L’attenzione di noi italiani viene fuori quando succedono gravi emergenze o fenomeni, mettendo tutte le nostre capacità e conoscenze per cercare di arginare e combattere le difficoltà che si presentano, rendendoci conto che alla fine c’è sempre qualcosa che non va. L’emergenza del momento, ossia quella idrica, con tutte le istituzioni coinvolte che trovano le più disparate giustificazioni: le molteplici difficoltà; il malfunzionamento degli impianti; la dispersione nelle conduttore; la siccità. Addirittura nel mio comune quello di Montella, qualcuno ha segnalato che alcune condotte sono in amianto e che altre sono state fatte negli anni del Fascismo (oramai 80 anni fa)….Grandissima scoperta! Come quella dell’acqua….calda.
Ricordo che nel 1980 c’è stato un grande evento sismico, una catastrofe naturale che ancora abbiamo addosso con migliaia di morti, distruzione e macerie. Ebbene possibile che con tutta quella pioggia di denaro post sisma, non si è pensato con criterio e saggezza di sistemare tutte le cose (si poteva tranquillamente rifare la rete idrica, così come pure la ricostruzione delle scuole). Invece si è pensato bene di seguire le orme di Mosè con la “spartizione delle acque”, nel senso che
nell’Alto Calore c’erano molti sederi per poche poltrone, allora divisero in due l’ente (uno Alto Calore Patrimonio, l’altro Alto Calore Servizi): il miracolo riuscì tanto che avanzarono delle sedie con il risultato di bollette salate per tutti ma servizi insufficienti e situazione debitoria alle stelle, con la ciliegina sulla torta dei rubinetti a secco.
Ma la legge della natura è spietata, la mancanza di pioggia e neve e la grave siccità ha portato tutti i nodi al pettine e l’acqua, non solo metaforicamente, si è intorbidita.
Nella nostra martoriata provincia, non bastava una edilizia pubblica al collasso, la mancanza di lavoro, la disoccupazione devastante, i giovani smarriti e sfiduciati, una mancanza di moralità, di onesta, di rispetto delle leggi con una corruzione a ogni livello, ed ecco che è arrivata anche l’emergenza idrica. Il nostro bene primario, l’acqua, che sgorga dai rubinetti con felicità nelle case delle regioni vicine, portata dalle nostre sorgenti, a noi invece cittadini irpini non ci resta che piangere e con le lacrime riempire i serbatoi!
Da montellese nostalgico, non mi rimane che ricordare le tante fontanelle sparse in ogni angolo del paese…e mi viene da pensare al podestà Don Vincenzo Bruni uno dei padri fondatori dell’Alto Calore, quando questo ente portava l’acqua ovunque nelle case della nostra provincia e non, come ora, la toglieva.
Carmine Marano (1960)