Specificatamente, per principio, sono di molto contrario all'abbandono degli animali, alla caccia, alla sperimentazione animale, al loro allevamento intensivo, alla loro uccisione per ricavarne pellicce, al loro impiego nei circhi, alle corride, alle “mattanze”, alla loro totale reclusione ma non sono, comunque un fanatico sostenitore della “liberalizzazione animale” né mi sento votato ad un “vegetarismo” tanto da rinunciare a una bistecca e a quant'altro.
Nello stesso tempo, non condivido assolutamente le “crociate di umanizzazione ” e di spirito “animalista ad oltranza” né condivido le ultime proposte della “rossa” Michela Vittoria Brambilla che mi sembrano assurde, patetiche, fuori luogo.
In sintesi amo gli animali nella loro “naturalità”, la rispetto intendendola nel modi e nelle forme brillantemente descritte ed espresse dallo scrittore statunitense Jack London in uno dei suoi più famosi romanzi, cioè nel libro “Zanna Bianca”.
Mia figlia è veterinaria e in casa mia ho avuto sempre cani, gatti, criceti, tartarughe ed altri animali; in generale ho rispetto e amore anche per tutti gli animali “da compagnia” ma sono assolutamente contrario ad rapporto “falsato”, esagerato, patologico e paranoico.
Di fatto c’è amore e amore e, dunque, anche nel rapporto con gli animali, soprattutto con i “quattrozampe” domestici, occorre, a mio avviso, mantenere la giusta misura e il necessario equilibrio.
In altri termini sono dell’opinione che occorra (eludendo comportamenti fobici) avere un autentico rispetto per gli animali e sono altresì convinto che tale legame non debba nè essere esageratamente esclusivo né trasformarsi, inconsapevolmente, in un attaccamento morboso, patologico e non più equilibrato.
Papa Francesco qualche tempo fa con una sua dichiarazione ha fatto uno specifico riferimento sull' attaccamento che la gente ha verso i cani e i gatti scatenando, per le sue affermazioni, varie e vivaci reazioni, soprattutto da parte degli animalisti.
In sostanza il Santo Padre ha detto che molte volte la gente è tanto attaccata ai cani e ai gatti, tanto da lasciare sole e affamate le persone vicine.
In un’altra occasione il Papa, riferendosi al matrimonio con la scelta ad non aver figli, aveva detto che, forse era più comodo avere un cagnolino o due gatti evidenziando così che tutto l’amore è spesso riservato ai due gatti e al cagnolino, una scelta questa, concludeva Papa Francesco, che conduceva a “una vecchiaia in solitudine, amara e cattiva”.
Le due affermazioni, come tante altre, sono state da me assai ben valutate e pienamente condivise perché esse, nella loro globalità, davano conferma ad alcune mie precedenti riflessioni e perché correlate a situazioni e convinzioni ormai radicate nella vita sociale del nostro cosiddetto “tempo moderno”.
In relazione alla prima dichiarazione papale, se gli animalisti si sono parecchio offesi, io, senza ombra di scandalo, ne ho molto apprezzato il significato e i contenuti morali.
In sostanza essa, senza mettere in dubbio che aiutare gli animali sia un pregio e non un difetto , è una riflessione evangelica saggia nonché, laicamente, improntata soprattutto a molto buon senso.
A ben riflettere ed eludendo ogni possibile forma di ipocrisia, dobbiamo tutti riconoscere che oggigiorno molte persone, sempre più spesso, si chiudono in se stesse e mostrano una oggettiva ed innegabile disattenzione sia verso le persone che ci vivono accanto sia per quelle che si incontrano nei vari contesti sociali. Di contro quelle stesse persone, spessissimo, mostrano per gli animali domestici un enorme interesse, una carica emotiva assai generosa, un atteggiamento ricco di ottimi sentimenti, in sintesi un amore profondo e senza limiti.
Accade anche di peggio giacché, con sempre maggiore frequenza, aumenta nella gente una preoccupante xenofobia, soprattutto verso gli stranieri o peggio ancora verso alcune “categorie sociali” verso cui, sul piano umano, mostriamo una scarsa considerazione.
Dedicarsi all’aiuto delle persone è in genere assai faticoso; condividere la sofferenza dell’altro è costoso, richiede saper ascoltare con grande attenzione, richiede sensibilità, coinvolge troppo da vicino ed è per queste motivazioni che molta gente ha difficoltà sia ad essere tollerante, sia a dare aiuto.
Allevare, crescere e curare un cane o un gatto è più facile, è meno impegnativo.
Gli animali domestici sono, infatti, più docili, più remissivi di un essere umano; sono più obbedienti e a livello comportamentale, addestrabili e poi non bisogna dimenticare che cani e gatti “addolciscono” la solitudine, specie negli anziani; gli animali sono compagni di vita affidabili e insostituibili.
Se dagli animali si ottiene tutto quello che si vuole, questo ci fa sentire potenti, quasi onnipotenti.
L’animale fa sentire buoni e giustificati, mentre avere a che fare con gli esseri umani, anche solo aiutarli, è più difficile e assai più complesso. Di contro l’impegno umanitario, altruistico, verso le persone e i nostri simili, è più difficile e complesso rispetto all'impegno e all'amore verso gli animali i quali, come s’è già detto, appagano i nostri bisogni urgenti di affetto, senza chiedere nulla in cambio.
L’animale fa sentire più liberi di esprimere le proprie emozioni, senza vergognarsi, senza temere di essere puniti, giudicati, condannati.
Con gli animali si diventa complici perché ci fanno sentire compresi: ci possono salvare, proteggere, farci venire il buon umore, non farci sentire soli, farci sentire bene in salute, fanno (secondo molti medici) finanche bene all'apparato cardiaco e fanno altresì abbassare la pressione arteriosa !
Tantissime persone molto affettuose verso gli animali, confessano con chiarezza di averle adottate soprattutto per una loro esigenza di affettività, per superare la propria solitudine e di fatto, nell'immaginario e nei loro comportamenti li sostituiscono ad amici che non hanno, a figli che non hanno potuto avere, o che hanno scelto di non procreare.
In altre parole ci sono persone che più che amare mostrano, senza controllo, un bisogno d’affetto verso gli animali domestici e quasi sempre, patologicamente, si fondono psicologicamente con loro.
Cani e gatti spesso vengono adulto-morfizzati, nel senso che i proprietari si considerano veri e propri genitori e li trattano come i figli ideali obbedienti, mai deludenti, molto ammaestrabili secondo i propri bisogni inconsci o consci. In tal modo non si rispettano nemmeno gli animali che sono interagenti con l’uomo e, se potessero, richiederebbero di essere riconosciuti per quel che sono secondo la loro natura.
In altre parole, le proprie frustrazioni sono compensate al massimo di fronte alla fedeltà indiscutibile di cani e gatti.
A riprova delle pregresse riflessioni mi capita, durante le mie frequenti passeggiate sulle Mura di Lucca, di ascoltare espressioni sdolcinate e affettuose (del tipo “Tesoruccio della mamma”, “Mio amore”, “Vita mia”, ecc.) tutte rivolte non a persone ma ad esseri a quattrozampe” !
Mi capita anche di assistere all’incontro di cani che, orgogliosamente ostentati e “portati” a guinzaglio, diventano complici di forme varie di umane socializzazioni, per lo più fatte di apprezzamenti e scambi di informazioni varie, ovviamente riferite ai rispettivi “tesorucci”, il tutto condotto e ammantato da sguardi compiaciuti, accattivanti, languidi e sornioni.
Che dire poi della consuetudine, da parte dei padroni, di “spupazzare”, sbaciucchiare e baciare (proprio sul muso !!) i loro “pargoletti a quattro zampe”, di condividere il proprio letto con questi “tesorucci”, di fare il bagno o la doccia insieme, di agghindare e “vestire” (con nastri e nastrini, con impermeabili parapioggia, cappottini, maglioncini, cappellini, scarpine e quant'altro) i propri “figlioletti” nonché il vezzo di festeggiarne finanche i compleanni dei loro “pargoletti” con torte e candeline ?
A mio parere sono forme di “violenza crudele” verso la “naturalità” di questi animali; sono azioni che scivolano ( proprio con l’ enfatizzare dolcezza e tenerezze) nel patetico e nel patologico.
In contrapposizione all'amore morboso, forte, imponente, dominante e viscerale riservato a cani e gatti molte altre persone non li amano assolutamente mostrando spessissimo diffidenza, timore e ripugnanza tanto da non volerli neanche toccare o avvicinare né in un locale pubblico né su una spiaggia.
Queste persone osteggiano quasi tutti gli animali e assumono addirittura un comportamento fobico, é come se fossero allergici alle bestie e, temendone contagi virali, vogliono difendersi da loro
In relazione poi alla riflessione di Papa Francesco relativa al matrimonio e alla scelta ad non aver figli, il problema c’è ed è abbastanza noto.
Di fatto per il calo delle nascite in Italia richiamo un crac demografico.
Il fatto eclatante (così come è riportato in un articolo del settimanale Panorama) è che quasi la metà degli italiani ha o un cane o un gatto e che nelle nostre case si trovano più cucce che culle !
In altri termini, stando ai numeri pubblicati dall’Eurispes, “nelle case degli italiani i quattrozampe sovrastano i figli”, ci sono cioè più cani e gatti che bambini da zero a cinque anni.
Più precisamente il 43,3 per cento delle famiglie è presente un cane, al secondo posto i gatti e poi seguono pesci, criceti, pappagalli ……!
Sempre secondo L’Istat nelle case di Torino ci sono 45.704 bambini da zero a cinque anni e circa 70 mila cani; nelle case di Milano ci sono 70 mila bambini e circa 83 mila cani; nelle case di Roma invece i bambini, sempre da zero a cinque anni sono 154.452 mentre i cani di proprietà sono circa 155 mila e i gatti, sempre di proprietà, sono 180 mila !
Al Sud la musica non cambia tant'è che nelle case dei napoletani ci sono 54.462 bambini e circa 56 mila cani; nelle case dei palermitani invece, abitano circa 60 mila cani e appena 38.273 bambini.
Che altro dire?
Forse, visto l’affollamento di cucce è assai difficile trovare nelle case di noi italiani il posto dove piazzare una culla !!!
Diceva bene Ovidio : “Tempora mutantur et nos mutamur in illis” (ossia "I tempi cambiano e noi cambiamo con essi")
Saluti a tutti e ………….alla prossima !
Lucca, marzo 2017