle, allora si sentivano riecheggiare nella chiesa sonori e pesanti schiaffoni e sberle che si abbattevano sulla testa dell’ impudente e temerario malcapitato!
Il prete sull’ altare, avvezzo com’era, faceva finta di non sentire!
Dopo una lunghissima litania...incominciava il canto dell’Immacolata : l’ organista intonava possente la strofa, a cui, dopo un attimo, rispondeva in coro l’assemblea dei fedeli! La canzone è molto lunga e piacevole da ascoltare...
Ma riprendiamo il filo del discorso : una sera piuttosto fresca del mese di giugno, il terzo giorno della festa del SS. Salvatore, mi avvicinai al palco dove si stava esibendo il gruppo bandistico di Gioia del Colle e sul tabellone lessi “ INTERMEZZO “ da L’Amico Fritz di Pietro Mascagni ( Commedia lirica in tre atti ), compositore livornese e autore anche di Cavalleria Rusticana.
Considerando che gli intenditori aficionados erano in trepida attesa, decisi di sostare anch’io!
Non conoscevo il brano, ma la sua esecuzione, la sua partitura mi lasciò attonito ed esterrefatto e grande fu poi la mia commozione, allorché vidi gli occhi lustri degli astanti...
Da allora, ho riascoltato tantissime volte il pezzo, diretto da Von Karajan, Abbado, Muti, ed altri, che mi rinnovella sempre grande emozione e profondo sentimento per la sua straordinaria melodia e musicalità!
La musica ha carattere universale, senza tempo e senza limiti, non è solo per cultori e conoscitori, non ha bisogno di essere appresa, travalica ogni ostacolo, é libera, penetra nell’animo umano e infonde amore ed emozioni anche nei cuori più duri!
Ha un linguaggio espressivo, significante, comprensibile...infatti, come è noto, il Voyager Golden Record è un disco inserito nelle due sonde spaziali lanciato dall ‘uomo nel 1977 nei recessi dell’infinito!
Mi auguro vivamente e con tutto il cuore che esseri viventi dagli infiniti spazi possano restituire all’umanità un loro disco con l’aggiunta di una Ottava Nota, alle sette scoperte nel secondo millennio da Guido d’Arezzo, che potrá così continuare : do re mi fa sol la si...ci siamo!
Totoruccio Fierro
Montella, 2 settembre 2021
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