La mitica LAMBRETTA- Modello 125 d-del 1952, fabbricata dalla INNOCENTI SPA. - Quando mio padre comprò la Lambretta, io avevo 7 anni ed ero abbastanza alto, per cui con le punte riuscivo a toccare il suolo. Durante le mattinate estive, quando lui era impegnato, di nascosto mi divertivo spingendola a motore spento e saltandovi sopra a mo’ di bicicletta. Così facendo, ne acquistai la padronanza e, quando mi trovavo vicino ad un pendio, davo sfogo a tutta la mia esuberanza e ne combinavo di tutti i colori! Essendo Medico Veterinario in Montella, mio
padre se ne serviva per raggiungere le masserie, dislocate nelle campagne lontano dal centro del paese o in montagna. Di solito, quando il tempo lo permetteva, io andavo sempre con lui. Ricordo che una volta doveva recarsi nel territorio di Cassano Irpino in una masseria fra i monti per soccorrere una mucca in fin di vita! Mi lasciò lungo una strada di campagna e con i pastori si incamminò in un sentiero alquanto accidentato. Erano all’incirca le 18,00 di un giorno di giugno! Nell’immediato cercai di approfittarne con la Lambretta e mi divertii molto. Con delle pietre formai un percorso da Gimkana, in quanto la strada era in leggera discesa. Il tempo volò veloce e le luci del giorno volgevano al declino! Il divertimento era finito e lo stare da solo in quel posto mi fece venire tanti pensieri! Perché mio padre tardasse tanto ed io da solo nel buio della sera? Che fare? Non potevo, effettivamente, fare nulla! Non potevo nemmeno mettere in moto la lambretta per utilizzarne il faro, perché mio padre ne aveva portato via la chiave per mia sicurezza! Quella strada era anche lontana dal piccolo centro abitato e non vi passava proprio nessuno! Rimasi in silenzio per poter ascoltare la voce di mio padre o dei pastori, ma…niente! Che fare? Seduto sulla pedana della Lambretta, incominciai a scrutare il cielo stellato e fu un momento veramente magico, che ricordo molto chiaramente ancora oggi! Mentre stavo così intento, sentii da molto lontano mio padre che mi chiamava! Con la mia “possente” voce gli risposi e di lì a poco finì la mia attesa! Fortunatamente, mio padre aveva salvato quella mucca e, quindi, ritornava tutto soddisfatto con i pastori. A quei tempi la morte di una mucca o di un vitello rappresentava una vera perdita economica! Negli anni successivi, quando fui grande in età ed in altezza, riuscivo ad impossessarmi, furtivamente, anche della chiave e via per le strade secondarie, in particolare, lungo la strada in discesa che dalla Cisterna va verso Piedi Serra ( dal '53 abitavo in Via Don Minzoni). Era molto accidentata con pietre sporgenti dal suolo! Era proprio il terreno adatto per il motocross! Ricordo che era una domenica pomeriggio dell'estate del '57 e faceva molto caldo! Si pensò con gli amici di andare sul Pianoro di Verteglia per goderci un po' di frescura. Quel pomeriggio i miei erano fuori Montella, per cui ero padrone assoluto della Lambretta! Ci organizzammo in breve tempo e, tutti motorizzati, ci mettemmo in viaggio. Sul pianoro stavano pascolando numerosi bovini, per cui si pensò di raggiungere il Poggio del Principe per poter realizzare una gara di motocross su quel terreno tutto cosparso di tane di talpe e di zolle di terreno e quindi alquanto accidentato. Ci demmo alla pazza gioia con le nostre moto! Ci esibimmo in diverse acrobazie! Quel terreno si stende lungo la Strada Statale, che da Montella va verso Salerno, per cui alcuni viaggiatori, vedendoci scorrazzare, si fermarono a guardare. Quasi sempre, purtroppo, "il diavolo ci mette le carna o lo zampino"! Proprio in quei frangenti, transitava anche il Rev. Frate Silvio Stolfi, Padre Guardiano del Convento di San Francesco. Avendoci veduto da lontano, si fermò e, ammirando le nostre esibizioni, mi notò fra il gruppo. Mi chiamò per complimentarsi e poco dopo riprese il suo viaggio per Montella. Anche noi fummo costretti a terminare quell'esibizione per goderci un po' di relax. Rientrando in paese, eravamo euforici e raccontammo le nostre gesta agli altri amici. L'indomani, il caso volle che Frate Silvio incontrasse proprio me e mio padre! Si fermò subito per porgere a mio padre i suoi apprezzamenti sulla mia bravura da motociclista, facendo vagamente riferimento a quanto aveva visto su Verteglia. Fu, per me, un momento tragico, perchè ancora una volta ne sarebbe venuta fuori un'altra mia mascalzonata! Feci subito un passo indietro a mio padre e, attirando l'attenzione di Frate Silvio con gesti, gli feci segno di non dire. Frate Silvio intuì, cambiò discorso e poco dopo si accomiatò. Mio padre, all'oscuro di tutto, non comprese il motivo di quei complimenti! Ricordo ancora che eravamo in luglio e mio padre da Veterinario doveva somministrare in via intramuscolo dei vaccini a tutti gli ovini presenti nel territorio di Montella-Cassano Irpino, in quanto incombeva una epidemia a livello nazionale. Si effettuarono raduni in diverse località e, in particolare, ricordo quello oltre il Varo della Spina verso Acerno. Il tempo minacciava pioggia. In quella zona non c'era riparo alcuno! Mio padre si mise subito all'opera e sul finire caddero le prime gocce. Eravamo con la lambretta! Ripartimmo subito a velocità sostenuta e la pioggia sembrava che volesse raggiungerci a tutti i costi! Il problema era che dinanzi a noi la strada non era rettilinea, ma dovevamo affrontare diverse curve! Mentre papà guidava, più volte mi giravo a vedere il sopraggiungere della pioggia, che scendeva diritta dietro di noi ad una distanza di 50 m circa! Mi sembrava proprio di vedere quelle scene di films con tutti gli effetti fotografici. Finalmente giungemmo nei pressi della Libera ed il percorso si snodava quasi rettilineo, per cui eravamo riusciti a scampare il peggio! Ci fermammo sotto un ampio portone e, così, evitammo un bagno di pioggia! Poco dopo quelle nuvole tempestose si allontanarono ed il sole riprese a brillare! E' il caso di ricordare:" La quiete dopo la tempesta!" Da ragazzo, non curante dei pericoli, si potrebbe proprio dire che "ero un incosciente"! Con quella Lambretta ho rischiato di morire diverse volte, perchè l'ebrezza della corsa si impadroniva totalmente di me! La strada, che porta da Montella ad Acerno, tutta terribilmente stretta e tortuosa era il mio campo di battaglia, perchè la percorrevo a forte velocità, affrontando le curve da vero motociclista. Una volta, però, ho veramente rischiato di fare un volo nella scarpata sottostante (circa 100m), in quanto, in piena curva, incrociai una Betoniera e, per evitare lo scontro, mi buttai nella cunetta senza guardrail e solo il mio Angelo Custode mi trasse da quel tragico volo! Il mio sguardo si rivolse al Santuario del SS. Salvatore, Che, dalla sommità del Suo Monte, mi aveva protetto, perchè il mio cammino doveva prendere altre vie! Solo in quel momento capii la mia folle pazzia giovanile e, in quel preciso istante, mi sentii come rinato a vita nuova! Quella era stata l'ennesima volta!