Scacco al cinipide in tre mosse. La Regione Campania sa come salvare le castagne: deve solo muoversi
Dopo otto anni appare evidente che l’antagonista Torymus da solo non riesce. Gli studi scientifici effettuati dalle organizzazioni che rappresentano i castanicoltori e si riconoscono in "Agrinsieme" hanno trovato la cura: far entrare le castagne nella famiglia dei frutti, legalizzare l’utilizzo mirato del Piretro e favorire la lotta al cinipide sia con l’antagonista naturale che con l’insetticida bio .Lo Stato italiano e i vari governi regionali stanno combattendo il cinipide galligeno con il Torymus Sinensis, riconosciuto come l’unico antagonista in grado di annientare il killer asiatico delle castagne ma se a questo intervento, i cui benefici sono a lungo termine, si aggiunge un programma controllato basato su
tre punti precisi, il problema si può risolvere in molto meno tempo (due anni, ndr) e la produzione può raggiungere, nel giro di un lustro, risultati nuovamente accettabili sia per l’economia locale che nazionale. Ne sono convinti Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), Confagricoltura, Copagri (Confederazione Produttori Agricoli), Cooperative Italiane, Confcooperative, Legacoop agroalimentare e GIE (Castanicoltura-Frutta a Guscio) che si riconoscono tutte nella sigla Agrinsieme.
Far entrare le castagne nella famiglia dei frutti, legalizzare l’utilizzo mirato del Piretro, prodotto ampiamente utilizzato in agricoltura, e favorire la lotta al cinipide sia con l’antagonista naturale che con l’insetticida bio. Questo, in estrema sintesi, il contenuto di un documento fondamentale che le sigle sopra citate hanno inviato al Presidente dell’IVI Commissione della Regione Campania, Maurizio Petrarca e al Presidente del Consiglio Regionale, Rosetta D’Amelio. E’ la Campania la regione che detiene la fetta più grande nella produzione delle castagne (51% secondo i dati Istat del 1999) ed è quindi la Regione Campania a dover dettare le regole del gioco e stabilire la strategia migliore per poter sconfiggere la “Vespa Cinese”. Soprattutto se le regole del gioco sono avallate da molteplici studi di analisi che garantiscono la salute della pianta e dell’ambiente circostante.
Della vicenda sono stati informati anche il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca e il Consigliere delegato all’Agricoltura Franco Alfieri che nel mese di agosto ha avuto modo di visitare i castagneti malati tra Cassano Irpino, Montella e Bagnoli Irpino.(Leggi anche Malerba e la lotta al cinipide: «2015 perfetto, poche castagne ma le migliori del mondo. Il male non è sconfitto, De Luca sa perché»)
Nell’ultimo decennio, il cinipide ha causato non solo una drastica riduzione della produzione (per il 2016 il danno sfiorerà il 90% della produzione totale. Per sconfiggere la “Vespa cinese” sono state impegnate significative risorse pubbliche e privare con risultati assai scarsi rispetto alle risorse impegnate. Con la stessa determinazione non sono state considerate azioni integrative, da tempo prospettare alle imprese che operano sul territorio e dalle loro organizzazioni di rappresentanza. Il Torymus, in sostanza, da solo, non riesce a sconfiggere il cinipide, almeno in Campania. Non lo ha fatto per otto anni e secondo gli esperti non lo farà nemmeno per i prossimi dieci.
«La castanicoltura della Campania sta attraversando la più grave crisi fitopatologica, economica e ambientale dell’ultimo decennio - si legge nel cappello introduttivo della nota - tale situazione sta producendo una crisi di mercato nazionale ed estero senza precedenti sul lato delle imprese specializzate del settore e su quello dell’occupazione. Né sono da trascurare potenziali rischi ambientali provocati dall’abbandono delle attività agricole agro-alimentari. non è da sottovalutare, inoltre, che la castanicoltura campana è leader del comparto nazionale e fonte riconosciuta di export e marchi di qualità in Europa. La necessità di atti conseguenti della Regione Campania deriva dalla presa d’atto della scarsa efficacia delle azioni pubbliche intraprese finora e dall’urgenza di una strategia anti-crisi nuova e integrativa a quella fin qua attuata, così come richiesto da tempo dalla maggior parte dei soggetti che compongono la filiera castanicola».
Una strategia anticrisi di ordine agronomico è necessaria. Ma per farla sono necessari atti amministrativi di Regioni e Ministeri. Ciò non in contrapposizione all’uso degli antagonisti naturali ma a a integrazione degli stessi.
ECCO I PUNTI PROPOSTI DALLE ORGANIZZAZIONI DI RAPPRESENTANZA
1. RICLASSIFICAZIONE ad opera della Regione Campania, dei “castagneti da frutto in attività di coltura” per distinguerli dai generici castagneti che sono parte della risorsa forestale. Tale atto non è stato mai prodotto dalla Regione Campania, ferma alla legge regionale n.11 del 7 maggio 1996, non adeguata alla normativa nazionale, in particolare al decreto legislativo n. 227/2001. Quest’ultimo, a proposito della definizione di “bosco”, considera tali i castagneti, ma ad esclusione dei “castagneti in attualità di coltura”, che vuol dire castagneti che vengono coltivati come veri e propri frutteti.
L’atto regionale, che delimiterebbe in Campania le aree a castagneti da frutto, distinguendoli dal bosco, sanerebbe un’anomalia e valorizzerebe i produttori agro-alimentati che hanno fatto della castagna un’attività d’impresa. L’altra e importante conseguenza è che si renderebbero possibili tutti quei trattamenti e pratiche agronomiche consentite in agricoltura biologica, ma impedite nei castagneti da frutto: per esempio, gli insetticidi a base di Piretro verde o naturale, utilizzabili nel frutteto-castagna dichiarata bio, come su qualsiasi frutteto bio, che sarebbero di grande aiuto per combattere anche litofagi con Cydia e Balanino.
2. BIOLOGICO Sostegno della Regione Campania alla richiesta delle organizzazioni agricole e case farmaceutiche, finalizzata all’autorizzazione ministeriale per il Piretro verde, già utilizzato in agricoltura biologica, testato dal Centro ricerche in agricoltura e condiviso da importanti settori della ricerca applicata. Si dimostra che è possibile integrare, anche su castagneti biologici, lotta attraverso l’antagonista naturale e lotta con insetticida bio. Tale compatibilità può essere supportata da un programma regionale di assistenza tecnica pubblico-privata per l’ottimizzazione degli interventi integrati.
3. LOTTA INTEGRATA Autorizzazione regionale al doppio trattamento di Lambda Cilodrina, previsto in emergenza fitosanitaria e in deroga al disciplinare di lotta integrata, già previsto all’interno delle “Linee guida di indirizzo agronomico per prevenire e contenere il degrado vegetativo e produttivo dei castagneti da frutto”.
Conclusione Questo documento di proposte di smuove su un presupposto essenziale: salvare le imprese castanicole dagli effetti distruttivi di una calamità fitopatologica senza precedenti, tutelando insieme occupazione e assetti agro-ambientali. Si auspica che l’istituzione regionale assuma sull’argomento una posizione equilibrata, di ascolto delle istanze dei produttori, senza spirito preconcetto e veti ingiustificati.