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O Sole Mio di Peppino Volpe

O Sole Mio La vitamina D è una componente fondamentale della regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo: ne favorisce l’assorbimento a livello intestinale e ne riduce l’escrezione con le urine.
Secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità, il 90 per cento circa del fabbisogno di questo composto si ottiene grazie all’esposizione al sole, dalla dieta, invece, possiamo ottenere solo un piccolo aiuto (10%) e tra i cibi che ne sono più ricchi ci sono alcuni cereali, i pesci più grassi (come il salmone, lo sgombro e l’aringa,merluzzo), il tuorlo d'uovo e il fegato.
Purtroppo lo stile di vita moderno prevede sempre meno ore trascorse all’aperto anche per i bambini che prima andavano e ritornavano dalla scuola a piedi, passavano molte ore a giocare all’aperto e andavano in colonia al mare, oggi preferiscono giochi digitali che, a volte, portano a delle pericolose dipendenze. Basterebbe, infatti, un’esposizione alla luce del sole di circa il 25% della superficie corporea per almeno 15 minuti 2-3 volte alla settimana per ottenere dei livelli sufficienti di vitamina D.
La prescrizione di vitamina D incide sulle casse del Sistema Sanitario Nazionale per circa 260 milioni di euro ogni anno + ovviamente i costi del prelievo ematico (l’esame più richiesto da parte dei pazienti!!!). Ma è veramente così necessaria al nostro benessere fisico? E quale è il valore normale della vitamina d? Non tutte le società scientifiche concordano su un valore ottimale ma, la soglia minima che consente la rimborsabilità è stata abbassata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) a febbraio 2023, portandola da 20 a 12 ng/mL( NOTA 96).
Al di sopra di questo livello è raccomandata la sua somministrazione solo in caso di specifiche patologie, come l’osteoporosi grave, iperparatiroidismo o nelle malattie da malassorbimento. Per chi non soffre di particolari disturbi è sufficiente seguire una dieta varia ed equilibrata e trascorrere più tempo all’aria aperta, senza dover monitorare i propri livelli di vitamina D con frequenti e costosi esami del sangue, mentre l’integrazione alimentare o farmacologica, può essere di particolare importanza per chi esce poco di casa, come neonati e anziani chiusi nelle r.s.a. o persone che hanno problemi di motilità.
A febbraio 2023 l’AIFA ha recepito i risultati di due studi che dimostrano l’inutilità di dare supplementi di vitamina D per prevenire l’osteoporosi. Infatti, i risultati dei due predetti studi, pubblicati su prestigiose riviste scientifiche, hanno dimostrato che i supplementi di vitamina D, anche quando protratti per molti anni (oltre 5 anni nel primo studio e 3 anni nel secondo)
non modificano il rischio di fratture negli anziani sani. Anche i tanto decantati effetti miracolosi della vitamina D (anti-cancro, anti-depressivo, stimola il sistema immunitario, previene la sclerosi multipla e l'Alzheimer ecc.) mancano di evidenze scientifiche. Quello che sappiamo di sicuro è che una carenza cronica di vitamina D e calcio può portare allo sviluppo del rachitismo nel bambino e osteomalacia nell’adulto. Il rachitismo è una condizione particolarmente grave poiché riguarda ossa in via di sviluppo e comporta una crescita ridotta associata a un quadro di deformità scheletriche, in particolare a livello degli arti. 

L’osteomalacia, invece, colpisce un osso già maturo e dunque comporta principalmente l’indebolimento dello scheletro, che diviene più fragile e suscettibile alle fratture. Ma nei paesi industrializzati, fortunatamente, sono condizioni quasi scomparse (rarissime).
La vitamina D assunta ogni giorno (dose = 1000 UI) o ogni 2 giorni (dose = 2000 UI) viene assorbita meglio rispetto alle megadosi di 25000 o 50000 da assumere ogni 15-30 giorni. In questo modo si evita l'eccesso di vitamina D, anche perché, l’ipervitaminosi può provocare nausea, astenia, dolori addominali e confusione mentale e può portare ad importanti effetti collaterali dovuti all’ipercalcemia con possibile danneggiamento di organi come reni e cuore.
Che bella cosa na jurnata 'e sole, cantava il mitico Enrico Caruso ad inizio ‘900, godetevela e vi ringrazierà non solo il vostro fisico ma anche la tesoreria dello stato….e non dimenticate la protezione solare nelle ore più calde.



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Il protettore dello stomaco di Peppino Volpe

Il Protettore dello stomaco - I succhi gastrici sono costituiti da una serie di sostanze tra cui muco, enzimi digestivi, elettroliti ma soprattutto dall’acido cloridrico che serve a rendere l’ambiente dello stomaco molto acido (PH tra 1,5-2,5) che è importante a far iniziare la digestione e ad uccidere la maggior parte dei batteri o dei microrganismi presenti nel cibo ingerito.
Gli inibitori di pompa protonica (IPP) volgarmente conosciuti come salva stomaco o protettori dello stomaco, sono dei farmaci che agiscono sulle cellule parietali dello stomaco facendo diminuire drasticamente la produzione di acido cloridrico.

 

Sono molto rapidi nell'alleviare i disturbi e spesso migliorano notevolmente la qualità della vita di quelle persone che soffrono abitualmente di bruciori o dolori allo stomaco, indipendentemente dalla causa che li ha provocati  (gastrite, ulcera peptica, reflusso gastroesofageo, ecc.).

Sono 5 gli IPP disponibili in Italia: il capostipite omeprazolo (immesso in commercio nel 1989), il lansoprazolo (1995), il pantoprazolo (1997), il rabreprazolo (1999) e l’esomeprazolo (2002). Sono farmaci di indubbia efficacia e il loro utilizzo ha permesso di trasformare le ulcere gastriche e i sanguinamenti gastrointestinali in malattie curabili con i farmaci, senza l’obbligo di ricorrere all’intervento chirurgico.
Il sistema sanitario nazionale (SSN) prevede il rimborso di questi farmaci solo in alcuni casi, regolamentati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) attraverso la NOTA 1 (storia di pregresse emorragie digestive o di ulcera peptica non guarita, o nelle prolungate terapie con anticoagulanti o cortisonici e nell’età avanzata) e la NOTA 48 (ulcera duodenale o gastrica o nel reflusso gastroesofageo per un periodo massimo di 4-6 settimane). Si possono prescrivere per periodi più prolungati solo in alcune patologie rare (es. sindrome di Zollinger-Ellison,ecc).

Nonostante queste raccomandazioni dell’AIFA e le limitazioni imposte, questi inibitori di pompa sono al primo posto nella classifica dei farmaci più usati in Italia sopra i 65 anni e costano al SSN poco meno di 3 miliardi di euro all’anno.

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L’epatite virale - Peppino Volpe

L’EPATITE VIRALE - Premetto che non è facile sintetizzare il problema dell’ epatite virale perché è causata da tanti virus apparentemente simili ma che in realtà in comune hanno solo una predilezione ad infettare le cellule epatiche .Il messaggio che deve passare è che il virus dell’epatite C ,che in passato ha creato sofferenza e morte in tante persone, oggi si può sconfiggere e che è possibile centrare l’obiettivo indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità e cioè di eliminare l’infezione da HCV entro il 2030.
L'epatite virale è un'infiammazione epatica causata da specifici virus epatotropi e quelli più conosciuti sono quelli dell’epatite A-B-C-D-E e altri virus epatitici minori.
Il virus dell’epatite A si trasmette per via oro-fecale, con contatto diretto da persona a persona o attraverso il consumo di acqua o di alcuni cibi crudi (o non cotti a sufficienza), soprattutto molluschi allevati in acque contaminate da scarichi fognari o contenenti virus. L’Epatite da virus A non cronicizza anche se alcune volte (raramente) può causare l’epatite fulminante. In passato, in alcune aree endemiche l’anticorpo IgG HAV, che indica una pregressa infezione, è stato ritrovato nel 90% della popolazione esaminata.
Comunque i virus che hanno creato maggiori problemi alla salute pubblica sono quelli dell’epatite B e C. Sono infatti, dei virus che si trovano in tutti i liquidi biologici (sangue,saliva,mucose,sperma ecc) che si trasmettono attraverso la via parenterale (sangue) o parenterale inapparente (piccole ferite della cute o delle mucose ) e, pertanto, oltre alla malattia, subentrano per il paziente anche comprensibili problemi di ordine psicologico legati alla paura di contagiare i familiari, gli amici o il partner.
Nella fase acuta l’epatite si può presentare in forma simil-influenzale (febbre astenia, dolore addominale, malessere generale) anche se il sintomo caratteristico è l’ittero. Ma vi sono tante forme asintomatiche che non sono meno pericolose, anzi rappresentano quel bacino di persone che, complice l’assenza di sintomi, non sanno di essere positive. La vera sfida per procedere all'eradicazione della malattia dovrà necessariamente passare dall'individuazione di questo mondo di "sommerso"
rappresentato ,appunto, da chi è positivo al virus senza sapere di esserlo e che in Italia è rappresentato da circa 300000 persone.
Quando cronicizza l’epatite fa veramente paura perché può evolvere verso la cirrosi epatica prima e l'epatocarcinoma poi. In passato la terapia consisteva solo nel correggere il regime alimentare, nel prescrivere qualche epatoprotettore e solo negli stadi avanzati, quando comparivano le complicanze (ascite,iperammoniemia, iperbilirubinemia ecc.) si poteva intervenire farmacologicamente .Moltissimi pazienti si recavano in centri termali incoraggiati dalla pubblicità che esaltava le proprietà di acque miracolose (“Chianciano fegato sano”) !!!
La storia di questa malattia è iniziata a cambiare verso la fine degli ‘’80 e precisamente nel 1989 quando venne isolato per la prima volta il virus dell’epatite C e nel 1991 quando venne resa obbligatoria, in Italia, la vaccinazione anti epatite B a tutti i bambini fino ai 12 anni.
Pertanto, la diffusione delle epatiti virali ha subito negli ultimi decenni una profonda diminuzione, grazie alla migliore conoscenza della trasmissione dei virus, alle migliorate condizioni igienico-sanitarie, alla vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B, al miglioramento delle procedure sanitarie (materiale monouso, sterilizzazioni più accurate ecc) ed allo sviluppo di test diagnostici che permettono facilmente il riconoscimento del virus prima di eventuali trasfusioni , interventi chirurgici ecc.
Il primo farmaco importante usato per la cura dell'epatite C fu l’interferone, ma aveva una percentuale di successo bassissima (< del 10%) e importanti effetti collaterali.
Alla fine degli anni 90 all'interferone venne aggiunta la ribavirina che aumentò sensibilmente la percentuale di guarigione (50% circa) ma con notevoli effetti collaterali.


Finalmente nel 2013 è stato approvato negli Stati Uniti (e in seguito anche in Europa) il farmaco antivirale sofosbuvir, in grado di bloccare la replicazione del virus e di guarire dall’infezione in una altissima percentuale di casi (quasi il 100%). L’unico limite iniziale era rappresentato dal costo di circa 80000 euro a terapia. Adesso il prezzo è notevolmente calato e si sta facendo una importante campagna per allargare il trattamento a quante più persone possibile e di scoprire soprattutto il sommerso per debellare l’infezione da HCV entro il 2030. Lo scopritore del farmaco anti epatite c si chiama Michael Sofia (per questo Sof-obuvir), di chiare origini italiane e che lui rivendica con orgoglio, infatti, i nonni paterni erano siciliani e quelli materni toscani. Nato nella Little Italy di Baltimora, figlio di un barbiere e di una impiegata, per pagarsi la costosissima Cornell University lavorava in mensa e vinse numerose di borse di studio. Le azioni dell'azienda nella quale lavorava dopo la scoperta del farmaco hanno avuto un rendimento del 278 % in 9 mesi.
Speriamo che al più presto possiamo parlare al passato di questa malattia e che l'obiettivo fissato dall'OMS di debellare l’epatite C entro il 2030 venga rispettato e senza mai stancarci di ringraziare il nostro illustre compatriota.
Ma se fosse nato in Italia Michal Sofia avrebbe ottenuto lo stesso successo professionale? Nel “bel paese”, purtroppo, la politica entra spesso a gamba tesa anche nella ricerca, spezzando l’entusiasmo e le speranze dei nostri giovani laureati che sono costretti a cercare maggiore fortuna economica e professionale all’estero (fuga di cervelli). Concludo con una frase di Milena Gabanelli: “Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e investe nell’istruzione”.

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Analogie e differenze tra covid 19 e peste bubbonica. di Peppino Volpe

Analogie e differenze tra covid 19 e peste bubbonica. L’epidemia da CoViD-19 è solo l’ultima di una lunga serie di epidemie che hanno piagato il mondo nel corso dei secoli e alcune di queste hanno avuto un ruolo determinante nella scomparsa di intere civiltà. Ma le peggiori pandemie per la popolazione europea furono quelle causate dalla peste e quelle di cui si hanno maggiori testimonianze sono state quelle del trecento e del seicento.
La grande peste nera che iniziò nel 1346 e terminò nel 1353 con molta probabilità venne importata dal Nord della Cina (tanto per cambiare). All'epoca le sue cause ed il suo trattamento erano sconosciuti e solo 5 secoli dopo si scoprì che la peste era una malattia infettiva batterica causata dal bacillo Yersina pestis( in onore allo scienziato Alexandre Yersin che lo isolò per la prima volta nel 1896) e l'ospite più comune del batterio è il ratto e il vettore principale con cui si trasmette agli uomini è la pulce.
Questa è la prima grande differenza con il covid che come è risaputo è una malattia causata da un virus e probabilmente è stato trasmesso all’uomo dal pipistrello.
La peste è detta bubbonica perché una volta che l'uomo è stato punto dalla pulce, dopo un periodo di incubazione che varia dai 2 ai 10 giorni, iniziano ad ingrossarsi i linfonodi, formando dei bubboni della grandezza di un uovo di gallina, dolorosissimi. Negli stadi terminali, la cianosi conferiva al malato un colorito scuro, da cui anche il nome di peste nera.
Il batterio veniva portato dalle pulci per mezzo dei topi che salivano sulle navi mercantili e diffondevano il morbo nei diversi porti dove approdavano.
I gatti potevano essere di grande aiuto nel limitare la diffusione della malattia, purtroppo l'opinione pubblica dell'epoca pensava che erano proprio i poveri felini domestici i diffusori della malattia ed iniziarono a sterminarli e i ratti erano, quindi, liberi di proliferare e di trasmettere la malattia in maniera esponenziale e il tutto era anche favorito dalle scarse condizioni igieniche personali e ambientali (fogne a cielo aperto). La peste si ripresentò in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633(ampiamente trattata dal Manzoni) e colpì diverse zone del Settentrione (come per il coronavirus)
L'arrivo dell'estate e del caldo (al contrario di quello che è successo con il coronavirus) accrebbe ulteriormente la virulenza della peste e la situazione nelle città divenne insostenibile e spesso i parenti malati o morti venivano abbandonati nelle case o per le strade. Iniziò anche a diffondersi l’assurda credenza che alcuni uomini spargessero appositamente unguenti velenosi per propagare la peste, erano i famigerati “untori” che venivano additati, scacciati e a volte linciati.

Ma anche durante il periodo del covid, soprattutto nella fase iniziale, c’è stata la caccia all’”untore”, acuita dai social ed esponendo alla gogna mediatica il “positivo” di turno. E’ stato, per un bel po' di tempo, lo sport preferito dagli Italiani (soprattutto nei piccoli centri).
Durante la peste ,ovviamente, la popolazione non riusciva ad essere informata a differenza di quello che è successo con il covid dove tutti i canali televisivi facevano a gara a chi poteva mandare in onda le immagini più cruente dei pazienti intubati nelle sale di rianimazione degli ospedali ed aggiornare quotidianamente il bollettino dei numeri dei deceduti , terrorizzando soprattutto i cittadini emotivamente più fragili ed alcuni ,soprattutto i più giovani, ne pagano ancora oggi le conseguenze (isolamento sociale, ansia ,depressione, disturbi alimentari, fobie).
La medicina di quell’epoca non era ancora una scienza in grado di fronteggiare una simile epidemia, i medici erano pochi, vestiti in modo carnevalesco e senza armi terapeutiche e per questo fu lasciato campo libero ai ciarlatani ed alle fattucchiere che vendevano a caro prezzo intrugli miracolosi. Ma se vogliamo, anche durante il covid, virologi, epidemiologi, infettivologi, sedicenti scienziati esperti di pandemie, erano diventati delle vere e proprie star, invitati in tutti i salotti televisivi nazionali e spesso dicevano tutto ed il contrario di tutto, litigando tra di loro per guadagnarsi la palma del più bravo e contribuendo, così, a creare confusione nella mente degli italiani.
Durante la peste, l'unico modo serio per arginare l'epidemia furono le leggi imposte dalle autorità che vietarono feste e viaggi controllando con delle ronde i punti di accesso alla città e realizzando nelle aree periferiche, i “lazzaretti”, dove confinare gli appestati, misure paragonabili a quelle adottate durante il covid (lockdown nazionale, zone rosse e centri covid).
La peste raggiunse Napoli nel 1656, causando 150mila vittime su circa 300mila abitanti.
Ad Avellino su 10000 abitanti ne sopravvissero poco più di 3000. Mancavano anche i becchini, per cui il principe Caracciolo fece grazia ai condannati per obbligarli a seppellire i cadaveri o di bruciare i corpi in putrefazione per le strade.


Anche Montella pagò a caro prezzo l'epidemia di peste. Gli scenari tragici di quel periodo sono stati magistralmente descritti e documentati dal prof. Mario Garofalo (1656 annus horribilis). All'epoca, quasi tutti i montellesi avevano il diritto di sepoltura nelle chiese, ma dopo circa un mese dall'inizio dell'epidemia non vi erano più posti e, pertanto, venivano seppelliti nelle fosse comuni di cui una realizzata nelle vicinanze della chiesa della Madonna della Libera dove già esisteva l’ospizio per i forestieri e l'altra nei pressi della chiesa di Santa Maria Visita Poveri a Sorbo (dove risiedeva più del 40% dei montellesi).


Molti cadaveri vennero infossati anche sotto il pavimento della cappella Delle anime del Purgatorio risalente al XVI° secolo e recentemente ristrutturata, dove di solito venivano sepolti “i morti senza nome” (abbandonati, emarginati, viandanti ecc.), che a Napoli chiamavano “anime pezzentelle”, che dovevano purificarsi dal loro grande peccato: la povertà!!!

Nella chiesa barocca del Purgatorio ad Arco a Napoli c’era il culto delle anime pezzentelle ,che era una macabra tradizione napoletana che consisteva nell’adottare, da parte di ogni buon credente , il teschio ( “capuzzella”)di una predetta anima, custodirla in una teca o in una semplice scatola, e chiedere aiuto per una grazia (spesso numeri al lotto).Per ogni desiderio esaudito si portava un omaggio al teschio e si pregava per alleviarne le pene dalle fiamme del purgatorio (Arrefresca l’anima re lo preatorio ) .
Venne realizzato alla meno peggio anche una specie di lazzaretto (una baracca) nel largo di Piediserra ma non ebbe grande successo e ben presto venne abbandonato per le pessime condizioni igieniche. Anche durante il covid è stato attivato il “Covid Residence” nel comune di Montella nell'area attigua al Convento di San Francesco a Folloni (dotato di 41 posti) e messo a disposizione dei pazienti che erano impossibilitati a permanere nel proprio domicilio in sicurezza. Fortunatamente è stato utilizzato da poche persone.
Gli appestati, di solito, morivano in una settimana e rimanevano abbandonati nelle proprie abitazioni o insepolti per le campagne. I preti, a qualche morente, somministravano l'eucarestia ponendo l'ostia consacrata sull'estremità di una pertica. Era una morte in solitudine,priva dell'umana pietà, simile se vogliamo, con le necessarie eccezioni dovute ai tempi, a quello che è successo nei reparti di rianimazione degli ospedali del Nord e con le terrificanti immagini dei camion dell'esercito che trasportavano bare ai forni crematori senza dare la possibilità ai familiari di dare l'ultimo saluto.
In quell’epoca i montellesi ancora non avevano scelto un santo protettore, c'era già, a S. Simeone, la splendida Chiesa di Sant'Antuono che venerava S.Antonio Abate , guaritore dell'herpes zoster o fuoco di S.Antonio, ma alla fine venne scelto S. Rocco (come in tanti altri paesi limitrofi) che era uno specialista della materia ( protettore degli appestati, contagiati, emarginati, ammalati, viandanti e pellegrini, , invalidi, prigionieri, chirurghi, operatori sanitari, farmacisti). Finalmente la peste cessò di mietere vittime nell'agosto del 1657 dopo aver causato 1924 morti su una popolazione di 3000 abitanti (2/3).
In Italia i deceduti per covid sono stati 196.379. in Campania 9.623, a Montella questi erano i dati in piena pandemia

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Antibiotico-Resistenza di Peppino Volpe

ANTIBIOTICO-RESISTENZA  L’Influenza è una malattia stagionale che in Italia si manifesta soprattutto nel periodo invernale che colpisce milioni di persone. L’esordio della malattia è caratterizzato da brividi, febbre che aumenta fino a raggiungere e a volte superare i 39°C, tosse, faringite, raucedine dolori articolari, spossatezza,ecc. Le suddette manifestazioni, di solito, si risolvono nel giro di pochi giorni (1 settimana circa) anche se vi sono casi che hanno anche una maggiore durata. In pochi casi vi possono essere complicanze cardio-polmonari che necessitano di ricovero.
I farmaci da usare in queste malattie virali sono sostanzialmente sintomatici (antiinfiammatori, antipiretici ecc) senza dimenticare i classici rimedi dei nonni che consistevano nel riposo (non contemplato in questa frenetica società), nel brodino caldo e nel miracoloso “tiolo mbietto “(mattone riscaldato). La predetta terapia è valida anche per il covid anche se in quest’ultimo caso, nei pazienti ad alto rischio, può essere somministrato il Paxlovid (farmaco antivirale).
Molto utile per prevenire l’influenza è la vaccinazione che non è obbligatoria ma è fortemente raccomandata nelle persone anziane e nei pazienti giovani affetti da patologie a rischio (oncologici- diabetici, cardiopatici ecc-ecc). Bisogna ricordare, tuttavia, che anche chi si è sottoposto a vaccinazione può ugualmente contrarre l’infezione anche se con una sintomatologia molto sfumata.
Gli antibiotici NON sono efficaci contro le infezioni causate da virus come il normale raffreddore, l’influenza, il covid ecc., anzi, l’uso eccessivo e inappropriato negli uomini e negli animali sta contribuendo ad accelerare drammaticamente il fenomeno dell’antibiotico-resistenza che rappresenta una delle principali minacce alla salute pubblica.
Si stima che in Italia (seconda solo alla Grecia) in un elenco di 29 paesi, per 100000 abitanti vi sono almeno 19 decessi/anno attribuibili ad infezioni di microorganismi multiresistenti. In Olanda, ultima dell’elenco è di 2 decessi/anno ogni 100000. Si prevede che nel mondo, nel 2050, le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all’anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2 milioni), diabete (1,5 milioni) o incidenti stradali (1,2 milioni). Il problema, pertanto, non appartiene ad un futuro lontano ma è dietro l’angolo.
È bene sottolineare che il rischio di essere infettati da batteri antibiotico-resistenti riguarda non solo la persona che prende gli antibiotici in modo improprio ma anche coloro che saranno successivamente contagiati da quegli stessi batteri, quindi, l'antibiotico-resistenza non è un problema solo individuale ma sociale. Pertanto, è una battaglia importante che possiamo vincere solo se c’è la consapevolezza della gravità del problema ed ognuno, nel proprio piccolo, può dare un contributo evitando il “fai da te” e rispettando le indicazioni terapeutiche dei medici. Anche l’AIFA, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema promuovendo spot sui vari mass media nazionali.
Anche quest’anno tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 c’è stato un vero tsunami di contagiati tra influenza e covid che ha rischiato di travolgere il già traballante sistema sanitario nazionale, dalla medicina territoriale a quella ospedaliera. Noi medici abbiamo faticato non poco a tranquillizzare i pazienti e a limitare al minimo la prescrizione di antibiotici scontrandoci, qualche volta, con la richiesta insistente del paziente apprensivo o con le teorie bizzarre di qualche “virologo” di noi altri. A volte il paziente rimbalza tra i vari servizi medici (Medico di famiglia- guardia medica- pronto soccorso, medico ospedaliero e/o privato) intasandoli, fino a quando qualcuno, stremato, non gli prescrive qualcosa.
Anche nel settore veterinario, è necessario evitare il “fai da te” e attenersi scrupolosamente alle indicazioni terapeutiche del medico veterinario, che prescriverà l’antibiotico “quando serve e quanto serve”. Pericolosissimo è l’uso scriteriato degli antibiotici negli allevamenti intensivi.
La scoperta degli antibiotici è stata una conquista che ha cambiato la storia dell’essere umano salvando milioni di persone da morte sicura, cerchiamo di non renderli inefficaci.

                                                                                                                                                     Peppino Volpe

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Vaccino si, vaccini no o vaccino ni ? di Peppino Volpe

Il vaccino è un preparato che può essere costituito dal microorganismo dal quale ci si vuole proteggere (attenuato o ucciso) o da sue frazione proteiche o tossine opportunamente trattate, in grado di stimolare la risposta immunitaria ma non di provocarne la malattia. Contro il Coronavirus sono stati realizzati anche i vaccini a RNA , cioè piccoli segmenti di RNA messaggero che una volta che penetrano nelle nostre cellule (nel citoplasma), inducono la formazione della proteina spike che è sufficiente a stimolare la produzione di anticorpi.

L'mRNA del vaccino non entra nel nucleo delle cellule e quindi non puo' modificare il genoma e si degrada subito dopo la vaccinazione.Il pioniere dei vaccini fu Jenner il quale notò che iniettando nell'uomo l'innocuo vaiolo delle mucche (per questo vaccino) non provocava malattia nelle persone ma,anzi, le proteggeva dal temibilissimo vaiolo umano. Successivamente vari ricercatori sono passati alla storia per aver scoperto vaccini contro numerose malattie che flagellavano l'umanità.

Si può dire senza ombra di dubbio che la vaccinazione è tra le scoperte mediche che nella storia dell'umanità ha salvato più vite. Pensiamo al vaiolo, una malattia che nel corso del ventesimo secolo ha ucciso tra i 300 e i 500 milioni di persone, per poi sparire, grazie a una campagna di vaccinazione e l' OMS ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980. Ogni anno, le vaccinazioni prevengono circa 2,5 milioni di morti infantili da difterite tetano pertosse e morbillo. I vaccini oltre ad essere efficaci sono anche sicuri ,infatti causano una reazione avversa grave in meno di un caso su 1 milione di dosi somministrate. Per lo più si tratta di una grave reazione allergica che di solito rientra dopo poche ore senza conseguenze mortali. Gli effetti collaterali sono lievi e temporanei(dolore nel punto di inoculo,reazione infiammatoria locale,febbricola).

Non sono documentati decessi legati direttamente alla somministrazione di vaccini. Solo il morbillo, tanto per fare un esempio, causa un decesso ogni 2500 casi .Nella prima metà del '900 la mortalità infantile si aggirava intorno al 20- 30% mentre oggi, grazie soprattutto ai vaccini,si trova poco sopra il 3 per mille.
Eppure questi dati non riescono a rassicurare una parte della società che continua a nutrire dubbi e timori nei confronti della vaccinazione. Paradossalmente è proprio nei paesi occidentali, dove i vaccini hanno ottenuto i risultati più importanti, che emergono le maggiori resistenze, specie nella parte istruita e benestante della popolazione.
I movimenti anti-vaccinisti rappresentano una sparuta minoranza, ma hanno una grossa cassa di amplificazione grazie ad internet e ai social media. Gli argomenti portati a discredito delle vaccinazioni sono spesso completamente infondati ,infatti, tutti gli studi più recenti effettuati da esperti in tutto il mondo, compresa l'OMS,sono concordi sul fatto che non esiste alcuna associazione,al di là della rara casualità,tra l'utilizzo dei vaccini e l'insorgere di patologie come l'autismo o la sclerosi multipla. La possibile associazione tra autismo e vaccino trivalente ,era stata ipotizzata e pubblicata su un'importante rivista scientifica (LANCET) da un autore inglese (Wakefield) nel 1988. Il suo lavoro,però, si dimostrò una vera e propria frode scientifica al punto che l'autore venne radiato dall'ordine dei medici e la sua pubblicazione ritirata dalla prestigiosa rivista.
I NoVax hanno spesso puntato il dito sulla pericolosità del thimerosal composto contenente mercurio come conservante dei vaccini. La comunità scientifica ha escluso categoricamente questa evenienza, ma siccome si stava creando confusione e paura nell'opinione pubblica questa sostanza non è stata più usata dai primi anni del 2000.
Viene messo in discussione anche il numero di vaccini che vengono somministrati in un infante che ha ancora una immaturità del sistema immunitario. Ma anche questa tesi è stata smontata dagli immunologi , i quali sostengono che i neonati non vivono in una camera sterile o in una campana di vetro ma già alla nascita vengono a contatto con tantissimi germi che normalmente ci circondano.
E' stato anche ipotizzato che i vaccini possono essere la causa scatenante di allergie, ma anche questa tesi non è stata mai dimostrata. Per avere credibilità nelle branche mediche ci vogliono le prove(pubblicazioni su rivistescientifiche internazionali), in pratica, almeno che non vogliamo credere alle madonnine  che piangono o alle teorie strampalate di qualche cialtrone complottista che parla di modifiche al genoma , i vaccini non hanno mai ammazzato nessuno, anzi hanno salvato milioni di persone dalla morte o dalla disabilità. Bisogna seguire la ragione e non l'istinto ,lo diceva anche Dante 700 anni fa nel XXVI° canto dell'Inferno: “ Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza “( considerate la vostra natura: non siete fatti per vivere come bestie ma per seguire la virtu' e la conoscenza).
E' brutto parlare di soldi quando c'è gente che muore ma questa pandemia da covid 19 ha destabilizzato la vita di tutti noi e minato i sistemi economici di tutti gli stati industrializzati. Anche il sistema previdenziale è a rischio tenuta, dovendo pagare la cassa integrazione a tutti i lavoratori restati a casa per il lockdown e la malattia ai lavoratori in quarantena o ammalati. Sono i numeri che parlano da soli,in Italia ci sono stati 76000 morti con un bollettino da aggiornare quotidianamente e, per questo, non ci può essere spazio per i negazionisti.
Contro il covid manca ancora una terapia valida. Il plasma iperimmune, l'idrossiclorochina ed il remdesivir secondo i più recenti studi si sono dimostrati inefficaci. Per cui, in attesa degli anticorpi monoclonali o di qualche altro farmaco efficace l'unica arma che potrebbe farci tornare ad una vita normale è il vaccino.
Personalmente sono contrario all'obbligo giuridico della vaccinazione perchè viviamo in un altro ventennio e non sono accettabili i metodi persuasivi cinesi però, credo che dovrebbe esserci un obbligo morale perchè vaccinarsi significa non solo proteggere se stessi ma anche l'intera collettività.
Un individuo che non si vuole vaccinare deve essere libero di farlo, ma deve anche  assumersi le proprie responsabilità nei confronti della collettività che non è giusto che  continui a pagare i costosissimi ricoveri nelle terapie intensive (un paziente in ventilazione  meccanica ha un costo che varia dai 9 ai 22 mila euro)o le giornate di assenza dal lavoro solo perché si vuole negare l'evidenza. Un individuo che ha scelto di non vaccinarsi deve ,secondo me,anche continuare ad indossare la mascherina , mantenere la giusta distanza  fisica ed evitare assembramenti in luoghi chiusi (cinema, teatri, aerei ecc.ecc) .
Non tento neanche a cercare di convincere i no vax,dei quali però apprezzo la coerenza anche se come diceva Albert Einstein: «la misura dell'intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario» , ma i ni vax ( gli indecisi )non possono tentennare per molto tempo.

Capisco che si vuole aspettare per capire se il nuovo vaccino possa dare gravi effetti collaterali, ma i virus di solito non fanno sconti a nessuno e non si prendono pause di riflessioni come due fidanzatini alla prima litigata. L'imprevedibilità o la pura e semplice sfortuna non sono stati aboliti per decreto e come diceva Eduardo De Filippo: “credere alla  iella è da ignoranti ma non crederci porta male”.
Nel 1982 Nando Martellini chiuse la telecronaca della storica partita vinta dall'Italia contro la Germania gridando per 3 volte : “SIAMO CAMPIONI DEL MONDO” ed anch'io, con molta modestia ma con la stessa enfasi vi dico :”VACCINATEVI-VACCINATEVIVACCINATEVI”. 

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Un gigante dai piedi d'argilla di Peppino Volpe

Il sistema sanitario nazionale garantisce a tutti i cittadini il diritto alla salute  senza distinzione di condizioni ndividuali,sociali ed economiche. Tutti i cittadini  hanno la possibilità di essere curati dalla più insignificante patologia fino ai grandi interventi in tutti gli ospedali d'Italia senza esborso di denaro. Questo modello sanitario ci è sempre stato invidiato da molti stati democratici (USA in  primis). L'emergenza Covid ha messo,però, in evidenza anche grosse criticità del suddetto modello.
Negli ultimi anni,infatti, i vari ministri della sanità che si sono avvicendati hanno investito molto sui grandi ospedali e cliniche private (modello Lombardo), trascurando la medicina del territorio. In pratica hanno costruito un gigante dai
piedi d'argilla che alla prima spallata ricevuta da un agente microscopico è caduto inesorabilmente. D'altronde,è risaputo che i palazzi devono essere costruiti su terreni stabili ed avere solide fondamenta .
I medici di famiglia in Italia sono circa 43000 e si prevede che per il 2023 circa  16000 andranno in pensione e non saranno facilmente sostituiti dai giovani laureati che preferiscono la specialistica in quanto non più attratti dalla medicina generale.
Il medico di famiglia in passato era una figura importante nel tessuto sociale per la funzione polivalente ed istruttiva al di là dei compiti specifici ed era infatti, un punto di riferimento per intere famiglie, un amico ,un confidente oltre ad essere
un internista, un ginecologo, un ortopedico e quant'altro. Nel corso degli anni, il suo ruolo è cambiato profondamente anche perché è cambiata sicuramente la società,la famiglia,il rispetto verso i professionisti in genere e dei medici in
particolare e l'avvento della prestigiosa Google University è stato devastante in questo senso. E' una società imbarbarita e che,grazie ai programmi spazzatura che vanno in onda quotidianamente,prende a modello la vita di quei cafoni
palestrati del Grande Fratello o il lato B della Belen e non si accorge dei nostri giovani brillanti laureati che devono andare all'estero per essere apprezzati e premiati.
Oggi al medico di medicina generale viene chiesto di essere un bravo informatico (i dati devono essere inviati su decine di piattaforme),un ottimo ragioniere (deve controllare costantemente la spesa sanitaria) ed ultimamente gli viene chiesto anche di giocare al piccolo chimico con i test rapidi sierologici da somministrare al personale scolastico.
In pratica hanno assemblato un nuovo Frankenstein che , come nel film, è stato creato contro la sua volontà per mettere paura non solo all'umanità ma anche a se stesso.
Durante la prima ondata pandemica ,i medici di medicina generale sono stati scaraventati a mani nude e senza i dpi contro questo maledetto virus , come le truppe di un tempo sbeffeggiate e derise, talvolta, dagli stessi generali che li spingevano al macello. In guerra, è risaputo,muoiono i soldati e non i generali!!! Solo dopo si sono resi conto dell'importanza che la medicina di base poteva rivestire come filtro e tutti si sono riempiti la bocca per riorganizzare al meglio la medicina territoriale.

Al momento l'unica cosa evidente che è cambiata in maniera grottesca è il carico burocratico che è diventato veramente da guinness dei primati. I nostri studi sono stati trasformati in certificatifici ed il fonendoscopio sta diventando ,sempre di più ,un oggetto da arredo. Non mi meraviglierei se con il prossimo dpcm si obbligassero i cittadini di munirsi di un certificato
medico di sana e robusta costituzione fisica e psichica anche per entrare nei bagni pubblici !!!
Ma nonostante tutto penso che il medico di famiglia in questa pandemia debba recitare un ruolo da protagonista e non fare la semplice comparsa perché credo che nessuna altra figura professionale conosca meglio la condizione sociosanitaria
del territorio sotto tutti gli aspetti e potrebbe controllare i microfenomeni casa per casa,individuo per individuo,famiglia per famiglia e soprattutto individuare chi sono i pazienti fragili e che , pertanto, necessitano di maggiori attenzioni.
Siamo anche lieti di contribuire a rafforzare le attività di prevenzione e ben vengano i test rapidi antigenici che i medici di medicina generale dovrebbero somministrare obbligatoriamente,sperando però che sia il medico stesso a decidere a chi somministrarli secondo scienza e coscienza(contatti stretti) e non gli venga imposto dall'alto senza un minimo di criterio ,altrimenti, almeno per quanto mi riguarda, restituirò i “bastoncini” al mittente con il consiglio di farne l'uso che meglio crede.
Mi viene in mente la frase storica di Francesco di Valois che, fatto prigioniero dopo aver perduto la battaglia di Pavia nel 1525 ad opera di Carlo V, scrisse alla madre Luisa di Savoia : ” Tutto è perduto fuorché l'onore e la vita che è salva”.
Le stesse cose speriamo di portare in salvo noi medici oltre, nei limiti del possibile, alla vita di qualche paziente.
Spero che al più presto si faccia la tanto decantata riforma della medicina territoriale, si tolga il medico di medicina generale dall'isolamento nel quale è stato confinato e lo si inserisca al centro di un team multidisciplinare che
comprenda personale di studio, infermieri, fisioterapisti, medici di guardia medica e del 118, specialisti ambulatoriali, personale Asl e per ultimo, ma non per importanza, anche il volontariato. E' fondamentale,inoltre, un dialogo digitale
costante con l'ospedale soprattutto grazie alla telemedicina e bisogna ridare i ricettari agli specialisti (come succede in quasi tutte le regioni),in quanto è  disumano per i pazienti che dopo un ciclo di chemio o radioterapia debbano fare
la fila di ore nei nostri studi per avere la copia delle prescrizioni specialistiche.
Devono viaggiare le informazioni e non i pazienti che non sono delle palline da flipper fatte rimbalzare dal personale amministrativo (per le prenotazioni) ai medici e viceversa prima di entrare in buca o di mandare tutto in tilt. Sarebbe
utile ridurre il massimale dei medici e soprattutto eliminare tutta una serie di attività burocratiche elefantiache che non hanno nessuna utilità sanitaria ma rappresentano solo una perdita di tempo per i medici, per gli impiegati asl e per i
pazienti. Le code che si formano dalle 7 del mattino davanti agli uffici dell'asl quando si devono rinnovare i ticket sanitari sono degne della Repubblica delle banane. Vi sono piu' di cento esenzioni ticket (reddito-invalidità-infortuniogravidanza-
patologie- malattie rare-prevenzione ecc ecc) che creano solo confusione e secondo me, sarebbe necessaria una bella sforbiciata facendo pagare un minimo a tutti rispettando, però, l'art. 32 della Costituzione che afferma: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Non mi resta che augurare buone feste a tutti ,sperando che babbo natale sotto l'albero ci faccia trovare un valido e sicuro vaccino anticovid che ci liberi per sempre da queste fastidiose mascherine e permetta ,finalmente, di farci riabbracciare nei momenti felici, di riportare gli studenti tra i banchi di scuola (anche senza rotelle), di dare la possibilità alle partite iva di alzare una volta e per sempre le saracinesche e di far vivere in serenità gli anziani che hanno pagato il prezzo più alto di questa pandemia.
Ed in ultimo, caro babbo natale, ti chiedo in dono un desiderio personale e, sono sicuro che non puoi dirmi di no, che è quello di ridare al lavoro più bello del mondo la dignità che merita. 

Peppino Volpe

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Una battaglia da vincere sul territorio

Mai come in questi tempi il nostro paese è sottoposto ad uno stress test e si trova a fronteggiare una situazione senza precedenti alla quale bisogna trovare soluzioni rapide ed efficienti.
La confusione regna sovrana un po’ a tutti i livelli e il CTS ancora non ha emanato linee guida su come trattare i pazienti a domicilio. I tanti quesiti inviati dalle organizzazioni sindacali ai vari rappresentanti istituzionali hanno trovato lettera morta probabilmente perché non hanno, neanche loro, le idee molto chiare.
Purtroppo ad oggi ,noi medici di medicina generale non abbiamo farmaci specifici per la cura domiciliare del covid 19 ma solo terapie sintomatiche come il paracetamolo, il desametasone (da non usare nelle fasi iniziali),l'antibiotico(??) e l'eparina a basso peso molecolare. Tutto il resto è improvvisazione che non può trovare spazio nella medicina dell'evidenza. Anche tutte quelle terapie che sembravano promettere bene nella prima fase dell'ondata pandemica ,come per es.
l’idrossiclorochina, non sono state approvate dall'AIFA in quanto non hanno dato risultati significativi rispetto al placebo. I centri Covid , che non hanno moltissime armi terapeutiche in più rispetto ai medici di base , sono quasi saturi e vanno riservati ai pazienti più gravi e pertanto, in attesa di un vaccino o degli anticorpi monoclonali (già usati con successo sul presidente Trump in forma compassionevole), la battaglia contro questo virus si deve combattere sul territorio facendo appello alla massima responsabilità dei singoli individui. Nessuno puo' peccare di menefreghismo perché rischia di compromettere i sacrifici di tutti, in pratica ognuno deve essere poliziotto di sé stesso.
I virus respiratori, come è risaputo, si moltiplicano e resistono maggiormente sulle superfici con il freddo e siccome l'inverno ancora deve arrivare è facile intuire che ci attende un periodo lungo e difficile da reggere sotto tutti i punti di vista, economico, sociale ma soprattutto sanitario.
In caso di sintomi simil influenzali, i pazienti non devono farsi prendere dal panico, non devono assolutamente uscire di casa ma chiamare il loro medico di famiglia o il sep per essere guidati.
Ricordiamo che sostanzialmente è una malattia guaribile, infatti, il 95% dei positivi al covid è asintomatico o paucisintomatico e che la mortalità è del 1,3% (di solito pazienti fragili).
Non bisogna assolutamente farsi prendere dall’ansia anche se ,a volte, anche la semplice attesa del referto di un tampone è diventata snervante e distruttiva per molti pazienti.
Mi piace ricordare le parole del prof. Franco Locatelli: ” Niente panico e viviamo responsabili, ma viviamo”.
Vi ricordo che l'accesso allo studio di medicina generale è regolamentato dalle disposizioni nazionali e regionali come evidenziato in questa locandina affissa davanti a tutti gli studi medici:
La scorsa settimana nel nostro studio associato ci sono state, mal contate, più di 700 presenze, sicuramente è un periodo in cui si praticano le vaccinazioni antiinfluenzali ma è altrettanto vero che molte persone anziane (più fragili) vengono allo studio perché hanno problemi a farsi inviare le ricette dematerializzate in quanto non hanno molta praticità con i WhatsApp o con le email.
Potrebbero, a mio avviso, essere aiutati in queste operazioni dai nipoti o da qualche volontario.
Bisogna assolutamente, per il bene di tutti, evitare pericolosi e inutili assembramenti.
Ai pompieri si insegna che in caso di emergenza il primo a doversi mettere in sicurezza è proprio l’operatore perché se resta tra le fiamme non può salvare più nessuno. Lo stesso principio dovrebbe valere per i medici ma purtroppo non è stato così e per questo voglio rivolgere un pensiero a tutti i colleghi che ci hanno lasciato a causa di questo nemico invisibile (200 circa) e in particolare al medico di medicina generale di Torre Annunziata, morto pochi giorni fa e che i
colleghi della MediCoop, di cui lui faceva parte, hanno voluto ricordarlo così:
Perdonaci Mirco !!!
Avremmo voluto fare di più, avremmo voluto che tutti avessero fatto qualcosa di più, come una cosa semplicissima: rispettare delle banalissime regole che impongono l’uso di una mascherina indossata in modo corretto e mantenere delle giuste distanze, per impedire che il mostro chiamato Coronavirus possa colpirci e distruggerci.
Purtroppo non è così, non è stato così !!!
L’egoismo dell’essere umano ha ancora una volta predominato !!!
Hai svolto il tuo lavoro di medico di famiglia con dedizione, sei morto sul campo, in trincea colpito da una pallottola vagante chiamata Covid-19, che ha colpito a morte te, MA FERITO TUTTI NOI che continuiamo a combattere sul fronte Coronavirus, nonostante i sorrisini sarcastici dei vari Vespa a “Porta a Porta”, dei Fazio, degli increduli come Sgarbi, dei tanti negazionisti e complottisti o dei tanti opinionisti o pseudo-scienziati che pontificano da dietro le scrivanie e si lamentano dei
medici di famiglia, ma che al FRONTE di un ambulatorio di un medico di Medicina Generale non ci sono MAI stati.
Troppo comodo affermare è una banale influenza o il telefono del dottore è sempre occupato, se non hai frequentato per un solo, e ribadisco UN SOLO GIORNO, un nostro ambulatorio!!!
Maledetti che scrivete contro i medici di famiglia perché non fanno a sufficienza il loro lavoro, ma perché NON VENITE con una telecamera nei nostri studi, ma non per fare una intervista concordata, ma PER DOCUMENTARE come trascorriamo le nostre giornate? Perché non venite???
Però ve lo anticipo da subito, Vi voglio anche a casa, poiché neanche al cesso abbiamo più il tempo per concentrarci ed espletare le normali funzioni fisiologiche, presi come siamo dalle miriadi di telefonate, email e WhatsApp.
Ma questo sui giornali nessuno lo scrive, in TV non lo sentiamo: in pochi spendono buone parole.
Purtroppo, fa più notizia la lamentela: i mass media amano la malasanità!!!
Perdonaci Mirco, nessuno Ti ha protetto, non hai mai avuto un DPI dalle Istituzioni poiché lo sai non spettano a noi medici di famiglia, ma ora Ti prego, se puoi, proteggi Tu TUTTI NOI che continuiamo a svolgere con passione e dedizione il nostro lavoro di medico di famiglia, poiché Tu lo sai… il peggio deve ancora venire, ma l’uomo della strada non lo sa, non lo vuole sapere, lui deve continuare a vivere come gli pare e piace, poiché lui è un UOMO LIBERO.
E purtroppo è vero che non possiamo e non dobbiamo fermarci, lo sai che non è ipotizzabile un completo Lock down poiché economicamente siamo sul ciglio del baratro e non lo sopporteremmo, ma almeno ILLUMINA chi deve decidere che almeno attui dei lock down CHIRURGICI, mirati a fermare gli assembramenti, a multare gli irrispettosi, ad impedire che per colpa di pochi ignoranti e menefreghisti, paghino tutti.
E ribadisco auguriamoci che i nostri concittadini facciano una volta e per tutte un passo indietro, un piccolo passo indietro che moltiplicato per milioni di passi, diventerebbe UN GRANDE PASSO INDIETRO. Ne va del nostro futuro.
E perdonaci se neanche Tua moglie ed i Tuoi figli potranno accompagnarti all’ultimo viaggio per la quarantena imposta e perdonaci se non hai potuto godere dal letto della rianimazione la Laurea con lode di Tua figlia.
Sappi però, che per noi sei, sarai e rimarrai un esempio, di professionista serio, attento e scrupoloso, morto sul campo della Medicina per colpa di un virus maledetto.
Ciao Mirco Ragazzon, da parte mia e di Tutti gli amici e Colleghi della MediCoop VESEVO con i quali hai trascorso tanti momenti sereni.

Peppino Volpe

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