Di Redazione Montella.eu su Sabato, 04 Maggio 2019
Categoria: Articoli vostri

Legame tra Montella e la Resistenza di Antonio Camuso

Buona sera amici di Montella.ue ed un saluto particolare al signor Sica. Innanzitutto voglio ringraziare per l’onore concessomi in occasione del 25 aprile, della vostra scelta nel ripubblicare una serie di mei articoli di ricerca storica sul coinvolgimento di Montella nelle vicende storiche delal seconda guerra Mondiale che portarono allaLiberazione. Articoli che nel corso degli anni ho prodotto ed impletato con altri che ho pubblicato su altre testate sia locali, come la rivista Il Monte, che per il Quotidiano del Sud , /corriere Irpinia , per la pagina della cultura. Ho letto e condiviso con voi l’importanza del voler ricordare il legame tra Montella e Spini e vorrei con il

contributo storico che oggi vi invio, far conoscere al pubblico di Montella.eu un altro legame tra Montella e la Resistenza , ovvero con Vera Vassalle, la partigiana “zoppettina”, medaglia d’oro alla Resistenza.
Un articolo apparso sulla rivista il Monte di aprile maggio dell’anno scorso, 2018 e che racconta come il destino di Vera Vassalle si incroci in quei frangenti con altri due montellesi, mio padre Luigi Camuso e Nicola Chiusano. Allego all’articolo anche del materiale fotografico relativo ad esso.
Augurandovi una buona lettura e autorizzandovi, se ritenete valido a pubblicarlo integrando così la mia precedente “trilogia”apparsa sul vosto sito in questo 25 aprile., rinnovo il buon lavoro a tutti e complimentandomi per il vostro sito
Distinti saluti
Antonio Camuso
Brindisi, 3 maggio 2019

Vera Vassalle, la medaglia d’oro alla Resistenza, e il filo rosso che la lega a Montella.
Quest’anno ricorre il settantesimo da quando l’Italia si è dotata di quella Costituzione repubblicana ed antifascista nata dalla lotta di Resistenza. Il contributo delle donne ad essa ancor oggi è misconosciuto, nonostante che furono 35.000 le donne partigiane combattenti e altre 20.000 con funzioni di supporto. Il prezzo da esse pagato fu dolorosissimo: 4563 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti,2900 giustiziate o uccise in combattimento, 2750 deportate in Germania, 623 fucilate o cadute in combattimento. L’Italia repubblicana le concesse il diritto di voto, sino allora negato, ma ancor oggi le donne sono discriminate nei luoghi di lavoro, soggette a violenze, sino alla” piaga dei femminicidi”. Con la partecipazione alla Resistenza le donne dimostrarono di avere coraggio e forza d’animo a volte superiori a quello degli uomini e 19 sono le donne decorate con medaglia d’oro al valor militare.
Tra queste donne vi fu Vera Vassalle ”Rosa” che, nonostante affetta da una menomazione fisica sin dalla tenera età, ebbe un esperienza rocambolesca da agente segreto, staffetta partigiana, combattente antifascista, ma con tanta umiltà, terminata la guerra, tornò ad essere un’affettuosa insegnante e moglie .


C’è un sottile filo rosso che lega Vera Vassalle e la sua esperienza da partigiana con Montella e sarebbe bello che esso fosse ricordato con il dovuto risalto, magari con una targa, una pietra d’inciampo, così come avviene in altre città che ricordano il passaggio di coloro che hanno fatto la Storia.



Sì, perché Vera Vassalle ha scritto con la sua vita un bel pezzo di Storia d’Italia, dando un esempio e un motivo di orgoglio per tutte/i coloro che sfortunatamente hanno un handicap fisico, dimostrando che questo non è motivo di discriminazione o impedimento a compiere anche le cose più eccelse.
Vera Vassalle nacque a Viareggio nel 1920 e in tenera età fu colpita dalla poliomenite che le causò una menomazione alla gamba destra. Di idee antifasciste come anche il fratello Carlo , dopo l’8 settembre’43, insieme ad altri patrioti, volendo organizzare la lotta armata contro i nazifascisti in Versilia, ma consci della mancanza di mezzi, decisero di inviare uno di loro presso gli Alleati, appena sbarcati a Salerno, per chiedere aiuti ed armi. Vera Vassalle, poco più che ventenne, si offrì di percorrere centinaia di chilometri a piedi e con la sua inseparabile bicicletta, in un’ Italia divisa in due da combattimenti, bombardamenti e stragi di civili perpetrati dai tedeschi in ritirata; tutto ciò nonostante che fosse una “zoppettina”!
Quella menomazione invece di esser un handicap fu per lei la copertura per passare inosservata attraverso i posti di blocco nazifascisti. Partita da Viareggio il 14 settembre del 1943, quando ancora si combatteva aspramente sulle spiagge

di Salerno, dopo poco più di due settimane, giunse nella nostra Montella liberata da pochi giorni dalle truppe americane del 7 Reggimento, Terza Divisione dell’esercito degli Stati Uniti d’America.
Montella in quei giorni era un crocevia di uomini in armi, carri armati, camion, ambulanze, interi ospedali da campo che da Salerno erano diretti a nord, verso la linea del Volturno prima e il Garigliano poi, superando Avellino, aggirando la Napoli dal porto inutilizzabile, devastato dai bombardamenti e dalle mine tedesche. Ma un percorso inverso lo facevano i profughi e gli sfollati, che fuggivano dalle zone di combattimento e, mescolata ad essi, la “zoppettina” Vera Vassalle che, nonostante la stanchezza del viaggio, era fermamente decisa a portare a termine la sua missione.
Riuscì così, in quel via vai di uomini, ad avere un colloquio con un ufficiale americano, comandante di un reparto momentaneamente di stanza a Montella che, incuriosito, e forse colpito dalla fermezza con cui quella gracile donna chiedeva di poter contattare un comando Alleato, la indirizzò verso il più vicino centro di Intelligence. Fu una fortuna per lei che a poche decine di chilometri un gruppo di americani ed italiani stesse lavorando all’identico progetto di Vera e dei compagni.

Era una unità dell’OSS , il servizio segreto americano (che in seguito diverrà la CIA) , sbarcati al seguito degli uomini del generale Clark che, avendo contattato il filosofo antifascista Benedetto Croce ed il genero Raimondo Craveri, e ricevuto da questi ultimi la richiesta di aiutarli a costituire un’armata di Resistenti di chiara fede antifascista, stavano muovendo i primi passi in questa direzione. Un progetto osteggiato dal Servizio Segreto inglese concorrente, il SOE, che avendo protetta la fuga e l’arrivo a Brindisi del Re, mirava ad avere il monopolio sulla nascente Resistenza Italiana, ponendola sotto lo stretto controllo di ufficiali badogliani di fede monarchica, per condizionare la futura vita politica italiana in chiave conservatrice e anticomunista.
Con questo complesso scenario, in un’Italia già contesa tra i vincitori, l’entusiasmo di Vera dovette fare i conti, e comprendere come il lungo cammino che l’aveva portata a Montella fosse la cosa meno difficile e la partigiana “Rosa” dovette attendere molti mesi affinchè il suo sogno si avverasse. Giunta ai primi giorni di ottobre a Montella, incontrò in seguito gli uomini dell’OSS che, in una Napoli appena liberata, si erano insediati a villa Raja, una villa di un ex-gerarca fascista, dove stavano arruolando antifascisti italiani e militari esperti nel sabotaggio e nell’uso delle radio.
Il marinaio montellese Camuso Gino e il ratto dei telegrafisti.


Il 6 ottobre del 1943 dal porto di Brindisi mollava gli ormeggi il sommergibile Goffredo Mameli scortato dalla Corvetta Fenice sulla quale era imbarcato come cannoniere artificiere, il marinaio montellese Camuso Luigi”Gino”, mio padre, che quotidianamente riportava su un diario gli avvenimenti di bordo più salienti. Le due imbarcazioni, doppiando la Punta di Santa Maria di Leuca raggiunsero il golfo di Taranto e poi si spinsero verso sud e lo stretto di Messina. A raggiungerli lungo il percorso altri cinque sommergibili diretti tutti al porto di Napoli per una missione speciale richiesta dagli Alleati: rifornire le strutture portuali di elettricità, con i generatori di bordo, essendone il porto sprovvisto a causa dei bombardamenti e dai sabotaggi tedeschi. Giunti a Napoli, i radiotelegrafisti dei sei sommergibili, contattati da Boeri, un ufficiale medico italiano arruolato dagli agenti dell’OSS, furono indotti a “disertare”, con offerte di denaro e cibo e divenire, previo un opportuno addestramento, gli operatori radio per le missioni di collegamento con i partigiani nel Nord-Italia. La stessa Vera Vassalle, giunta da Montella, incontra questo gruppo di marinai italiani reclutati dall’OSS, ma finalizzata per una missione più complessa, fu inviata a Taranto, presso una base dell’OSS dove le furono insegnate le tecniche dell’agente segreto, come usare mappe e codici, le armi e le radio .
A causa dei pesanti contrasti tra servizi segreti americani ed inglesi, che videro questi ultimi sabotare con ogni mezzo il progetto di un’armata antifascista di fede non monarchica al comando del Generale Pavone, Vera Vassalle dovette attendere sino il 18 gennaio 1944 per rientrare nella sua Toscana, sbarcata di notte dalla PT Boat 203 (un MAS americano e non italiano come erroneamente cita la motivazione della medaglia) su una spiaggia poco distante da Orbetello
Missione Rosa

Una missione, quella di Vera, dal nome in codice Rosa come il suo nome di battaglia, che all’inizio partì col piede sbagliato( radio telegrafista e radio entrambi inaffidabili) trasformatasi tra le più riuscite, grazie all’arrivo in paracadute di un nuovo radiotelegrafista che, come nei migliori film d’azione, divenne suo marito a guerra finita. Grazie a Vera Vassalle, e il suo RT Mario Robello, furono oltre sessanta i lanci di armi e rifornimenti ad un movimento di resistenza sempre più agguerrito e che nell’estate del 1944, con l’insurrezione di Firenze, collaborò alla liberazione della Toscana.

Il marinaio montellese Nicola Chiusano e la battaglia di Bastia.
Quella motosilurante che trasportò Vera ed i suoi compagni faceva parte di una flottiglia mista italo-americana di MAS al servizio delle missioni speciali dell’OSS, di stanza nel porto di Bastia, in Corsica, liberato nei giorni del settembre 1943, grazie alla vittoriosa battaglia navale, tra navi italiane e tedesche. Tra esse vi era la torpediniera Ardito su cui era imbarcato il marinaio montellese Nicola Chiusano, confermando come il fato si diverta ad incrociare destini, come quelli di Vassalle, Camuso e Chiusano.
motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare conferita a Vera Vassalle
“Ventiquattrenne, di eccezionali doti di mente, d’animo e di carattere, all’atto dell’armistizio, incurante di ogni pericolo, attraversava le linee tedesche e si presentava ad un comando alleato per essere impiegata contro il nemico. Seguito un breve corso d’istruzione presso un ufficio informazioni alleato, volontariamente si faceva sbarcare da un Mas italiano, in territorio occupato dai tedeschi. Con un altro compagno R.T. portava con sé una radio e carte topografiche, organizzava e faceva funzionare un servizio di collegamento fra tutti i gruppi di patrioti dislocati nell’Appennino Toscano, trasmettendo più di trecento messaggi,dando con precisione importanti informazioni di carattere militare. La sua intelligente e coraggiosa attività rendeva possibile sessantacinque lanci da aerei patrioti. Sorpresa dalle SS tedesche mentre trasmetteva messaggi radio riusciva a fuggire portando con sé codici e documenti segreti e riprendeva la coraggiosa azione clandestina. Pochi giorni prima dell’arrivo degli alleati passava nuovamente le linee tedesche portando preziose notizie sul nemico e sui campi minati. Animata da elevati sentimenti, dimostrava in ogni circostanza spiccato sprezzo del pericolo, degna rappresentante delle nobili virtù delle donne italiane. Italia occupata, settembre 1943 – luglio 1944”.

ANTONIO CAMUSO
Archivio Storico Benedetto Petrone
Brindisi 20 marzo 2018

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