Nell’ambito della mia Tesi di laurea in Architettura, incentrata su un progetto di restauro e valorizzazione del Complesso monumentale del Monte a Montella, ho avuto modo di approfondire lo sviluppo dell’insediamento montellese dal primo nucleo romano agli inizi dell’urbanizzazione dell’area in cui sorge attualmente il paese. Riferimenti fondamentali sono stati i i tre volumi di Francesco Scandone sulla storia dell’Alta Valle del Calore, i testi di Marcello Rotili e Carlo Ebanista relativi agli scavi effettuati tra il 1980 e i primi anni 2000 all’interno del Complesso del Monte e quelli di Palmina Pratillo sugli insediamenti irpini tardo-antichi e medievali . In particolare, preziosa è la memoria che ci ha tramandato Scandone dei ritrovamenti archeologici nell’area di Montella nel corso dei primi anni del ‘900, spesso finiti in “collezioni private”, dimenticate o disperse, come per esempio quella di Scipione Capone. Proprio nel
giardino di Palazzo Capone si trova ancora oggi uno dei più importanti documenti per la ricostruzione della storia dell’insediamento montellese: un’iscrizione, collocabile al I sec. a.C., in cui si parla della presenza nella zona della sorgente della Pollentina, tra Cassano e Montella, di tre tabernae, di un’edicola dedicata a Giano e di un vestibulum. Sempre Scandone parla di altri importanti ritrovamenti, spesso malauguratamente andati dispersi o distrutti, nella zona tra la piana di Folloni e il fiume Lacinolo. Parla per esempio (e riporta anche la foto) di un frammento di un epigrafe incastonato nella casa della famiglia Granese in località Cerrete in cui si citava un tal Pedio, e indica la presenza nella stessa zona di murature riferibili a ville rurali romane e di frammenti marmorei di sarcofagi e tombe. Racconta inoltre del
ritrovamento da parte di un contadino di un anfora piena di monete di epoca repubblicana, di cui si è persa ogni traccia. Oltre a questi dati certi sulla storia del primo nucleo abitativo nell’area di Montella, vorrei inoltre ricordare le tante voci di paese che negli anni si sono susseguite in merito a ritrovamenti archeologici nella zona di San Francesco e in particolare nella zona del depuratore adiacente al fiume Lacinolo, sempre prontamente occultati.
Quello che comunque sembra certo è la presenza nella zona dell’attuale piana di Folloni di un insediamento già nel I sec. a.C., quando avvenne la prima centuriazione seguente alla legge agraria di Tiberio Gracco (133 a.C.). Di tale centuriazione sembrano rinvenire la presenza ancora oggi le più recenti ricerche: Pratillo fa notare come nella lottizzazione della piana di Folloni ritorni il modulo di 354 metri, corrispondenti a 10 actus, ossia metà di una centuria, l’unità di misura utilizzata dai romani nell’organizzazione del territorio agricolo. Sempre Pratillo ha ipotizzato che il viale di San Francesco possa corrispondere al decumano maggiore dell’insediamento, mentre il cardo potesse attestarsi in corrispondenza dell’attuale strada provinciale 43.
Nel corso del VI-VII secolo, come avvenne anche altrove, in seguito all’instabilità politica derivante dalle invasioni longobarde, la popolazione dovette spostarsi dalla piana di Folloni verso una zona più riparata e facilmente difendibile dando vita al primo nucleo dell’insediamento del Monte. Di tale insediamento si è avuto riscontro con gli scavi diretti da Rotili, che hanno portato alla luce i resti delle prime abitazioni (capanne in legno su una platea in pietra) e di un sepolcreto nell’angolo Nord-Est del Complesso. Al 762 risale invece la prima menzione scritta dell’insediamento montellese: in un giudizio di Arechi II si menziona la “curta nostra que vocatur Montella”.
Durante il IX secolo l’insediamento venne racchiuso in una spessa cerchia muraria, e allo stesso periodo appartengono due cisterne e una fucina, mentre la parte più in alto del complesso, fortificata, divenne la residenza del gastaldo. Montella nel frattempo era infatti divenuta sede gastaldale in coseguenza della Divisio Ducatus dell’849. Probabilmente allo stesso periodo risale la prima chiesetta dedicata a Santa Maria del Monte.
Già a partire dal XII-XIII secolo, però, la popolazione torna a vivere più a valle, all’incirca in corrispondenza dell’attuale paese. Tanto è vero che il Castello del Monte, che nel X secolo era diventata residenza feudale, nel 1293 viene acquisito dagli Angiò “pro nostriis solaciis deputari “, come recita l’atto di acquisizione, ossia per farne un luogo di svago. L’insediamento a valle doveva già essere urbanisticamente strutturato quando i Cavaniglia, a metà del XV secolo, decisero di realizzarvi il loro palazzo, probabilmente nella zona che ancora oggi chiamiamo Avanti corte. Sempre ai Cavaniglia si deve la costruzione della chiesa che, quasi a fare da contraltare a quella di Santa Maria del Monte, situata nel vecchio insediamento, prese il nome di Santa Maria del Piano.
[1] Si veda Carlo Ebanista, “Montella: l’area murata del Monte. Ricerche archeologiche nel settore nord” e M. Rotili “Montella: ricerche archeologiche nel Donjon e nell'area murata (1980-92 e 2005-07)”, entrambi pubblicati da Arte tipografica Edizioni
[1] Palmina Pratillo, “Accentramento insediativo fra tarda antichità e alto medioevo: dati sull’alta valle del Calore”, consultabile all’indirizzo http://www.rmoa.unina.it/3109/1/pratillo2008.pdf