L’EPATITE VIRALE
L'epatite virale è un'infiammazione epatica causata da specifici virus epatotropi e quelli più conosciuti sono quelli dell’epatite A-B-C-D-E e altri virus epatitici minori.
Il virus dell’epatite A si trasmette per via oro-fecale, con contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi crudi (o non cotti a sufficienza), soprattutto molluschi allevati in acque contaminate da scarichi fognari o contenenti virus. L’Epatite da virus A non cronicizza anche se alcune volte (raramente) può causare l’epatite fulminante. In passato, in alcune aree endemiche l’anticorpo IgG HAV, che indica una pregressa infezione, è stato ritrovato nel 90% della popolazione esaminata.
Comunque i virus che hanno creato maggiori problemi alla salute pubblica sono quelli dell’epatite B e C. Sono infatti, dei virus che si trovano in tutti i liquidi biologici (sangue,saliva,mucose,sperma ecc) che si trasmettono attraverso la via parenterale (sangue) o parenterale inapparente (piccole ferite della cute o delle mucose ) e, pertanto, oltre alla malattia, subentrano per il paziente anche comprensibili problemi di ordine psicologico legati alla paura di contagiare i familiari, gli amici o il partner.
Nella fase acuta l’epatite si può presentare in forma simil-influenzale (febbre astenia, dolore addominale, malessere generale) anche se il sintomo caratteristico è l’ittero. Ma vi sono tante forme asintomatiche che non sono meno pericolose, anzi rappresentano quel bacino di persone che, complice l’assenza di sintomi, non sanno di essere positive. La vera sfida per procedere all'eradicazione della malattia dovrà necessariamente passare dall'individuazione di questo mondo di "sommerso"
rappresentato ,appunto, da chi è positivo al virus senza sapere di esserlo e che in Italia è rappresentato da circa 300000 persone.
Quando cronicizza l’epatite fa veramente paura perché può evolvere verso la cirrosi epatica prima e l'epatocarcinoma poi. In passato la terapia consisteva solo nel correggere il regime alimentare, nel prescrivere qualche epatoprotettore e solo negli stadi avanzati, quando comparivano le complicanze (ascite,iperammoniemia, iperbilirubinemia ecc.) si poteva intervenire farmacologicamente .Moltissimi pazienti si recavano in centri termali incoraggiati dalla pubblicità che esaltava le proprietà di acque miracolose (“Chianciano fegato sano”) !!!
La storia di questa malattia è iniziata a cambiare verso la fine degli ‘’80 e precisamente nel 1989 quando venne isolato per la prima volta il virus dell’epatite C e nel 1991 quando venne resa obbligatoria, in Italia, la vaccinazione anti epatite B a tutti i bambini fino ai 12 anni.
Pertanto, la diffusione delle epatiti virali ha subito negli ultimi decenni una profonda diminuzione, grazie alla migliore conoscenza della trasmissione dei virus, alle migliorate condizioni igienico-sanitarie, alla vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B, al miglioramento delle procedure sanitarie (materiale monouso, sterilizzazioni più accurate ecc) ed allo sviluppo di test diagnostici che permettono facilmente il riconoscimento del virus prima di eventuali trasfusioni , interventi chirurgici ecc.
Il primo farmaco importante usato per la cura dell'epatite C fu l’interferone, ma aveva una percentuale di successo bassissima (< del 10%) e importanti effetti collaterali.
Alla fine degli anni 90 all'interferone venne aggiunta la ribavirina che aumentò sensibilmente la percentuale di guarigione (50% circa) ma con notevoli effetti collaterali.
Finalmente nel 2013 è stato approvato negli Stati Uniti (e in seguito anche in Europa) il farmaco antivirale sofosbuvir, in grado di bloccare la replicazione del virus e di guarire dall’infezione in una altissima percentuale di casi (quasi il 100%). L’unico limite iniziale era rappresentato dal costo di circa 80000 euro a terapia. Adesso il prezzo è
Speriamo che al più presto possiamo parlare al passato di questa malattia e che l'obiettivo fissato dall'OMS di debellare l’epatite C entro il 2030 venga rispettato e senza mai stancarci di ringraziare il nostro illustre compatriota.
Ma se fosse nato in Italia Michal Sofia avrebbe ottenuto lo stesso successo professionale? Nel “bel paese”, purtroppo, la politica entra spesso a gamba tesa anche nella ricerca, spezzando l’entusiasmo e le speranze dei nostri giovani laureati che sono costretti a cercare maggiore fortuna economica e professionale all’estero (fuga di cervelli). Concludo con una frase di Milena Gabanelli: “Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e investe nell’istruzione”.