10 Aprile 2022, 25° Anniversario della dipartita di mio padre Federico, Dott. Veterinario in pensione! Con questo mio doveroso ricordo desidero condividere con quanti lo hanno conosciuto e stimato questo suo tratto biografico! il padre nel 1918 lo fece entrare in un collegio, dove frequentò il Liceo Classico. Furono anni difficili a causa degli eventi bellici. Visse momenti amari quando un suo compagno di collegio contrasse il Tifo e dopo pochi giorni ne morì. Si impegnò a curare con successo una conigliera dell’Istituto. Fu molto diligente negli studi e fu un bravo oratore, declamando a memoria brani di autori classici. Conseguita la Maturità Classica, si iscrisse alla Facoltà di Veterinaria presso l’Ateneo della sua città. Furono anche questi anni turbolenti per l’avvento del Fascismo e tutte le sue conseguenze. Si innamorò di una studentessa, che nei suoi ricordi nominò spesso, chiamandola col nome di “La Gigia“.
Federico Buttiglio nacque a Perugia il 28 Febbraio 1904 da Mario e Luisa Vincenti. Fu figlio unico. Crebbe sano e bello con occhi celesti e capelli castano chiaro. Degli anni della sua fanciullezza non si ha alcuna notizia, ma si ritiene che furono spensierati. Dopo aver conseguito il diploma di Scuola Media,
Si laureò a pieni voti, essendo con altri due colleghi il migliore di quel corso universitario. I tre, neo-laureati ed amanti dell’avventura, vollero subito impegnarsi nella loro nuova Professione per costituirsi anche una certa indipendenza dalla propria famiglia. Essendo venuti a conoscenza del “Bando di Concorso per Veterinari Condotti in Campania per le sedi di Montella, Cassano I., Bagnoli I., Volturara e Gesualdo”, si iscrissero immediatamente per poter concorrere e, sicuri della riuscita, dissero queste testuali parole: “Andiamo a vedere cosa si fa laggiù!“
L’intenzione era quella di rimanere in quelle sedi per un periodo molto breve per poi far ritorno nella loro terra d’origine. Tutti e tre risultarono vincitori e Federico raggiunse la Condotta di Montella-Cassano Irpino.
Trasferirsi da Perugia non fu cosa semplice! Lasciare i genitori, la Gigia e i gli amici fu come chiudere un capitolo della propria vita per aprirne un altro pieno di incognite! Ormai non era più il giovane esuberante, ma l’uomo pronto ad intraprendere il suo ruolo di Professionista nella Società! Giunse a Montella nel Febbraio 1928! Alloggiò presso una famiglia, che gli aveva riservato una camera senza bagno e senza alcun tipo di riscaldamento. Il freddo pungente e le nevicate abbondanti gli fecero sentire ancor di più il distacco dall’amore dei suoi genitori e della sua fidanzata. La mattina si recava presso il Municipio, dove rimaneva a disposizione per eventuali visite a domicilio o provvedeva al controllo delle carni macellate.
Era solito fermarsi presso la Farmacia del Dott. Giulio Ciociola, dove poteva incontrare altri Professionisti.
La sera, quando rincasava, si tratteneva un po’ con i proprietari della casa, riscaldandosi presso il focolare. Poi, con quel po’ di calore, affrontava il letto dalle lenzuola ghiacciate.
La sua forte costituzione gli dette la forza di andare avanti.
Superato l’inverno, quando le giornate iniziarono ad essere un po’ più tiepide, comprò una potente motocicletta (Gilera), che gli doveva servire per poter raggiungere più facilmente le masserie, sparse nelle campagne ed in montagna. Con la moto si recò spesso ad Avellino, dove per comprare l’occorrente per l’abbigliamento e per la sua professione.
Di tanto in tanto ritornò a Perugia per riabbracciare i suoi genitori ed anche la sua Gigia.
In quegli anni si rese conto che non gli sarebbe stato possibile ottenere una Condotta nei dintorni della sua città, in quanto, dominando il Fascismo, si viveva di compromessi e soprusi! Non si perse d’animo e tentò diverse volte, ma sempre inutilmente! Fu proprio allora che incominciò ad odiare Perugia! Troncò con grande dolore il fidanzamento e volle affidare la Gigia al suo più caro amico. Quando il tempo seppe guarire quella profonda ferita, la Gigia sposò proprio quel caro giovane, divenuto poi Professore Universitario.
L’ 8 Aprile 1937 nacque la seconda bambina. a cui fu dato il nome di Angelina, nome della Suocera. A Montella, intanto, si vissero momenti difficili, quando i Tedeschi, in ritirata, seminarono il loro cammino di morti innocenti, come i Fratelli Pascale, barbaramente trucidati! Federico con la moglie e le tre figliole fu costretto a rifugiarsi sulla collina del Monte nel Monastero attiguo alla Chiesa di S. Maria della Neve. Il 30 Gennaio 1945 nacque, finalmente, il sospirato maschio, che chiamò come il suo caro padre, Mario. L’esercito tedesco ormai era stato sconfitto e, frettolosamente, rientrò nei suoi confini, ma ciò nonostante, nel Lager di Dachau in Germania con la matricola n. 117826 moriva a soli 36 anni il Dott. Giovanni Palatucci, nativo di Montella, ultimo Questore di Fiume Italiana. Tradito da un collega, era stato arrestato in quanto era riuscito a salvare da sicura morte oltre 5.000 ebrei. Riconosciuto, poi, dalla Comunità Ebraica “Giusto fra le Nazioni” e insignito dalla Repubblica Italiana con la “Medaglia d’oro al Merito Civile”
Federico non dimenticò mai il suo primo amore e custodì, segretamente, per tutta la sua vita una fotografia della Gigia.
Nel 1933 morì la sua adorata mamma e il padre, rimasto solo, si risposò.
Convinto che non avrebbe più potuto avere il trasferimento nella sua Umbria, decise di fidanzarsi e sposarsi. Conobbe la Signorina Maria Ciociola, figlia del Notaio Alfredo e il 6 ottobre 1934 contrasse il matrimonio. Le nozze furono celebrate presso il Santuario della Madonna di Pompei, perché la sposa aveva una profonda devozione per la Vergine Santissima del S. Rosario. Furono presenti alla cerimonia pochi amici e parenti, in quanto la suocera era gravemente ammalata. Seguì una breve luna di miele, raggiungendo Roma, Firenze, Venezia e Perugia.
Abitò nello stesso appartamento, occupato dai suoceri. Il 9 Novembre 1935 nacque la loro primogenita, a cui diede il nome della sua cara madre: Luisa.
A Montella fu molto stimato per le sue capacità di Veterinario ed anche il Comandante della Stazione dei Carabinieri gli affidò la responsabilità del Reparto Equestre, dove furono presenti validissimi cavalli. Fu un bravo cavaliere e, quando doveva recarsi in montagna, spesso montò i cavalli dei pastori. Cavalcò anche di notte per ore e ore per poter raggiungere località di montagna molto lontane dal paese. Fu molto coraggioso ed affrontò diverse situazioni di vero pericolo. Non si lasciò mai corrompere! Per questo fu amato e rispettato sempre.
Trascorse anni sereni in quanto il servizio da Veterinario non gli dette molto da fare e potette anche ritornare con la famiglia a Perugia.
Il 29 Gennaio 1940 nacque la terzogenita a cui fu dato il nome della Cognata, sorella della moglie morta in giovane età, Giuseppa.
La gioia di questo nuovo arrivo si offuscò il 21 luglio con la morte del Suocero, che ha sempre rispettato e stimato come se fosse stato suo padre.
Ricevette dalla Confraternita del S. Rosario l’onore di poter indossare la Veste Sacra, che era stata dell’amato suocero Alfredo, Priore e benefattore per ben 40 anni.
In quell’anno fu chiamato alle armi in qualità di Ufficiale Veterinario ed assegnato alla Caserma Militare di Caserta. Dopo alcuni mesi fu collocato in congedo col grado di Tenente. Nei primi mesi del 1942, accettò l’incarico di Corrispondente da parte della Direzione del Banco di Napoli di Avellino con il compito di effettuare alcuni pagamenti prima presso lo Studio del suocero e poi in un locale adibito allo scopo, preso in affitto dall’Istituto di Credito. Incarico questo, che potette svolgere, in quanto non trattavasi di un impiego vero e proprio, senza venir meno alla sua Professione.
A causa degli eventi bellici non potette avere notizie relative allo stato di salute del padre, che nel Settembre del 1943 improvvisamente era morto.
Nei primi giorni del 1944 i Tedeschi occuparono Cassino, creando un fronte invalicabile. Tramite la Direzione Generale dell’Istituto di Credito potette ricevere una lettera, scritta da un amico in cui gli comunicava le gravissime condizioni della matrigna. Senza pensarci su due volte, organizzò la partenza e, non potendo superare il fronte di Cassino per via normale, pensò di aggregarsi a dei camionisti, che riuscivano, clandestinamente e dietro compenso, a far superare il fronte a chi ne avesse avuto bisogno. Febbricitante partì di notte da Napoli insieme ad altre persone. Dopo circa 30 km., il camionista e l’aiutante si fermarono presso un’osteria per consumare la cena. Dopo un’ora, ripresero il cammino. Federico, che aveva viaggiato con gli altri sul cassone, chiese di poter stare in cabina in quanto aveva qualche decimo di febbre. I due avevano bevuto abbastanza e, nel buio della notte nei pressi di Formia, mentre facevano una manovra per evitare una frana, urtarono un palo della rete elettrica, che, cadendo, andò a finire proprio sul posto, occupato in precedenza da lui. Federico, quindi, si era miracolosamente salvato, ma, purtroppo, la persona, che ne aveva preso il posto, morì sul colpo!
Giunti al fronte, riuscirono a superarlo e, quindi, Federico arrivò sano e salvo a Perugia. Nel frattempo la matrigna, purtroppo, era morta!
Terminata la guerra, per alcuni anni, Federico condusse la famiglia a Perugia, dove trascorse i periodi estivi. Nel frattempo il lavoro, in qualità di Corrispondente del Banco di Napoli, si sviluppò sempre di più e la Direzione dell’Istituto di Credito decise di inaugurare una vera e propria “Rappresentanza “. Nel ’52, poiché i compiti della Rappresentanza incominciavano a richiedere più tempo, fece assumere dalla Direzione del Banco di Napoli un giovane Diplomato in Ragioneria, M.G., per poter avere un collaboratore. Nel ’55 il giovane Ragioniere fu trasferito in Roccaraso per la reggenza di una Rappresentanza dello stesso Istituto di Credito e così Federico ebbe la collaborazione delle sue figliole e in ultimo anche dal sottoscritto. La sua Professione lo assorbiva totalmente, perché, dopo gli eventi bellici, il commercio in paese stava riprendendosi e furono aperte nuove macellerie e negozi vari. Anche la Pastorizia si incrementò con l’arrivo di capi bovini, provenienti da allevamenti del Nord Italia o dall’Estero, e, quindi, il controllo per la salvaguardia di mandrie da malattie nocive anche all’uomo richiese più vigilanza in particolare per eventuali macellazioni clandestine! Anche il settore auto e il trasporto di persone a mezzo bus di linea incominciò ad incrementarsi e, quindi, gli avventori dei paesi limitrofi raggiungevano più facilmente Montella per rifornirsi di carne e di tutti i beni di prima necessità. Anche Federico, ormai, a pieno titolo, “Cittadino di Montella”, aveva raggiunto i “40 anni” di Professione e il ’69 fu collocato in pensione. Da quel Febbraio 1928 aveva dato tutto se stesso alla Professione di Veterinario per la Condotta di Montella-Cassano Irpino! Quanti felici ricordi! Quanti salvataggi di animali presso masserie sparse fra le montagne, nel cuore di notti o in inverni rigidi! Senza un attimo di esitazione, sempre pronto a tutto! Un giorno fu chiamato con urgenza presso una casa colonica dove un vitello stava morendo soffocato da una barbabietola bloccata nel condotto della trachea! I Pastori, gente veramente esperta, ricorrevano al Veterinario quando vedevano che non c’era più nulla da fare e quella volta, effettivamente, le avevano provate tutte! Giunto sul posto, Federico si tolse camicia e maglia intima e, a dorso nudo, ordinò, drasticamente, di mantenere aperta la bocca del vitello perché egli avrebbe infilato il braccio e estratto la barbabietola! Tutto si risolse in un attimo e l’addome del vitello si sgonfiò proprio come un palloncino! Il vitello riprese subito a scorrazzare libero! Un’altra volta io ero con mio padre, che si stava recando con la Lambretta presso il mattatoio per il controllo della macellazione. Lo raggiunse un uomo, tutto affannato, che lo pregò di andare subito alla sua masseria in quanto una mucca, a seguito di un parto travagliato, stava morendo! Andammo subito a casa per prendere un medicinale e via! Appena giunti, Federico chiese delle fettucce di cotone ed un gonfiatore di bicicletta! Nella stalla, vicini alla mucca moribonda, c’era la moglie con i figli dell’uomo che stavano piangendo! In quello stato di dolore non diedero peso alla richiesta di mio padre, che subito con voce forte ripetette la richiesta! L’uomo, incredulo e frastornato, corse subito a prendere quanto da mio padre richiesto! Si domandava il perché del gonfiatore! Federico, già durante gli studi universitari, aveva elaborato un certo suo procedimento proprio in simili circostanze, ma che non aveva potuto mai sperimentare! Quella volta volle metterlo in pratica!
Con il gonfiatore attraverso i capezzoli gonfiò la mammella e legò i capezzoli per non farne uscire l’aria. Poi iniettò nella vena giugulare un medicinale di una Casa Farmaceutica Tedesca e, dopo qualche attimo, quegli occhi spenti incominciavano a riaprirsi e, un attimo ancora, con un balzo la mucca si mise in piedi sana e salva! Il procedimento era risultato vincente! Il Popolo di Montella lo ha accolto appena trentenne e ha saputo amarlo e rispettarlo!
A novembre ’72 con la moglie seguì il figlio Mario in Avellino, dove potette godersi una pensione tranquilla e anche in compagnia di Pensionati, trasferitisi anche loro in Avellino con i propri cari.
La mattina, in loro compagnia, si concedeva lunghe passeggiate per il Corso e la sera usciva con la moglie, recandosi prima nella Chiesa del SS. Rosario per l’ascolto della S. Messa Vespertina e, poi, incontrandosi nuovamente con gli amici e con le rispettive mogli, passeggiava fino ad ora di cena.
Quando il 18 Settembre 1977 il figlio si sposò con la Dott. Angela Maria Maddaloni, continuò con la moglie ad abitare nella stessa casa.
Il “Signore“ gli dette una salute di ferro ed una compagna altrettanto sana nel corpo e d’animo nobile.
Fu sempre orgoglioso dei figli e dei nipoti, raccontandone sempre i loro successi. Quando ebbe l’occasione di incontrare e conoscere nuove persone, fu solito raccontare la storia della sua vita, arricchita dai tanti avvenimenti.
Il 23 Novembre 1980 alle ore 19,20, trovandosi in casa, visse con la moglie momenti veramente tragici a seguito del disastroso terremoto, che colpì tutta l’Irpinia!
Il 18 Settembre 1982 nacque il nipote, che avrebbe portato il suo nome e, sedendosi sul letto della clinica in attesa di poterlo vedere nel nido, Federico pronunziò la seguente frase :”Ora posso morire!“
Era nato l’atteso erede. Fu battezzato con i nomi : Federico, Maria, Salvatore.
Il 22 Luglio 1985 venne alla luce una bella bambina, che fu chiamata Marialuisa. Fu molto contento di questo nome, perché disse, rivolgendosi alla moglie, un po’ contrariata,:
“ Marialuisa è proprio un bel nome. Maria è il tuo nome; Luisa è quello di mia madre e della madre di nostra nuora.”
Nonostante l’età, fu molto paziente ed affettuoso, con i nipotini che gli giravano attorno e con cui parlava molto volentieri.
Il 6 Ottobre 1991, data l’età e non potendo più recarsi in Montella per partecipare alle funzioni religiose della Confraternita, si giubilò, trasferendo la Veste Sacra al figlio.
Il “Signore“ gli dette anche lunga vita ed, infatti, benché sposato all’età di 30 anni, potette festeggiare con la moglie le “Nozze di Diamante “ il 6 Ottobre 1994, circondato da figli, nipoti, generi, nuora ed amici.
Il figlio volle fare loro una sorpresa ed, infatti, fece pubblicare sulla rivista “Famiglia Cristiana“ le foto di entrambi nella sezione dedicata alle ”Nozze d’ epoca” .
Per l’età e per qualche acciacco uscì un po’ più di rado, appoggiandosi ad un bastone pregiato, che era stato del suocero. Trascorse le mattinate ed i pomeriggi, dedicandosi completamente alla lettura di riviste e giornali vari. Il primo venerdì del mese, il Padre Giovanni, Domenicano presso la Chiesa del SS. Rosario, recava loro la S. Eucarestia.
Ebbe sempre vicino la sua fedele compagna, che, mentre lui leggeva, si accaniva a risolvere i vari giochi dell’enigmistica o si dedicava al ricamo ed alla preghiera e vi rimase fino al suo ultimo giorno di vita, avvenuto a seguito di un Ictus Cerebrale nel giugno 1996. Il male gli procurò una parziale paralisi alla lingua ed agli arti inferiori. In un batter d’occhi, il sottoscritto da bancario si trasformò in un accorto infermiere, pronto a prestare tutto il suo aiuto. Non gli fece mancare nulla e, appena rientrato dalla Banca, si sedeva al suo capezzale e lui, tranquillo, riposava! Il decorso durò 6 mesi e non mancarono né le preghiere e né il conforto religioso. Agli inizi di aprile ’97 i segni funesti di un crollo si presentarono più ripetuti e, la sera del 9, i valori delle analisi, che fino al giorno precedente erano stati accettabili, precipitarono improvvisamente e lasciarono intendere che, purtroppo, non c’era più niente da fare!
Al capezzale furono presenti la moglie, le figlie, il sottoscritto, la nuora, i nipoti, che non volevano allontanarsi da quella stanza, ma, verso le 22,30 il caro Federico, ancora lucido di mente, capì che l’ora si approssimava e, con un piccolo gesto, mandò tutti a letto tranne il figlio, stringendogli la mano e sentendosi più tranquillo con lui vicino.
Quella fu l’unica volta che mi dovetti arrendere ed alzare le mani al Cielo, invocando la Divina Misericordia.
L’indomani mattina, 10 Aprile, giovedì, ore 5,45, Federico dette il suo ultimo respiro e raggiunse nella pace divina la sua tanto amata mamma ed il suo caro padre.
Gli fui accanto e volli completare il mio dovere, ricomponendolo sul letto di morte. Dopo quegli attimi penosi, quasi per incanto, il volto si distese, perché non più sofferente, e quella capigliatura bianca divenne vaporosa.
Fra le mani la corona del S. Rosario e nel taschino le immagini del SS. Salvatore, della Madonna di Pompei e di Padre Pio, che aveva sempre conservato con tanta devozione.
Anche il tempo, che nei giorni precedenti era stato piovoso e freddo, si commosse, offrendo due giornate di sole primaverile.
Il feretro fu accompagnato in Chiesa da un corteo sommesso di numerosi amici e conoscenti. Anche la Polizia di Stato, in rappresentanza del Questore di Napoli, con la presenza di Funzionari ed un picchetto d’onore con tre corone di fiori partecipò al dolore, che aveva colpito la Dott.ssa Luisa, Dirigente di Polizia. Un elicottero della P.S. sorvolò il percorso.
Sulla bara fu deposta la mozzetta della Veste Sacra, segno di appartenenza alla Confraternita, ed il cuscino di fiori, voluto dalla moglie.
Il rito funebre fu officiato da P. Giovanni e dal Cappellano Militare, nella
Chiesa del SS. Rosario, dove per ben 25 anni, seduto sul terzo banco di destra con la sua Maria, aveva assistito alle varie celebrazioni.
Nel momento della Consacrazione due squilli di tromba invitarono tutti i presenti ad un silenzioso raccoglimento.
Al termine del rito funebre, sul sacrato della Chiesa il picchetto di agenti si schierò sull’attenti per rendere onore alla salma e così, Federico ricevette il ringraziamento per aver donato la sua figlia primogenita al Corpo della Polizia di Stato.
Salutati i presenti, si partì alla volta di Montella per la S. Benedizione nella Chiesa della Libera, dove i Confrati ed amici del paese si raccolsero per dare l’ultimo saluto. Poi il feretro fu condotto al Cimitero per la tumulazione nella Cappella della Confraternita.
Dopo 25 anni, il Dott. Buttiglio ritornò in quella terra, che l’aveva accolto appena ventiquattrenne, neo laureato, ed aveva imparato ad amarlo e rispettarlo per la sua onestà e per lo zelo profuso nella sua professione.
“Serenamente, dopo una vita esemplare dedicata
alla Famiglia ed al Lavoro, si è spento
all’età di 93 anni il
Dott. Federico Buttiglio,
Medico Veterinario.