Di Giovanni Tiretta su Venerdì, 09 Dicembre 2016
Categoria: Arte e cultura

Internet, Facebook, Whatsapp, PlayStation e video giochi vari fanno male? (di Nino Tiretta - da un libro di Manfred Spitzer)

Manfred Spitzer è un medico- psichiatria tedesco nonché professore a Harvard; attualmente dirige la Clinica psichiatrica e il Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’Università di Ulm. E’ autore di numerosi saggi e studi nelle neuroscienze. In Italia ha ultimamente pubblicato "Solitudine digitale", edito da Corbaccio.
Nel suo libro "Solitudine digitale" l’autore mentre sostiene la necessità di sviluppare la mente attraverso l’uso dei nuovi “media”, parallelamente, ne raccomanda un uso comunque “parsimonioso”, “razionale” cioè tale da impedire che le nostre vite ne siano dominate e controllate.


Di fatto è a tutti noto che, oggi, Internet, Facebook, Whatsapp e videogiochi vari ci tengono incollati a smartphone e pc per ore e ore, ogni giorno .

Studiando gli effetti della tecnologia sul cervello umano, Spitzel, come psichiatra e neuroscienziato, in questo libro - documentatissimo e appassionato - lancia un allarme sulle conseguenze che un uso eccessivo della tecnologia ha sulla salute fisica e mentale di adulti e bambini.
E’ una vera forma di dipendenza che, con gravi effetti collaterali, genera stress, perdita di empatia, ansia, depressione, disturbi del sonno e dell'attenzione, incapacità di concentrarsi e di riflettere, ipocondria. E......... solitudine !
Spitzel ai bambini piccolissimi dedica un capitolo, spiegando come - spesso per superficialità dei genitori – vengono, per l’uso eccessivo di “media”, danneggiati nello sviluppo delle loro capacità sensoriali e linguistiche.
La tecnologia è certo utile, ma non possiamo, dice Spitzer, permettere che ci si allontani dalla realtà, dalle relazioni vere, dalla possibilità di dialogare e di amare persone che possiamo toccare.
Purtroppo è ormai noto che smartphone e videogiochi hanno reso buona parte della popolazione dipendente di questi “media” e di fatto, ormai non riusciamo a dosare, con razionalità, la nostra presenza sui social, su Internet, Facebook e Whatsapp.

Non solo, siamo, inconsapevolmente, dominati dalla compulsione di guardare perennemente lo schermo del telefonino.
Si inizia dalla mattina - ancora nel letto - alla colazione, passando per il bagno (si salva la doccia perché lo smartphone non è impermeabile).
Poi in macchina, al lavoro, dopo il lavoro, in attesa dal parrucchiere, in coda al supermercato, a un pranzo, in spiaggia, al cinema, al concerto, in pizzeria, a cena, dopocena, a letto.
Al semaforo nessuno suona più quando scatta il rosso, perché tutti stanno “chattando” su Facebook; durante l'aperitivo mentre l'amico parla, non lo si ascolta, non lo si guarda perché gli occhi di ciascuno sono incollati sulla pagina biancoblu dello smartphone o dell’ Ipod.
Con questo “modus vivendi” alla gente non riguarda tanto sapere cosa stanno facendo gli altri o cosa sta succedendo nel mondo, interessa ( perché contagiati dalla famosa "sindrome da internet") riempire i tempi morti della giornata - e non solo quelli - con un'azione artificiale.
Meccanicamente si tira fuori lo smartphone, ci si piazza sull'homepage del social preferito e si resta lì mentre intorno la vita reale si muove.

Come i padri anche i bambini - davanti ai cartoni animati, PlayStation e Video Giochi Portatili ecc. ecc. - passano ore e ore, pomeriggi e serate intere, letteralmente presi, stralunati, "cotti", irriconoscibili : tu gli parli ma non rispondono, sono assorti, quasi assuefatti, assenti, in un altro mondo.
Mi viene in mente la locuzione latina “In medio stat virtus” il cui significato letterale in italiano è: «la virtù sta nel mezzo», una locuzione che, anche sulle riflessioni di Manfred Spitzer, invita a ricercare un intelligente equilibrio che si pone, sempre tra due estremi, al di fuori di ogni esagerazione.
Personalmente sono interessato ai vari strumenti "virtuali", mi piace "scrivere" su alcuni social, sono alquanto "attivo" e presente su facebook, ma cerco di darmi , sempre e comunque, dei limiti.
Pur avendo (perché in pensione) molto tempo libero cerco di variare il più possibile attività e momenti di attenzione, con "leggerezza ", variando il più possibile , senza strafare, insomma con molto buon senso
Dunque concludendo: l’uso dei nuovi “media” - Internet, Facebook, Whatsapp , videogiochi e compagnia bella - . sviluppano la mente ma l’importante è farne un uso giusto, parsimonioso.
Occorre a mio avviso avere assolutamente consapevolezza che non è normale né svegliarsi con Facebook, né trascorrere la giornata “chattando” né tanto meno addormentarsi con smartphone o dell’ Ipod, insomma “In medio stat virtus”.
Senza saccenteria alcuna e con cordialità sincera: saluti a tutti e ………….alla prossima !
Giovanni Tiretta (Nino per gli amici)
Lucca, dicembre 2016

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