Di Redazione Montella.eu su Venerdì, 15 Ottobre 2021
Categoria: Vario

Venerdi' 15 ottobre 2021 alle ore 18.00 diretta streaming dalla Chiesa Madre, S.Maria del Piano.

Adele Sesso nacque a Montella, Italia, il giorno 15 di ottobre del 1918, in una famiglia povera e in una società che soffriva la devastazione della prima guerra mondiale. Da giovane ebbe desiderio di entrare nella Congregazione delle Vocazioniste, fondata dal Beato Giustino Maria Russolino sdv (1891-1955), fondatore dei Padri e delle Suore Vocazioniste; però come già vi era entrata una delle sue sorelle, non poté entrarvi lei. Allora conobbe la Congregazione delle Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe con residenza a Roma, e quindi entrò in tale Istituto religioso.
Quando le si chiese perché fosse entrata nella Congregazione, ella rispose che “era per conoscere e amare Gesù e farsi santa”.

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Il 29 luglio del 1935, a 17 anni di età, fece ingresso nell’Istituto. Vestì l’Abito il giorno 3 di febbraio del 1937 e professò il 19 marzo del 1938 a Roma.
Il giorno 5 di ottobre dello stesso anno, chiamata dalla Madre Generale Maria dell’Assunzione Bertini, partì per l’Argentina. Lavorò dando la sua vita nell’Istituto, durante tutti gli anni che stette in Argentina, negli Stati Uniti e in Italia, con amore e umiltà, con sacrificio e instancabile abnegazione. Fu una persona apostolica, amante della Congregazione, obbediente, pronta a fare la Volontà di Dio espressa dalle sue Superiore, un’anima di profonda vita interiore che trasmetteva agli altri con le sue parole, con il suo esempio e con la sua testimonianza.
La maggior parte della sua vita consacrata la visse silenziosamente e umilmente, dall’ufficio di cuciniera, nei diversi Seminari in cui una Comunità delle Suore della Congregazione prestava i suoi servizi. Da quell’umile e occulto luogo, offrì la sua vita, fatta lavoro, offerta e orazione.
Ebbe un amore speciale per i sacerdoti fin da bambina, pregava e si sacrificava in modo straordinario per loro e per i seminaristi.


Collaborò nella formazione dei futuri sacerdoti e dei religiosi, accogliendoli con la bontà e il sorriso che la caratterizzavano; nelle loro difficoltà li incoraggiava e li aiutava spiritualmente: fu per loro una vera “madre”, come loro stessi dicevano e ne rendevano anche testimonianza.

Intervista a Madre Gregoria Ortis (delegata della Madre Generale 


Bernardetta era la donna felice che amava l’Istituto. Obbediente a ciò che se le chiedesse, mai metteva difficoltà. Riceveva tutto con allegria, fosse quello che fosse. Era molto laboriosa, lavoratrice senza misura, mai si negava a nulla ne ad alcuno, ne per stanchezza, ne per mancanza di tempo. Semplice, amabile, verace, affettuosa, mai se la udì che mormorasse di qualcuno.
Fragile nella sua salute, soffrì molto durante la sua vita, a causa di vari interventi chirurgici, però nell’ultimo periodo della sua vita, si intensificò ancora di più il suo dolore a causa di un tumore al pancreas e al fegato. Cosciente del suo male, lo accettò eroicamente con fortezza e serenità, senza lamenti ne fastidi.
Rimase definitivamente in Italia nell’anno 1986 e rimase a Roma, occupandosi degli uffici di cuciniera e di portinaia, uffici che disimpegnò con umiltà, fino agli ultimi giorni vicini alla sua morte.
Numerose e frequenti erano le visite di gratitudine che riceveva stando già in Italia; la visitavano sacerdoti e prelati e in particolare il Cardinale Bergoglio, che le stette molto vicino durante la sua ultima malattia.
Dieci giorni prima di morire, ricevette il Sacramento degli infermi e l’Assoluzione “in Articulo mortis” dalle mani del Cardinale Bergoglio, circondata dalle sue Consorelle della Comunità.
Il 12 dicembre del 2001 rimase a letto con forti dolori. In presenza della comunità e del Parroco: Padre Davide, chiese il Crocifisso, che baciò con fede, dicendo: “Gesù fallo presto”; dopo pochi istanti, consegnò la sua anima a Dio.
Fu seppellita a Montella, Italia paese dove nacque.
Testimonianze di alcuni Sacerdoti

La fase diocesana si è aperta il 10 maggio nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Laternense.


“La Madre Bernardetta, così la chiamavamo, era per noi una Madre. Dal primo giorno che la conobbi, ebbi con lei sintonia e affetto molto speciale. Una virtù che sbocciava naturalmente in lei era la sua bontà, e anche la sua umiltà e il suo buon senso comune. Aveva una sapienza speciale e un trattare direttamente con i novizi con semplicità, e con apertura, conoscendo ciascuno immediatamente, senza molti giri. A me chiamava l’attenzione, il suo affetto e la sua empatia”.
“Ella sapeva intuire i nostri stati d’animo. Si dava conto di quanto mi costasse il Noviziato, incluso varie volte le comunicai con molta confidenza i miei pensieri e i miei sentimenti. Ella consigliava, senza invadere, era cosciente che non era la formatrice ufficiale, però stava lì, condividendo con noi la casa e la vicinanza, sapeva fare molto bene il suo lavoro di “aiutante” nella formazione: con il suo essere donna, con il suo essere religiosa e con il suo essere Madre. Non aveva buona salute, però mai l’ho sentita lamentarsi, al contrario. Quando le chiedevamo come stesse, la vedevamo soffrire con le sue gambe, ella solo diceva che stava bene. Il suo volto rivelava il dolore, però con serenità e rassegnazione”.

“Le sue parole, mezzo in spagnolo e mezzo in italiano, erano sempre profonde. Ricordo una frase che mi marcò per tutta la vita e l’ho ripetuta sempre nell’accompagnamento spirituale e nei ritiri a religiose e a sacerdoti: “Figlio, (Hico, una cosa e la grazia de la vocacione,y otra e la grazia de la perseverancia) una cosa è la grazia della vocazione e un’altra è la grazia della perseveranza. Preghi molto per la perseveranza ….)”

Testimonianza del Padre Giorgio Bergoglio -Oggi Papa Francesco-
Frammento della lettera inviata da Lui alla madre Bernardetta, nell’anno 1986, alla fine della sua missione nella Casa di Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, San Michele.
“Lei arriva in Argentina ad una casa vicina al Noviziato Gesuita: un Noviziato ancora piccolo che cominciava a crescere. Lei lo vide crescere e riempirsi, fino a quasi non bastare più … Però l’importante è che questi novizi (e molti altri che non eravamo novizi) vedemmo Lei e in Lei vedemmo ciò che significava una Congregazione religiosa senza limiti. Vedemmo generosità, spirito di obbedienza, di abnegazione, di servizio …, vedemmo pietà, allegria, senso comune e fortezza. Vedemmo pazienza e rassegnazione. Lei, con la sua attitudine, mise calore di madre in noi, e nello stesso tempo, andò insegnando a quei giovani come si tratta una donna,perché questo si impara da una madre o non si impara mai …. E Lei fu Madre”.

Alcune testimonianze delle Suore della Congregazione
“Mai se la vide eccellere, sempre cercava i luoghi più riservati, allegra, sorridente; faceva tutto senza vanagloriarsi”.

“Nella sua mezza lingua, tra italiano, spagnolo e inglese, si faceva capire ed era la Madre che consigliava i suoi figli amati. In mezzo alle “pentole” pregava ed evangelizzava. Non perdeva la calma, sempre se la trovava allegra, sorridente, contenta, felice, servendo con prontezza ed accuratezza, tanto a colazione, come al pranzo e alla cena …. a tutti, e con alcuni piatti speciali per i malati” (come diceva lei). Nel Seminario, tutti le volevano bene, la rispettavano, l’aiutavano, ed lei era per tutti “Madre”, non solo alimentava il corpo, ma alimentava quelli che erano tribolati, tristi, indecisi nella loro vocazione.

Li mandava a pregare, a mettersi ai piedi di Gesù Sacramentato; “che facciano orazione”. Però anche stava attenta al loro comportamento, al rispetto, alla delicatezza, all’ordine, alla presenza e alla testimonianza “.
Suor Bernardetta passò nel Seminario di Richmond in cucina, seminando fraternità tra le case degli Stati Uniti. Amava molto i seminaristi e i sacerdoti.

Un giorno mi disse: ‘Io ho offerto la mia vita per tutti i sacerdoti e sebbene non fui delle Suore Vocazioniste d’Italia (alla cui congregazione ella aveva desiderato entrarvi), tuttavia come Giuseppina continuo a pregare per loro’.

Parole del Papa Francesco
In un discorso dato alla Comunità del Pontificio Seminario Regionale Pullé “Pio XI” Sala Clementina, Sabato 10 dicembre 2016
“Suor Bernardetta … esempio di docilità allo Spirito Santo, di amore a Gesù e di amore alla carne di Cristo concreta”.
“Per me (il luogo) ha molto eco, molto. E mi trasporta dove c’è una donna, una ‘monaca’, una grande donna che ha lavorato molto nei seminari, anche in Argentina, vicino alla nostra casa di formazione, suor Bernardetta era della vostra zona. Quando io, come maestro di novizi ed anche come superiore provinciale, avevo qualche problema con alcuno di loro, lo mandavo a parlare con lei. Ed ella, due e la cosa si aggiustava. Quella sapienza delle donne di dio, delle mamme. E’ una grazia crescere nella vocazione sacerdotale tenendo vicino queste donne che sanno dire le cose che il Signore vuole che siano dette.


In seguito ella fu trasferita a Roma, io sempre, quando venivo (a Roma), andavo a vederla. Ricordo che l’ultima volta che la vidi, la chiamai ed ella: ‘Prima di andarsene, venga un’altra volta’- però, perché?’- voglio che mi dia la santa Unzione (degli infermi), perché non ci vedremo più.’ Questo sentire della donna, con 85 anni già …. E un giorno di Tutti i Santi le detti l’Unzione degli infermi, ed ella se ne andò più o meno, alla metà di dicembre.
Questo io voglio dire per rendere omaggio a questa donna e a molte altre come lei, le quali consacrano la vita al Signore e sono vicine all’apostolato dei sacerdoti, sono vicine alla formazione dei sacerdoti nei seminari, hanno quella sapienza delle mamme; sanno dire quello che il Signore vuole che sia detto. E per me è un dovere pronunciare il nome di suor Bernardetta oggi. E ringrazio la vostra terra per averci dato una donna così …. ( … )”
Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe
VIA DEI FIENILI 45/A
ROMA 00186 TEL.06679478

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