Di Graziano Casalini su Giovedì, 19 Ottobre 2023
Categoria: Vario

I castagneti e le terre della famiglia Marano Angelo di Sorbo Montella di Graziano Casalini

I CASTAGNETI E LE TERRE DELLA FAMIGLIA ANGELO MARANO DI SORBO - I RACCONTI E I RICORDI DELLA FIGLIA CARMELA MARANO a cura di Graziano Casalini 
I miei genitori, Angelo e Elisabetta (Bettina) Cianciulli, avevano in diverse località nella campagna e sulle montagne montellesi alcuni appezzamenti di terreno agricolo, ereditati dai rispettivi antenati o acquistati nel corso della loro vita matrimoniale, terreni coltivati e coltivabili, castagneti, frutteti ecc. dislocati in dodici zone montane e nella campagna pianeggiante di Montella, lontani uno dall'altro e dall'abitazione stessa.

Nel 1956 importanti difficoltà, non permettevano a mio padre, già avanti con l'età, di gestire al meglio, nonostante l'aiuto di una parte della famiglia, tutti questi terreni, neanche con i vari braccianti paesani e non, che a pagamento venivano a lavorare nei periodi delle grandi lavorazioni e raccolte. Allora era quasi impossibile trovare manodopera, perché tutti coloro che non avevano lavoro o terreni di proprietà, emigravano chi all'estero, chi nel centro-nord Italia, dove in quei tempi era possibile trovare facilmente lavoro. Vista la situazione familiare: eravamo sei sorelle, poco adatte ai lavori in campagna e praticamente disoccupate, e due fratelli, Giuseppe (Peppino) il maggiore, studente universitario in attesa di laurea, Gerardo, non troppo convinto di continuare l'attività agricola, fu così che di comune accordo prendemmo la decisione di vendere tutto e emigrare pure noi in Toscana, dove, si era già trasferita la famiglia della fidanzata di mio fratello Gerardo e dove avremmo potuto trovare facilmente lavoro, noi sei giovani sorelle.

Tutti i terreni e gli appezzamenti si trovavano, in ordine di grandezza a: Contrada Chiavolella in montagna a circa 1050 metri di altitudine, dove erano un grande numero di castagni, Le Ripe, zona montana, sopra i 1000 metri, scoscesa difficile da raggiungere anche a causa dell'attraversamento di un torrente, questa coltivata a castagneto. Bolifano verso Montemarano, territorio montano, coltivazioni miste, Le Copelle, terreno sempre in montagna, coltivato a grano e patate. Piedisava, terreno pianeggiante in zona Volturara Irpina, produzione grano, con grande aia per la battitura, e molte piante di meli. Contrada Lào, conca alluvionale, due appezzamenti, provenienti dalle famiglie Marano e Cianciulli, dove oltre a alberi di noci e meli, si poteva coltivare stagionalmente di tutto, in prevalenza ortaggi, dove per la grandissima fertilità del terreno se ne producevano in grandi quantità e di ottima qualità. Schito, zona stazione pianeggiante, un campo, dove si coltivavano ortaggi, vi erano piante di noci e meli. Lo Prato, ( acquistato dalla mia famiglia ) zona pianeggiante, presso il paese, un grande campo dove si coltivava granoturco, grano, erbamedica, pomodori, barbabietole da zucchero e altri tipi di ortaggi, vi erano anche qui piante da frutto, noci e meli, questa zona era molto redditizia perché il terreno era irriguo.

Bisceglieta, zona agricola collinare, fra Montella e Bagnoli Irpino, piante di fichi, ciliegi, e oliveta. Scuorzo, zona agricola collinare Tagliabosco, qui si coltivavano, pomodori, ceci, lenticchie, grano, oltre alle produzione di uve con molte viti e di olive con le diverse piante di olivo. Lo Pasteno, che significa vigna o vigneto, qui si avevano viti locali di aglianico e altre, che con le uve dello Scuorzo, mio padre faceva un vino di ottima qualità. Come si può capire facilmente, se tutti questi appezzamenti agricoli, fossero stati raggruppati, in un unico grande podere, per la fertilità e per svariate tipologie delle ottime culture esistenti, le difficoltà nel gestirli sarebbero state meno gravose, e alla portata della mia famiglia.

Le proprietà agricole, anche relativamente grandi, delle famiglie sempre numerose, per il ripetersi nel tempo di successioni, subivano importanti frazionamenti, riducendone di molto le superfici e logicamente la convenienza del loro sfruttamento. Questo problema, secondo me, è un problema che penalizza il miglioramento in generale delle attività agricole di Montella. Solo una parte, del territorio agricolo, quasi tutto coltivato a castagneto è rimasto relativamente grande; quello appartenente alla chiesa, che anzi nel tempo, per i numerosi lasciti testamentari ha avuto una inversione di tendenza, ingrandendosi. Prima del trasferimento in Toscana, le nostre terre, furono cedute, in parte a parenti, altre vendute a coltivatori paesani, con un misero ricavato, dovuto al fatto, che la richiesta era bassissima, per le ragioni legate alla migrazione e alla carenza di manodopera maschile, il terreno montano, che noi chiamavamo le Ripe, fu donato da mio padre al Comune di Montella, perché difficilmente raggiungibile dal paese, con i mezzi allora disponibili, e quindi invendibile. Questi, alcuni altri miei racconti e ricordi di gioventù, che oggi ripensandoli bene, mi chiedo, ma come era possibile che una famiglia come la nostra potesse continuare a coltivare e gestire, con i mezzi a quel tempo disponibili così tanti appezzamenti di terreno, quasi tutti distanti da casa?

Oggi i paesani, agricoltori e castanicoltori, per arrivare ai loro terreni, dispongono quasi tutti di fuoristrada, o di altri autoveicoli, impiegano al massimo qualche decina di minuti, quando prima con i muli e gli asini, servivano ore di cammino, molte volte anche a piedi e alla stanchezza del lavoro si aggiungeva anche quella del viaggio. Fu un grande dispiacere, dover lasciare definitivamente Montella, il paese dove tutti noi eravamo nati e vissuti da sempre, però, allora non avevamo altra soluzione possibile che quella di andare altrove, per trovare lavoro, un futuro e una vita migliori.
A presto altri racconti e ricordi, CARMELA MARANO

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