Premesso che: Il castagno riveste una rilevanza economica e sociale di notevole importanza in molte aree collinari e montane della Campania,dove svolge un ruolo fondamentale oltre che per la produzione dei frutti e del legno anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell'assetto ambientale e idrogeologico . - Premesso che: Il 50% della produzione nazionale di
castagne era campana e di questo il 60% era prodotto nella sola provincia di Avellino,le oltre 5.000 aziende agricole impegnate nella fase di produzione e le 25 aziende di trasformazione rappresentavano una filiera produttiva da primato,non a caso le aziende impegnate nella trasformazione e commercializzazione rappresentavano il più grande distretto industriale castanicolo Europeo (fonte Unioncamere) nel 2008 queste aziende hanno superato i 100 milioni di euro di fatturato,con una quota di export pari al 40% e gli addetti in queste imprese sono oltre 2000,( dati I.N.P.S.).
Il 50% del commercio mondiale delle castagne in termini di fatturato e di volume veniva organizzato e gestito da aziende italiane in maggioranza Campane, inoltre in Campania venivano lavorate buona parte delle castagne prodotte in altre regioni italiane,tutto questo aveva una forte ricaduta sull'intera economia campana.
Oggi non è più così, come tutti ben sanno i nostri castagneti sono stati compromessi da una vera e propria emergenza fitosanitaria,l'estensione delle infezioni ha colpito l'intero territorio nazionale ed oltre, portando quasi all'azzeramento del prodotto e di conseguenza alla perdita dei primati sopraelencati, tutto ciò è stato causato dal Dryocosmus Kuriphilius,meglio conosciuto come Cinipide Galligeno del Castagno,oramai tutti sanno e conoscono vita morte e miracoli del parassitoide , di come la ricerca e le Istituzioni a qualsiasi livello hanno affrontato l'emergenza,
una emergenza affrontata tramite la Lotta Biologica con l'antagonista naturale il Torymus Sinensis Kamijo importato dal Giappone.
Anche se il DPR 357/97 vieta di diffondere in Italia specie di popolazioni non autoctone,le Università hanno potuto aggirare l'ostacolo motivandolo col fatto che un documento FAO difende l'impiego degli insetti utili in agricoltura e che nello stato di necessità ma senza antagonisti endemici ,non si poteva fare altro, sicuramente bene hanno fatto, perché la lotta biologica è da preferire a quella chimica,ma ha questo punto sorge una domanda spontanea,perché si è puntati solo sull'antagonista naturale, visto i tempi così lunghi e la scarsità di materiale biologico (antagonista)a disposizione, perché non si è fatta una ricerca a 360 gradi, così mentre si metteva a punto il progetto per la lotta al cinipide, il parassitoide colonizzava l'Italia,inoltre si è creato un mercato dove Enti e privati stanno riversando una montagna di soldi con risultati ad oggi molto scarsi.
Ora sembra che alcuni ricercatori stiano studiando i composti organici emessi dalla vegetazione, in poche parole sembra che questi composti siano l'alfabeto con cui le piante comunicano tra loro,con i loro ospiti , con i loro nemici e con l'ambiente.
Quindi esistono insospettabili proprietà da parte delle piante e la decifrazione di queste comunicazioni sono di estrema importanza, perché significa mettere a punto interventi di difesa mirati in un ottica di una agricoltura più verde, moderna e sostenibile, quindi ben venga qualsiasi tipo di ricerca che affianchi quella già sperimentata per risolvere nel più breve tempo possibile questa drammatica situazione.
- Fatte queste premesse,da queste pagine non si vuole affrontare l'emergenza Cinipide perché sarebbe molto limitativo,infatti bisognerebbe parlare anche di Cidie,Balanino,Cancro Corticale ecc.ecc.che in maniera recrudescenze stanno facendo più danno del Cinipide,ma qualsiasi intervento su queste problematiche sarebbe stucchevole e ripetitivo.
Questo intervento vuole dare un taglio diverso alla problematica della castanicoltura,vuole affrontare il problema sotto una nuova luce,una luce che tiene conto dell'evoluzione avutasi nella castanicoltura da frutto,partendo dal presupposto che la moderna castanicoltura ha bisogno di una diversa attenzione e considerazione da parte delle istituzioni visto che oggi si è chiamati a fare i conti con la globalizzazione dei mercati e con l'affacciarsi di nuove realtà castanicole vedi Turchia,Albania,Spagna,Portogallo,Grecia,Macedonia ecc. questi nella solo Europa perché non dobbiamo dimenticarci dei paesi del sud est asiatico come ,Cina e Corea del Sud che stanno letteralmente aggredendo e conquistando spazi italiani in Nord America ed in Nord Europa sopportati dai rispettivi Ministeri dell'Agricoltura con massicce campagne pubblicitarie su giornali,riviste,TV,ed attività di promozione nella Grande Distribuzione Organizzata.
Oggi a tali attacchi le imprese italiane che producono,trasformano ed esportano non hanno armi per rispondere, se non la qualità del prodotto, ma questo non basta, se si vuole restare in questo settore bisogna che le nostre Istituzioni capiscano l'esigenza di rivedere il quadro complessivo delle norme e dei regolamenti e di aggiornare la legislazione sulla castanicoltura..
Questo è uscito fuori anche nel quarto incontro Europeo della castagna svoltosi a Bologna il 12 e 13 settembre 2013 dove sono state delineate da parte del Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali ,le linee guida del Piano di Settore Castanicolo e la sua attuazione da parte delle Regioni .
Non tutti sanno che il Castagneto da Frutto è considerato bosco.
O che la castagna non è stata inserita a pieno regime nella frutta in guscio
Quindi si chiede alla Regione Campania:
- come mai nella Legge Regionale n.27 del 04/05/1979 (Delega in materia di economia e bonifica montana e difesa del suolo ) nei suoi articoli non vi è la definizione di bosco per i castagneti, anzi all'art.10 (incentivi per la forestazione) la castanicoltura veniva finanziata per nuovi impianti o la sua ricostituzione fino al 75% della spesa sostenuta,mentre con la Legge Regionale n.28 del febbraio 1987 n.13 che modifica quella del 1979,all'art.7 appare il castagneto nella definizione di bosco.
Infine con la Legge Regionale n.11 del 07/05/1996 la quale rimodifica quella del 1987,all'art.14 il castagneto viene sempre considerato bosco.
A questo punto uno si chiede se nel 1979 si davano dei contributi per trasformare il ceduo in castagneto da frutto e quindi implicitamente già veniva fatta una differenziazione tra ceduo e castagneto da frutto,come mai nel 1987 e poi nel 1996 il castagneto anche se da frutto è seccamente assimilato al bosco, questo è dovuto all'altimetria o ad altro,perché se è dovuto all'altimetria basti vedere i Meleti nelle Regioni del Nord su che livelli si sviluppano eppure sono considerati frutteti, se poi non è dovuto all'altimetria ma alla pianta Castanea Sativa Miller questa definizione potrebbe andare bene per il ceduo, che è usato solo per legnatico o paleria e dove non si effettuano le normali pratiche agronomiche.
Ma per il castagneto da frutto specializzato, dove per decenni sono state attuate e tuttora vengono attuate tutte le normali pratiche agronomiche che si fanno normalmente in qualsiasi frutteto come lo sfalcio delle erbe,la potatura,la regimentazione delle acque,la concimazione, la raccolta del frutto, quest'ultimo potrebbe tranquillamente essere considerato frutteto di castagne o frutteto di montagna o come il Legislatore lo voglia chiamare purchè si dia la classificazione che merita e si differenzi nettamente dal ceduo o dall'essenza forestale.
-Inoltre nel corso del 2011 il MiPAAF ha istituito il (Tavolo di filiera della frutta in guscio ) nell'ambito del quale è presente una specifica sezione (Castagne) istituita con DM.n.4824 del 10 marzo 2011.
Si chiede a chi di competenza,come mai per la castagna si è fatta una sezione specifica e non è stata inserita a pieno titolo tra la frutta in guscio dove invece troviamo ( noce, nocciolo, pistacchio, mandorlo e carrube) forse perché il settore Corilicolo riceve contributi nazionali sotto forma di aiuti disaccoppiati, aiuti che non sono dati alla castanicoltura ,nonostante la grave crisi che l'attanaglia.
Quindi non è troppo chiedere che anche la castagna riceva questi aiuti.
-Infine a livello comunitario è stata approvata la Riforma PAC 2014/2020, adesso sono gli Stati Membri che nel corso del 2014 devono definire le varie misure atte ad erogare gli aiuti al settore agricolo.
Nelle riforma sopracitata si richiama la figura dell'Imprenditore Agricolo Attivo, cioè colui che ricava il proprio reddito dall'agricoltura, adesso sono gli Stati Membri che dovrebbero definire questa figura si spera e si auspica che tale definizione da parte del Legislatore sia certa ed inequivocabile solo così si è certi che non si torni indietro di trent'anni e il settore potrà avere risorse sufficienti per affrontare le prossime sfide.
Aanzi se le risorse saranno ben gestite ed oculate si potrebbe augurare da parte del Ministero o dalla Regione oltre alle varie misure comunitarie già consolidate,una misura aggiuntiva Statale o Regionale ad indirizzo agroambientale che si pone l'obiettivo della difesa del territorio,dell'ambiente, del suolo e dei rischi idrogeologici connessi ai terreni investiti a castagneto da frutto,tutto ciò per evitarne l'abbandono a causa del mancato reddito visto la crudescenza dell'emergenza fitosanitaria in atto.
In conclusione la castanicoltura potrà continuare solo se la gente sarà messa in condizione di difendere il proprio ambiente,il proprio territorio,le proprie origini ma per far si che ciò avvenga si chiede alle Istituzioni,ai Politici di ogni ordine e grado di fare la loro parte,di chiedersi se hanno davvero interesse per questo territorio ,un territorio letteralmente sfiancato e abbandonato,a costoro si chiede un atto di coraggio, di responsabilità che possa servire a dare nuova vitalità ad un settore che è stato trainante per la crescita delle zone interne un settore che si possa affacciare e vincere le sfide del terzo millennio,incominciando dalle proposte sopraelencate.
Montella 10/01/2014 Iuliano Antonio
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