Di Eugenio Marano su Giovedì, 10 Novembre 2016
Categoria: Vario

L’AGONIA DEL FIUME CALORE di Eugenio Marano

Nei giorni scorsi si è rinnovata, per l’ennesima volta, l’umiliante visione del fiume Calore in secca e con essa la morte di un intero ecosistema fra i più importanti ed unici, nell’indifferenza di tutti e principalmente di chi doveva impedire che ciò accadesse. Infatti alcuni tratti del nostro fiume, causa il mancato rispetto del “minimo deflusso vitale” (e non solo), non vengono tutelati dai poco sensibili addetti ai lavori. Nessuna politica per salvare questo habitat tutto ricadente all’interno del Parco dei Monti Picentini. Le nostre sorgenti rappresentano il sito naturalistico sicuramente più importante di tutta la provincia e trai i più ricchi di biodiversità dell’intera regione Campania. Sabato 5 novembre: mentre l’Amministrazione Comunale di Montella premiava il film documentario “Il bacio azzurro”, con la

motivazione di aver portato alla ribalta le nostre sorgenti, (lavoro promosso e finanziato dall’Alto Calore uno degli Enti che dovrebbe garantire il “minimo deflusso vitale”), il nostro fiume veniva nuovamente schiaffeggiato dall’incuria dell’uomo. Altro che “bacio”……. Mi è sembrata questa una scelta in contrasto e poco attinente, specialmente in rapporto con il suddetto triste evento.
Le parole, gli aggettivi e le promesse lasciano il tempo che trovano, le crude immagini della morte degli esseri viventi, la cui esistenza è legata allo scorrere perenne dell’acqua, tra cui la trota autoctona (specie di grande importanza naturalistica) e il gambero di fiume, ormai considerato in via di estinzione e rigorosamente tutelato a livello europeo, indignano ancora di più chi ha un minimo di sensibilità.
Un invito ai giovani ad impegnarsi per difendere le nostre bellezze naturali, e una pressante richiesta alle Istituzioni della Regione, all’Ente Parco, alla Provincia, all’Amministrazione Comunale di Montella e all’Alto Calore affinchè possano approfondire e capire il vero valore della Natura ed il rispetto che l’Uomo le deve. Uscire dalle stanze del potere, incontrare la natura e viverla sul campo, lontano dalla teoria e dalla retorica. Non ignorare l’unicità di questi specifici luoghi e constatare con i propri occhi: perché una libellula impiega più di un anno per diventare tale o una delle nostre trote impiega anni per raggiungere appena 20 cm., o il silenzio e la pace affinché un’aquila possa nidificare.
Il delicato equilibrio dell’ecosistema fluviale, se danneggiato, non potrà più essere ripristinato in alcun modo. Pensiamoci!

Eugenio Marano

 

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