Forcone Ai lati della beccheria teneva sempre esposte penzoloni le due "pacchine" di maiale sui cui andavano a banchettare nugoli di mosche ed insetti voraci!
Lungo la strada incontrò tanti amici, che fecero finta di non riconoscerlo, nonostante che con essi aveva trascorso ore e ore all'osteria del Paese, giocando a "Tuocco", a "Padrone e sotto", alla "Passatella", alla "Scoppola"...
I giochi, com'è noto, di origine romana ( piacevano molto anche a Catone e Cicerone ) consistono nel tracannare in compagnia litri e litri di vino, innaffiando porzioni di baccalà, lupini e altri cibi salati, cercando di mandare "all'urmo"
( cioè non potevano bere! ) gli avversari! Più avanti, incontrò Oreste il macellaio!
Era costui un tracagnotto brutto, con un'epa gonfia e cascante dalla cintola:
passava per essere buono e affabile, e, sempre pronto a soddisfare i clienti, si recava con piacere nelle
loro abitazioni per scannare i suini allevati e recuperare il loro sangue versato per farne sanguinaccio!
Sorprese più volte la moglie, attraente e più giovane di lui, che trescava con un biondino belloccio e, nonostante le botte e le legnate dispensatele,
lei ricadeva sempre nel peccato di lussuria e concupiscenza!
Un bel giorno, i due amanti non si videro più in giro per le vie del Paese : spariti ?
A questo punto il racconto diventa convulso, agitato, spasmodico, drammatico! È connotato, infatti, da una insinuante circostanza e caso da romanzo giallo e dell'orrore, degni di un autore come Stephen King!
Alcuni compaesani pensarono che la coppia di amanti fosse fuggita in un paese lontano dove consumare, alla luce del sole, il loro idillio, gli altri, la moltitudine maligna e perfida, era più che convinta che i due fossero finiti, prima in un tritacarne e poi nelle budella per fare salsicce e soppressate!
Quando Forcone gli fu vicino, il beccaio, senza muovere le labbra, gli bisbigliò con fare da complice omertoso, che erano a sua disposizione tutti gli attrezzi taglienti della sua macelleria!
La proposta di Oreste era stata così audace, spregiudicata, sinistra, che fu sveltamente respinta da Forcone, mentre nel suo animo, a causa di questa offerta criminosa, aumentarono a dismisura i dubbi se anche il suo inconsapevole stomaco fosse stato il depositario di quei discussi ed ambigui salumi!
Arrivò a casa che era quasi buio e la luna aveva iniziato a fare il suo percorso nel cielo... Aprì la porta e, senza spogliarsi, si tuffò sul letto e, stanco com'era, si addormentò di botto! Ma dormì una notte agitata, popolata da terrificanti incubi ( gli stessi che assalirono Don Abbondio dopo le intimidazioni dei Bravi di Don Rodrigo e quelli di quest'ultimo che, dopo aver fatto baldoria con gli amici, tornò a casa e, andando a letto, sognò Fra Cristoforo nell'atto di maledirlo, dopo che si era scoperto addosso " un sozzo bubbone d'un colore paonazzo " e quindi di aver contratto la peste! ), sognò, dunque,
Forcone una folla di enormi cani, giudici, avvocati, uscieri, sindaci, macellai, tutta un'accozzaglia di figure pericolose, nere, pronte a fargli tirar le cuoia, impiccandolo, come capitò a Pinocchio, che penzolò dalla Quercia degli Assassini per le mani del Gatto e della Volpe!
Pur tuttavia, si svegliò la mattina e si scoprì lucido e determinato!
Ad un paio di tiri di schioppo da casa sua, viveva Pilade il Saggio, una sorta di santone, asceta, guida spirituale, taumaturgo, presso cui si recavano le persone i questuanti per risolvere i problemi della loro vita!
Dietro compensi in natura, egli ascoltava le loro richieste di aiuto e poi dispensava pareri…